Monday, April 28, 2025

VALVERDE STORY – CAPITOLO 21: AD UN PASSO DALLA SESTA FRECCIA

dicembre 17, 2022
Categoria: News

Compromessa la seconda stagione 2017 a causa della caduta rimediata nella crono d’apertura del Tour de France, che lo costringerà a 6 mesi di stop, Valverde decide di puntare per il 2018 a far bene ancora alle classiche del nord, ma stavolta il suo vero obiettivo sarà il mondiale, previsto a fine settembre sull’impegnativo circuito di Innsbruck. Le “primavere” sono oramai 38 ma l’Embatido ha ancora fame di vittorie e il suo stomaco si rivelerà ancora in grado di digerire le prelibate pietanze del calendario: a inizio stagione farà sue tre brevi ma intense corse a tappe (la Volta a la Comunitat Valencian, l’Abu Dhabi Tour e la Volta Ciclista a Catalunya), poi tornerò sulle strade del nord dove andrà vicinissimo a conquistare la sesta Freccia Vallone. Ma stavolta il giovane Alaphilippe farà meglio di lui

IN VALLONIA SI PARLA FRANCESE, ALAPHILIPPE SI VENDICA SU VALVERDE

Dopo due secondi posti sul muro di Huy alle spalle dell’inarrivabile Alejandro Valverde, il francese Alaphilippe va a prendersi di forza la Freccia Vallone ma non esulta, convinto di non essere riuscito a riassorbire Nibali che era andato in precedenza all’attacco.

