VUELTA 2023 PER SCALATORI, MA TAPPE TROPPO BREVI
Presentata la 78a edizione della corsa spagnola, che nel 2023 prenderà il via da Barcellona e giungerà a Madrid proponendo un tracciato che strizza decisamente l’occhio agli scalatori. Ben nove saranno gli arrivi in salita previsti, per nulla bilanciati dai solo 40 Km da percorrere contro il tempo
Una sola tappa oltre i 200 Km, tappe di montagna in formato mini, poca cronometro individuale, pochissime occasioni per gli sprinter e una orrenda cronosquadre.
Questo in pillole il percorso della Vuelta 2023 che appare favorevole agli uomini della montagna, anche se le occasioni di attacchi a lunga gittata mancano. Se fosse ancora in gruppo, diremmo che è una Vuelta stile Purito Rodriguez.
Tappe per orchestrare un attacco da lontano in realtà non ce ne sono per vari motivi, anche se qualcuno che ha davvero coraggio potrebbe avere due occasioni per rompere gli schemi. Gli arrivi in salita saranno ben nove mentre la prova contro il tempo d’apertura sarà una improponibile cronosquadre di 16 Km. Non si comprende come, con gli attuali distacchi ridotti ai minimi termini nel ciclismo, ci sia ancora qualcuno che ha la geniale idea di inserire nel percorso prove di questo tipo.
La seconda prova contro il tempo, ben piazzata a metà Vuelta, è invece troppo breve per poter scavare quei distacchi che costringano gli scalatori ad attaccare a testa bassa.
Dopo l’orribile cronosquadre di Barcellona si affronterà una prima tappa in linea di 181 Km con arrivo anch’essa nel capoluogo della Catalogna, caratterizzata da un percorso movimentato ma non abbastanza per provocare scompiglio e l’epilogo potrebbe così essere in volata, anche se la salita del Montjuïc nel finale, benché non classificata come GPM, rappresenta un’insidia di difficile lettura.
La terza tappa con arrivo ad Arinsal, stazione di sport invernali del principato d’Andorra, chiamerà da subito i big allo scoperto, anche se le salite che conducono al Coll d’Ordino e al traguardo, benché sfiorino quota 2000 e siano di prima categoria, non sembrano in grado di scavare distacchi tra i favoriti per la vittoria finale già alla terza giornata di gara; sembrano invece più dedicate alle seconde linee, anche se non sono escluse sorprese.
Sia la quarta che la quinta tappa – arrivi rispettivamente collocati a Tarragona e Burriana - presenteranno delle asperità non particolarmente complesse e lontane dai traguardi e finali favorevoli al recupero dei velocisti. In entrambe queste frazioni ci saranno delle fughe che potrebbero anche arrivare al traguardo, ma solo in caso di cattiva organizzazione del gruppo.
La sesta tappa, da La Vall d’Uixó all’osservatorio astrofisico di Javalambre per181 Km, proporrà il secondo arrivo in salita al termine di una frazione mossa, corsa sempre a quote medio montane, ma comunque per nulla difficile nella prima parte. La salita finale di prima categoria raggiunge, invece, quota 1950 e misura 11 Km con una pendenza media vicina all’8%.
Il giorno successivo i big potranno riposare in una tappa di trasferimento dedicata ai velocisti (Utiel-Oliva) in attesa della nuova sfida che li attenderà nell’ottava frazione da Denia a Xorret de Catì: 164 Km con 5 gran premi della montagna favoriranno certamente le fughe di outsider potenti, ma sull’ultima salita di prima categoria, la cui sommità è posta a 3 Km dalla conclusione, potrebbero uscire allo scoperto i pretendenti alla vittoria finale perché le pendenze sono molto elevate e vi è poi la successiva discesa che difficilmente potrà portare al ricucire eventuali distacchi.
