VALVERDE STORY – CAPITOLO 18: ED È SUBITO RECORD

dicembre 14, 2022
Categoria: News

La quarta Freccia è un traguardo che nessuno aveva mai raggiunto, ma è un obiettivo che è nelle corde di Valverde. E lo spagnolo non se lo lascia sfuggire nemmeno nel 2016, ancora una volta precedendo in vetta al muro di Huy il francesino Alaphilippe. Per un record che viene abbattuto ce n’è un altro che viene eguagliato: vincendo la Freccia per tre anni consecuitivi emula quanto compiuto negli anni della seconda guerra mondiale dal belga Marcel Kint. Ci sarà una quinta vittoria in futuro? Intanto Valverde comincia a pensare seriamente alla terza doppietta con la Liegi, altro clamoroso obiettivo che però gli sfugge perché alla Doyenne del 2016 si dovrà accontentare del 16° posto, a 12 secondi dall’olandese Wout Poels.

VALVERDE CALA IL POKER SUL MURO DI HUY

Sesto successo stagionale e soprattutto quarto in carriera alla Freccia Vallone per il murciano della Movistar, che controlla i rivali nel primo tratto del durissimo strappo finale per poi fare la differenza negli ultimi 150 metri e imporsi davanti al duo dell’Etixx-QuickStep composto da Julian Alaphilippe, che conferma la piazza d’onore del 2015, e Daniel Martin, che aveva tentato di fare il vuoto a metà del muro. Ottime prove per Enrico Gasparotto, che si conferma dopo l’exploit dell’Amstel Gold Race piazzandosi 5°, e per Diego Ulissi, che chiude 8° mentre delude Joaquim Rodríguez. che attacca in due riprese ma si spegne nel finale non andando oltre il 28° posto.

