E LA MARMOLADA PER DESSERT
Al penultimo giorno di gara il Giro propone maleficamente una delle salite più dure dell’edizione 2022. Stiamo parlando della Marmolada, la “regina delle Dolomiti”, in vetta alla quale terminerà un duro tappone che ha in serbo anche il mitico Pordoi e un’altra ascesa dotata di pendenzacce cattive, il San Pellegrino.
È come una sostanziosa porzione di tiramisù offerta al termine di un corposo banchetto, senza la possibilità – però – di digerire il tutto con un bel grappino. Anche senza gli ancora inagibili Serrai la salita della Marmolada rimane una delle più dure delle Dolomiti e proposta come arrivo dell’ultima tappa di un Giro di tre settimane è una vera e propria “botta calorica”, che potrebbe scardinare la classifica proprio all’ultimo giorno utile, anche perché difficilmente – considerate le salite finora affrontate – difficilmente i 17 Km della crono dell’ultimo dì riusciranno a cambiare le carte in tavola.
È una tappa voluta anche per ricucire lo “strappo” del Giro 2020, quando Vegni fu costretto a tagliare dal percorso del tappone di Cortina le salite ai passi Fedaia e Pordoi a causa del maltempo e ci fu chi si lamentò del fatto che le condizioni non erano così proibitive e si sarebbe potuto gareggiare sul tracciato originariamente prestabilito, “polemiche” che in parte furono tacitate dall’impresa di Egan Bernal, che riuscì a imprimere importanti distacchi sugli avversari grazie al solo Passo Giau.
I due storici passi non saranno le uniche difficoltà di una tappa che in precedenza proporrà anche il San Pellegrino a comporre un quadro complessivo che dipinge quasi 4700 metri di dislivello, tremila dei quali in corrispondenza delle tre ascese principali che, messe in fila, faranno oggi affrontare ai reduci del Giro 2022 una salita “globale” di 44.3 Km inclinata al 6.8% medio.
Lasciata Belluno, il tratto iniziale di questa tappa si snoderà in pianura nella valle del Piave, percorrendola in direzione di Feltre sino a Santa Giustina, dove il percorso volgerà in direzione delle Dolomiti Bellunesi andando ad affrontare l’unica salita inserita nel tracciato oltre a quelle conclusiva. Superati i 2.7 Km al 7.1% che condurranno nel paesino di San Gregorio nelle Alpi – dove è possibile ammirare una pala eseguita nel 1519 da Moretto da Brescia all’interno della chiesa parrocchiale – si cambierà aria puntando verso la valle del torrente Cordevole, che il gruppo raggiungerà dopo aver toccato Sospirolo, centro nel cui territorio ricade la Certosa di Vedana, fondata nel 1457 sul luogo di un antico ospizio per viandanti e fino al 2014 residenza di una piccola comunità religiosa, mentre nel periodo in cui fu vescovo di Vittorio Veneto (dal 1958 al 1969) vi dimorò per un mese intero il futuro papa Giovanni Paolo I.
Prendendo dolcemente quota il gruppo s’infilerà nella gola della Tagliata di San Martino, dove durante la Grande Guerra fu distrutto dall’esercito del Regno d’Italia un preesistente complesso di fortificazioni – si voleva impedire l’avanzata austriaca – che poi sarà ristrutturato da militari tedeschi in occasione del secondo conflitto mondiale. All’uscita dalla forra i corridori saranno sulle strade di Agordo, il principale centro della valle, dove presso i rustici di Villa Crotta – De Manzoni è possibile visitare un museo dedicato agli occhiali, voluto dall’imprenditore Leonardo Del Vecchio, fondatore della principale azienda mondiale del settore, Luxottica, che ha uno dei suoi quattro stabilimenti proprio ad Agordo.
