SOTTO I COLPI DEL MENADOR

maggio 25, 2022
Categoria: News

Un’altra dura salita sotto le luci della ribalta del Giro. Dopo il tradizionale valico di Santa Cristina oggi farà per la prima volta la sua comparsa al balcone del Giro la panoramica ma faticosa salita del Menador, inedita scoperta che va ad affiancarsi a quella della Sega di Ala, lanciata nella scorsa edizione della Corsa Rosa. Un altro passaggio fondamentale lungo la strada per Verona.

Dopo la Sega di Ala lo scorso anno, anche nel 2022 il Giro d’Italia è pronto a tirar fuori dal cilindro una dura ascesa trentina inedita che promette scintille, a partire dal soprannome di “Menador” con il quale è conosciuta la salita del Monte Rovere, geograficamente non troppo distante (in linea d’aria sono una quarantina di chilometri) da quella che fece pericolosamente traballare il trono rosa di Egan Bernal. Quest’ultima era più lunga d’oltre 3 Km rispetto al Menador, con il quale condivide una pendenza media di fatto identica (9.9%), mentre picchi più aspri – fino al 17% – presentava l’altra ascesa, ma quella che si affronterà quest’anno potrebbe causare “danni” ben peggiori. La tappa disputata dodici mesi fa, infatti, era molto meno impegnativa rispetto a quella che i corridori dovranno trascorrere oggi tra Ponte di Legno e Lavarone, scalando in partenza il Tonale e affrontando a ridosso dell’ascesa finale quella del Vetriolo, in una posizione che potrebbe ricordare quella che era stata del Passo di San Valentino nella tappa dello scorso anno, ma che in realtà sarà molto più vicina all’ascesa finale, la quale – a sua volta – non sarà arrivo in quota perché per andare al traguardo bisognerà percorrere una discesa di 8 Km, un epilogo che accumuna questa frazione a quella dell’Aprica. E le fatiche profuse lungo la strada per completare quest’ultima potrebbero incidere non poco sugli esiti di quest’altra tappa che, anche per questo motivo, potrebbe risultare molto più selettiva rispetto a quella della Sega di Ala, che terminò con la vittoria del britannico Simon Yates.
La partenza, come dicevamo, sarà in salita ma non ci sarà lo striscione del Gran Premio della Montagna ai 1883 metri del Passo del Tonale dove – percorsi 8.6 Km al 6.3% – il gruppo sfilerà senza troppi sussulti dinanzi al sacrario nel quale riposano le spoglie di oltre 800 militari caduti sul fronte della Prima Guerra Mondiale. Subito dopo inizierà la discesa verso la Val di Sole, il cui nome nulla avrebbe a che fare con la principale stella del sistema solare ma deriverebbe da quello di Sulis, la divinità celtica che i romani “adotteranno” ribattezzandola Minerva e che eleggeranno protettrice delle fonti termale della zona, ancor oggi sfruttate a Peio e Rabbi. Il gruppo attraverserà Dimaro e Malè prima di giungere sulle strade della Val di Non alle porte di Cles, centro che ha tra i suoi figli più illustri Maurizio Fondriest e, andando molto più indietro nel tempo, il cardinale Bernardo Clesio, uno dei promotori del Concilio di Trento: presso il borgo si trova ancora il castello che appartenne al suo casato e che fu costruito a sorveglianza del Ponte Alto, manufatto romanico che collegava Cles al resto della Val di Non e che oggi non è più possibile ammirare poiché sommerso dalle acque del lago artificiale di Santa Giustina, la cui diga fu inaugurata nel 1951 e per molti anni fu la più alta d’Europa.
