VENARIA REALE – TORINO: AVANTI GIRINI!!!
Presentato il Giro, scatta la corsa nella corsa de ilciclismo.it, con i consueti capitoli della Grande Guida. Ovviamente cominciamo con la cronosquadre d’apertura, 21,5 Km che presenteranno due estremi di grande fascino: la reggia di Venaria Reale farà da quinta alle operazioni di partenza, mentre il caldo abbraccio di Palazzo Reale stringerà il traguardo della prima frazione. In mezzo, un tracciato scorrevole e filante, spezzato da una ventina di curve e da due brevi zampelotti poco incisivi. Buona lettura.
Lanciato il grido di guerra, tratta la rotante spada, dalla rampa di Venaria Reale i battaglianti girini si appresteranno a lanciarsi il guanto della sfida lungo i quasi 3500 Km della corsa rosa, tra le sconfinate (e rare) lande delle pianure prima e le trincee di colli e aspre montagne poi: è giunta l’ora del Giro del Centocinquantenario! Le truppe marceranno compatte lungo i primi 21500 metri di corsa, una parata militare da percorrere già ad armi sfoderate poiché la prima giornata di gara non sarà la passeggiata d’un prologo: dopo un anno d’assenza, infatti, la cronometro a squadre tornerà ad essere tappa d’apertura, com’era successo alla Maddalena nel 2007, a Palermo nel 2008 e a Venezia nel 2010. La prova collettiva torinese ricorderà molto quella disputata sulle rive della laguna per la sua scioltezza, nonostante la ventina di curve previste, quasi una al chilometro. In mezzo a questi cambi di direzione, però, si procederà per lunghi viali, ampi e filanti, percorrendo i quali le squadre protranno lanciarsi a passo di carica verso la prima maglia rosa. Rispetto a Venezia non dovrebbe sussistere – se non in maniera meno marcata – l’insidia del vento perché i palazzoni del centro di Torino dovrebbero riparare dalle folate (sempre che queste non s’incanalino sul percorso di gara, peggio se contro il senso di marcia), mentre non dovrebbero costituire problemi i due modesti zampellotti che interverranno a spezzare la pianura. Forse l’ultimo, che inizierà a circa 1500 metri dal traguardo, potrebbe sorprendere e disunire quelle formazioni che si presenteranno nei chilometri conclusivi ridotte nei ranghi. Ricordiamo che in prove del genere il tempo della squadra è preso nel momento del passaggio del quinto corridore, mentre la maglia rosa è assegnata al primo corridore della squadra vincente a tagliare la linea d’arrivo: generalmente questo privilegio è concesso al capitano, con quale eccezione (vedi Cavendish a Venezia) e anche con qualche distrazione, come alla Maddalena quando Gasparotto si dimenticò di rallentare, facendo infuriare capitan Di Luca.
I primi colpi di pedale saranno sparati sul viale che introduce la reggia di Venaria Reale, la più vasta delle quattordici residenze sabaude iscritte nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Costruita tra il 1658 e il 1679 su progetto dell’architetto Amedeo Cognengo di Castellamonte, fu concepita come luogo per la pratica della caccia (l’”arte venatoria”, dalla quale ne trasse il nome), ma dopo i 117 giorni dell’Assedio di Torino del 1706 e le distruzioni causate dall’esercito franco-spagnolo, che stabilì il quartier generale all’interno del complesso, i Savoia le preferirono la nuova palazzina di Stupinigi, iniziata nel 1729 all’altro capo dell’allora neocapitale del Regno di Sardegna (fino a nove anni era stabilita in Cagliari). Il definito declino della Venaria come luogo di svago avvenne sotto la dominazione napoleonica (il periodo della cosiddetta Repubblica Cisalpina), quando la reggia fu trasformata in caserma, destinazione d’uso poi confermata dopo la Restaurazione e il ritorno al potere dei Savoia e, di fatto, mantenuta fino al 1978. Vent’anni dopo sono partiti gli imponenti lavori di restaurato che hanno ridonato la perduta lucentezza al gioello che darà uno spettacolare start alla 94a edizione della corsa rosa.
Percorsi i primi 3 Km, le formazioni in gara entreranno nel territorio comunale di Torino fiancheggiando il cantiere della “Juventus Arena”, che sarà agibile fin dalla prossima estate, in tempo per il debutto del campionato 2011-2012, e che sorgerà sul luogo dove fino al 2009 si trovava lo Stadio delle Alpi.
Si attraverserà quindi l’ex quartiere industriale di Lucento, divenuto un sobborgo residenziale dopo il trasferimento delle aziende che vi si trovavano (tra queste vi era la tristemente famosa ThyssenKrupp) e che vanta la più vasta area verde del capoluogo piemontese, il Parco della Pellerina (quasi 84 ettari).
Varcata la Dora Riparia, a 8 Km dalla partenza si giungerà alle porte del centro di Torino, lambendone il quartiere di Valdocco, il “rione della carità” della prima capitale d’Italia. Qui nel 1846 si trovava la modesta tettoia Pinardi, il luogo nel quale San Giovanni Bosco fondò il primo oratorio, oggi trasformatosi nel grande complesso salesiano imperniato attorno alla basilica di Maria Ausiliatrice. Poco distante, nel confinante quartiere Aurora, si trovano le sedi della Piccola Casa della Divina Provvidenza (il celebre istituito d’assistenza fondato nel 1828 da San Giuseppe Benedetto Cottolengo) e del Serming, l’”Arsenale della Pace” voluto dallo scrittore Ernesto Olivero.
