IL TAPPONE DEI MISTERI

maggio 19, 2023
Categoria: News

Presenta salite poco tradizionali il primo tappone del Giro 2023: in cima al Gran San Bernardo la Corsa Rosa non transita dal 1963, la Croix-de-Coeur è una novità assoluta e la salita finale verso Crans la conoscono solo gli habitué dei giri di Romandia e Svizzera. Affrontate una dietro l’anno andranno a comporre un colosso forte di quasi 5270 metri di dislivello, distribuiti su poco meno di 70 Km di salita.

Debuttano le Alpi e lo faranno con il più misterioso tra i tre tapponi – gli altri due saranno quelli del Bondone e delle Tre Cime di Lavaredo – inseriti nel percorso del Giro 2023. Misterioso perché le tre salite che si dovranno affrontare sono poco conosciute tra i professionisti e anche lo stesso Gran San Bernardo non sfugge a questo giudizio. Sarà anche uno dei passi più celebri della catena alpina ma le grandi corse ciclistiche lo hanno quasi sempre snobbato, se si pensa che la Corsa Rosa fino in vetta ci è salita solo quattro volte (una di meno rispetto al Tour de France) e l’ultima porta la data del 31 maggio 1963, mentre in occasione dei successivi passaggi si è scelto d’infilarsi nel sottostante traforo. Il successo colle della Croix-de-Coeur – la più difficile tra la ascese di giornata – costituisce, invece, una novità assoluta perché la strada che vi conduce è asfaltata da non molti anni e i professionisti ne conoscono bene solo la prima metà, che conduce alla stazione di sport invernali di Verbier, spesso sede di tappa ai giri di Svizzera e Romandia, corse che spesso hanno inserito nel tracciato anche la conclusiva salita diretta a Crans-Montana, totalmente sconosciuta a quei corridori che mai hanno affrontato queste due gare. Queste salite “misteriose”, affrontate consecutivamente, andranno a comporre un mosaico di quasi 5270 metri di dislivello, distribuiti su 67.7 Km da percorrere in ascesa, numeri che coniugati si traducono in una pendenza media globale del 7.8%. E pensare che questa sarà il meno difficile tra i tre tapponi inseriti nel percorso del Giro 2023, che oggi si radunerà per la partenza presso il ricetto medioevale di Borgofranco d’Ivrea, centro situato lungo la direttrice che dal Piemonte conduce verso la Valle d’Aosta. Nella più piccola tra le venti regioni italiane si entrerà poco meno di 10 Km dopo il “via”, all’altezza di Pont-Saint-Martin, centro situata nel luogo dove, secondo la leggenda, il ponte che assegna il nome al primo comune valdostano fu costruito in una notte dal diavolo dopo un patto con San Martino, che gli concedette la prima anima che l’avrebbe attraversato (con uno stratagemma il santo vi farà transitare un cane). Dopo il centro di Donnas, presso il quale è ancora oggi possibile percorrere un tratto dell’antichissima strada consolare romana delle Gallie, il gruppo giungerà ai piedi di uno dei più celebri castelli della valle, autentico biglietto da visita della più piccola regione italiana: è il forte fatto innalzare nel XIX secolo dalla famiglia Savoia sopra la cittadina di Bard, nel 2006 aperto al pubblico dopo un lungo periodo d’abbandono e oggi sede di un museo dedicato alle Alpi. Un altro celebre maniero della valle è quello cubico di Verrès, innalzato nel XIV secolo a dominio dell’imbocco della Val d’Ayas e che oggi “sorveglierà” l’inizio della prima delle quattro salite che caratterizzato il tracciato, l’unica a non essere coronata in vetta dallo striscione del Gran Premio della Montagna. Nota come “salita di Montjovet”, i suoi 5 Km al 3.9% si concludono alle porte di Saint-Vincent, una delle più rinomate località turistiche della Valle d’Aosta, oggi celebre prevalentemente per il Casino de la Vallée che dal 1921 costituisce la principale attrattiva di un centro ì fino a quel momento frequentato soprattutto per le sue terme, scoperte il 20 luglio 1770 dal parroco Jean-Baptiste Perret e le cui acque furono inizialmente utilizzate anche per azionare la funicolare che portava i pazienti allo stabilimento termale, mediante due cassoni che venivano alternativamente riempiti e svuotati d’acqua per permettere la salita e la discesa delle vetture sfruttando la forza di gravità. Ritrovata la pianura, il gruppo pedalerà alla volta di Nus, centro dominato da un castello costruito nel XIII