BENVENUTO GIRO PER CAMOSCI
Montevergine di Mercogliano, Etna, Grossglockner, Monte Zoncolan, Gardeccia, Nevegal (in cronoscalata), Macugnaga e Sestriere: saranno addirittura 8 i traguardi in quota del Giro d’Italia 2011, edizione che, a livello di bilanciamento salite – cronometro ricalca in larga parte l’edizione 2010. L’unica cronometro per specialisti sarà infatti quella conclusiva, 32,8 km con partenza da Piazza Castello a Milano e arrivo in Piazza del Duomo. Andiamo ad analizzare più nel dettaglio le 21 tappe del Giro presentato oggi a Torino e che vedrà impegnati i corridori dal 7 al 29 maggio del prossimo anno.
Foto copertina e gallery di Giuseppe de Socio
3496 km, 17 regioni toccate, 8 arrivi in salita, una cronometro a squadre, una cronoscalata, una crono individuale per specialisti, 24.000 metri circa di dislivello complessivo. Questo il Giro 2011 in dati, fermo restando che è noto come, di fatto, il tracciato non sia da ritenersi definitivo fino a pochi giorni prima della partenza, con tappe che possono essere soggette anche a cambiamenti radicali (si pensi alla Cuneo – Pinerolo dell’edizione 2009). Dati che già lasciano intuire quanto un’analisi più attenta del percorso rende più che evidente: anche quello del prossimo anno sarà un Giro d’Italia cucito su misura agli scalatori puri, che avranno a disposizione un’ampia gamma di terreni su cui prendere margine in vista dell’unica vera crono, collocata all’ultimo giorno di gara. Un Giro che ricalca molto da vicino il canovaccio della passata edizione, con molte montagne, un’unica cronometro per specialisti in chiusura, una cronoscalata – ancorché di caratteristiche molto differenti – e una cronosquadre nelle battute iniziali (lo scorso anno al quarto giorno di gara, questa volta in apertura).
Proprio la prova più amata dagli sponsor aprirà, il 7 maggio, l’edizione numero 94 della Corsa Rosa, su un tracciato di 21,5 km dalla Venaria Reale al cuore di Torino. Preannunciando quello che sarà forse il principale difetto del tracciato, il Giro conoscerà subito lo stress del trasferimento, quando i corridori raggiungeranno Alba per la partenza della 2a tappa, una delle più lunghe (242 km), con epilogo a Parma. Sarà questa una delle frazioni più agevoli delle tre settimane sotto il profilo altimetrico, nonché una delle più ghiotte occasioni per le ruote veloci del gruppo, che sin dal giorno successivo dovranno fare i conti con le velleità dei finisseur. Tanto la Reggio Emilia – Rapallo quanto la Quarto – Livorno, con gli strappi rispettivamente di Madonna delle Grazie e Montenero nel finale, potrebbero infatti essere preda di qualche coraggioso, con la prima decisamente più indiziata della seconda.
Pressoché impossibile pensare invece di assistere ad uno sprint a ranghi compatti ad Orvieto, nella 5a tappa, quando un tratto di sterrato e 3 GPM nella seconda metà, ultimo dei quali il Valico di Monte Nibbio, restringeranno il campo dei pretendenti al successo già prima dello strappo verso il traguardo umbro. Insidioso anche il finale della Orvieto – Fiuggi Terme del giorno successivo, tappa che precederà il primo arrivo in salita del Giro 2011, ai 1260 metri di Montevergine di Mercogliano. Un’ascesa che comunque mai, nelle sue precedenti apparizioni alla Corsa Rosa, ha generato grossa selezione, e che il prossimo anno giungerà per di più al termine di una tappa di appena 100 km – la più corta del Giro -, inasprita in precedenza dal solo Monte Taburno, a 65 km circa dal termine.
Ben più selettivo si preannuncia invece il secondo traguardo in quota, quello posto, all’indomani della facile Sapri – Tropea di sabato 14 maggio (attenzione però ad una lieve pendenza nel finale), al Rifugio Sapienza, alle pendici dell’Etna, dopo 159 km con partenza da Messina. L’ascesa finale, dal versante di Nicolosi, sarà preceduta da un’altra scalata al vulcano, questa volta fino al Rifugio Citelli, salendo da Linguaglossa.
Il successivo giorno di riposo servirà a trasferire la carovana in Molise, a Termoli, da cui prenderà le mosse la facile frazione diretta a Teramo, dove la lieve pendenza del finale non dovrebbe precludere ai velocisti la possibilità di giocarsi il traguardo parziale. Schiacciata fra quella di Teramo e un’altra frazione destinata agli sprinter, la Castelfidardo – Ravenna, i corridori troveranno, mercoledì 18 maggio, la tappa più accidentata del Giro, ben più di quanto non dicano i 4 GPM in programma. I 160 km da Tortoreto Lido a Castelfidardo, unica sede d’arrivo che avrà il privilegio di ospitare anche la successiva partenza, presentano infatti almeno una decina di strappi significativi, incluso quello che porterà sul traguardo marchigiano.
