BOTTE DA ORBI AL GIRO: YATES RISORGE A TORINO, CARAPAZ SI VESTE DI ROSA

maggio 21, 2022
Categoria: News

Una tappa emozionante, spettacolare, con attacchi e distacchi d’altri tempi. E’ questo in estrema sintesi il quadro che viene fuori dalla 13a tappa del Giro d’Italia 2022, una frazione che ha regalato colpi di scena e uno scontro frontale fra i principali protagonisti della corsa rosa iniziato quando mancavano oltre 80 km all’arrivo. A trionfare in quel di Torino è stato Simon Yates (Team BikeExchange-Jayco), tornato al successo dopo la crisi del Blockhaus che lo ha estromesso dalla lotta per la maglia rosa. Alle sue spalle Jai Hindley (Bora-Hansgrohe), Richard Carapaz (Ineos Grenadiers) ed un infinito Vincenzo Nibali, tornato ad altissimi livelli pochi giorni dopo aver annunciato il ritiro dalle corse a fine anno. La maglia rosa passa sulle spalle dell’Ecuadoriano che ora guida con appena 7” su Hindley, mentre l’ex leader Lopez è affondato ad oltre 4 minuti dopo aver provato a tenere duro.

La 14a tappa si presentava sin dalla vigilia come una frazione molto breve ma altrettanto insidiosa. Il menù di giornata proponeva infatti circa 3000 metri di dislivello condensati in appena 147 km interamente dipanati attorno alle colline Torinesi.
La prima parte del percorso prevedeva un tratto in linea di circa 70 km che portava la carovana da Santena, borgo noto per aver dato i natali a Cavour, fino al capoluogo Piemontese. Dopo un inizio sostanzialmente pianeggiante, la strada iniziava a salire col gpm di 3a categoria de Il Pilonetto (km 43,3) e la successiva salita che conduceva al parco della Rimembranza (km 63,9). A questo punto i corridori erano attesi dal duro e nervoso cirucito finale, lungo poco più di 36 km e da affrontare per ben due volte. Il circuito ricavato attorno alla città di Torino presentava ben tre salite: il Colle di Superga (5 km al 8,6%) posto ai -27, il colle della Maddalena (3,5 km al 8,1% e con punte al 20%) ai -12 e infine lo strappo del Parco del Nobile, dalla cui cima mancavano appena 4,5 km al traguardo. Una frazione altimetricamente complicata che si prestava a diverse soluzioni.

L’avvio è stato decisamente scoppiettante vista la voglia da parte di tanti di entrare nella fuga di giornata. Il primo attacco, avvenuto subito dopo il km 0, è stato orchestrato da Giulio Ciccone (Trek-Segafredo) evidentemente in cerca di riscatto dopo la pesante debacle subita sul Blockhaus. Poco dopo è stato il turno di Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix) ancora una volta protagonista di un’azione in solitaria. Dopo qualche chilometro in avanscoperta il neerlandese si è però rialzato, mentre nel frattempo altri corridori provavano ad evadere. Tra gli uomini più attivi da segnalare Simon Yates (Team BikeExchange-Jayco), Diego Rosa (Eolo-Kometa) , Magnus Cort (EF Eduation-EasyPost )e Lorenzo Rota (Intermarché-Wanty-Gobert).
Il gruppo non ha però mollato la presa, anzi ha proceduto a lungo con un’andatura decisamente elevata che ha mietuto diverse ‘vittime’ già lungo l’ascesa de il Pilonetto. L’azione buona è partita proprio negli ultimi chilometri della salita per iniziativa di Joe Dombrowski (Astana Qazaqstan Team) a cui hanno risposto prima Ignatas Konovalovas (Groupama-FDJ) e poi Diego Rosa e Filippo Zana (Bardiani-CSF-Faizanè). Il quartetto è transitato sul gpm (vinto da Rosa) con pochi secondi di vantaggio sul gruppo ed ed è stato poi raggiunto lungo la successiva discesa da altri 4 uomini: Diego Camargo (EF Eduation-EasyPost), Ben Zwiehoff (Bora-Hansgrohe), Ivan Sosa (Movistar Team) e Alessandro Covi (UAE Team Emirates). Infine, intorno al km 50 sono rientrati anche Nans Peters (Ag2r Citroen Team), Sylvain Moniquet (Lotto-Soudal), James Knox (Quick Step Alpha Vinyl) e Oscar Riesebeek (Alpecin-Fenix) andando a formare un drappello di 12 corridori in testa alla corsa.

I battistrada hanno raggiunto nel giro di pochi chilometri un vantaggio di circa 3 minuti (km 60), ma proprio quando sembravano destinati a prendere il largo, in testa al gruppo sono giunti i corridori della Bora-Hansgrohe, evidentemente non contenti della situazione ed intenzionati a fare la selezione.
L’impressionante azione della squadra tedesca ha fatto rapidamente crollare il distacco, sceso ad 45” già ai -75. Le trenate degli uomini della Bora hanno messo alla corda il gruppo che al primo passaggio sulla linea del traguardo (-72) era ormai ridotto a brandelli. Il ricongiungimento tra il drappello dei big e quello dei battistrada è avvenuto proprio sulle primissime rampe del Colle di Superga, ma il ritmo della Bora è continuato a restare alto, facendo staccare via via altri uomini. In breve in testa alla corsa è rimasto un gruppetto di circa 15-20 corridori di cui non facevano più parte Alejandro Valverde (Movistar Team), rimasto attardato già nelle prime fasi dell’attacco della Bora, e Guillaume Martin (Cofidis) che ha invece perso contatto proprio lungo la salita. Joao Almeida (UAE Team Emirates) staccato dopo i primi chilometri di salita è invece riuscito a rientrare sulla testa della corsa poco prima dello scollinamento. Il drappello dei battistrada uscito fuori dal Colle di Superaga era formato da appena 12 uomini: la maglia rosa Juan Pedro Lopez (Trek-Segafredo), Jay Hindley, Wilco Kelderman ed Emanuel Buchmann (Bora-Hansgrohe), Richard Carapaz (Ineos Grenadiers), Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan Team), Mikel Landa e Pello Bilbao (Bahrain-Victorius), Jan Hirt e Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty-Gobert), Simon Yates (Team BikeExchange-Jayco) e Joao Almeida (UAE Team Emirates).