Certamente Julian Alaphilippe deve aver in cuor suo imprecato non poco tagliando il traguardo della Freccia Vallone 2018. Il francese era, infatti, convinto di aver mancato per la terza volta il gradino più alto del podio. Due volte il corridore della Quick-Step era finito secondo alle spalle dello specialista per eccellenza di corse come queste, il murciano Alejandro Valverde (Movistar), recordman di vittorie alla Freccia con ben 5 successi, quattro dei quali consecutivi. Gli anni, però, passano e, per quanto certi uomini come Valverde sembrino fregarsene dell’età, il momento di cedere il passo arriva per tutti.
Quest’anno, infatti, Alaphilippe non ha semplicemente battuto Valverde allo sprint, ma lo ha addirittura staccato di 4 secondi dimostrando una netta superiorità.
Il capitano della Movistar è comunque riuscito a conquistare la piazza d’onore, dimostrando quindi che, sebbene le oramai prossime 38 primavere comincino a farsi sentire, la grinta e lo spirito agonistico sono rimasti immutati nel tempo.
Buona anche la prova di Vincenzo Nibali (Bahrain Merida) che, dopo la splendida vittoria di Sanremo, continua ad andare a caccia di classiche in una stagione impostata per arrivare al meglio ai mondiali austriaci.
La corsa si infiamma subito con alte andature che rendono difficili gli attacchi anche se, dopo 5 chilometri di corsa, Patrick Müller (Vital Concept) riesce a distanziare leggermente il gruppo. La sua azione ispira Romain Hardy (Fortuneo – Samsic), Anthony Roux (Groupama-FDJ), Cesare Benedetti (Bora – Hansgrohe), Anthony Perez (Cofidis) e Romain Combaud (Delko Marseille Provence KTM), che si accodano rapidamente a Müller. In un secondo momento si uniscono ai 6 di testa anche Kevin Van Melsen (Wanty-Groupe Gobert) ed Antoine Warnier (WB Aqua Protect Veranclassic), andando così a formare in testa un discreto drappello di fuggitivi.
La fuga riesce a conquistare un margine di vantaggio massimo di 5 minuti e 25 secondi intorno al chilometro 50. Il gruppo decide di non rischiare a le squadre dei big (in particolare Movistar e UAE Team Emirates) si mettono in testa a fare una andatura in grado di tenere il ritardo entro termini ragionevoli.
Le prime salitei passano abbastanza tranquille senza accelerazioni né defezioni poi, sulla Côte d’Amay prima e successivamente in occasione della prima scalata al muro di Huy, il gruppo impone una decisa accelerazione che provoca la rapida erosione del vantaggio, che si riduce a 1′20″ al primo passaggio sotto la linea d’arrivo.
E’ proprio sulle arcigne pendenze che portano al primo passaggio dal traguardo che allungano Robert Power (Mitchelton – Scott), Michał Kwiatkowski (Sky), Mikel Landa (Movistar), Jelle Vanendert (Lotto Soudal), Michael Gogl (Trek – Segafredo) e Alberto Rui Costa (UAE Team Emirates). Si tratta all’evidenza di uomini che non si possono lasciare andar via a cuor leggero e, infatti il gruppo reagisce prontamente neutralizzando il tentativo di attacco.
Sulla Côte d’Ereffe a provarci sono José Joaquín Rojas (Movistar), Alessandro De Marchi (BMC Racing Team), Vasil Kiryienka (Sky), Jack Haig (Mitchelton-Scott), Nibali, Ion Izagirre (Bahrain-Merida), Rafał Majka, Gregor Mühlberger (Bora-Hansgrohe), Tomasz Marczyński e Tosh Van Der Sande (Lotto Soudal), Tanel Kangert (Astana), Matteo Fabbro (Katusha-Alpecin), Simon Geschke (Sunweb), Maximilian Scachmann e Philippe Gilbert (Quick-Step Floors), con Gogl e Rui Costa ci che provano per la seconda volta.
Quest’attacco è ben strutturato, nutrito e composto da uomini di grande spessore come Nibali e Gilbert. I fuggitivi vengono tosto ripresi dai contrattaccanti e si forma in testa un gruppo molto interessante di ben 24 unità. Tuttavia, il tentativo fatica a decollare perchè non c’è accordo tra i battistrada sicché Kangert, Benedetti, Roux, Haig, Nibali e Schachmann decidono di rompere gli indugi e si lanciano in avanti. De Marchi e Kwiatkowski provano a reagire ma le energie cominciano a scarseggiare ed il tentativo di riportarsi sulla testa della corsa naufraga miseramente. Mentre anche il gruppo comincia a perdere pezzi importanti, Benedetti perde contatto sul secondo passaggio dal traguardo, ma con grande caparbietà riesce a riportarsi sotto nel tratto successivo pianeggiante. Il segnale è rivelatore e Benedetti perderà successivamente e definitivamente, insieme a Roux, le ruote dei compagni d’avventura che, nel frattempo, aumentano il loro margine di vantaggio fino a 50 secondi. Dopo la Côte d’Ereffe la corsa esplode, il margine dei battistrada cala e l’inquietudine porta ad una certa confusione della quale fanno le spese Nibali e Kangert che vengono ripresi dal gruppo, cosa della Alaphilippe non si avvede). Schachmann e Haig attaccano l’ascesa finale al muro di Huy con 10 secondi di vantaggio; Haig cede subito, mentre Schachmann tenta di resistere strenuamente, ma anche lui deve arrendersi a poco più di 200 metri dalla conclusione. Jelle Vanendert (Lotto Soudal) in testa al gruppo, con una grande accelerata sorprende un po’ tutti ma non Alaphilippe che resta incollato alla sua ruota mentre Valverde riesce in recupero a raggiungere i due. Alaphilippe, però, è bravo a ripartire a tutta, aprendo il gas proprio nel momento in cui Valverde doveva rifiatare. Il murciano è comunque secondo ma il passivo di quattro secondi da Alaphilippe è eloquente.
Il transalpino non ha, però, la faccia di chi ha vinto una grande classica, perché al portacolori della Quick step era sfuggita la capitolazione del tentativo di Nibali.
Se per Alaphilippe c’è il rammarico di non aver potuto esultare tagliando il traguardo, la sorpresa di una vittoria che credeva sfuggita è una contropartita decisamente superiore.

Benedetto Ciccarone

La grinta di Alaphilippe a pochi passi dalla cima del muro di Huy (foto Bettini)

La grinta di Alaphilippe a pochi passi dalla cima del muro di Huy (foto Bettini)

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