UN GRANDE EVENEPOEL DEMOLISCE LA CONCORRENZA E VESTE L’IRIDE.

settembre 25, 2022
Categoria: News

Il recente vincitore della Vuelta Espana 2022 è il nuovo campione del mondo. Sul circuito australiano il belga va via a 35 chilometri dalla conclusione e vince in solitaria con 2 minuti e 20 sugli inseguitori, ricompattatisi nel finale dopo un tentativo di contrattacco.

Per Remco Evenepoel è davvero un momento magico, dopo la consacrazione come corridore da corse a tappe all’ultimo Giro di Spagna arriva il titolo di campione del mondo con una corsa disputata a livelli altissimi, tanto da riuscire ad arrivare solo al traguardo con tutti gli avversari a oltre due minuti, cosa che ai mondiali è davvero molto difficile perché le caratteristiche dei circuiti non favoriscono le azioni solitarie e tantomeno i grossi distacchi.
Il belga ha avuto la compagnia del kazako Alexey Lutsenko nella prima fase del suo attacco, ma poi lo ha perentoriamente staccato in salita e se ne è andato, senza dare a nessuno la possibilità di avvicinarsi.
Il ciclismo moderno soffre molto l’esasperata tecnologia – sia nel mezzo, sia nella preparazione di atleti e squadre – con il risultato che, sempre più spesso, le corse in bicicletta risultano estremamente chiuse e, anche su percorsi duri, la differenza si riesce a fare solo nel finale per delle incollature.
Negli ultimi tempi, tuttavia, si sono affacciati sulla scena atleti come Tadej Pogacar, che si lanciano in attacchi da distanze che sembrano impossibili, riuscendo a portare a termine positivamente i loro tentativi.
Uno di questi atleti è Mathieu van der Poel, spesso protagonista di grandi imprese sia nelle classiche, sia nelle tappe dei grandi giri. Oggi però l’olandese non è stato della partita, essendosi ritirato dopo soli 30 km a causa di un curioso episodio che lo ha visto arrestato a seguito di una lite con alcuni clienti dell’albergo che, a dire del corridore, stavano disturbando il suo riposo con rumori. Il capitano della nazionale dei Paesi bassi è riuscito a tornare in stanza dopo il rilascio su cauzione solo a notte fonda e oggi non era in condizioni di essere competitivo; così ha preferito ritirarsi già dalla fasi iniziali della corsa.
Dopo vari tentativi di attacco nelle fasi iniziali, riescono ad avvantaggiarsi Pier-André Coté (Canada), Bilguunjargal Erdenabat (Mongolia), James Fouché (Nuova Zelanda), Michael Kukrle (Repubblica Ceca), Emīls Liepiņš (Lettonia), Lukasz Owsian (Polonia), Simon Pellaud (Svizzera), Jaka Primožič (Slovenia), Juraj Sagan (Repubblica Slovacca), Guy Sagiv (Israele) e Nicolas Sessler (Brasile).
I tentativi di ricongiungimento da parte di Ognjen Ilić (Serbia), Rien Schuurhuis (Vaticano) e Muradjan Khalmuratov (Uzbekistan) prima e di Antoine Berlin (Principato di Monaco) e Daniel Bonello (Malta) poi non centrano l’obiettivo, perché il gruppo alza notevolmente il ritmo grazie alla nazionale francese, che appare particolarmente pimpante.
Sono infatti Pavel Sivakov e Bruno Armirail che, con le loro accelerazioni, vanno a spezzare il gruppo.
Tra gli uomini davanti ci sono grossi nomi come Pogacar e Wout Van Aert (Belgio), ma su questi uomini si avvantaggiano Samuele Battistella (Italia), Pieter Serry (Belgio), Ben O’Connor (Australia), Lucas Plapp (Australia) e il citato Armirail.
I contrattacanti collaborano tra di loro e, mentre il gruppo dietro si ricompatta, gli inseguitori riescono a raggiungere i battistrada.
A 150 Km dalla conclusione c’è quindi un drappello in testa con un vantaggio di 8 minuti sul gruppo che, dopo essersi ricompattato, ha tirato il fiato d ha lasciato spazio agli attaccanti.
Sono soprattutto Spagna e Olanda che vanno ad aumentare il ritmo di un gruppo che recupera progressivamente terreno. A circa 80 km dalla conclusione, quando il distacco del gruppo è sceso a tre minuti, Battistella prova ad accelerare.
Su di lui si portano Kukrle, Liepiņš, O’Connor, Pellaud, Primožič, Serry e Sivakov mentre da dietro, ancora su impulso della Francia, si avvantaggia un gruppetto con nomi molto interessanti: Romain Bardet (Francia), Nicola Conci (Italia), Coté, Stan Dewulf (Belgio), Pascal Eenkhorn (Paesi Bassi), Evenepoel, Fouché, Kévin Geniets (Lussemburgo), Quinten Hermans (Belgio), Jai Hindley (Australia), Lutsenko, Quentin Pacher (Francia), Nelson Powless (USA), Nairo Quintana (Colombia), Lorenzo Rota (Italia), Juraj Sagan, Sagiv, Mauro Schmid (Svizzera), Mattias Skjelmose Jensen (Danimarca), Jake Stewart (Regno Unito), Florian Sénéchal (Francia), Rasmus Tiller (Norvegia), Jan Tratnik (Slovenia), Ben Tulett (Regno Unito) e Nickolas Zuckowsky (Canada).