La nona tappa con arrivo ai 1089 metri di Caracava de la Cruz non presenta difficoltà particolari perché la salita finale è tutt’altro che impossibile (a parte un paio di muri negli ultimi 3 Km) e non potrà certo impensierire i big, ma si snoderà nel territorio murciano, zona tradizionalmente ventosa che potrebbe quindi contribuire a sparigliare le carte.
Dopo il giorno di riposo andrà in scena la cronometro individuale di Valladolid, 25 Km pianeggianti ottimamente piazzati a metà giro e dopo una sosta che notoriamente arreca fastidi a quei corridori che fanno fatica a ritrovare il ritmo dopo un giorno trascorso senza gareggiare. Per questo motivo i distacchi potrebbero essere anche abbastanza consistenti per chi dovesse patire il riposo, anche se il chilometraggio non è certo elevato. Si tratta dell’unica occasione individuale contro il tempo, forse un po’ poco, specialmente in paragone al percorso del Giro d’italia che, invece, proporrà una soluzione di grande equilibrio.
La successiva tappa, con arrivo alla Laguna Negra di Vinuesa dopo 163 chilometri, presenterà una salita finale di quasi 9 Km con una pendenza media del 5,5% che difficilmente potrà scavare distacchi tra i big, anche se sarà importante valutare le “scorie” rimaste nei muscoli degli atleti dopo la prova contro il tempo. Sicuramente le seconde linee che puntano ad aggiudicarsi questa frazione cercheranno di non spingere troppo nella cronometro. Fa comunque ben sperare il precedente del 2020 su questa salita, che vide al traguardo una volata a tre fra i primi della classifica, con l’irlandese Daniel Martin che precedette la maglia rossa Primož Roglič e l’ecuadoriano Richard Carapaz.
Di tutto relax sarà la tappa con arrivo a Saragozza , classica quiete che precede l’uragano perché la tredicesima frazione è forse la più dura di questa edizione, nonostante il mini chilometraggio di 134 Km. Sono previste tre salite, tutte lunghe e dure, di cui due di categoria speciale. L’arrivo è posto sul punto più alto della Vuelta 2023, il mitico Col du Tourmalet mentre la partenza sarà in quota dai 1557 metri di Formigal. Dopo quattro chilometri si scollinerà il facile Col di Portalet, confine di stato, ma le difficoltà cominceranno alla fine della lunga discesa quando i corridori dovranno affrontare i 16 chilometri di dura salita verso i 1709 metri del Col d’Aubisque, teatro di furiose e leggendarie battaglie al Tour de France. La fine della discesa dell’Aubisque coincide con l’inizio della ascesa al Col de Spandelles che, seppur non onorato della categoria speciale, presenta 10,3 Km con una pendenza media ben superiore all’8%. Dopo la discesa ci saranno 18 Km di falsopiano prima dei 20 Km di salita con condurranno gli atleti fino ai 2215 metri del Tourmalet, passo che non ha certo bisogno di presentazione essendo una della salite simbolo della Grande Boucle. La tappa è durissima ma le perplessità non mancano. In primo luogo, il chilometraggio è assai ridotto e, sebbene ci siano coloro che pensano che questo aumenti lo spettacolo, chi scrive pensa che i chilometraggi ridotti siano proposti per far piacere a sponsor e televisioni che ricercano l’audience e il ritorno economico piuttosto che la validità tecnica e sportiva delle prove.
In secondo luogo la collocazione della più dura tappa del giro di Spagna quasi interamente in territorio francese pare stridere con lo scopo di un grande giro, che sta anche nella promozione di un territorio. A tale proposito va, però, sottolineato che l’organizzazione della Vuelta è nelle mani di ASO, la società francese che organizza anche il Tour
In terzo luogo, a livello tecnico, se la prima parte è ben indovinata con le salite in rapida successione, nella seconda ci sono 18 chilometri di falsopiano prima di attaccare la salita finale che misura 20 Km. La circostanza potrebbe evidentemente scoraggiare gli attacchi da lontano. già resi complessi dal breve chilometraggio che non permette una tattica di logoramento.