Sfiorata l’estremità meridionale del lago, pedalando tra i meleti che sono uno dei principali vanti di questa valle si scenderà verso la stretta Chiusa della Rocchetta, gola di là dalla quale si apre la Piana Rotaliana, area conosciuta per la produzione del Teroldego Rotaliano, vino il cui nome deriverebbe dal termine tedesco Tiroler gold (letteralmente “Oro del Tirolo”) oppure dalla Teroldola, varietà d’uva che ebbe il suo primo momento di gloria quando fu menzionata in un documento redatto durante il citato Concilio di Trento. La pianura avrà breve durata perché, superato il corso dell’Adige, si riprenderà l’ascensore per portarsi in 6 Km – inclinati al 6.7% medio – a Giovo, scollinando a breve distanza dalla frazione di Palù, patria della dinastia dei Moser, che conta non soltanto i dieci corridori che portano questo cognome ma anche il due volte vincitore del Giro Gilberto Simoni, che è cugino di secondo grado dell’ex recordman dell’ora e che pure una storica edizione della Corsa Rosa la vinse nel 1984. Dopo Giovo inizierà un lungo tratto, tortuoso e vallonato, disegnato sulle strade della Val di Cembra andando a sfiorare il centro di Segonzano, presso il quale si possono ammirare curiosi pinnacoli di roccia scolpiti 50000 anni dall’azione erosiva delle acque e che si sono meritati tra le genti locali il soprannome di “òmeni”, mentre ai più sono noti con l’appellativo di “piramidi”. Giunti sulle sponde del piccolo lago di Lases, bacino la cui esistenza in tempi recenti è stata messa in pericolo dalla presenza di cave di porfido (la pietra del celebre “pavé”), s’imboccherà la discesa verso la Valsugana, che il gruppo raggiungerà alle porte di Pergine, centro dominato dal colle dal quale troneggia l’omonimo castello, edificato in periodo rinascimentale ma rispettando le regole dell’arte militare gotica. Manterrà la sua storica funzione di sentinella anche quest’anno, sorvegliando l’ingresso nella fase topica di questa tappa perché è all’uscita di Pergine che ha inizio la salita del Vetriolo. Il nome può incutere timore eccessivo – pungenti sono le “battute al vetriolo” e “vetriolo” è il soprannome con i quali i chimici chiamano l’acido solforico concentrato – pur comunque essendo questa una non trascurabile salita di 12 Km al 7.6%, che termina poco sotto la piccola località termale dalla quale deriva il suo soprannome (più correttamente sarebbe Passo del Compet), presso la quale sgorgano le due sorgenti che hanno fatto la fortuna della sottostante Levico; quest’ultima è la principale località turistica della Valsugana, frequentata sin dall’epoca della dominazione asburgica e prediletta in particolare dalla principessa Sissi, la cui residenza estiva è oggi diventata un hotel di lusso. Gli agi di cui godette l’indimenticata consorte dell’imperatore Francesco Giuseppe non saranno, ahi loro, concessi ai corridori che puntano al trono sul quale lo scorso anno si assise con tutti gli onori Bernal perché attraversata Levico un breve tratto di pianura – poco meno di 4 Km – separerà questo centro da Caldonazzo, dove inizierà la salita più temuta, quel Menador che “mena” per davvero con i suoi 7900 metri al 9.9%. In particolare picchia dura il tratto di 2000 metri all’11.2% che termina in vista del penultimo dei nove tornanti della strada, costruita letteralmente strappandola alla roccia alla fine dell’Ottocento dai militari appartenenti ai reggimenti dei “cacciatori imperiali” e che all’epoca della Grande Guerra divenne per l’impero austro-ungarico la principale porta d’accesso al fronte dell’Altopiano di Asiago”. Spentisi gli echi del primo conflitto mondiale rimase una delle più spettacolari strade alpine italiane, che offre impareggiabili viste verso il Monte Panarotta e il sottostante Lago di Caldonazzo, che non è soltanto il più grande del Trentino ma anche il più “caldo” per temperatura delle acque tra tutti quelli presenti nell’arco alpino.
Giunti in vetta a quest’affascinante belvedere ne vedremo anche gli effetti sul gruppo: faranno più male gli aguzzi denti della Sega di Ala o le scudisciate dei tornanti del Menador?

