TUTTI IN SELLA, PARTE LA STAGIONE 2023
gennaio 16, 2023
Categoria: Approfondimenti
Dopo tre anni d’assenza causa pandemia ritornano in calendario il Santos Tour Down Under e la Vuelta a San Juan. Lontano dagli ancora rigidi climi dell’Europa, sulle strade australiane prima e argentine poi assisteremo ai primi palpiti di una stagione che successivamente vedrà le attenzioni degli appassionati spostarsi verso la Spagna e l’Arabia Saudita.
È ora di ripartire e lo si farà alla vecchia maniera, quando la pandemia non aveva ancora steso il suo manto sulla terra e costretto molti organizzatori a rinunciare ad allestire il palcoscenico delle loro gare. È quel che era successo con le due gare d’apertura dei calendari WorldTour e ProSeries, il Santos Tour Down Under e la Vuelta a San Juan, che si fece in tempo a disputare a gennaio 2020 per poi sparire dalla “programmazione” nelle due stagioni successive.
Il ritorno del Santos Tour Down Under, programmato dal 17 al 22 gennaio, recherà con sé un paio di novità perché è stata introdotta una breve tappa a cronometro mentre è stato tolto dal tracciato il tradizionale arrivo in salita a Willunga Hill, sostituito con quello meno impegnativo di Mount Lofty. Sarà quindi aperta sino all’ultimo colpo la 23a edizione della corsa australiana, che scatterà da Adelaide con la prova contro il tempo, un prologo di 5 Km e mezzo caratterizzato da un percorso tortuoso ma totalmente pianeggiante, che per decisione dell’organizzazione si disputerà con bici da strada e non da crono. Ci si sposterà quindi a Tanunda per una prima tappa interamente tracciata in circuito e caratterizzata da una facilissima salita – Menglers Hill, 4.5 Km al 3.7% – che si dovrà superare per l’ultima volta a 13.5 Km dall’arrivo e che non dovrebbe impedire l’arrivo allo sprint, seppur se non a ranghi compattissimi. Un percorso collinare caratterizzerà la seconda tappa, Brighton - Victor Harbor, sulla cui altimetria spiccano le ascese di Parawa Hill (3 Km al 6.8%) e di Nettle Hill (2 Km al 7.7%), quest’ultima da scavalcare a 22 Km da un traguardo dove bisognerà metterà in conto anche la probabile insidia del vento che spira dall’oceano Indiano. L’indomani sarà in programma la salita più impegnativa della corsa, quella di Corkscrew, inserita a soli 6 Km dal traguardo della tappa che da Norwood condurrà a Campbelltown: misura appena 2.5 Km ma presenta una pendenza media del 9% e un muretto centrale di mezzo chilometro al 15% sul quale nel 2014 andò all’attacco il vincitore del Tour de France 2011 Cadel Evans, piombato sulla linea d’arrivo con 10 secondi sui più immediati inseguitori, l’italiano Diego Ulissi e il connazionale Simon Gerrans. Nonostante la mancanza della sua “collina” la cittadina di Willunga farà parte del tracciato ospitando l’arrivo della penultima tappa, contraddistinta da una successione d’infiniti rettilinei pianeggianti come quello di quasi 6 Km che terminerà a soli 500 metri dal traguardo, i più ostici per i velocisti per la presenza di una lieve pendenza (gli ultimi mille metri salgono al 3.2%). Domenica 22 gennaio la corsa terminerà il suo cammino con una frazione che non sarà la solita passerella di fine corsa perché, dopo la partenza da Unley, si dovrà ripetere per cinque volte la salita di Mount Lofty, 8 Km al 3.1% che culminano con il tratto di 1500 metri al 6.8% che si conclude in prossimità dello striscione dell’ultimo chilometro, dove s’incontrerà uno strappo di 500 metri al 10% di pendenza media.
