POGACAR: UNA VITTORIA CHE SA DI RESA

luglio 20, 2022
Categoria: News

Pogacar conquista il primo tappone pirenaico con una condotta di gara che è sembrata improntata più a conquistare il successo parziale che a mettere in difficoltà il corridore in maglia gialla.Grande lavoro di McNulty che ha sfiancato tutti gli uomini di classifica ed ha permesso a Pogacar e, di riflesso anche a Vingegaard, di distanziare Thomas

Il ciclismo è uno sport spietato, uno sport in cui tutti aspettano di vedere l’avversario in difficoltà per attaccarlo e rigirare il coltello nella piaga, uno sport in cui le rampe della strada che si impennano verso luoghi meravigliosi e incantati sembrano respingerti, le montagne, che tante volte ti sono state alleate, all’improvviso sembrano imprigionarti.
Il ciclismo è lo sport dei duelli, delle sfide epiche a viso aperto.
Il ciclismo però è anche lo sport dei tatticismi, dei calcoli, degli obiettivi e del realismo e allora, a volte, ci si rende conto che la battaglia è difficile, che la vittoria finale è ancor più ardua da conquistare della più arcigna delle salite.
Nella tappa di oggi la UAE, con la sua condotta di gara, ha dato la netta impressione di aver preso in considerazione il lato meno romantico e più pragmatico del ciclismo e abbia deciso di puntare decisamente alla vittoria di tappa.
Gli UAE, orfani anche di Maijka (vittima di un problema muscolare) e ridotti al lumicino, hanno sfruttato un grandissimo McNulty per impostare un attacco vero, che ha fatto fuori tutti i vari uomini di classifica ma che, all’evidenza, non era tale da distanziare la maglia gialla, salvo ovviamente una crisi inaspettata.
La maglia bianca, dal canto suo, eccetto un effimero scatto in cima al GPM del Col de Val Louron, ovviamente velleitario, non ha mai provato ad attaccare il leader della generale, affidandosi al ritmo di Mc Nulty che comunque ha mandato Thomas ad oltre 2 minuti. Pogacar sa perfettamente di avere uno spunto veloce migliore del suo avversario danese e ha sfruttato quello per vincere la tappa.
Tutta la condotta di gara ovvero la fuga tenuta a tiro, i mancati tentativi di affondo, l’affidarsi all’ottimo gregario fino al finale e anche il rallentamento per innescare un tentativo di allungo di Vingegaard per prendergli la ruota è stata improntata alla vittoria di tappa, piuttosto che all’attacco alla maglia gialla.
Per questo motivo questa vittoria dà un po’ l’impressione che Pogacar cominci a considerare eccessivamente difficile ricuperare gli oltre 2 minuti che lo separano dalla prima posizione in generale e che cerchi quindi di virare su altri obiettivi, pure prestigiosi, ma certo differenti da quelli con i quali si era presentato ai nastri di partenza della Grande Boucle.
Ovviamente, nella tappa di domani, Pogacar potrà provare ad attaccare nuovamente e in caso di difficoltà dell’avversario ad affondare il colpo, ma quello che ha fatto oggi porta a pensare che per ora stia seguendo il cosiddetto “piano B”.
La partenza è a tutta e la fuga non riesce a formarsi sino alle prime rampe del Col d’Aspin, dove Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan) e Thibaut Pinot (Groupama-FDJ) vanno a porre fine ad un improbabile tentativo di Guillaume Boivin (Israel-Premier Tech) e Owain Doull (EF Education-EasyPost).
Alle spalle della coppia di testa si forma un drappello composto da Patrick Konrad (Bora-hansgrohe), Gregor Mühlberger, Carlos Verona (Movistar), Christopher Hamilton, Andreas Leknessund (Team DSM), Rigoberto Uran (EF Education-EasyPost), Pierre-Luc Perichon, Simon Geschke (Cofidis), Dylan van Baarle (Ineos Grenadiers), Quinn Simmons, Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), Christopher Juul-Jensen (Team BikeExchange-Jayco), Dylan Teuns (Bahrain Victorious) e Georg Zimmermann (Intermarché-Wanty-Gobert), i quali scollinano l’Aspin con un ritardo di trenta secondi.
Dietro provano ad avvantaggiarsi Bob Jungels (Ag2r Citroen), Jonathan Castroviejo (Ineos Grenadiers) e Romain Bardet (Team DSM), desideroso di riscatto dopo la débâcle di ieri. I tre si riportano sui contrattaccanti mentre in gruppo Pogacar mette davanti Mikkel Bjerg (UAE Team Emirates), che impone un ritmo che manda in crisi diversi uomini, alcuni dei quali rientreranno in discesa.
Sul Col de Val Louron i contrattaccanti si riportano sui battistrada mentre in gruppo il ritmo di Bjerg spopola il plotone. La vera svolta arriva quando in testa si pone Brandon Mc Nulty. I fuggitivi non hanno scampo e vengono ripresi uno a uno, mentre molti uomini di classifica soffrono. David Gaudu Groupama-FDJ), Enric Mas (Movistar), Louis Meintjes (Intermarché-Wanty-Gobert), Aleksandr Vlasov (Bora-hasngrohe) e Nairo Quintana (Arkea-Samsic) formano un gruppo alle spalle dei primi tre della generale, che sono in compagnia di McNulty e Kuss.
L’ottimo statunitense della Jumbo, che ieri aveva sfoderato una prestazione monumentale impedendo a Pogacar di attaccare la maglia gialla, oggi non ne ha e deve lasciare la compagnia dei battistrada, imitato poco dopo da Geraint Thomas, che cerca come al solito di salvarsi con la regolarità (ma oggi è durissima senza alcun aiuto).
Quello di McNulty è comunque un attacco vero perché davanti rimangono in tre, dietro di lui rimangono solo i primi due della generale.
Il vantaggio dei tre continua ad aumentare e neppure l’arrivo di Bardet riesce a risollevare le sorti di Thomas che, nel finale, staccherà il francese.
McNulty affronta davanti anche la salita finale e, a giudicare da quanto si è visto, forse sarebbe stato anche in grado di vincere la tappa se non avesse dovuto lavorare per il capitano.
Sul rampone finale Pogacar si porta in testa ma non forza; ci prova allora Vingegaard ad avvantaggiarsi, ma Pogacar gli prende la ruota e fa valere le sue doti in volata, certamente superiori rispetto a quelle del danase.
Thomas giunge a 2′07″, Bardet a 2′38″ e tutti gli altri big accusano ritardi superiori ai 3 minuti.
Ora Thomas è a distanza di sicurezza dai due, ma può sorridere perché ora Quintana è meno minaccioso per il podio.
La tappa di domani presenta salite più dure rispetto a quella di oggi e l’Aubisque è adatto ad aprire le danze.
Certamente, se Pogacar vedrà uno spiraglio proverà ad attaccare, ma è molto probabile che dovrà fare tutto da solo, considerato che McNulty oggi ha speso molto e la squadra è ormai ridotta al lumicino con un Marc Hirschi che non sembra per nulla in condizione. Da rivedere la Jumbo, che oggi non è stata all’altezza della situazione e ha lasciato solo il leader della generale, il quale comunque se l’è cavata egregiamente.

Benedetto Ciccarone

La vittoria di Pogacar a Peyragudes (Getty Images)

La vittoria di Pogacar a Peyragudes (Getty Images)

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