I VALICHI DELLA TAPPA

Passo del Tonale (1883 metri). Ampio valico prativo aperto tra il Monticello e la Cima di Cadì, costituisce anche il punto di separazione tra i massicci dell’Adamello e dell’Ortles-Cevedale. Sede della principale stazione di sport invernali della provincia di Trento, è valicato dalla SS 42 “del Tonale e della Mendola” tra Vermiglio e Ponte di Legno. Vi transita il confine tra Lombardia e Trentino-Alto Adige. Dal 1933, anno dell’istituzione dei GPM, è stato inserito 29 volte nel tracciato del Giro, contando anche la tappa alternativa che avrebbe dovuto sostituire la Ponte di Legno – Val Martello nel 2013 e sulla quale neppure si riuscì gareggiare. Il primo a conquistare questa storica vetta fu Binda nel 1933, nel corso della conclusiva Bolzano – Milano, pure vinta dall’asso varesino. L’ultima scalata è avvenuta nel 2017 durante la tappa Tirano – Canazei vinta dal francese Pierre Rolland, con lo sloveno Matej Mohorič primo sul passo. Il Tonale è stato teatro anche di due arrivi di tappa, conquistati dal colombiano José Jaime González Pico nel 1997 e dall’elvetico Johann Tschopp nel 2010. Quest’anno non ci sarà Gran Premio della Montagna in vetta e non si tratta di una novità perché accadde anche nel corso della Selva di Val Gardena – Bormio del 2000 (vinta da Gilberto Simoni), quando il passaggio dal Tonale fu considerato valido solo come traguardo volante Intergiro, conquistato dallo spagnolo José Enrique Gutiérrez Cataluña.

Passo di Lases (639 metri). Coincide con l’omonima località, principale frazione del comune di Lona-Lases.

Sella di Pergine Valsugana (482 metri). Coincide con l’omonimo abitato.

Sella di Vignola (Masetti) (557 metri). Valicata dalla Strada Provinciale 228 “di Levico – Novaledo” tra Pergine Valsugana e il bivio per la salita del Vetriolo.

Passo del Compet (1383 metri). Si trova allo scollinamento della salita del Vetriolo, nel punto dove convergono le strade che salgono da Pergine Valsugana e da Levico Terme. Quest’ascesa è stata in passato affrontata cinque volte al Giro d’Italia, la prima nel 1966 al termine della Riva del Garda – Levico Terme, che prevedeva la salita dallo stesso versante di quest’anno e l’arrivo in fondo alla discesa, traguardo che fu conquistato dalla maglia rosa in persona, Gianni Motta, dopo che in vetta al Compet era transitato in testa lo spagnolo Julio Jiménez. Quest’ultimo sarà protagonista sul Vetriolo anche nel 1968, stavolta riuscendo a imporsi sul traguardo della Brescia – Lago di Caldonazzo, sempre salendo dal versante di Pergine. Dopo questi due precedenti bisognerà attendere ventidue anni per rivedere il Giro lassù, salitovi in occasione di una cronoscalata – stavolta affrontata da Levico, il versante più impegnativo – inserita nel tracciato del Giro del 1988 e vinta dall’americano Andrew Hampsten, che indossava la maglia rosa fin dallo storico tappone del Gavia innevato e che porterà le insegne del primato fino al conclusivo traguardo di Vittorio Veneto, primo e finora unico statunitense a conquistare la Corsa Rosa. Anche due anni più tardi si salirà dal versante di Levico nel finale della Brescia – Baselga di Pinè: era il Giro vinto da Gianni Bugno che quel giorno si piazzò secondo al traguardo, preceduto di 33” dal francese Eric Boyer dopo che in vetta al Vetriolo era transitato per primo lo spagnolo Eduardo Chozas. L’ultima scalata porta la data del 29 maggio del 2014, ma quel giorno non ci fu scollinamento perché si proseguì la scalata fino al Rifugio Panarotta, dove s’impose il colombiano Julián Arredondo, mentre il suo connazionale Nairo Quintana conservava la maglia rosa conquistata un paio di giorni prima nel tappone della Val Martello. Oltre ai precedenti del Giro, nel 1996 a Vetriolo Terme, poco oltre lo scollinamento del Compet, terminò un’altra gara organizzata dalla Gazzetta dello Sport, una tappa del Trofeo dello Scalatore vinta dal toscano Massimo Donati, mentre nel 2013 la medesima località è stata traguardo di una frazione del Giro del Trentino, vinta dal bielorusso Kanstantsin Siutsou.