Saranno i velocisti, invece, i grandi protagonisti della 39a edizione della Vuelta a San Juan Internacional (22-29 gennaio) perché ben sei delle sette tappe che compongono la corsa argentina paiono destinate alla conclusione allo sprint, mentre solo nella frazione con l’arrivo sull’Alto del Colorado ci si giocherà la vittoria finale, anche perché – contrariamente a quanto fatto in Australia – s’è deciso di escludere dal tracciato la cronometro che era stata una presenza fissa nelle ultime edizioni. A dare il via alla corsa sarà una tappa in circuito che scatterà dallo Stadio Aldo Cantoni di San Juan per farvi ritorno dopo 144 Km prevalentemente pianeggianti. Seguirà la Villa San Agustín – San José de Jáchal, tappa che porterà il gruppo sino a quasi 1500 metri di quota senza però affrontare tratti che si possano definire di salita e che pure dovrebbe terminare in volata, se si pensa che nelle scorse edizioni, al termine del medesimo tracciato affrontato nel più impegnativo senso inverso, si è sempre arrivato allo sprint. Il giorno successivo l’autodromo El Villicum, inaugurato nel 2018, ospiterà partenza e arrivo della tappa numero 3, che prevede nel finale due giri quasi completi della pista; dal medesimo luogo prenderà le mosse la frazione diretta a Barreal, decisamente più impegnativa perché bisognerà salire oltre i 2000 metri di quota, anche se dopo lo scollinamento bisognerà percorrere più di 100 Km per andare al traguardo, che ancora strizza l’occhio agli sprinter. Osservato un giorno di riposo, si disputerà la tappa regina, che da Plaza de Chimbas condurrà sino agli oltre 2600 metri dell’Alto del Colorado, più selettivo per l’alta quota che per l’effettiva portata delle pendenze (18.8 Km al 4.4%) di un’ascesa che negli ultimi anni ha visto imporsi il portoghese Rui Costa nel 2017, lo spagnolo Óscar Sevilla nel 2018, i colombiani Winner Anacona nel 2019 e Miguel Eduardo Flórez nel 2020. Calato il sipario sui giochi di classifica i velocisti torneranno a calcare il palcoscenico della Vuelta a San Juan nelle ultime 48 ore, nelle quali sono in cartellone gli arrivi presso il Velodromo Vicente Chancay e sulla circonvallazione di San Juan, teatro della passerella conclusiva.
Come da tradizione saranno i tifosi spagnoli i primi ad applaudire i corridori sul suolo europeo: il 22 gennaio si correrà la Clàssica Comunitat Valenciana 1969 – Gran Premio Valencia, corsa rientrata in calendario nel 2021 dopo sedici anni d’assenza e che si disputerà su di un tracciato inverso rispetto a quello proposto lo scorso anno, gareggiando tra Valencia a La Nucía, dove si giungerà dopo aver percorso 190 Km e aver affrontato la lunga salita dell’Alto de Bixauca (18 Km al 2.7% con un tratto di 2200 metri al 7.4%) a circa 25 Km dall’arrivo.
Due giorni più tardi sempre in Spagna prenderà il via la 32a edizione della Challenge Ciclista Mallorca (25-29 gennaio), corsa a tappe atipica in quanto i corridori possono scegliere a quante e quali prove prendere parte e per questo motivo non è prevista una classifica generale, mentre le cinque frazioni sono chiamate “trofei” e non tappe. Per primo si affronterà il Trofeo Calvià, 150 Km con partenza e arrivo a Palmanova, disegnati all’estremità occidentale dell’isola di Maiorca con un percorso collinare che prevede una dozzina di brevi ascese, la più difficile delle quali sarà il Coll de Sóller (6 Km al 5%). Più semplice sarà il tracciato del Trofeo Ses Salines – Alcúdia, così chiamato dal nome delle due località tra le quali si svolgerà e che prevede una sola ascesa – il Coll de Sa Batalla, 8.7 Km al 5% – da scavalcare a 34 Km da un traguardo che potrebbe anche finire nel curriculum di un velocista (lo scorso anno su di percorso simile vinse allo sprint l’eritreo Biniam Girmay davanti al sudafricano Ryan Gibbons e il nostro Giacomo Nizzolo). L’ascesa simbolo della challenge, quella del Coll de Puig Major (14 Km al 6%), quest’anno sarà affrontata per due volte e la prima scalata avverrà nel corso del Trofeo Andratx – Mirador d’es Colomer, che prevede l’arrivo al termine di una salita lunga poco più di 3 Km e caratterizzata da una pendenza media del 5.8%. Più impegnativo sarà il tracciato del successivo Trofeo Serra de Tramuntana, che prevede partenza e arrivo a Lloseta e il Puig Major più vicino al traguardo, distante 33 Km dallo scollinamento. L’atto di chiusura della corsa maiorchina sarà una classica passerella di fine corsa, il facile Trofeo Palma che quest’anno è stato ancora più addolcito togliendo dal percorso la salita del Coll de Sa Creu, che tradizionalmente si affrontava subito prima di entrare nel circuito finale disegnato sul lungomare di Palma di Maiorca.