Il passaggio da Cencenighe Agordino rappresenterà la fine del lungo preambolo al tappone dolomitico poiché è da questo comune che hanno inizio i 18.5 Km al 6.2% del Passo di San Pellegrino, delle tre di giornata la salita più dotata in chilometraggio e dislivello da superare. Si compone di due tratti d’ascesa distinti separati da un tratto centrale privo di pendenza di 2 Km che inizia alle porte della località di villeggiatura di Falcade, poco dopo aver sfiorato il centro di Canale d’Agordo, dove si trova la casa natale di Giovanni Paolo I, oggi sede di un museo recentemente inaugurato anche in vista della prossima beatificazione dell’indimenticato pontefice, prevista per domenica 4 settembre 2022. Tornando alla salita in oggetto, è la seconda parte quella fornita delle pendenze più cattive e in particolare negli ultimi 5.7 Km, che salgono all’8.9% medio, valore che sale all’11.5% se si prendono in considerazione i primi 2700 metri di quest’ultimo tratto. Lasciato temporaneamente il Veneto, il Giro farà ritorno sulle strade del Trentino proponendo ora ai “girini” la discesa verso Moena, località celebre tra gli appassionati di formaggi per il Puzzone DOP e tra quelli di ciclismo per la gran fondo di mountain bike “Val di Fassa Bike” (fino al 2007 nota come “Rampilonga”) e per i due tapponi del Giro che vi furono organizzati nel 1962 e nel 1963 sul medesimo tracciato e che Vincenzo Torriani ribattezzò “Cavalcata dei Monti Pallidi”. Solamente nel 1963 – quando s’impose Vito Taccone, alla sua quinta affermazione in quell’edizione della corsa rosa – si riuscì ad andare regolarmente al traguardo perché l’anno prima le estreme condizioni meteorologiche costrinsero l’organizzazione a interrompere la corsa in vetta al Passo Rolle, dove fu dichiarato vincitore un altro corridore abruzzese, Vincenzo Meco, evitando al gruppo le successive salite dirette ai passi Valles e San Pellegrino. Si giungerà quindi a Vigo di Fassa, una delle principali stazioni di villeggiatura della valle, situata ai piedi del Catinaccio e non distante dalle spettacolari Torri del Vajolet, ai cui piedi giunsero altre due difficilissime frazioni della corsa rosa, entrambe vinta da corridori spagnoli, Andrés Gandarias nel 1976 e Mikel Nieve nel 2011. Arrivati a Canazei terminerà la fase intermedia che separa il San Pellegrino dalle altre due storiche ascese di giornata perché è arrivato il momento d’inerpicarsi verso il mitico Passo Pordoi, Cima Coppi dell’edizione 2022 dall’alto dei suoi 2239 metri di quota e luogo di sfide belliche prima dell’avvento del ciclismo a queste latitudini (come ci ricorda l’ossario militare tedesco costruito lassù negli anni ’50 e nel quale riposano le spoglie di militari caduti durante entrambe le guerre mondiali). Per il Giro questa è la salita in assoluto più volte inserita nel percorso e quello di quest’anno sarà il quarantunesimo passaggio, che vedrà i corridori affrontare il versante occidentale, il meno impegnativo tra i due possibili ma il più frequentato dalla Corsa Rosa per la possibilità d’abbinarlo alla Marmolada e che raggiunge il passo in 11,8 Km e 28 tornanti, con una pendenza media del 6,7% e un picco massimo del 9%, raggiunto al secondo chilometro dell’ascesa.
Arrivati ad Arabba, forse l’unica stazione di sport invernali dell’area dolomitica concepita secondo gli schemi delle stazioni “sky-total” delle alpi francesi, si interromperà momentaneamente la discesa per percorrere 10 Km privi di difficoltà nella zona del Livinallongo, toponimo con il quale è identificata l’alta valle del Cordevole, terra che porta ancora oggi le “cicatrici” della Prima Guerra Mondiale, la più celebre delle quali è il cratere che sventrò il Col di Lana il 17 aprile del 1916, quando i militari dell’Arma del Genio “sventrarono” la montagna con 5 tonnellate di dinamite al fine d’impedire all’esercito austro-ungarico di conquistarne la vetta. Lo strappo di Cernadoi (1500 metri al 7.3%) anticipa la seconda e ultima parte della discesa dal Pordoi, che terminerà esattamente ai piedi dell’ascesa finale verso la Marmolada. È la “regina” delle Dolomiti, non certo una delle sovrane più magnanime, soprattutto per chi deve raggiungere il suo trono in sella a una bicicletta: gli aspri tratti all’interno della spettacolare gola dei Serrai di Sottoguda saranno evitati – la strada che li percorre è ancora in corso di ricostruzione dopo i danni provocati dalla tempesta Vaia nel 2018 – ma non si potrà fare a meno di percorrere il tremendo “drittone” dopo Malga Ciapela, rettilineo quasi perfetto di due chilometri e mezzo al 12% di pendenza media, “non plus ultra” di una salita di 14 Km al 7.6% che quasi al termine di quel tremendo propone il suo picco di pendenza massima, una stilettata al 18% che metterà in croce chi sarà giunto al suo cospetto in debito d’energie.