Questo gruppo riesce a riportarsi sulla testa della corsa, con Evenepoel che appare particolarmente attivo insieme ai francesi nel cercare di tenere alta la velocità. Il ritmo elevato causa sia la perdita di contatto da parte di Quintana, O’Connor e Owsian, sia la crescita del vantaggio sul gruppo, che va oltre i due minuti.
Mentre dietro cominciano ad accelerare, riducendo il distacco, la corsa si infiamma tra i battistrada ai -35 con Evenepoel che va via in pianura insieme a Lutsenko. I due riescono a guadagnare poco alla volta su di un quartetto di contrattaccanti formatosi alle loro spalle e composto da Rota, Schmid, Eenkhorn e Skjelmose Jensen.
In pianura la coppia di testa collabora ma, quando la strada inizia a salire, non c’è storia. Evenepoel stacca senza problemi Lutsenko e si appresta ad una cavalcata solitaria di 26 Km, tanti ne mancano nel momento al traguardo.
Il futuro campione del mondo, a quel punto, affonda il colpo spingendo al massimo e dilatando i distacco oltre ogni immaginazione. Dietro c’è la lotta per le medaglie con Lutsenko che tenta di resistere al rientro dei contrattaccanti, ma viene ripreso.
Nell’ultimo chilometro i quattro contrattaccanti si guardano davvero troppo sin quasi a fermarsi e subiscono la beffa. Da dietro piomba, infatti, su di loro un gruppetto selezionato da Van Aert. A questo punto è volata, con Christophe Laporte (Francia) che conquista l’argento in volata, lasciando il bronzo al corridore di casa Michael Matthews (Australia). Medaglia di legno per Van Aert che chiude quarto davanti al primo degli azzurri, Matteo Trentin.
Il corridore italiano non era al top della condizione ed il fatto che abbia chiuso primo tra gli italiani la dice lunga sul momentaccio che sta attraversando il nostro movimento. Non è più l’epoca dei Bartoli, dei Bettini e dei Ballan. Le nazionali di allora, inoltre, non si limitavano a schierare solo queste punte, ma vantavano ai nastri di partenza altri possibili vincitori, andando a comporre una squadra che poteva far impazzire le altre con diversi piani tattici che andavano spesso a sovrapporsi, costringendo gli altri favoriti a sfinire le proprie squadre, lasciandoci spesso in superiorità numerica.
Oggi, a dire la verità, di spazio non ne abbiamo visto molto. La Francia si è data molto da fare per rendere dura la corsa ma, alla fine, ne ha approfittato il corridore più in forma del momento. Evenepoel è uscito dalla Vuelta non solo con una condizione fisica straordinaria, ma anche con grande fiducia.
L’allungo in pianura, tenuto solo da Lutsenko, è stato letale perché gli altri hanno anche provato a rispondere, ma non sono riusciti a rientrare e hanno continuato a perdere pochi secondi alla volta. Al momento della salita poi neppure Lutsenko ha avuto scampo.
Nella fase successiva, forse lo studio dietro ha un po’ favorito il dilatarsi del distacco, ma è stato l’affondo a testa bassa del vincitore a portare il gap vicino ai 2 minuti e mezzo.
Come si diceva in apertura, un’impresa simile riporta un po’ indietro il ciclismo, lo riporta a quando la tecnologia non tarpava le ali a chi aveva i numeri per lanciarsi in grandi imprese.
Questo non significa che non siano auspicabili riforme volte a far sì che emergano maggiormente le differenze con corse più spettacolari (squadre meno numerose, abolizione di frequenzimetri, misuratori di potenza, radioline, eccetera) tuttavia, come si è sempre detto, il ciclismo ha bisogno soprattutto di quei grandi interpreti che gli hanno permesso di diventare uno sport molto popolare. Oggi un altro corridore, che sino a quest’anno era una grande promessa, si è inserito tra i grandi interpreti di quest’epoca e già dalla prossima primavera lo ritroveremo a battagliare con i migliori nelle classiche in maglia iridata, senza scordarci il prossimo Giro di Lombardia nel quale Pogacar culla sogni di bis.

Benedetto Ciccarone

Evenepoel punta deciso alla maglia iridata sul circuito di Wollongong (Getty Images)

Evenepoel punta deciso alla maglia iridata sul circuito di Wollongong (Getty Images)

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