COPENAGHEN 2011: MONDIALE TENERO, MA INDIGESTO
A pochi giorni dal mondiale australiano vi presentiamo il terreno di gara sul quale, tra dodici mesi, il norvegese Hushovd rimetterà in palio la maglia iridata conquistata a Geelong. Si gareggerà in Danimarca, su di un circuito solo all’apparenza facile ma in realtà ricco di trappole, insite non solo nelle difficoltà altimetriche ma anche nel clima tipico di quelle latitudini e della distanza, che abbatterà il tetto dei 280 Km. I favoriti sono i medesimi uomini visti in testa nel finale di Geelong, a partire dallo stesso neo-campione del mondo, norvegese e quindi avvezzo ai climi freddi, e dal secondo piazzato Breschel, che sull’anello di Rudersdal ha sfiorato la vittoria nel mese d’agosto.
Foto copertina: la deliziosa cornice naturale del mondiale 2011 (panoramio)
Tenero e, al contempo, indigesto. Bastano questi termini per inquadrare in due parole il tracciato che decreterà il successore del norvegese Hushovd e che è stato etichettato come facile da Davide Cassani in chiusura della telecronaca australiana. Giusto il giudizio del commentatore RAI ma non del tutto esatto, perché il circuito danese non sarà proprio così semplice come si è indotti a credere dalla scelta di correre in una delle nazioni tradizionalmente più pianeggianti del mondo. È un mito da sfatare poiché morfologicamente il territorio della Danimarca è costituito da vasti tratti ondulati che rammentano la “pianura che non c’è” di tante tappe di trasferimento del Tour e che caratterizzeranno anche la zona nella quale è stato ricavato il circuito iridato, un anello di 14 Km dei quali 2,2 da pedalare in salita (dislivello a tornata 89 metri), suddivisi in cinque “bocconcini”. Il più rilevante sarà l’ultimo – non il più duro ma sicuramente il più incisivo, poiché il finale ricorderà quello di Geelong, anche se meno impegnativo rispetto al rettilineo d’arrivo australiano – mentre tutti gli altri saranno affrontati, uno dopo l’altro, entro i primi 5600 metri del circuito, prevalentemente disegnato nel territorio del giovane municipio di Rudersdal, costituito il 1 gennaio 2007 a seguito della fusione dei comuni di Birkerød e di Søllerød. Tenero, dunque, è innegabile che sia questo circuito, anche per l’assenza di pendenze rilevanti, ma i ripetuti passaggi sulle ascese previste (il circuito sarà coperto 18 volte dagli élite, pari a quasi 40 Km complessivi di salita) sicuramente lasceranno il segno e renderanno il mondiale danese di gestione (e digestione) difficile, anche perché altri fattori contribuiranno ad elevarne il tenore della difficoltà. A partire dal tratto facile del circuito che sulla carta pare pianeggiante ma che, in realtà, celerà al suo interno una porzione di quasi 2 Km in lievissimo falsopiano, che potrebbe mettere in croce le gambe degli sprinter che in quel frangente oseranno spingere troppo. In quest’ottica la nazionale italiana sarà favorita nell’avere come c.t. Paolo Bettini che, lo ricordiamo tutti, in simili condizioni di gara riuscì ad affaticare l’agguerrita concorrenza prima di giungere alle fasi calde della Sanremo che vinse nel 2003.
Seconda variabile da tenere in stretta considerazione sarà quella del clima, che potrebbe non essere proprio “tenero”: nelle ore del mondiale australiano le lande della regione Hovedstaden (letteralmente “regione della capitale”) erano spazzate da forti venti, con folate fino a 55 Km/h, mentre si alternavano con frequenza periodi soleggiati ad altri coperti, con l’inserimento di moderate precipitazioni. In caso di pioggia un ulteriore problema potrebbe causarlo la scivolosità del manto stradale, poiché in alcuni tratti – come la prima salita, per esempio – la vegetazione a bordo strada provocherà una situazione di ombreggiatura pressochè costante, che manterrà bagnato il fondo. Fortunatamente, non essendo queste strade arterie di grande comunicazione e quindi consumate dal continuo passaggio di automezzi, dovrebbe essere scongiurato l’effetto saponetta che falsò il disastroso mondiale disputato ad Oslo nel 1993.
Terzo problema, di non poco conto, il chilometraggio complessivo poiché, tra circuito e tratto in linea, la sera del 25 settembre 2011 i professionisti avranno percorso poco più di 280 Km, una distanza oramai inusuale nel ciclismo, sulla quale non si gareggia dai mondiali del 1981, quelli di Praga, quando Maertens e compagni percorsero esattamente 281,4 Km.
La partenza sarà data nella piazza del municipio di Copenaghen e, percorsi una trentina di chilometri, i corridori taglieranno per la prima volta il traguardo, posto sulla Kongevejen, la “strada reale”, un tempo principale via di comunicazione tra la capitale e il porto di Helsingør, oggi sostituita da una parallela autostrada (strada europea 47). Su di essa si snoderà l’intero chilometro conclusivo e primi 600 metri del circuito, per metà pianeggianti e per metà in rapida discesa (media del 7,3%). Lasciata la Kongevejen con una secca svolta a destra, 200 metri più avanti un’altra simile curva anticiperà di breve l’inizio della prima salita. È la Vangebovej, 0,6 Km di strada pressochè rettilinea – a parte un’ampia curva che si affronta all’inizio – che sale al 4,5% fino a 52 metri sul livello del mare e presenta un picco del 7% in vista dello scollinamento. La strada taglia nel mezzo un folto bosco e non presenta una carreggiata amplissima, che il giorno della gara sarà ancor più ridotta a causa delle transenne.