secolo a guardia dell’imbocco del vallone di Saint-Barthélemy, per giungere quindi ad Aosta, dove i “girini” transiteranno a due passi di una delle vestigia più celebri dell’antica città fortificata romana di Augusta Prætoria Salassorum, l’arco intitolato all’imperatore Augusto che fu eretto nel 25 a.C. per celebrare la vittoria dei romani sui Salassi. Per rimanere in tema è arrivato il momento del primo salasso quotidiano perché è da Aosta he ha inizio l’interminabile salita che porterà il gruppo fino ai quasi 2500 metri del Passo del Gran San Bernardo, uno dei valichi più elevati della catena alpina, che si raggiungerà toccando i centri di Gignod ed Étroubles (vi si trovano rispettivamente le antiche torri di “Calvino” e di Vachéry) e il borgo di Saint-Rhémy-en-Bosses, noto tra gli appassionati di gastronomia per il suo prosciutto DOP mentre chi ama il folclore lo conosce per il carnevale della Combe Froide, in occasione del quale sfilano per le vie del borgo cortei vestiti con maschere ispirate alle divise delle truppe napoleoniche che attraversano questa valle nel maggio del 1800 seminando terrore nella popolazione. Saint-Rhémy sarà anche l’ultimo centro abitato che il gruppo incontrerà prima di giungere alla “Cima Coppi” del Giro 2023 (2469 metri di quota), percorsa una salita lunga poco più di 34 Km e caratterizzata da una pendenza media del 5.5%. Superate le inclinazioni più impegnative – comunque non insormontabili – negli ultimi 18.3 Km media del 6.3% – si scollinerà quello che al tempo degli antichi romani era già un frequentato punto di transito (il Mons Iovis, sul quale fu eretto un tempio dedicato a Giove Pennino) al cospetto dell’ospizio aperto nel 1035 da San Bernardo di Mentone, luogo dove ancora oggi i monaci allevano gli omonimi cani, razza che fu creata proprio lassù incrociando quelli che furono donati all’epoca ai religiosi e che inizialmente furono utilizzati come “guardie” del monastero. Entrati in Svizzera, nel corso della successiva discesa (quasi 27 Km al 6.1%) si percorrerà la Val d’Entremont sfiorando il lago artificiale di Toules, sulle cui acque nel 2019 è stato installato un impianto solare galleggiante che fornisce fino a 800 milliwatt ora l’anno e che è stato trasportato fin qui con un elicottero. Terminata la discesa si abbandonerà la Val d’Entremont per risalire la Valle di Bagnes, interamente “occupata” dall’omonimo comune, un tempo il più esteso della Svizzera, primato “crollato” nel 2015 quando il centro grigionese di Scuol si è ampliato inglobando cinque municipi soppressi. La risalita della valle sarà limitata al tratto iniziale perché dopo pochi chilometri si svolterà in direzione della nota stazione di sport invernali di Verbier, dal 1994 frequentata anche dagli amanti della musica classica grazie ad un festival che ha richiamato lassù musicisti di fama mondiale. Per arrivarvi bisognerà percorrere 8.5 Km al 7.9%, affrontati in corsa anche al Tour de France del 2009, quando sul quel traguardo Alberto Contador s’impose togliendo la maglia gialla dalle spalle dell’italiano Rinaldo Nocentini. Come anticipato più sopra, l’ascesa verso Verbier stavolta costituirà solo la prima parte, la meno difficile, della salita diretta alla “Croce del Cuore”, che presenterà le sue pendenze più ostiche nei rimanenti 6.9 Km, che riporteranno i “girini” oltre quota 2000 affrontando una pendenza media del 9.8%. Scollinati a 2147 metri sul livello del mare, si tornerà velocemente a quote sensibilmente più basse percorrendo una discesa non meno pendente della salita che l’ha preceduta, 21.5 Km al 7.8% che si concluderanno a Riddes, località alle cui porte si trova il Seminario Internazionale Pio X, fondato nel 1971 da Marcel Lefebvre, il famoso arcivescovo scismatico che sarà successivamente scomunicato dal Vaticano per non aver accettato i dettami del concilio e aver ordinato sacerdoti senza il benestare della Santa Sede. Qui inizierà una fase di “transito” di 25 Km esatti che si snoderà in perfetta pianura sul fondovalle della valle del Rodano, pedalando in direzione di Sion, il capoluogo del Canton Vallese dominato dall’altura sulla quale si trova la romanica basilica di Valère, nella quale è possibile ascoltare la musica suonata dal più antico organo a canne in attività, realizzato nel 1435 da un artigiano rimasto ignoto.
