APPENNINI, ANCORA APPENNINI

maggio 17, 2023
Categoria: News

Un’altra cavalcata appenninica attende i “girini”, i quali oggi si troveranno a pedalare su di un tracciato meno corposo rispetto a quello della tappa di Viareggio. Le salite in programma stavolta non dovrebbero spaventare più di tanto i velocisti, le cui squadre dopo l’ultimo colle avranno parecchia strada a disposizione per andare a riprendere i fuggitivi di giornata. Rimane comunque un traguardo che potrebbe non rivelarsi alla portata di tutti gli sprinter.

Un’altra corposa scorpacciata appenninica attende i “girini”, ma stavolta la portata si annuncia meno indigesta per i velocisti rispetto a quella servita ieri tra l’Emilia e la Toscana. Viaggiando da quest’ultima verso il Piemonte si dovrà inevitabilmente attraversare la Liguria, una delle regioni più complicate dal punto di vista geografico, ma oggi si supereranno quasi 500 metri di dislivello in meno e, soprattutto, molta pianura in più rispetto alla tappa del giorno prima. In particolare, usciti dalla fase centrale caratterizzata da tre salite non particolarmente difficili, gli ultimi 43 Km si snoderanno costantemente in lieve falsopiano discendente e un percorso del genere, tenuto anche conto della linearità quasi perfetta degli ultimi 15 Km, rappresenta un’ideale palcoscenico per la scena nella quale il plotone inseguitore come una balena si “pappa” in un solo boccone i pesciolini di giornata, in fuga da parecchi chilometri. Varrà comunque lo stesso discorso fatto per la frazione di Viareggio, perché su percorsi del genere comunque diversi velocisti potrebbero trovarsi penalizzati e non trovare le forze per competere ad armi pari con sprinter più dotati sui percorsi più “aggressivi”.
La pianura non caratterizzerà soltanto il finale, perché anche i primi 60 Km non presenteranno difficoltà altimetriche e particolarmente scorrevole sarà il tratto iniziale di 15 Km disegnato sul lungomare della Versilia. Lasciata Camaiore, nell’immediato entroterra, il gruppo incontrerà il “chilometro zero” presso il lido cittadino e da lì si punterà velocemente su Forte dei Marmi, la rinomata stazione balneare che deve il nome alla piccola fortezza realizzata in epoca settecentesca dal casato dei Lorena a breve distanza dalla spiaggia. Lasciata la Toscana, la Liguria accoglierà il Giro sulle strade della Lunigiana, la storica regione che gravita attorno all’antica città romana di Luni, la cui area archeologica si trova non distante da Marinella di Sarzana. All’altezza della foce del Magra il percorso abbandonerà le rive del Mar Ligure per costeggiare il corso del fiume fino alla confluenza con la Val di Vara, sfiorando in questo tratto la base del promontorio del Caprione (vi si trova la nota località turistica di Lerici) e il piede della collina sulla quale si trova il borgo di Arcola, il cui antico castello costruito nell’XI secolo dalla famiglia Obertenghi è divenuto, dopo la ristrutturazione ottocentesca, l’attuale sede del municipio del centro ligure. Cambiato ancora scenario, seguendo poi la valle del fiume Vara si giungerà a Borghetto di Vara, presso il quale si trova l’antica abbazia di Santa Maria Assunta dell’Accola, fondata in epoca longobarda da monaci benedettini provenienti dal monastero emiliano di Bobbio. Qui terminerà la lunga fase pianeggiante iniziale e comincerà il settore appenninico della tappa, introdotto dalla breve salita del Valico del Termine (3 Km al 4%), in cima a quale una piccola cappella costituisce il biglietto da visita del vicino Santuario di Nostra Signora di Roverano, innalzato sul luogo dove la Madonna sarebbe apparsa a due pastorelle, una delle quale era muta dalla nascita e cominciò a parlare proprio dal quel momento. Subito dopo inizierà la più impegnativa tra le ascese di giornata, che è anche la più celebre e non tanto per i suoi “numeri” (10 Km al 4.4%, dei quali i primi cinque al 6.3% medio). Grazie alla sua collocazione lungo il principale asse stradale della Liguria, la storica Via Aurelia, il Passo del Bracco è, infatti, una delle ascese appenniniche più frequentate dalla Corsa Rosa, che vi salì per la prima volta nel 1909, l’anno della prima edizione, durante la tappa che congiunse Firenze a Genova, vinta dal pavese Giovanni Rossignoli. Come in quella tappa, dopo lo scollinamento i “girini” affronteranno in discesa il versante più panoramico del Bracco, che offre stupende viste sul Golfo del Tigullio e sulla “Baia delle Favole”, il nome che il celebre scrittore danese Hans Christian Andersen attribuì alla più grande delle due insenature sulle quali si specchiano Sestri Levante e, tra gli altri edifici della nota località di villeggiatura, la Torre Marconi che il celebre l’inventore scelse per i suoi esperimenti, come quello che consentì per la prima volta nella storia a un’imbarcazione di effettuare la “navigazione cieca”, guidata via radio da terra da Santa Margherita Ligure a Sestri. Inizierà ora il secondo settore di pianura, circa 35 Km all’inizio dei quali si costeggerà nuovamente