L’ultima corsa a tappe del mese di gennaio sarà il Saudi Tour (30 gennaio – 3 febbraio), la cui terza edizione si svolgerà nello stesso governato dell’Arabia Saudita dove si era corso l’anno scorso, quando si era imposto il belga Maxim Van Gils grazie alla vittoria nella tappa più impegnativa, che sarà proposta anche nel 2023. La prima maglia di leader della classifica sarà vestita da un velocista al termine della poco impegnativa tappa d’apertura che dall’aeroporto di Al-’Ula farà “decollare” il gruppo in direzione dell’oasi di Khaybar. La seconda frazione scatterà dallo Winter Park di Al-’Ula e avrà come terminal le Shalal Sijlyat Rocks, suggestive formazioni rocciose circondate dal deserto alla cui ombra andrà in scena un altro arrivo allo sprint. Si cambierà leggermente musica con la tappa che dall’Al Manshiyah Train Station vedrà sferragliare il gruppo verso la località di Abu Rakah, che fu sede d’arrivo anche lo scorso anno quando questo traguardo fu conquistato dal colombiano Santiago Buitrago davanti all’italiano Andrea Bagioli: a differenza di questo precedente, però, s’è scelta una zona d’arrivo diversa e un finale meno impegnativo, che prevede il traguardo posto al termine di un rettilineo di un chilometro esatto pianeggiante preceduto da uno strappo di 700 metri al 6.9%. Si correrà a questo punto la tappa più difficile, che muoverà dalla Maraya Concert Hall, parallelepipedo dalle superfici esterne a specchio costruito nel mezzo del deserto, per raggiungere il belvedere dell’Harrat Uwayrid, il traguardo che decise le sorti dell’edizione 2022, preceduto di una decina di chilometri dalla salita che non ti aspetti, un vero e proprio muro trapiantato nel cuore della penisola araba, 3 Km al 12% e picchi di pendenza che arrivano al 22%. L’ultimo giorno dovrebbero tornare protagonisti i velocisti, anche se le strade della conclusiva frazione, che scatterà alla città vecchia di Al-’Ula per far ritorno alla Maraya Concert Hall, non saranno del tutto prive d’insidie: non solo i 500 metri conclusivi presenteranno una bella pendenza (6%) ma una trentina di chilometri prima bisognerà percorrere un tratto sterrato lungo quasi 7 Km, inserito anche lo scorso anno nel tracciato del Saudi Tour e che fu teatro di una caduta che coinvolse il citato Bagioli, giunto quel giorno al traguardo con 20 minuti di ritardo.
Mauro Facoltosi
I SITI UFFICIALI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO
Santos Tour Down Under
Vuelta a San Juan Internacional
https://www.vueltaasanjuan.org
Clàssica Comunitat Valenciana 1969 – Gran Premio Valencia
https://voltalamarina.com/classica-comunitat-valenciana-1969-gran-premio-valencia
Challenge Ciclista Mallorca
https://vueltamallorca.com/challenge-mallorca
Saudi Tour

L'Adelaide Festival Center, sede d'arrivo del cronoprologo del Tour Down Under (hshotelsiracusa.it)