La quattordicesima tappa con arrivo alla stazione di sport invernali di Larra-Belagua soffre di problemi similari nel senso che, dopo le due salite di categoria speciale inserite nella prima parte del percorso, ci sarà un tratto interlocutorio di quasi 40 chilometri prima di attaccare la salita finale che non è certo impossibile (9,5 Km al 6,3%). Tuttavia, ad onor del vero, va detto che la tappa del giorno precedente si farà sicuramente sentire e, se la salite di categoria speciale verranno affrontate a tutta, un atleta in giornata no potrebbe staccarsi anzitempo ed uscire definitivamente di classifica.
Appare invece dedicata alla fughe la Pamplona – Lekunberri, con circuito finale con il Puerto de Zuarrarate da affrontare due volte e il secondo scollinamento a 8 Km dal traguardo.
La terza settimana si apre con una frazione con arrivo a Bejes, pianeggiante sino alla salita finale che, anche se a quote collinari, presenta severe pendenze e potrebbe provocare distacchi di qualche secondo tra i big alla vigilia di una frazione forse decisiva.
La tappa numero 17 condurrà, infatti, la carovana da Ribadesella al mitico Angliru, una delle salite più dura della Spagna. Il “mostro” sarà preceduto da due salite che serviranno più a carburare che a lanciare attacchi, vista la brutalità della salita finale che non ha certo bisogno di descrizioni. Il punto più duro sarà quello denominato “Cueña Les Cabres”, nel quale la strada raggiunge inclinazioni che sfiorano il 24%, ma le pendenze elevatissime caratterizzano tutta la salita. L’Angliru ha sempre fatto spietata selezione e potrebbe un’altra volta rivelarsi decisivo, anche se arriva al termine di una minitappa di soli 122 km.
La diciottesima tappa presenta, però, un’altra occasione d’oro per gli scalatori con l’arrivo inedito alla Cruz de Linares da affrontare due volte nel finale, dopo una prima parte caratterizzata da altre tre salite, tra le quali anche il duro Puerto de San Lorenzo. Questa forse è la frazione in cui si può provare un attacco da lontano, prima della doppia ascesa alla Cruz de Linares. Il primo scollinamento è posto a 32 Km dalla conclusione e, dopo la discesa, non c’è molta pianura prima di attaccare nuovamente l’ascesa finale, che misura 8 Km e presenta una pendenza media dell’8.6%- Tenendo conto che siamo alle ultime tappe e le fatiche dei giorno precedente sull’Angliru, ecco che l’imboscata diventa possibile.
Dopo la tappa di trasferimento di Íscar e prima della passerella madrilena ci sarà spazio per un’atipica frazione una tappa di collina, l’unica a superare i 200 Km. La Manzanares el Real - Guadarrama non appare impossibile ma proporrà ben con 10 GPM di terza categoria con pochissima pianura tra un colle e l’altro. Sarà certamente una tappa dedicata alle fughe, con un percorso molto interessante, ma poco adatto ad un penultimo giorno di un grande giro, sempre che qualche corridore di classifica decida di confezionare una clamorosa imboscata.
In conclusione, si può dire che si tratta di un tracciato che ha abbandonato fortunatamente le classiche rampe di garage che avevano caratterizzato gli anni 10 di questo secolo, ma presenta ancora alcuni problemi.
La scelta più azzeccata sembra paradossalmente quella riguardante le tappe pianeggianti. Sono solo 4 e disposte molto bene perché sparse in modo omogeneo lungo tutto il percorso. Accanto a queste frazioni, ve ne sono altre due o tre nelle quali l’arrivo allo sprint è possibile ma tutt’altro che scontato.
Benedetto Ciccarone

La salita dell'Angliru (climbfinder.com)