Un perfetto rettilineo pianeggiante costituirà l’ultimo tratto tranquillo della tappa prima che si torni a prendere l’ascensore per raggiungere i 1456 metri di Crans-Montana, nota non soltanto come rinomata stazione sciistica ma anche come località curativa per vie dei numerosi sanatori che vi furono realizzati a partire dal XIX secolo e che ebbero tra i pazienti la celeberrima poetessa statunitense Emily Dickinson. Ci sarà ben poco da “curare” stavolta, perché la salita finale di questa non è meno difficile delle precedenti, 13 Km al 7.2% privi di particolari picchi ma costanti nelle pendenze, lungo i quali potrebbero dilatarsi i danni causati dalle salite precedenti. E che questa sia una signora salita ce lo ricorda – tra i tanti che si sono imposti lassù – Vittorio Adorni, che a Crans-Montana vinse una tappa del Giro di Romandia nel 1965 e un’altra al Giro di Svizzera nel 1969, terminata la quale fu costretto a sostituire la maglia iridata conquistata l’anno primo a Imola con quella di leader della classifica generale. Quest’anno il Giro non toccherà la sua Parma, ma qui la Corsa Rosa avrà la possibilità di rendere omaggio postumo all’indimenticato campione emiliano, scomparso alla vigilia di Natale.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Colle del Gran San Bernardo (2473 metri). Quotato 2469 metri sulle cartine del Giro 2023, separa il gruppo del Grand Combin dal massiccio del Monte Bianco ed è raggiunto sul versante italiano dalla Strada Statale 27 “del Gran San Bernardo” mentre su quello elvetico dalla “Route Principale 21”, mettendo in comunicazione Aosta con Martigny. In realtà il valico geografico non si trova sul confine di stato, che viene attraversato circa mezzo chilometro prima di raggiungerne lo scollinamento, sul versante di Aosta. Le volte nelle quali il Giro è salito lassù si possono per davvero contare sulle dita di una mano perché i passaggi dal Gran San Bernardo finora sono stati appena quattro, il primo dei quali vide conquistare questa cima l’intramontabile Gino Bartali durante la Saint Vincent – Verbania del 1952, vinta dall’elvetico Friedrich “Fritz” Schär. A rischio sino all’ultimo – il tunnel all’epoca non esisteva ancora – fu il transito previsto nell’edizione del 1957 e solo poche ore prima della corsa l’ANAS diede il benestare al passaggio della carovana durante la Saint Vincent – Sion, che si concluse con la vittoria del francese Luison Bobet nella cittadina elvetica, mentre stavolta sarà lo scalatore lussemburghese Charly Gaul a conquistare la cima della grande salita. Il 1959 fu l’anno del duro tappone Aosta – Courmayeur, che si snodava in prevalenza fuori dai confini nazionali e prevedeva entrambi i “San Bernardi”, tutti e due andati a “ingrassare” il palmares di Gaul, che in quell’occasione si portò a casa anche la vittoria di tappa ai piedi del Bianco. Come ricordato nell’articolo non si sale più al celebre ospizio dal 31 maggio 1963, giorno nel quale Vito Taccone ottenne l’ultima di quattro vittorie di tappa consecutive imponendosi nella Leukerbad – Saint Vincent, che vide l’abruzzese intascarsi anche i punti riservati al primo corridore a transitare in vetta al Gran San Bernardo. In realtà altre quattro volte il nome di questo valico è campeggiato sull’altimetria di una tappa del Giro, ma si è trattato di ascese parziali terminate all’imbocco del sottostante traforo, inaugurato nel 1964 e percorso per la prima volta dai “girini” durante la Domodossola – Saint Vincent del 1985, vinta da Francesco Moser dopo che il GPM posto al portale elvetico del tunnel era stato conquistato dal portoghese Rafael Acevedo. Nel 1996 ci fu addirittura un bis nel corso della medesima edizione perché l’ascesa al traforo fu proposta in due giornate consecutive, la prima durante la tappa Aosta – Losanna (vinta dall’ucraino Alexander Gontchenkov) e la seconda durante la successiva Losanna – Biella (vinta dal danese Nicolaj Bo Larsen): a conquistare i due GPM furono rispettivamente il trentino Mariano Piccoli e il francese Laurent Roux. L’ultimo passaggio dal traforo risale al 2006, quando il colombiano Luis Felipe Laverde s’impose nella Aosta – Domodossola e il francese Sandy Casar vinse il GPM alle porte del tunnel.