I VALICHI DELLA TAPPA
Passo di San Pellegrino (1918 metri). Sella prativa aperta tra le catene di Cima Bocche e di Costabella (facente parte del gruppo della Marmolada). Vi si trovano un minuscolo laghetto, una chiesetta e una stazione di sport invernali, inclusa in ben tre comprensori (Dolomiti Stars, Tre Valli e Dolomitisuperski). È attraversato dalla Strada Statale 346 “del Passo di San Pellegrino” (riclassificata a strada provinciale sul versante veneto), che mette in comunicazione Moena con Falcade. Il Giro l’ha superato finora 11 volte, che sarebbero state 13 senza l’accorciamento della Belluno – Moena del 1962, il taglio di percorso della Selva di Valgardena – Passo Pordoi del 1991, quando il rischio di una frana dirottò la corsa sulla vicina Marmolada, e la totale modifica al tracciato della tappa della Silandro – Tre Cime di Lavaredo del 2013. Il primo a transitarvi in vetta è stato l’abruzzese Vito Taccone nel citato precedente del 1963, l’ultimo il colombiano Julián Arredondo durante la Belluno – Rifugio Panarotta nel 2014, vinta dallo stesso corridore. Oltre a Taccone il San Pellegrino finì in mani italiane anche nel 1978 (Gianbattista Baronchelli, tappa Treviso – Canazei), nel 2007 (Fortunato Baliani, tappa Trento – Tre Cime di Lavaredo) e nel 2008 (Emanuele Sella, Arabba – Marmolada). Nel 2006 ci fu, unico caso nella storia del Giro, un arrivo di tappa in cima al passo, dove s’impose lo spagnolo Juan Manuel Gárate.
Passo Pordoi (2239 metri). Chiamato anche Pordoijoch, Jouf de Pordoi e Jou de Pordou, è una larga sella prativa costituita dal Sasso Beccè e dal Sass Pordoi. Vi transita la Strada Statale 48 “delle Dolomiti” tra Canazei e Arabba, riclassificata in strada regionale sul versante veneto. Il Giro l’ha scalato 40 volte e, in alcune occasioni, con due passaggi nella stessa tappa. La prima volta, il 5 giugno del 1940, vi scollinò in testa Gino Bartali nel corso della tappa Pieve di Cadore – Ortisei, vinta dallo stesso corridore toscano; mentre l’ultima scalata risale al 2016, quando il piemontese Diego Rosa conquistò questo prestigioso GPM nel corso della tappa Moena – Ortisei, vinta dallo statunitense Tejay van Garderen. In quattro occasioni il passo ha ospitato l’arrivo di tappa, sempre salendo dal versante di Canazei in abbinamento con la Marmolada: nel 1990 si impose il francese Charly Mottet, nel 1991 il toscano Franco Chioccioli, nel 1996 il bresciano Enrico Zaina e nel 2001 il messicano Julio Alberto Pérez Cuapio. Le scalate sarebbero state 41 se lo scorso anno l’organizzazione non avesse modificato all’ultimo momento il tracciato della tappa diretta a Cortina d’Ampezzo. In tutto i corridori italiani che hanno conquistato questo prestigioso Gran Premio della Montagna sono stati 18: il citato Bartali nel 1940, ben 5 volte Fausto Coppi (1947, 1948, 1949, 1952 e 1954), Taccone nel 1961, il toscano Franco Bitossi nel 1966, l’emiliano Luciano Armani nel 1970, eccezionalmente il velocista veneto Marino Basso nel 1971, il lombardo Leonardo Natale nel 1979, il romagnolo Roberto Conti nel 1989, l’emiliano Maurizio Vandelli nel 1990, due volte il laziale Franco Vona (1991, 1992), Chioccioli nel 1991, il lombardo Claudio Chiappucci nel 1992, il trentino Mariano Piccoli nel 1996, Zaina sempre nel 1996, l’umbro Baliani nel 2006, il veneto Sella nel 2008, il suo corregionale Damiano Cunego nel 2016 e Rosa nel 2017.