il Mar Ligure fino a Lavagna, centro il cui nome richiama alla memoria le cave dell’entroterra dalle quali si estrae l’ardesia, roccia utilizzata sia per scopi artistici, sia per altri meno “nobili” come la produzione di tegole e lavagne. Molte di queste cave si trovano nella vicina Val Fontanabuona, verso la quale vergerà il gruppo dopo aver lasciato nuovamente il mare, che si rivedrà solo tra una settimana, al termine della tappa di Caorle. Prendendo lentamente quota si toccherà Cicagna, il principale della valle, presso il quale si trova il Santuario di Nostra Signora dei Miracoli, imponente edificio inaugurato nel 1937 sul luogo di una precedente chiesa, teatro quattrocento anni prima di un prodigioso miracolo che ebbe per protagonista una scolorita statua della Madonna, improvvisamente trasfiguratasi e ravvivatasi nelle tinte. Poco più avanti si toccherà Moconesi, dove è possibile visitare due interessanti musei, uno dedicato ai giocattoli e l’altro alla famiglia paterna di Cristoforo Colombo, originaria di questo luogo. Non è stato soltanto il celebre navigatore ad avere radici ben piantate in Val Fontanabuona, perché da qui partì per emigrare in quella stessa America che Colombo aveva scoperto la mamma di Frank Sinatra, nativa di Lumarzo, il centro dove avrà inizio la seconda delle tre salite principali di giornata, la Colla di Boasi. I suoi 9 Km al 4,3% non costituiranno una sorpresa per parte dei partecipanti al Giro perché fu affrontata anche lo scorso anno, durante la tappa terminata a Genova con il successo del lombardo Stefano Oldani. Una volta arrivati in vetta non si svolterà verso sinistra, per iniziare come dodici mesi fa la discesa verso il capoluogo ligure, ma si prenderà a destra infilandosi nel pianeggiante traforo, lungo poco più di un chilometro e perfettamente rettilineo, che evita l’ascesa al soprastante Passo della Scoffera. Seguirà una soavissima discesa dalle pendenze impalpabili lungo la parte alta della valle dello Scrivia, fiume che ha la sua sorgente dalla confluenza dei torrenti Laccio e Pentemina. In questo assetto si giungerà a Casella, centro presso il quale ha il suo capolinea settentrionale il “Trenino di Casella”, linea ferroviaria che lo collega a Genova e che ricorda quella più celebre del Bernina per l’arditezza di alcuni suoi tratti, per lo scartamento ridotto e per le vetture di colore rosso-beige, trainate dalla più antica locomotiva d’Italia ancora in esercizio, in attività dal 1924. Poco più avanti il percorso della tappa si innesterà sul tracciato del Giro dell’Appennino all’altezza di Busalla, centro situato a piedi del Passo dei Giovi, una delle storiche ascese della classifica italiana (prima edizione nel 1934) assieme alla tremenda Bocchetta e alla più morbida Castagnola. È in direzione di quest’ultima che andranno i “girini”, affrontandola dal versante che all’Appennino si percorre in discesa (5 Km al 4.5%) per poi planare su Voltaggio, località di villeggiatura nella quale è possibile ammirare un’interessante e inattesa pinacoteca, inizialmente allestita a Genova e dal 1901 ospitata nel locale convento cappuccino. Entrato in Piemonte, per il gruppo inizierà ora l’ultimo tratto di questa frazione, privo di difficoltà altimetriche se si esclude il leggero zampellotto che s’incontrerà a poco meno di 30 Km dall’arrivo, subito dopo il passaggio da Gavi, centro meritevole d’una sosta per ammirarvi il forte che sovrasta la cittadina e degustare il suo prelibato e omonimo vino DOGC, citato anche da Umberto Eco in “Baudolino”, il suo quarto romanzo storico. Queste sono zone dove la storia scorre a fiumi, come ci rammenta anche la vicina area archeologica di Libarna, casualmente riporta alla luce nel 1820 durante i lavori di realizzazione della “strada regia”, l’odierna Statale dei Giovi sulla quale il gruppo tornerà a pedalare al momento del ritorno sulla pianura, alle porte delle terre dei “Campionissimi”. Stavolta non ci si ricorderà soltanto di Fausto Coppi perché l’imminente passaggio da Cassano Spinola riporterà alla memoria il suo “predecessore al titolo” Costante Girardengo, che visse in questo borgo sulle cui strade una serie di piccoli murales ritrae il sei volte vincitore della Milano-Sanremo ma anche un’altra gloria locale, “Sandrino” Carrea, che di Coppi fu gregario.
Nel frattempo Tortona si fa sempre più vicina, annunciata all’apparire all’orizzonte della guglia del santuario di Nostra Signora della Guardia, dalla cui cima la dorata statua della Madonna veglierà silenziosa gli ultimi, frenetici colpi di pedale dell’undicesima frazione della corsa rosa.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Valico del Termine (264 metri). Valicato dalla Strada Statale 1 ‘’Via Aurelia’’ tra Borghetto di Vara e Carrodano Inferiore. Trovandosi sulla strada per il Passo del Bracco inevitabilmente il Giro d’Italia vi è transitato spesso, ma questa salita non è stata mai considerata come GPM. L’ultimo passaggio risale al 2015, durante la tappa Chiavari – La Spezia vinta da Davide Formolo.

