UN LOPEZ IN ROSA, L’ALTRO SI RITIRA
Lennard Kemna vince la tappa con una azione saggia e dosata, Juan Pedro Lopez va a prendersi la rosa con il cuore. Tra i big non ci sono scatti, ma il ritmo fa vittime illustri, come Tom Dumoulin. Miguel Angel Lopez sale in ammiraglia già nei primi chilometri.
I pronostici davano l’arrivo dei big in un gruppetto di circa 20 corridori ed in questo senso, essi sono stati rispettati. La salita finale era molto lunga, ma presentava pendenze abbastanza regolari con la sola eccezione di quei 2 o 3 km a metà salita in cui le pendenze superavano il 10%. Per il resto, le pendenze sempre intorno al 6% ed il vento incontrato dopo la zona boschiva hanno reso difficili gli attacchi e indotto i big a impostare un ritmo per tentare di fare selezione da dietro.
Tuttavia, non si può certo dire che in questa tappa non ci siano state sorprese.
La prima è arrivata per gli appassionati già nei primi chilometri come un fulmine a ciel sereno: ritiro per il capitano dell’Astana Miguel Angel Lopez. Il ds, intervistato nel corso della tappa, ha riferito di un problema muscolare accusato dal colombiano sin dalla partenza della corsa rosa. Il corridore ha tentato di stringere i denti nella speranza di superare il problema, ma oggi ha dovuto alzare bandiera bianca e l’Astana perde così il proprio capitano.
Anche la seconda punta, rappresentata da Vincenzo Nibali, ha dimostrato di non poter competere per la classifica generale tuttavia il siciliano, libero da ordini di scuderia, potrebbe tentare una fuga per una vittoria di tappa.
Anche in casa Jumbo c’è poco da sorridere, visto che il leader designato Tom Dumoulin si è staccato quando mancavano ancora molti chilometri alla conclusione ed è giunto sul traguardo con un distacco di 9 minuti dal vincitore (e quindi circa 6 minuti e mezzo dopo l’arrivo del gruppo dei migliori). Il capitano della formazione olandese ha poi riferito ai microfoni di essere amareggiato per il distacco, poiché le sensazioni non erano così negative.
Va detto, però, che la Jumbo non ha voluto schierare al giro una seconda opzione, come poteva essere il danese Jonas Vingegaard, visto che comunque Dumoulin arrivava da un periodo piuttosto lungo di inattività .
Simon Yates (Team BikeExchange – Jayco), caduto nella prima parte della frazione, non è sembrato pimpante come nella cronometro, ha corso per molti chilometri nella parte finale del gruppo e nel finale è sembrato un po’ provato dal forte ritmo imposto da Richie Porte (INEOS Grenadiers).
Chi è sembrato piuttosto in forma è stato Richard Carapaz (INEOS Grenadiers), che non solo ha fatto imporre ai suoi uomini il ritmo con il quale ha ridotto il gruppo a circa 20 unità , ma è anche andato a sprintare, regolando il drappello anche se non è riuscito a fare il buco.
In conclusione, da questa tappa, come ci si aspettava, non sono uscite chiare indicazioni in termini di classifica generale, se non la classica indicazione di chi il giro non potrà vincerlo come Dumoulin. Le prime vere sentenze arriveranno con ogni probabilità sul Blockhaus, una salita durissima che non ha nulla da invidiare alla più dure ascese previste nella terza settimana.
Per quel che riguarda la cronaca della corsa sono stati necessari circa venti chilometri di scatti e controscatti perché si formasse in più fasi una fuga di 13 uomini, inizialmente composta da Rein Taaramae (Intermarché-Wanty-Gobert), Mauri Vansevenant (Quick-Step Alpha Vinyl Team), Lennard Kämna (BORA Hansgrohe), Gijs Leemreize (Jumbo-Visma), Valerio Conti (Astana Qazaqstan Team), Davide Villella (Cofidis), Juan Pedro López (Trek – Segafredo), Stefano Oldani (AFC), Rémy Rochas (COF), Alexander Cataford (IPT), Diego Andrés Camargo (EFE) ed Erik Fetter (EOK). Lilian Calmejane (Ag2r Citroën) è stato l’ultimo a riuscire faticosamente a riportarsi sui battistrada, mentre ha dovuto desistere Simone Ravanelli (Drone Hopper – Androni), rimasto a lungo a bagnomaria.
Il gruppo, a questo punto, lascia fare e concede un vantaggio che arriva a superare gli undici minuti prima di iniziare lentamente a recuperare grazie all’azione degli uomini Ineos, che comunque non è tale da far pensare all’intenzione di chiudere sulla fuga.
Il primo a partire sulla salita è Oldani che guadagna circa un minuto sul gruppo inseguitore che, dopo diversi allunghi ed accelerazioni, si riduce a 6 unità (Vansevenant, Lopez, Taarame, Kamna, Leemreize e Moniquet), mentre la maglia rosa perde contatto dal gruppo dei migliori.
A 11 Km dall’arrivo parte Juan Pedro Lopez, che in breve raggiunge e stacca Oldani, mentre in gruppo perde contatto Dumoulin quando mancano ancora molti chilometri all’arrivo per sperare di poter limitare i danni, che saranno in effetti ingenti.
Tra gli inseguitori di Lopez riesce ad evadere Kemna che, con un ritmo regolare ma elevato, va a riprendere Lopez, il quale procede a scatti con un rapporto molto agile.
I due si parlano e appare subito chiaro che stiano discutendo i termini del “gentleman agreement”: ad uno la tappa, all’altro la maglia rosa. I due procedono quindi in coppia fino al traguardo, che regala ad entrambi una grande soddisfazione, mentre Taaramae – che sembrava in difficoltà – riesce a piazzarsi in terza posizione.
Tra i big, rimasti circa in venti a causa del forte ritmo imposto dagli Ineos, è Carapaz che va a sprintare sull’arrivo, senza riuscire a creare il buco e quando gli abbuoni erano ormai andati ad altri.
Yates e Giulio Ciccone (Trek – Segafredo) sono sembrati un po’ provati dal ritmo, ma sono comunque riusciti a rimanere a ruota dei migliori.
Come ci si aspettava da questa tappa quel che è uscito è il primo nome di chi non potrà vincere il giro e il forte ridimensionamento di squadre come Astana e Jumbo.
Se appare evidente che la seconda ha deciso di puntare tutto sul Tour de France, la prima aveva invece schierato il proprio uomo più rappresentativo ai nastri di partenza del Giro.
Va detto che Lopez ha dimostrato gravi limiti a livello mentale, sia quando nel 2019 prese a pugni uno spettatore che lo aveva fatto cadere lungo la salita di Monte Avena, sia lo scorso anno alla Vuelta quando, con il podio in pugno, rimase attardato nella penultima tappa e si ritirò in preda ad una crisi di nervi.
Dopo queste prime scarse indicazioni occorrerà probabilmente aspettare il Blockhaus per avere segnali significativi, ma attenzione alla tappa con arrivo a Potenza, sia perché presenta un dislivello importante, sia perché prevede l’ascesa inedita verso la Montagna Grande di Viggiano, che presenta 6 Km di ascesa al 9% di pendenza e molti tratti in doppia cifra. Si scollina a 60 Km dall’arrivo, ma questi 60 km sono tutt’altro che banali, quindi attenzione ai trabocchetti. Del resto chi dovesse rimanere attardato su quelle arcigne pendenze rischierà di naufragare definitivamente.
Benedetto Ciccarone