NON C’E’ DUE SENZA RE: GILBERT II SOVRANO DI LOMBARDIA
Il belga replica il successo del 2009, imponendosi in solitaria a Como sotto la pioggia battente che ha caratterizzato quasi tutto il 104° Giro di Lombardia. Ultimo ad arrendersi Michele Scarponi, distanziato sulle ultime rampe del San Fermo della Battaglia. 3° Pablo Lastras, davanti a Fuglsang e ad uno sfortunatissimo Vincenzo Nibali, rimasto escluso dalla lotta per la vittoria a causa di una caduta nella discesa della Colma di Sormano.
Foto copertina: Philippe Gilbert lascia Scarponi e s’invola verso il suo secondo Giro di Lombardia (foto Bettini)
Per certi versi è stato un Lombardia vecchia maniera: pioggia, freddo, cielo plumbeo, fari delle auto ad illuminare una strada flagellata dalla pioggia e avvolta dalla nebbia, e selezione come non si vedeva da tempo in una classica che non fosse la Parigi – Roubaix. A mancare, rispetto agli anni d’oro del pedale, è stata soprattutto una start list orfana di molti protagonisti: pressoché del tutto assenti gli specialisti delle grandi corse a tappe, con le sole eccezioni di Samuel Sanchez e Vincenzo Nibali, e parecchi forfait anche da parte di atleti che proprio su corse in linea di questo genere hanno costruito almeno in parte le loro carriere, da Damiano Cunego ad Alexander Vinokourov – solo per fare qualche nome -, senza contare il ritiro nelle battute iniziali di Joaquin Rodriguez.
A dispetto dei molti grandi nomi non schieratisi alla partenza milanese dell’ultima gara-monumento della stagione, possiamo però essere ragionevolmente convinti che, quand’anche l’intero gotha del ciclismo mondiale fosse stato presente, non sarebbe probabilmente cambiato il nome del vincitore. Philippe Gilbert, già principale protagonista del Mondiale australiano di due settimane fa, quando vide sfumare un titolo iridato praticamente già conquistato a causa di eccessiva fiducia nelle proprie gambe e un po’ troppo vento contrario, ha infatti dimostrato una volta di più quanto già ben sapevamo, ossia che, con il ritiro di Paolo Bettini e la squalifica di Alejandro Valverde, è divenuto il numero uno al mondo in fatto di classiche vallonate. Il belga si è imposto con ancora maggiore autorità rispetto a dodici mesi fa, quando soltanto allo sprint riuscì a piegare la resistenza di Samuel Sanchez, e un folto gruppo di inseguitori gli giunse a poche decine di metri. Soltanto Michele Scarponi è infatti riuscito ad impedire che quella di Gilbert divenisse una cavalcata trionfale, tenendo la sua scia fino agli ultimi metri del San Fermo della Battaglia, ultima erta di giornata, allorché un’ultima trenata del vallone ha fiaccato anche la strenua resistenza del marchigiano.
A generare la selezione che ha reso possibile una sfida finale tanto ristretta ha senz’altro contribuito anche il nuovo percorso della Classica delle Foglie Morte, che ha visto la sostituzione del pedalabile Civiglio con la ben più lunga ed arcigna Colma di Sormano, subito dopo il Ghisallo. Proprio la serrata concatenazione delle due ascese ha sgretolato un gruppo fino ad allora ancora assai numeroso, agevolata dagli scatti in serie di Gusev, Madrazo e Visconti sulla prima grande salita di giornata, che hanno consentito ai tre di guadagnare fino a 1’ sugli inseguitori, andando al contempo a neutralizzare definitivamente la già agonizzante fuga mattutina di Albasini, Gallopin, Mirenda, Da Dalto, Carlstrom e Caccia. Mollema, Zubeldia e Nieve sono poi via via evasi dal plotone sulla Colma di Sormano, ma è stata l’accelerazione di Vincenzo Nibali a 3 km dalla vetta a restringere il lotto dei contendenti ai soli grossi calibri, con Scarponi e Gilbert che già si segnalavano come i più pronti a replicare agli affondi del siciliano.