Con una soave discesa di 1000 metri spaccati si planerà, dopo averne sfiorata la zona sportiva (di fatto costituita da 12 campi da tennis), tra le case dell’ex municipio di Søllerød, dominate dall’omonimo castello, edificio fatto innalzare tra il 1740 e il 1743 dal conte Frederik Danneskiold-Samsøe e ricostruito fedelmente dopo un incendio che lo distrusse nel 1921. Sarà la prossima meta dei corridori che proprio di fronte ai cancelli della nobile residenza troveranno la conclusione della seconda asperità, mezzo chilometro al 4,4% spezzato in due rettilinei da una “S” molto allungata, all’uscita della quale la salita proporrà la pendenza più elevata del circuito iridato, un bel 9%. È la “Cima Coppi” del percorso, dall’alto dei suoi 54 metri! A differenza della Vangebovej non s’inizierà subito a scendere ma si lascerà la parte alta dell’abitato di Søllerød – nel quale visse per qualche tempo il celebre compositore norvegese Edvard Grieg, che vi compose una delle sue opere più conosciute, il “Concerto per pianoforte e orchestra in La minore (op. 16)” – con un tratto in quota di 1 Km preciso, al termine del quale s’incontrerà la quarta “salita”, uno sputo di 100 metri al 2%, “robetta di paranza”. Imboccata la discesa, si pedalerà per 800 metri (media del 2,8%) in un paesaggio delizioso, con la strada che taglierà nel mezzo una piccola radura circondata da foreste da un lato e da campi coltivati dall’altro e punteggiata da tre piccoli laghetti, presenza ricorrente da queste parti (nelle immediate adiacenze del circuito se ne contano oltre 30). La salita verso l’abitato di Gammel Holte, 700 metri al 2,5%, chiuderà la fase più impegnativa del circuito ma il settore che verrà, come anticipato in precedenza, nonostante l’apparente facilità dovrà essere preso con le molle. Non si riscontrerà nessun problema nei primi 1,6 Km di questo tratto – lungo complessivamente quasi 7 Km e mezzo – durante il quale si supererà per la prima volta il tracciato dell’autostrada per Helsingør, per poi svoltare in direzione di Nærum. Fin qui si era proceduto in lievissima discesa ma ora inizierà il troncone in falsopiano, corrispondente quasi per intero al tratto che si snoderà sulla Rundforbivej, sorta di circonvallazione che scontorna prima a nord e poi a ovest l’abitato di Nærum, sfiorandone prima la zona sportiva, poi l’ennesimo laghetto e quindi due piccoli musei che costituiranno un interessante diversivo in attesa del passaggio dei corridori (in particolare il Sommers Veteranbil Museum, raccolta di automobili storiche, tra le quali diversi modelli di Jaguar).
Sovrappassata per la seconda volta l’autostrada si tornerà in vista di Søllerød, passando stavolta a sud dell’abitato, sempre procedendo con la compagnia degli specchi d’acqua. La seconda parte della marcia d’avvicinamento all’ultimo chilometro sarà l’unico tratto realmente pianeggiante del circuito, con l’esclusione di un lieve zampellotto di poche centinaia di metri.
Il gran finale sarà oramai alle porte. Varcando la “flamme rouge” si tornerà sulla Kongevejen che, perfettamente rettilinea, rimonterà progressivamente verso i 51 metri della Geels Bakke, l’ultima difficoltà del circuito iridato, che prenderà le sembianze di una vera e propria ascesa solamente per 300 metri, nel corso dei quali la strada raggiunge una pendenza media del 6,6%. Una volta scollinati non sarà ancora finita poiché dovranno scivolare sotto le ruote ancora 200 metri di strada pianeggiante prima di scoprire il nome del vincitore dell’88a edizione dei Campionati del mondo di ciclismo su strada. Un campionato per velocisti di spessore, dunque; per molti ma non per tutti e Bettini, selezionando gli azzurri per la nazionale, dovrà tenere conto sia delle insidie del circuito, sia di quanto accaduto nella tappa conclusiva dell’edizione 2010 del Giro di Danimarca, che proponeva 4 tornate dell’anello iridato. In quest’occasione il neozelandese Roulston, ultimo rimasto in avanscoperta di un tentativo nato proprio sul circuito di Rudersdal, è riuscito a a restitere al ritorno del gruppo, giunto ad appena 2” secondi dal vincitore di tappa e regolato allo sprint dal corridore di casa Matti Breschel, che guarda caso è stato anche il secondo piazzato al mondiale australiano dietro Hushovd: due nomi che il nostro commissario tecnico dovrà segnarsi in rosso e contro i quali dovrà sguinzagliare i nostri migliori alfieri.
Discorso totalmente opposto, invece, per quel che riguarda le gare contro il tempo, che si disputeranno a Copenaghen su tracciati incattiviti solo dai rari cavalcavia. Per tutte le categorie partenza ed arrivo saranno situate sul viale intitolato al favolista Hans Christian Andersen, a lato dei celebri Giardini di Tivoli, mentre i percorsi si spingeranno dal centro della capitale danese verso la periferia settentrionale, fino al parco di Charlottenlund. Il circuito base, il più breve (13,9 Km) dovrà essere ripetuto una volta dalle donne junior e due dalle donne élite e dagli uomini junior. Per U23 e professionisti saranno predisposti anelli rispettivamente di 17,6 Km e 23,2 Km, pure questi da affrontare due volte. Il tratto turisticamente più spettacolare sarà il finale, comune a tutti gli atleti in gara che, dopo aver sfiorato la fortezza del Kastellet (nei pressi si trova la celebre Sirenetta, simbolo della capitale), attraverseranno la piazza centrale del Palazzo di Amalienborg, attuale residenza dei reali danesi e infine lambiranno il Christiansborg, sede dei tre poteri supremi della nazione.
Mauro Facoltosi
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