Con il già citato arrivo per velocisti a Ravenna si chiuderà di fatto una prima metà di Giro nervosa, e se ne aprirà una seconda, anticipata da un maxitrasferimento a Spilimbergo, marcatamente favorevole agli uomini della montagna. I grimpeur troveranno terreno fertile già venerdì 20 maggio, quando la 13a tappa sconfinerà in Austria, per raggiungere il traguardo del Grossglockner, posto a 1908 metri di quota, al termine del troncone più impegnativo della salita. Una giornata significativa, ma il cui peso rischia di scomparire di fronte alle cavalcate titaniche delle due frazioni successive. Sabato 21 maggio, i passi di Monte Croce Comelico, Sant’Antonio e Mauria precederanno infatti la tanto attesa accoppiata Monte Crostis – Monte Zoncolan, entrambi dai versanti più letali. Una tappa che potrebbe riscrivere radicalmente la classifica e generare fra i big dei distacchi che ora come ora risultano assai difficili da prevedere; per averne un’idea, si prendano quelli del 2010, e si pensi a come sarebbero potuti variare (a parità di condotta tattica, naturalmente) se prima dello Zoncolan vi fosse stato un mostro di 15 km e mezzo al 9% di pendenza media, seguito da un tratto di altopiano in sterrato.
Non solo, ma la sfiancante maratona in alta montagna della 14a tappa renderà ancor più aspri gli ostacoli proposti dalla frazione successiva: 230 km da Conegliano al Rifugio Gardeccia, scalando Piancavallo, Passo di Sant’Osvaldo (non segnalato come GPM), Forcella Cibiana, Passo Giau e Marmolada prima dell’erta finale, tanto breve quanto ripida. Una tappa che potrebbe invogliare i più coraggiosi (o semplicemente gli atleti usciti meno distrutti degli altri dalla frazione precedente) ad attaccare anche da lontano, con più punti (almeno le ultime tre salite) che si prestano ad inscenare offensive importanti.
Il secondo ed ultimo riposo farà da prologo al sesto arrivo in quota, quello previsto per i 12,7 km della cronoscalata Belluno – Nevegal. Ascesa decisamente più adatta ad una prova di questo genere rispetto alle pendenze proibitive di Plan de Corones, nonché indubbiamente più alla portata di chi del termine “cronoscalata” predilige la prima metà. Sarà invece tappa da fughe, in virtù delle pedalabili scalate ai passi del Tonale e dell’Aprica, la Feltre – Sondrio dell’indomani, la frazione più lunga della Corsa Rosa con i suoi 246 km, animata anche da uno strappo nel finale.
Il Passo di Ganda, posto a 30 km dal traguardo di San Pellegrino Terme, sarà il piatto forte della 18a tappa, anche se riesce difficile pensare che qualche uomo di classifica voglia avventurarsi in un’offensiva alla vigilia degli ultimi due arrivi in quota. Tanto più che, se quello di Macugnaga sembra prestarsi ad un finale allargato a tutti i big, quello di Sestriere, di per sé non molto più impegnativo, sarà invece posto al termine di una frazione lunghissima (242 km), e sarà soprattutto preceduto dall’ultimo mostro del Giro, il Colle delle Finestre, che dopo 6 anni farà il suo ritorno sulle strade rosa. Probabile che, dopo tutte queste asperità, il Giro sia già ampiamente deciso; se così non fosse, ultimo ed inappellabile giudice sarà il cronometro, arbitro della prova contro il tempo conclusiva di Milano, con partenza da Piazza Castello e arrivo in Piazza del Duomo, dopo 32,8 km che rappresenteranno l’unica vera frazione dedicata ai re della specialità.
Un Giro dunque in perfetto stile Zomegnan: tante salite, molti arrivi in salita, grossa attenzione al lato spettacolare, anche talvolta a scapito dell’equilibrio complessivo (non avremmo certamente gridato allo scandalo se la crono finale avesse misurato qualche chilometro in più, o se da qualche parte fosse stata infilata un’altra prova contro il tempo, anche di modesta lunghezza). Un tracciato che ci sentiamo comunque di promuovere pienamente, malgrado qualche trasferimento di troppo, e il concreto rischio che, in caso di netta superiorità di un corridore sugli altri, il nome del vincitore possa già risultare definito dal trittico alpino della seconda settimana. Nuove L’Aquila permettendo, ovviamente.
Matteo Novarini
IMMAGINI “SFUSE” DALLA PRESENTAZIONE