SCALATORI, A VOI!
Arriva il momento della prima occasione per gli scalatori per ridurre le distanze dai corridori più attrezzati a cronometro e che nella lunga tappa contro il tempo di Ortona avranno già accumulato un discreto vantaggio. L’arrivo in quota a Lago Laceno non è difficilissimo ma presenta un tratto nel quale i grimpeur potrebbero provare a mettere in difficoltà gli avversari, limitato nello sviluppo ai 3 Km centrali dell’ascesa che conduce verso il traguardo. Nel 1998 Pantani fallì nell’obiettivo, ma non era ancora entrato nello stato di forma che due settimane più tardi gli consentirà di vincere il Giro d’Italia.
Chi si specchierà in rosa nelle acque del Laceno? Tre volte il Giro ha posto un arrivo sulle sponde del lago irpino e in due di queste occasioni la maglia rosa cambiò proprietario, con l’avvicendamento in testa alla classifica tra Francesco Moser e Felice Gimondi nel 1976 e il ritorno al vertice dell’elvetico Alex Zulle nel 1998. Era l’edizione che sarà vinta da Pantani e lo scalatore di Cesenatico pensò di sfruttare le impegnative pendenze dell’ultima ascesa per inscenare il suo primo vero attacco, dopo il tentativo a sorpresa sul Capo Berta nella tappa in Imperia, in compagnia di Michele Bartoli. Quest’ultimo l’indomani toglierà la maglia rosa dalle spalle di Zulle – che la indossava dal prologo di Nizza – grazie ad un buco nelle fasi preparatorie della volata di Forte dei Marmi e all’elvetico non era proprio andato giù l’aver perduto il primato in quella maniera. A dire il vero si era staccato nell’affrontare le prime rampe verso il Laceno, mentre davanti il “Pirata” era riuscito ad avvantaggiarsi tutto solo, ma quel giorno Pantani non era il solito Pantani e Zulle si riprese al punto da riuscire a raggiungere Marco, a staccarlo e a involarsi verso il traguardo, che tagliava con 24 secondi di vantaggio sugli immediati inseguitori e la maglia rosa nuovamente sulle spalle. Il corridore della Festina riuscì così ad approfittarne dell’occasione offerta dalla strada e lo stesso dovranno da oggi fare gli scalatori che, come abbiamo già ricordato, quest’anno dovranno fare i conti con una maggiorazione dei chilometri da percorrere a cronometro e dovranno sin d’ora cercare di ridurre le distanze che i passisti hanno stabilito nella lunga tappa di Ortona. E il finale verso il Laceno, al di là dei precedenti, strizza loro leggermente l’occhio, anche se i margini di movimento saranno ridotti ai 3 Km centrali (media del 9.4%) di un’ascesa che complessivamente misura poco meno di 10 Km, presenta un’inclinazione del 6.2% e può essere considerata alla stregua di un arrivo in salita, anche se dopo lo striscione del GPM si dovranno percorrere ancora 4 Km, quasi del tutto pianeggianti, per andare al traguardo. Anche la condotta di gara che il gruppo terrà nelle fasi iniziali e centrali potrà avere un considerevole peso sugli esiti di questa tappa, perché – pur non essendoci altrove grandissime pendenze – la marcia d’avvicinamento al gran finale sarà costellata di altre ascese che andranno a comporre il “mosaico” giornaliero delle difficoltà, forte di quasi 4000 metri di dislivello complessivo sbriciolati tra otto ascese e alcuni piccoli saliscendi.
I primi strappi s’incontreranno subito dopo il via da Venosa, la città natale del poeta laziale Orazio che per la prima volta avrà l’onore d’ospitare la Corsa Rosa. Si affronteranno circa 3 Km al 6% pedalando in direzione di Ginestra, seguita da un successivo tratto di 4 Km al 5.2% all’inizio del quale si sfiorerà il centro di Ripacandida, presso il quale si trova il santuario romanico di San Donato, dedicato al protettore della cittadina lucana e gemellato con quello di San Francesco ad Assisi. Al termine della salita il gruppo imboccherà un veloce tratto di superstrada in discesa che comodamente condurrà ai piedi della prima salita di una certa consistenza, che in poco più di 6 Km al 4.4% condurrà verso il Castello di Lagopesole, imponente maniero voluto dall’imperatore del Sacro Romano Impero Federico II e divenuto nell’Ottocento covo di uno dei più celebri e temuti briganti dell’epoca, Carmine Crocco, che lo occupò assieme ad altri 400 seguaci.