In tutta la fase successiva è stato Wilco Kelderman a scandire il ritmo nel gruppo di testa che ha continuato inesorabilmente a guadagnare su tutta i vari drappelli inseguitori. Al secondo passaggio sulla linea del traguardo, il gruppetto di Guillaume Martin aveva già 3 minuti di ritardo, mentre Valverde in compagnia di Hugh Carthy era già naufragato ad oltre 4′30”.
La corsa è riesplosa durante la seconda ascesa al Colle di Superga: una volta esaurito il lavoro di Kelderman, è stato il suo capitano Jai Hindley a riaccendere le ostilità. Il drappello si è così ulteriormente selezionato con Nibali, Hindley e Carapaz bravi a staccare il resto della compagnia, mentre la maglia rosa Lopez provava a restare attaccata con i denti allo scatenato terzetto. L’alternanza tra allunghi e rallentamenti ha però favorito il rientro dei vari Landa, Bilbao, Almeida, Pozzovivo, Buchmann e Yates. Ai -28,5 è però arrivato l’affondo di Carapaz che, dopo aver tirato il fiato, ha piazzato un scatto secco con cui si è levato tutti di ruota. L’Ecuadoriano ha guadagnato una ventina di secondi, ma gli immediati inseguitori non si sono scomposti e sono rimasti a galla grazie al grandissimo sforzo prodotto da Bilbao nel tratto di strada compreso tra Superga e Colle della Maddalena, il cui ultimo passaggio era posto ai -12. Proprio sul Maddalena si è assistito ad un nuovo e vigoroso scatto di Vincenzo Nibali, al quale ha saputo resistere solo Jai Hindley, mentre Landa e Almeida sono andati subito in difficoltà. L’azione del siciliano, in decisa crescita di condizione, ha dimezzato il gap da Carapaz che è stato raggiunto in cima alla salita prima dall’australiano, poi da Nibali e infine da Simon Yates, bravo a gestirsi e a rientrare proprio quando stava per iniziare la discesa. Alle spalle del nuovo quartetto vi era (a circa 20”) la coppia formata da Pozzovivo e Almeida, mentre Landa inseguiva con un distacco ancora maggiore in compagnia di Pello Bilbao.

I 4 battistrada hanno proseguito senza scossoni lungo la discesa, giungendo insieme allo strappo finale dove, dopo l’ennesimo tentativo di Nibali, è stato il britannico Yates a beccare l’accelerazione giusta. Ne Carapaz, ne Hindley ne Nibali hanno reagito e così il corridore della BikeExchange è riuscito a guadagnare un margine di circa 15” che ha poi difeso fin sul traguardo di Torino. Per il britannico si tratta della seconda vittoria di tappa in quest’edizione del Giro, dopo il trionfo nella crono di Budapest. Il gruppetto inseguitore è stato regolato da Hindley che ha battuto allo sprint Carapaz e il redivivo Nibali, che si è dovuto accontentare del 4° posto. Quinta posizione per Pozzovivo (a 29”) bravo a staccare nel finale un mai domo Almeida, 6° a 39”. Alle loro spalle il duo della Bahrain formato da Landa e Bilbao (a 51”) che ha anticipato Buchmann, 9° a 1′10”. 10a posizione a ben 4′25” dal vincitore per l’ormai ex maglia rosa Juan Pedro Lopez, crollato negli ultimi 20 km. Ancora più distanti gli altri uomini di classifica, con Valverde 12° ad oltre 8 minuti.

La nuova classifica generale vede una mezza rivoluzione. La maglia rosa passa sulle spalle di Richard Carapaz che ora guida con appena 7” di vantaggio su Hindley, 30” su Almeida e 59” su Landa. Seguono Domenico Pozzovivo (5° a 1′01”), Bilbao (6° a 1′52”) e Buchmann (7° ad 1′58”). Risale in 8a posizione Nibali (a 2′58”), mentre Lopez scivola in 9a piazza (a 4′04”). Ancora più dietro Valverde, decimo ad oltre 9 minuti da Carapaz.

La classifica potrebbe mutare nuovamente domani, al termine della 15a frazione che porterà i corridori da Rivarolo Canavese a Cogne dopo 177 km piuttosto complicati. La prima parte della frazione non riserverà difficoltà altimetriche, ma una volta giunti a Pollein (km 90) la strada inzierà a salire fino ai 1400 metri di Pila (12,3 km al 6,9%). Dopo la successiva discesa i corridori transiteranno per Aosta dove avrà inizio la seconda salita di giornata che porterà la carovana a Verrogne (13,8 km al 7,1%). Infine, dopo una seconda discsesa, avrà inizio la salita finale lunga oltre 22 km ma non eccessivamente dura (pendenza media del 4,3%). Una frazione che potrebbe sorridere alla fuga dopo la grande fatica fatta oggi da tutti gli uomini di classifica.

Pierpaolo Gnisci

Yates in azione durante la tappa di Torino (foto Tim de Waele / Getty Images)

Yates in azione durante la tappa di Torino (foto Tim de Waele / Getty Images)

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