Il reale punto di svolta della corsa è risultato però essere, più che la tanto temuta Colma, la successiva discesa, e non soltanto perché entro la sua metà si sono infrante le speranze di Mollema, ultimo degli attaccanti rimasto davanti ai big. La strada bagnata non ha infatti sedato l’intraprendenza di Philippe Gilbert, che ha anticipato il pronosticato attacco di Nibali muovendosi in prima persona, e disegnando una discesa magistrale, lungo la quale solamente lo stesso messinese, Scarponi e Lastras sono riusciti a tenere la sua ruota. Non solo, ma proprio quando al comando sembrava doversi formare un quartetto decisamente ben assortito, destinato quasi certamente a giocarsi il Lombardia sull’ultima salita, a sconvolgere di nuovo l’assetto della corsa ha provveduto un tornante a sinistra mal disegnato da Nibali, al quale l’asfalto viscido ha negato ogni alternativa alla caduta. Uno scivolone fortunatamente indolore, ma che è costato una manciata di secondi al leader Liquigas, e ha creato fra Gilbert e gli inseguitori un buco di qualche decina di metri, rapidamente dilatatosi poi nell’ultimo tratto della picchiata.
Con Lastras rimasto attardato rispetto a Scarponi, il vallone è parso per qualche chilometro voler tentare l’impresa, impegnandosi a fondo per conservare i pochi spiccioli di vantaggio da gestire rispetto all’uomo Diquigiovanni. A più miti consigli lo ha però richiamato l’ammiraglia, suggerendogli di attendere il rientro di un prezioso compagno di fuga, così da riequilibrare almeno in parte i rapporti di forza con il successivo gruppo inseguitore, comprendente Nibali, Fuglsang, Nieve, Sanchez, Barredo, Fuglsang, Uran e Lastras.
Anche per buona parte del San Fermo della Battaglia, quasi che dopo la rinuncia alla grande impresa avesse deciso di imporsi nella maniera meno dispendiosa, Gilbert è parso non voler fare a meno della compagnia di Scarponi, salendo fianco a fianco con l’italiano fin quasi in cima; finché, più o meno nel medesimo punto in cui aveva inscenato la sparata decisiva lo scorso anno, il vallone, senza neppure scattare, si è ritrovato con qualche metro su uno Scarponi rallentato anche da una difficoltà nel cambiare rapporto, e ha così deciso di regalarsi 6 km di leadership solitaria. La discesa conclusiva è servita soltanto per dar modo al belga di incrementare il suo margine, potendosi così concedere qualche gesto di esultanza già a poco meno di 2000 metri dal termine, prima di alzare le braccia sul Lungo Lario Trento per il secondo anno consecutivo.
Scarponi si è dovuto accontentare della piazza d’onore, 12’’ più indietro, mentre un sorprendente Pablo Lastras si è avvantaggiato sul resto degli inseguitori sulle ultime rampe del San Fermo, ed è andato a cogliere un brillantissimo 3° posto. Fuglsang ha anticipato nella non-volata per il 4° posto un Vincenzo Nibali visibilmente e comprensibilmente contrariato per lo sfortunato capitombolo che gli ha negato una chiusura di stagione all’altezza di un’annata comunque trionfale, in cui è stato l’unico corridore al mondo a salire sul podio in due grandi giri. Per il siciliano, l’appuntamento con il primo successo in una grande classica dovrà essere rimandato almeno al 2011. Quale possa essere la corsa individuata quale possibile obiettivo dipenderà in buona parte da ciò che il messinese intenderà fare per quel che riguarda le grandi corse a tappe; con la consapevolezza però che, in ogni caso, bisognerà fare i conti con Philippe Gilbert. E il belga, dopo aver finalmente completato, lo scorso anno, il passaggio da grande talento a campione, sembra non volersi più fermare.
Matteo Novarini