BIS DI POGACAR AL LOMBARDIA, LE FOGLIE MORTE CADONO ANCORA SU TADEJ
Chiude la stagione della classiche come l’aveva iniziata alla Strade Bianche Tadej Pogacar, con la seconda vittoria di fila al Lombardia. L’attacco decisivo come era prevedibile è nato sulla salita del Civiglio con il solo Enric Mas, uscito in gran forma dalla Vuelta, a tenere il passo dello sloveno sino alla volata finale, alla quale la superiorità di Pogacar era ampiamente nota.
Il Giro di Lombardia è sempre stata una corsa straordinaria, la corsa che chiude la stagione delle grandi classiche, l’ultima corsa importante della stagione ed è proprio con questa corsa che due grandi campioni come Alejandro Valverde (Movistar) e Vincenzo Nibali (Astana) hanno deciso di chiudere la loro splendida e lunga carriera. Il palcoscenico è di quelli d’eccezione, una grande monumento che si disputa addirittura dal 1905, dai tempi del ciclismo pionieristico e straordinario dell’inizio del secolo scorso. Nibali ha centrato due volte la vittoria su queste strade, mentre Valverde non è mai riuscito ad aggiudicarsi la classica delle foglie morte, pur avendo centrato tre volte la piazza d’onore.
Questa volta è andata meglio allo spagnolo che, vincendo la volata del gruppetto dei battuti, si è aggiudicato il sesto posto, mentre lo “Squalo” ha ceduto alle fiammate sul Civiglio ed è arrivato ventiquattresimo.
Il percorso di quest’anno prevedeva l’itinerario da Bergamo a Como, con una prima parte con molte salite in successione, prima di affrontare una sessantina di chilometri pianeggianti. Nel finale, la storica salita della Madonna del Ghisallo con il suo Museo del Ciclismo, un primo pssaggio sul San Fermo della Battaglia, quindi la durissima ascesa del Civiglio prima di ripetere per l’ultima volta la salita verso San Fermo della Battaglia.
Tatticamente è andata come quasi tutti si aspettavano, con una fuga che è andata via nelle fasi iniziali e che è stata ripresa nel tratto di pianura, prima che le squadre dei favoriti iniziassero a forzare sul Ghisallo. Proprio sulla salita verso il santuario più caro ai ciclisti si sono avuti i primi segnali dai big con il francese Julian Alaphilippe (Quick-Step) che ha perso terreno.
La corsa ha visto il primo vero momento decisivo sul Civiglio e il secondo sul San Fermo, per poi decidersi in una volata a due dall’esito abbastanza prevedibile visti i valori in campo.
Tadej Pogacar (UAE) si è così vendicato della sconfitta subita pochi giorni fa al Giro dell’Emilia ad opera di Enric Mas (Movistar), che se lo era levato di ruota sulle rampe del San Luca.
Lo spagnolo è uscito dal Giro di Spagna con una forma straordinaria e a questo punto è ancora maggiore il rammarico per l’assenza dell’iridato Remco Evenepoel (Quick-Step), uscito ancor meglio di Mas dalla Vuelta e unico big a non rispondere all’appello della classica delle foglie morte.
La corsa ha visto, sin dalla prima battute, vari tentativi di allungo, dalla bagarre è uscita fuori una fuga formata da Christian Scaroni (Astana), Alex Tolio (Bardiani-CSF-Faizanè) e Simone Ravanelli (Drone Hopper – Androni Giocattoli), Davide Bais (EOLO-Kometa), Luca Covili (Bardiani-CSF-Faizanè), Lawson Craddock (BikeExchange – Jayco), Alessandro De Marchi (Israel – Premier Tech), Kenny Elissonde (Trek – Segafredo) e Natnael Tesfatsion( Drone Hopper – Androni Giocattoli). L’ultimo ad unirsi all’azione di attacco è stato Aurélien Paret-Peintre (AG2R Citroën Team), che aveva perso il momento decisivo ma riesce ad evadere grazie ad un rilassamento del gruppo principale.
Come era prevedibile sono le squadre dei due grandi protagonisti dell’ultimo Tour de France a tenere in mano le operazioni in gruppo. Il vantaggio non arriva mai a livelli elevati, anche perché sulle salite bergamasche il gruppo viaggia a un’sndatura sostenuta, mentre le discese, affrontate con prudenza dal gruppo, sorridono maggiormente ai battistrada. In questa fase, meritano segnalazione due cadute che causano i ritiri di Lorenzo Fortunato (Eolo-Kometa) e Mikel Nieve (Caja Rural-Seguros RGA) la prima e di Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty-Gobert) la seconda.