Valico del Bivio della Baracca (589 metri). Valicato dalla Strada Statale 1 “Via Aurelia” lungo la salita al Passo del Bracco dal versante di Carrodano. Coincide con il bivio, in località “La Baracca”, dove si stacca la strada che scende verso Levanto.

Passo del Bracco (610 metri). Valicato dalla Strada Statale 1 “Via Aurelia” tra Carrodano e Sestri Levante, secondo i geologi non è un vero e proprio valico geografico, ma semplicemente il punto più alto toccato dall’Aurelia. Dal 1933, anno dell’istituzione della classifica dei Gran Premi della Montagna, il Giro vi è transitato venti volte e in questo numero non sono ovviamente compresi i frequenti passaggi avvenuti nelle edizioni precedenti. Tra i corridori che hanno conquistato questa salita ricordiamo il due volte vincitore del Giro Giovanni Valetti nel 1938 (l’anno del primo GPM sul Bracco), il fratello del “Campionissimo” Serse Coppi (1946 e 1950), il celebre scalatore spagnolo Federico Bahamontes (1958) e l’eterno secondo Italo Zilioli (1976), mentre l’ultimo in ordine di tempo è stato il russo Denis Menchov durante l’impegnativa cronometro individuale delle Cinque Terre nel 2009. Nel 2011 il GPM del Bracco, inserito nelle fasi iniziali della tappa Quarto dei Mille – Livorno, fu annullato a seguito della decisione di disputare la tappa senza velleità agonistiche in memoria di Wouter Weylandt, deceduto il giorno precedente Infine, in altre due successive occasioni la salita è stata affrontata in maniera parziale, senza arrivare fino al Bracco, nel 2012 salendo da Levanto al Valico Guaitarola per poi raggiungere in quota il “bivio della Baracca” (tappa Seravezza – Sestri Levante, vinta dal danese Lars Bak), nel 2015 salendo da Carrodano fino al bivio per Levanto nel corso della citata tappa della Spezia vinta da Formolo.

Passo del Baracchino, Sella di Pian del Lupo (512 metri), Valico di Cà Marcone, Sella di Bracco (416 metri), Passo d’Angio (340 metri), Sella di Ca’ Bianca (293 metri), Selletta di Macallè (181 metri). Valicati dalla Strada Statale 1 “Via Aurelia” nel corso della discesa che dal Passo del Bracco conduce a Sestri Levante.

Colletta di Boasi (642 metri). Quotata 615 sulle cartine del Giro 2023 (dove è segnalata come Colla di Boasi), mette in comunicazione la Val Fontanabuona con la Val Bisagno ed è attraversata dalla Strada Provinciale 77 “di Boasi”, tra l’omonima località e il Passo della Scoffera. È stata affrontata per la prima volta come traguardo GPM lo scorso anno, durante la tappa Parma – Genova, vinta da Stefano Oldani dopo che in vetta alla Colletta era transitato in testa il bergamasco Lorenzo Rota.