Dopo il trionfo di Enrico Gasparotto all’Amstel Gold Race il Trittico delle Ardenne è proseguito con l’80a edizione della Freccia Vallone, in cui il friulano della Wanty-Groupe si presentava come corridore di punta per quel che riguarda i colori azzurri al pari di Diego Ulissi (Lampre-Merida) ma i cui i favori del pronostico andavano sulla carta ai due atleti che hanno conquistato il muro de Huy nel 2015, vale a dire Joaquim Rodríguez (Katusha), che si è imposto in occasione del Tour de France davanti a Chris Froome (qui assente) e che ha dato buoni segnali al Giro dei Paesi Baschi, e Alejandro Valverde che ha trionfato nella passata edizione della Freccia oltre che in quelle del 2006 e del 2014 e che, dopo un avvio di stagione a fari spenti (dovuto al fatto che per la prima volta in carriera disputerà il Giro d’Italia con ambizioni d’alta classifica), ha dimostrato grande condizione dominando la Vuelta Castilla y Léon. Accanto a loro al via si sono presentati Julian Alaphilippe e Daniel Martin (Etixx-QuickStep), Michael Albasini e Michael Matthews (Orica-GreenEdge), Luis Léon Sánchez (Astana), Wilco Kelderman (Lotto-Jumbo), la rivelazione dell’Amstel Michael Valgren (Tinkoff), Philippe Gilbert e Samuel Sánchez (Bmc), Rui Costa (Lampre-Merida), Tony Gallopin e Tim Wellens (Lotto Soudal), Daniel Moreno (Movistar) e Wout Poels (Team Sky), divenuto capitano unico dello squadrone britannico che ha sospeso Sergio Henao, brillantissimo al Giro dei Paesi Baschi e pertanto atteso a una prestazione importante, per via di valori anomali nel passaporto biologico.
Come avvenuto ormai ininterrottamente nelle edizioni successive a quella del 2003, quando Igor Astarloa si impose grazie a un’azione da lontano, la corsa si è decisa negli ultimi 1300 metri, in salita con pendenza media del 9,6% e punte oltre il 20%. In ogni caso, anche in precedenza vi sono stati degli spunti interessanti, al di là della consueta lunga fuga da lontano, tenuta sotto controllo pressochè esclusivamente da Movistar e Katusha, che ha visto protagonisti Matteo Bono (Lampre-Merida), ormai un habituè di questo tipo di azioni, Koen Bouwman (Lotto-Jumbo), Silvan Dillier (Bmc), Vegard Stake Laengen (Iam Cycling), Kiel Reijnen (Trek-Segafredo), Tosh Van Der Sande (Lotto Soudal), Sander Helven (Topsport Vlaanderen), Mads Pedersen (Stolting Service), Quentin Pacher (Delko Marseille) e Steve Cummings (Dimension Data), ultimo ad arrendersi dopo essere rimasto dapprima con i soli Bono, Van Der Sande e Dillier e quindi da solo avendo staccato i compagni d’avventura subito dopo il secondo passaggio in vetta al Mur de Huy, posto ai -29 dal traguardo, per poi essere ripreso poco dopo. Tra i big le acque hanno iniziato a muoversi già in quel frangente. Si sono mossi dapprima Bjorn Thurau (Wanty-Groupe) e Rubén Fernández (Movistar), la cui azione è stata di breve durata, quindi addirittura Rodríguez che, spalleggiato dal compagno Jurgen Van den Broeck, ha approfittato di un tratto di falsopiano per tentare di avvantaggiarsi in un plotoncino comprendente anche Poels, Albasini, Giovanni Visconti (Movistar), Laurens De Plus (Etixx-QuickStep) e Mikael Chérel (Ag2r) e infine, sulle rampe della Côte de Cherave, il campione lussemburghese Bob Jungels (Trek-Segafredo) e Ion Izagirre (Movistar). A dire il vero, alla luce della presenza di Valverde nel gruppo inseguitore, la continua presenza di uomini della formazione di Unzue in avanscoperta ha destato qualche perplessità, anche perchè non si sono limitati a rimanere a ruota ma hanno collaborato nelle varie azioni. Tutto questo non ha, comunque, influito sull’andamento della corsa dal momento che gli uomini della Etixx-QuickStep hanno chiuso il gap e ai piedi dell’ascesa conclusiva al muro de Huy si è presentato un gruppo compatto di una sessantina di atleti, comprendente tutti i favoriti della vigilia ad eccezione di un Gilbert che, per l’ennesima volta in questo periodo, si è dimostrato in palese ritardo di condizione, anche a sua scusante va portata la recente frattura ad un dito subita dopo un’aggressione.
Negli ultimi 1300 metri Valverde ha corso da padrone, adottando la stessa strategia di un anno fa: quella di mantenersi sempre nelle primissime posizioni, portandosi in scia a chi tentava di fare la differenza e attendendo il tratto finale per muoversi in prima persona. Dopo una fase iniziale di studio il primo ad attaccare è stato Rodríguez, che però ha ben presto esaurito la benzina tanto che al traguardo terminerà solo 28°, mentre molto più decisa è stata l’azione di Daniel Martin, ma anche l’irlandese nulla ha potuto di fronte all’irresistibile progressione negli ultimi 150 metri di Valverde, che si è involato verso il quarto successo in carriera alla Freccia, impresa che non è riuscita in passato neppure a un certo Eddy Merckx e a due grandi nostri specialisti delle classiche delle Ardenne come Moreno Argentin e Davide Rebellin, tutti fermi a quota tre. Proprio come nel 2015, il solo Alaphilippe, che pure non aveva dimostrato questo stato di forma nelle ultime corse (al di là dell’8° posto alla Freccia del Brabante), ha tentato di contrastare il murciano bissando la piazza d’onore di un anno fa mentre Martin, comunque pericolosissimo in vista della Liegi-Bastogne-Liegi di domenica, ha completato il podio resistendo al ritorno di un Poels che non ha comunque fatto rimpiangere Henao, di un Gasparotto (che ha confermato l’eccellente stato di forma dal momento che le pendenze del muro de Huy sono senz’altro a lui più ostiche rispetto a quelle più dolci del Cauberg sulle quali ha fatto il vuoto all’Amstel Gold Race), del sempreverde Samuel Sánchez, di un Albasini che si conferma presenza fissa nelle zone alte della classifica in questa corsa, di un Ulissi che ha migliorato il 9° posto del 2012, mentre Warren Barguil (Giant-Alpecin) e Rui Costa hanno chiuso la top ten. Tutti questi uomini, a partire da Valverde che difenderà il titolo conquistato un anno fa e che anche nella “Doyenne” si è già imposto per tre volte in carriera, saranno sicuramente davanti anche nella Liegi-Bastogne-Liegi in cui dovranno, però, vedersela anche con i reduci del Giro del Trentino, su tutti i nostri Vincenzo Nibali e Domenico Pozzovivo.

Marco Salonna

Lo spagnolo Valverde si applaude il suo personale record: quarta vittoria alla Freccia Vallone, un primato che finora non aveva stabilito ancora nessun altro corridore (foto Tim de Waele/TDWSport.com)

Lo spagnolo Valverde si applaude il suo personale record: quarta vittoria alla Freccia Vallone, un primato che finora non aveva stabilito ancora nessun altro corridore (foto Tim de Waele/TDWSport.com)

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