E’ il tratto di pianura di 60 km che porta a Bellagio che segna la fine del tentativo del mattino, aprendo di fatto gli scenari ad un’altra corsa, quella vera, nella quale i big iniziano a pensare alle grandi manovre.
Sulla salita verso il mitico Santuario del Ghisallo è dapprima la Jumbo Visma a forzare il ritmo, ma sarà invece Joao Almeida (UAE) in versione gregario a provocare i maggiori problemi in coda al gruppo, con l’ex campione del mondo Alaphilippe che perde contatto confermando il momento negativo attuale. Anche Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost), punta dell’Italia all’ultimo mondiale, perde contatto mettendo ancor più in luce il momento negativo del nostro movimento.
Sulla prima ascesa verso San Fermo della Battaglia si vedono davanti anche gli uomini della Bora – Hansgrohe con Matteo Fabbro che ottiene la collaborazione di Marc Hirschi (UAE) per selezionare ulteriormente il gruppo, che già si era notevolmente assottigliato sul Ghisallo.
La corsa si accende sul Civiglio, con Pogacar che, lanciato da Davide Formolo e Rafal Majka, parte ai -20 seguito da Mas e Mikel Landa (Bahrain – Victorious), mentre Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) rimane imbrigliato nel gruppo. Il capitano della Bahrain però non riesce a reggere il ritmo dei due scatenati compagni di attacco e scollina con 12 secondi di ritardo, mentre un plotoncino formato da Sergio Higuita (Bora-Hansgrohe), Vingegaard, Rudy Molard (Groupama – FDJ), Adam Yates (INEOS Grenadiers), Carlos RodrÃguez (INEOS Grenadiers), Valverde, Romain Bardet (Team DSM), Bauke Mollema (Trek – Segafredo) e Giulio Ciccone (Trek – Segafredo) transita con 35 secondi.
Considerando il percorso, l’attacco sul Civiglio era più che previsto e Mas è stato lesto a rispondere.
In discesa Landa riesce a rientrare sui battistrada ma, quando sul San Fermo della Battaglia Mas dà fuoco alle polveri, per il basco non c’è niente da fare, mentre invece Pogacar segue senza problemi lo spagnolo e prova sua volta un allungo. Dietro si avvantaggiano sul plotoncino che non viaggia a folle velocità Higuita e Rodriguez, ma è troppo tardi per sperare di conquistare un posto sul podio. La vittoria se la vanno a giocare in volata i due e, come era prevedibile, è Pogacar a trionfare anche se meno nettamente di quanto si potesse immaginare. L’impressione è quella che Pogacar abbia sbagliato i tempi, pur riuscendo a battere Mas che gli è nettamente inferiore allo sprint; aveva, non a caso, cercato per due volte di levarselo di ruota sul San Fermo.
Terzo è Landa mentre, dopo Higuita e Rodriguez, è Valverde a regolare il plotoncino dei primi inseguitori, chiudendo la carriera con un sesto posto dopo il terzo conquistato alla Tre Valli Varesine.
Pogacar ha chiuso la stagione come la aveva iniziata, con una vittoria in una grande classica. La Strade Bianche non è una monumento ma certamente rappresenta la prima grande corsa della stagione, mentre il Lombardia è l’ultima. Questo rende l’idea di come Pogacar sia competitivo tutto l’anno. Lo sloveno ha fallito l’obbiettivo Tour de France, pur avendo vinto tre tappe, ma colui che lo ha battuto sulle strade francesi non può vantare una stagione come quella del ventiquattrenne vincitore oggi.
Mas, dopo questo finale di stagione, ha fatto capire quale sia la sua dimensione e certamente lo ritroveremo protagonista l’anno prossimo.
Il rammarico è stata l’assenza di Evenepoel, che però non ci farà mancare anch’egli lo spettacolo nella prossima stagione.
Dello spettacolo offerto da questi corridori abbiamo ora quanto mai bisogno dopo l’abbandono di Nibali e Valverde, che oggi appendono la bici al chiodo.
Terminata l’ultima grande classica agli appassionati non rimane che accompagnare questa sera Filippo Ganna nel tentativo di stabilire il nuovo record dell’ora
Benedetto Ciccarone

Il bis di Pogacar sul traguardo del Giro di Lombardia (Getty Images)