Passo della Scoffera (674 metri). Non sarà direttamente toccato dalla tappa, che vedrà i corridori percorrere il tunnel sottostante il valico. Quotato 671 sulle cartine del Giro d’Italia 2015 (è l’ultima occasione nella quale il Giro è giunto fino al passo), è raggiungibile da tre diverse vie d’accesso (Davagna, Laccio e Ferriere). Nonostante la sua notorietà, il Giro l’ho ha affrontato solo quattro volte come GPM e ha visto transitare in testa Aldo Moser nel 1958 (tappa Mondovì – Chiavari, vinta da Silvano Ciampi), Giuseppe Saronni nel 1978 (tappa Novi Ligure – La Spezia, vinta dallo stesso corridore), Flavio Zappi nel 1984 (tappa Lerici – Alessandria, vinta da Sergio Santimaria) e l’elvetico Pascal Richard nel 1994 (tappa Lavagna – Bra, vinta da Massimo Ghirotto), occasione nella quale non si salì fino al valico ma si terminò la scalata all’imbocco della sottostante galleria.

Colle di Castagnola (590 metri). Quotato 583 metri sulle cartine del Giro 2023, è valicato dalla Strada Provinciale 163 “della Castagnola” tra Borgo Fornari e Voltaggio, all’altezza dell’omonima località.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

La città di Tortona dominata dalla guglia del santuario di Nostra Signora della Guardia e l’altimetria dell’undicesima tappa del Giro 2023 (www.settimanalelancora.it)

La città di Tortona dominata dalla guglia del santuario di Nostra Signora della Guardia e l’altimetria dell’undicesima tappa del Giro 2023 (www.settimanalelancora.it)

CIAK SI GIRO

Hans Christian Andersen si rivolterebbe nella tomba a sapere che nell’incantevole angolo del Mar Ligure che il celebre favolista aveva ribattezzato “Baia delle favole” un brutto giorno sarebbe capitato nientemeno che il conte Dracula! E non un Dracula qualsiasi ma uno dei tanti a portare il volto Christopher Lee, l’attore inglese conosciuto proprio per le numerose interpretazioni del celebre vampiro. Comincerà nel 1958, dopo che l’anno precedente aveva avuto una prima esperienza “horror” nei panni del mostro di Frankenstein, e si farà notare al punto che già nel 1959 sarà chiamato a infilarsi i canini di scena, ma in una pellicola che nulla a che vedere con il genere horror. Il regista era l’italiano Steno – all’anagrafe Stefano Vanzina – che volle l’attore britannico per il ruolo del barone Roderico da Frankurten nella commedia comica “Tempi duri per i vampiri”. Il suo sarà un ruolo secondario, chiamato a far da spalla a Renato Rascel, che nel film è un barone spiantato costretto a vendere il castello di famiglia e a vederlo trasformato in un albergo, dove gli sarà consentito di risiedere a patto di lavorarvi come facchini. Non immagina che starà per trasferirsi nel castello anche lo zio Roderico, fuggito dalla Transilvania, il quale rivelerà d’essere un vampiro. E che c’entra tutto questo con Sestri Levante? C’entra perché quel che si vede nel film è in piccola parte ligure poiché le riprese in esterna del maniero mostrano il Castello Brown di Portofino e, per quel che riguarda l’ingresso al maniero, uno degli edifici che compongono il complesso finto medioevale dei castelli di Sestri Levante. In realtà Dracula in riviera si vide poco perché per la stragrande maggioranza delle riprese si scelse, per la comodità della vicinanza agli studi di Cinecittà, il Castello Odescalchi di Bracciano, mentre altri manieri del Lazio furono spacciati per la dimora transilvana del barone Roderico. E per finire un paio di curiosità: per Christopher Lee le riprese del film furono l’occasione per tornare “in pace” in Italia, dove già era stato tra il 1943 e il 1944 durante la Seconda Guerra Mondiale, dove partecipò alla Battaglia di Montecassino. Ma pochi sanno che nelle sue vene scorreva sangue italiano perché italiana era la madre dell’attore, Estelle Marie Carandini dei marchesi di Sarzano.

In collaborazione con www.davinotti.com

Villa Gualino, uno dei tre edifici che compongono il complesso dei castelli di Sestri Levante, nel film “Tempi duri per i vampiri” (www.davinotti.com)

Villa Gualino, uno dei tre edifici che compongono il complesso dei castelli di Sestri Levante, nel film “Tempi duri per i vampiri” (www.davinotti.com)

Le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/tempi-duri-per-i-vampiri/50000325

FOTOGALLERY

Forte dei Marmi, Forte Lorenese

L’anfiteatro romano dell’antica Luni

Castello di Arcola

Borghetto di Vara, Abbazia di Santa Maria Assunta dell’Accola,

Passo del Bracco

Sestri Levante, Baia delle Favole

Cicagna, Santuario di Nostra Signora dei Miracoli

Il capolinea di Casella della spettacolare linea ferroviaria Genova – Casella

Voltaggio, convento dei cappuccini

Forte di Gavi

Serravalle Scrivia, l’anfiteatro di Libarna

Uno dei murales a tema ciclistico che adornano le strade di Cassano Spinola

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