Croix-de-Coeur (2174 metri). È valicato da una strada, realizzata nel 1936 ma asfaltata solo in tempi recenti, che mette in comunicazione le stazioni di sport invernali di Verbier e La Tzoumaz (nota anche con il nome di Mayens de Riddes). La tappa del Giro sarà la prima corsa ciclistica a superarne la cima, anche se il tratto iniziale di entrambi i versanti, fino alle due località sciistiche citate, è stato spesso inserito nei percorsi dei giri di Svizzera e Romandia.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

Il Lac de Grenon a Crans-Montana e l’altimetria della tredicesima tappa del Giro 2023 (www.latitudeslife.com)

Il Lac de Grenon a Crans-Montana e l’altimetria della tredicesima tappa del Giro 2023 (www.latitudeslife.com)

CIAK SI GIRO

Quando nel 1962 il regista Terence Young girò con l’indimenticato Sean Connery il primo dei 25 film (ma altri ne arriveranno di sicuro) ispirati alla figura di James Bond, non immaginava che nei decenni successivi sui grandi schermi dei cinema sarebbero sbarcate autentiche “valanghe” di spie ispirate all’agente segreto 007, il cui nome in codice cambiava a seconda delle fantasie degli sceneggiatori. E così nel 1965, tre anni dopo l’uscita dell’originale, il regista finto spagnolo Amerigo Anton (pseudonimo sotto il quale si nascondeva il lucano Tanio Boccia) chiederà all’attore canadese Lang Jeffries di interpretare un’agente segreto nella pellicola intitolata “Agente X 1-7 operazione Oceano”, nella quale la spia dovrà liberare il professor Calvert (impersonato dall’attore spagnolo Rafael Bardem), scienziato rapito da una banda di terroristi per impadronirsi della formula che avrebbe permesso di incrementare l’approvvigionamento alimentare mondiale. Per proporre una prigione che sembrasse impossibile da “violare” Boccia scelse una fortezza che in quasi 700 anni di storia non aveva mai subito nessun assalto, il cubico castello di Verrès, anche se poi le “maestranze” si limitarono a riprenderlo dal basso, con angolazioni che facessero risaltare ancora di più la sua imponenza. Per comodità e per non dover trasportare lassù tutto l’armamentario necessario, riflettori e pesanti macchine da presa, quando si dovettero realizzare i “ciac” all’interno della prigione si ripiegò, invece, su due castelli valdostani più facilmente raggiungibili e non meno celebri, quelli di Fénis e Issogne, dei quali vengono mostrati i saloni affrescati del primo e il cortile con la famosa “fontana del melograno” del secondo.

In collaborazione con www.davinotti.com

Il castello di Verrès inquadrato nel film “Agente X 1-7 operazione Oceano” (www.davinotti.com)

Il castello di Verrès inquadrato nel film “Agente X 1-7 operazione Oceano” (www.davinotti.com)

Le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/agente-x-1-7-operazione-oceano/50041244

FOTOGALLERY

Il ponte medioevale di Pont-Saint-Martin

Donnas, antica strada romana per le Gallie

Forte di Bard

Castello di Verrès

Aosta, arco d’Augusto

Gignod, torre di Calvino

Étroubles, Torre di Vachéry

L’ospizio del Colle del Gran San Bernardo

Lac des Toules (Tripadvisor)

Col de la Croix-de-Coeur

Ecône (Riddes), Seminario Internazionale San Pio X

Sion, basilica di Valère

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