Non correranno rischi d’assalti briganteschi i “girini” che subito dopo intraprenderanno la discesa verso Atella e, giunti alle porte di questo centro (presso il quale è stato scoperta nel 1987 un’antica villa romana, il Complesso archeologico di Torre degli Embrici), andranno alla scoperta dell’inedito Passo delle Crocelle. Non sono mai stati affrontati prima al Giro i 13.5 Km al 4.3% di questo valico, nei quali ha le sue “radici” il sei volte campione del mondo a cronometro Fabian Cancellara, elvetico di nascita ma il cui padre è originario del comune di San Fele, che il gruppo sfiorerà nel corso dell’ascesa. Attraversando il bosco di Piano Ferraio, uno dei più rigogliosi della regione, si planerà su Bella per poi portarsi ai piedi della successiva ascesa diretta al Valico di Monte Carruozzo, sulla carta più lunga della precedente ma in realtà più breve perché spezzata in due tratti da un troncone centrale in quota lungo quasi 4 Km. I primi 5.1 Km al 5.5% saranno i più impegnativi, anche se non sono previsti quei “sesti gradi” ai quali potrebbe far pensare il passaggio dal centro di Muro Lucano, l’antica “Numistrum” presso la quale Annibale sfidò l’esercito romano capeggiato dal console Marco Claudio Marcello e la cui acropoli sorgeva sul luogo dove, secondo alcuni studiosi, oggi si trovano la concattedrale di S. Nicola e Camera e il locale castello, che nel 1382 fu teatro dell’assassinio della deposta regina del Regno di Napoli Giovanna I d’Angiò.
Risalito lo sperone di roccia sul quale è aggrappato il borgo di Castelgrande – presso il quale nel 1965 l’Istituto nazionale di astrofisica ha realizzato un osservatorio il diametro del cui telescopio è uno dei più grandi d’Italia – con i restanti 8.2 Km al 5.2% si raggiungerà il Valico di Monte Carruozzo, scavalcato il quale si lascerà la Basilicata per la Campania scendendo verso Sant’Andrea di Conza. Qui la musica cambierà diametralmente e, dopo una prima parte di gara costellata di difficoltà, nei successivi 45 Km si pedalerà in un contesto caratterizzato da lievi falsipiani e da rarissimi tratti realmente pianeggianti. Si toccheranno centri che furono duramente colpiti dal terremoto che sconvolse l’Irpinia la sera del 23 novembre 1980, non distanti dall’epicentro del sisma che causò 2914 vittime e costrinse quasi 280000 civili ad abbandonare le loro abitazioni, come accadde nella vicina Conza della Campania, totalmente ricostruita a breve distanza dal distrutto centro storico, dove il sisma riuscì a riportare alla luce i resti dell’antica e considerata perduta città romana di Compsa. Superato il centro di Teora, inizierà un tratto in discesa che riporterà la corsa nella valle dell’Ofanto, in parte attraversata nella tappa di Melfi, in vista dal passaggio da Lioni, uno dei comuni più colpiti dal terremoto di 43 anni fa che distrusse non solo le abitazioni ma anche il suo patrimonio artistico, come la chiesa di Santa Maria Assunta, che era la più antica del paese e sarà successivamente ricostruita.
Con un altro tratto di filante superstrada si correrà ai piedi della collina sulla quale si staglia la città di Nusco, il terzo comune per altezza della provincia di Avellino, la cui posizione panoramica le è valso il soprannome di “Balcone dell’Irpinia”. Il gran finale di giornata bussa oramai alle porte e inizierà poco dopo il passaggio da Montella, all’altezza del convento di San Francesco a Folloni, il cui nome ricorda un soggiorno del santo d’Assisi nel gennaio del 1222 nel bosco nel quale sarà successivamente fondato il monastero, voluto dallo stesso frate. È proprio al cospetto di quest’angolo di pace che ha inizio la salita finale, inizialmente pedalabile poiché hanno una pendenza media poco superiore al 4% i primi 5.5 Km, che si concludono poco dopo il passaggio da Bagnoli Irpino, centro conosciuto sin dall’antichità per una varietà locale di tartufo nero, recentemente riscoperto dalla gastronomia dopo i fasti del passato quando costituiva una delle prelibatezze “elitarie” che si poteva trovare sulla tavola dei sovrani borbonici. Lasciamo il desco e torniamo sulla strada che ora, come annunciato, proporrà il suo tratto più duro. La salita poi si “sgonfierà” nelle ultime centinaia di metri, lasciando quindi il palcoscenico al “velluto” degli ultimi, pianeggianti 4,4 Km di strada, durante i quali si compirà una sorta di girotondo attorno alla conca del Laceno, imperlata dal piccolo e omonimo lago nel quale si specchiano i monti di uno dei comprensori sciistici più spettacolari d’Italia, che consente di sciare avendo negli occhi da una parte lo scintillio delle nevi e dall’altra quello delle acque del Mar Tirreno, le cui coste distano, in linea d’aria, 30 Km da quelle del bacino irpino. E, per la terza volta nella storia, quegli scintillii vireranno sulle tonalità del rosa…
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Passo delle Crocelle (1136 metri). Aperto tra il Monte Santa Croce e la Costa Squadro, è valicato dalla Strada Provinciale 381 “del Passo delle Crocelle e di Valle Cupa” tra San Fele e Bella. Non è mai stato affrontato al Giro d’Italia
Valico Taverna Pugliese (786 metri). È valicato dalla Strada Provinciale 381 “del Passo delle Crocelle e di Valle Cupa” nel corso della discesa che dal Passo delle Crocelle conduce a Bella, all’altezza del bivio per quest’ultimo centro.