Passo di Fedaia (2057 metri). Vi transita la Strada Statale 641 “del Passo Fedaia” tra Rocca Pietore e Canazei, riclassificata in strada provinciale sul versante veneto. È il nome ufficiale della salita che i ciclisti conoscono come Marmolada e che deriva da termine latino “feda”, significante pecora. Prima della guerra vi transitava il confine tra Italia e Austria. Il Giro ha affrontato in 15 occasioni quest’ascesa, ma la prima volta – correva l’anno 1970 – ci si fermò alla Malga Ciapela, dove all’epoca terminava la strada e dove giunse primo Michele Dancelli. Questo traguardo era già stato messo in programma l’anno precedente, ma la tappa Trento-Marmolada sarà interrotta e annullata a causa del maltempo. Il primo a scollinare in testa sul Fedaia è stato il marchigiano Giancarlo Polidori durante la Pordenone – Alleghe del Giro 1975, vinta dal belga Roger De Vlaeminck, l’ultimo il lombardo Stefano Garzelli in occasione della Conegliano – Gardeccia disputata nel 2011 e vinta dallo spagnolo Mikel Nieve.Solo tre volte un corridore straniero ha “domato” questa salita, sempre affrontata dal versante veneto: il primo è stato l’olandese Johan van der Velde nel finale della Sappada – Canazei del 1987 (vinta dallo stesso corridore, che il giorno prima già si era imposto nello storico tappone di Sappada, quello del tradimento dell’irlandese Stephen Roche ai danni di Roberto Visentini), il secondo il colombiano José Jaime González durante la Asiago – Selva di Val Gardena del Giro del 1998 (il giorno della conquista della maglia rosa da parte di Pantani) e il suo connazionale Carlos Alberto Contreras durante la Montebelluna – Passo Pordoi del 2001. Il Fedaia, inoltre, già vanta un arrivo di tappa della Corsa Rosa, conquistata nel 2008 dal veneto Emanuele Sella.
Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).
Mauro Facoltosi

La Marmolada e l’altimetria della ventesima tappa (smartnation.it)
CIAK SI GIRO
Non sono moltissime le volte nelle quali il cinema ha scelto le Dolomiti come luogo per le riprese. Ancor più rare sono le scene d’azione che hanno come fondale i Monti Pallidi e c’è un luogo, poco distante dalla vetta del Passo Fedaia, che ne ha ospitata una. Correva l’anno 2003 quando una troupe cinematografica statunitense risalì le pendenze della Marmolada (ma dal più facile versante di Canazei) per girare una scena de “The Italian Job”, remake di una pellicola britannica del 1969, “Un colpo all’italiana”, filmata tra il Regno Unito, l’Irlanda e l’Italia, dove le riprese si svolsero tra Torino, la Valle d’Aosta e la strada a tornanti del Colle del Nivolet, qualche chilometro più in alto rispetto al Lago Serrù, sede d’arrivo della prima tappa alpina del Giro del 2019. Quando gli americani, 34 anni più tardi, decisero di rifare il film del 1969 spostarono l’ambientazione delle scene straniere dall’Europa alla California, mentre per i set italiani si scelsero location decisamente più spettacolari. Così il rocambolesco colpo che dà il via al film e che ha come bottino una cassaforte ricolma di lingotti d’oro avviene nella sempre affascinante Venezia, mentre per la scena dell’agguato al furgone sul quale i ladri viaggiano con la refurtiva e nella quale viene assassinato uno dei capi della banda (John Bridger, interpretato dall’attore canadese Donald Sutherland) fu scelta la diga del Lago di Fedaia. Nella finzione è in Austria e al confine con l’Italia era ambientata anche la scena precedente, con tanto di cartelli fasulli: ma anche in questo caso sono le Dolomiti e per la precisione quel che si vede nel film è il vicino Passo Sella, del quale viene anche mostrata una panoramica da lontano curiosamente ribaltato rispetto alla realtà.

Il lago di Fedaia, poco distante dall'omonimo passo, come appare nel film "The italian job": mancano pochi istanti alla drammatica scena dell'uccisione di uno dei protagonisti del colpo (www.davinotti.com)

Un innevato Passo Sella (ribaltato) come appare in un'altra scena de "The italian job" (www.davinotti.com)
Cliccate qui per scoprire le altre location dei film citati
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/the-italian-job/50004255
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/un-colpo-all-italiana/50000805
FOTOGALLERY
Il duomo di Belluno
San Gregorio nelle Alpi, Chiesa di San Gregorio Papa
Certosa di Vedana
La gola della Tagliata di San Martino
Agordo, Villa Crotta – De Manzoni
Canale d’Agordo, casa natale di Papa Giovanni Paolo I
Passo di San Pellegrino
Passo Pordoi
Sacrario militare tedesco del Pordoi
La cappella eretta sulla vetta del Col di Lana
Un tratto della strada dei Serrai di Sottoguda