A questo punto inizierà il tratto più veloce di questa prima frazione, un rettifilo quasi ininterotto di 4,6 Km, spezzato solo alcune modeste curvette, una sorta di chicane e da una lunga ma morbidissima curva che si potrà affrontare tranquillamente a tutta velocità. Proprio all’inizio si dovrà superare il primo zampellotto, 400 metri di strada al 2,2% che condurrannno le squadre in Piazza Statuto. Procedendo dritti come un fuso verso sud si sfilerà di fronte all’ex stazione ferroviaria di Torino Porta Susa, la seconda per importanza del capoluogo, oggi sostituita da una struttura sotterranea, già in attività anche se sarà completata solo nel 2012. Dopo la “chicane” si costeggerà il complesso edilizio del Politecnico, presso il quale si è svolto il raduno di partenza della Torino – Arenzano del Giro del Centenario (2009), finora l’ultima frazione della corsa rosa ad aver toccato la città della Mole (è giusto ricordare che l’autore monumento simbolo della città, l’architetto Alessandro Antonelli, fu studente proprio in codesto istituto).
Il rettilineo intrapreso quasi 5 Km prima terminerà, dopo aver lambito il Parco Cavalieri di Vittorio Veneto (creato nel 1974 sul luogo dove un tempo sorgeva la piazza d’armi), e affrontando una sorta di giro di boa nel tratto di strada antistante lo Stadio Olimpico, trasformazione del precedente Stadio Comunale Vittorio Pozzo, resasi necessaria in vista delle Olimpiadi Invernali del 2006.
Il rientro verso il centro città inizierà imboccando Corso Unione Sovietica, una delle principali strade torinesi, aperta nel XVIII secolo per collegare direttamente i palazzi del potere con la nuova residenza di Stupinigi. Altro lungo troncone perfettamente dritto (1200 metri) e poi, giunti in Largo Turati, si svolterà seccamente a destra in direzione del Po. Mille metri più avanti un’altra curva a 90° introdurrà le squadre in Corso Massimo D’Azeglio. Percorrendo il viale intitolato ad uno dei grandi protagonisti del Risorgimento (è D’Azeglio che pronunciò la celebre frase “Abbiamo fatto l’Italia ora dobbiamo fare gli italiani”), si lambirà il Parco del Valentino, il più noto di Torino, conosciuto anche agli appassionati di ciclismo poiché al suo interno terminarono alcune edizioni della Milano-Torino e del Giro del Piemonte, oltre che la frazione a cronometro vinta da Ivan Basso al Giro del 2005. Vi è possibile ammirarvi l’omonimo castello e il borgo medioevale, in realtà un “falso”, una sorta di “fiction in costume artistico” innalzata dal nulla per l’Esposizione Generale Italiana del 1884 mediante la ricostruzione, in scala naturale, di alcuni edifici presenti sul territorio del Piemonte e della vicina Valle d’Aosta.
Per circa 800 metri si pedalerà poi in riva al Po, sul lato interno alla città, opposto a quello sul quale la “Montagna di Torino” si infrange sul fiume con la bassa elevazione del Monte dei Cappuccini, sul quale si trovano la chiesa di Santa Maria del Monte e l’attiguo convento che oggi ospita il C.A.I. (Torino è la prima storica sede del club, del quale nel 2013 si festeggerà il 150° anniversario della fondazione) e il Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi”.
Voltate le spalle al “re dei fiumi italiani” e alla neoclassica chiesa della Gran Madre di Dio, inizieranno gli ultimi 1500 metri di gara. Attraversata Piazza Vittorio – una delle più grandi d’Europa, una delle poche caratterizzate dalla mancanza di un monumento centrale – si attaccherà la seconda ed ultima difficoltà altimetrica prevista dal tracciato della cronosquadre, un’ascesa lunga quasi un chilometro che si snoderà per intero lungo Via Po, in direzione del cuore della città, Piazza Castello. Le pendenze più impegnative s’incontreranno subito all’inizio, entro i primi 500 metri (media del 4%), mentre nella seconda metà si pedalerà in falsopiano. Terminato questo tratto mancheranno 400 metri al traguardo, per lo più da percorrere girando attorno a Palazzo Madama, uno degli edifici più antichi e carichi di storia della città, residenza dei duchi di Savoia fino al XVI secolo, quando i regnanti si trasferirono nel vicino Palazzo Reale. In fondo alla Piazzetta Reale, l’abbraccio dell’antica corte sabauda avvilupperà il Giro che, con una delle gare più unitarie che il ciclismo conosca, quella cronosquadre dove l’unione fa la forza, renderà il suo roseo omaggio al genetliaco della nazione più bella del mondo.
Mauro Facoltosi
MODIFICHE AL PERCORSO
Il tracciato originariamente previsto è stato in gran parte stravolto a seguito delle richieste del comune di Torino ed anche per evitare ai corridori i disagi delle rotaie del tram, come quelle che si sarebbero incontrate nel rettilineo di Via Po. Per questo motivo, per esempio, si è deciso di anticipare il traguardo da Piazza Castello a Piazza Vittorio Veneto. Il nuovo percorso misura complessivamente 19,3 Km.
FOTOGALLERY
Foto copertina: Vittorio Emanuele II a capo dell’esercito del regno (www.comune.jesi.an.it)