Valico del Granito (1136 metri). È il vero nome del passo che tradizionalmente sulle cartine del Giro è chiamato Valico di Monte Carruozzo, valicato dalla Strada Statale 7 “Via Appia” tra Castelgrande e Pescopagano. La Corsa Rosa lo ha affrontato quattro volte, la prima nel 1967 durante la tappa Potenza – Salerno, vinta dal tedesco Rudi Altig dopo che al traguardo GPM del Monte Carruozzo era transitato per primo lo spagnolo Aurelio González. Anche nel 1986 sarà un corridore iberico, Pedro Muñoz, ad espugnare questa salita, inserita nelle fasi iniziali della Potenza – Baia Domizia, terminata in volata con la vittoria di Guido Bontempi. Tre anni più tardi il grande protagonista sarà l’elvetico Stephan Joho, in fuga solitaria per 211 Km durante la Potenza – Campobasso, che lo vedrà arrivare al traguardo quasi 3 minuti prima del gruppo dopo aver toccato un vantaggio massimo di un quarto d’ora e aver, ovviamente, messo in saccoccia anche il GPM del Carruozzo. Non sarà, invece, valido per la classifica degli scalatori l’ultimo passaggio da questa salita, avvenuto durante la Montella – Matera del 1998, terminata allo sprint con il successo di Mario Cipollini.
Sella di Conza (697 metri). Quotata 694 sulle cartine del Giro 2023, vi transita lo spartiacque tra le valli dei fiumi Sele e Ofanto e viene considerata dai geografi come il punto di “sutura” tra l’appennino campano e quello lucano. Valicata in piano dalla Strada Statale 7 “Via Appia” tra Conza della Campania e Teora, è stato spesso attraversata dal Giro, l’ultima nel 1998 nelle fasi iniziali della tappa Montella – Matera, citata pocanzi. Nel 1994 ci si arrivò in salita dalla valle del Sele durante la tappa Potenza – Caserta (vinta da Marco Saligari), ma in vetta non era previsto il traguardo GPM.
Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).
CIAK SI GIRO
Da un film impegnato come “Il vangelo secondo Matteo” passiamo a una pellicola più leggera, che ha avuto come set il borgo di Nusco, sfiorato nel finale della tappa odierna. Si tratta de “La valigia sul letto”, commedia del 2010 di Eduardo Tartaglia, regista napoletano la cui carriera era iniziata come attore teatrale e che gli aveva permesso di recitare fianco a fianco ad attori formatisi alla scuola di Eduardo De Filippo, nomi del calibro di Aldo Giuffrè, Regina Bianchi e Antonio Casagrande. Proprio a teatro debutterà la rappresentazione dallo stesso titolo, pure ideata dal Tartaglia, che nel 2010 diventerà un film interpretato tra gli altri dai noti comici Maurizio Casagrande (figlio del citato Antonio) e Biagio Izzo, con lo stesso regista che si riserverà il ruolo del principale protagonista del film, l’ex impiegato dell’anagrafe Achille Lochiummo. Perduto il lavoro e scoperta l’esistenza di un pentito della camorra dal cognome quasi identico al suo (Lociummo), Achille decide grazie alle sue conosce all’anagrafe di farsi togliere l’acca dal cognome in modo da far credere di essere un parente dell’uomo e di entrare nel programma di protezione riservato dalla polizia ai pentiti. Così, assieme alla fidanzata e alla sorella di lei lascia Napoli alla volta della destinazione sicura individuata dalla polizia per i parenti di Antimo Lociummo (interpretato da Izzo, mentre Casagrande è l’ispettore che li accompagnerà): l’azione si sposta così dal capoluogo campano al “balcone dell’Irpinia”, del quale vengono proposti diversi scorci, anche se il set più sfruttato sarà il cimitero fuori dal paese, nelle cui cappelle troveranno alloggio Antimo e Achille.
In collaborazione con www.davinotti.com
Le altre location del film
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/la-valigia-sul-letto/50019937
FOTOGALLERY
Venosa, castello aragonese
Ripacandida, santuario di San Domenico
Castello di Lagopesole
Passo delle Crocelle
Tratto attraverso il bosco di Piano Ferraio
Muro Lucano, il castello
Castelgrande, l’osservatorio astronomico
La vecchia Conza, abbandonata dopo il terremoto
Lioni, la ricostruita chiesa di Santa Maria Assunta
Il centro di Nusco visto dalla strada che percorreranno i “girini”
Vista panoramica dal castello di Nusco
Montella, monastero di San Francesco a Folloni