Passo di Spiazzo Alto (1261 metri). È il nome ufficiale dello scollinamento della salita del Monterovere (o Menador che dir si voglia). Oltre a confluirvi la Strada Provinciale 133 “di Monterovere” (dalla quale proverranno i corridori) vi transita la Strada Statale 349 “di Val d’Assa e Pedemontana Costo” lungo la salita da Lavarone al Passo di Vezzena. Pur essendo una novità il “Menador”, dallo Passo di Spiazzo Alto il Giro è già transitato due volte, la prima nel 1972 durante la Solda – Asiago (vittoria del belga Roger De Vlaeminck, primo in vetta al Vezzena il suo connazionale Eddy Merckx), la seconda nella direzione opposta durante la Asiago – Corvara del 1993 (vittoria del veneto Moreno Argentin, scollinamento del Vezzena al trentino Mariano Piccoli).

Passo Cost (1298 metri). Vi transita la Strada Statale 349 “di Val d’Assa e Pedemontana Costo” lungo la salita da Lavarone al Passo di Vezzena. I corridori vi transiteranno in discesa provenendo dal Menador.

Valico di Chiesa (1171 metri). Coincide con l’omonima frazione del comune di Lavarone, luogo dove terminerà la tappa. È quotata 1172 metri sulle cartine ufficiali del Giro 2022.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).
Mauro Facoltosi

Scorcio del Lago di Caldonazzo visto da una delle gallerie della strada del Menador e l’altimetria della diciasettesima tappa (www.alpecimbra.it)

Scorcio del Lago di Caldonazzo visto da una delle gallerie della strada del Menador e l’altimetria della diciasettesima tappa (www.alpecimbra.it)

CIAK SI GIRO

Fino a qualche anno fa il Trentino e l’Alto Adige erano territori quasi del tutto inesplorati dal cinema, poi il fiorire delle “film commission” in tutte le regioni italiane hanno “decentrato” produzioni che in passato si concentravano quasi esclusivamente nel Lazio, non tanto perché sede della capitale ma per la presenza degli studi di Cinecittà. Si pensi che un tempo esisteva un regolamento interno agli studi che prevedeva di pagare gli straordinari alla troupe se il luogo delle riprese si trovava a più di 40 Km dalla capitale! Così numerosi sono i film che in queste ultime stagioni hanno visto sbarcare sulle strade trentine i giganteschi tir che si portano dietro tutto il necessario per le riprese, riprese che nel 2012 hanno riservato un ruolo predominante al Grand Hotel Imperial di Levico Terme, l’albergo ospitato in quella che un tempo era la residenza estiva degli Asburgo. Nelle stanze dove si aggirò la principessa Sissi la protagonista stavolta divenne la bella Bella (si chiama proprio così), interpretata da Laura Chiatti: è la primadonna de “Il volto di un’altra”, film dove una star della tv dopo esser rimasta sfigurata viene operata in un’esclusiva clinica che altro non è che l’altrettanto elitario albergo della Valsugana.

Il Grand Hotel Imperial di Levico Terme trasformato in clinica di lusso ne Il volto di un’altra (www.davinotti.com)

Il Grand Hotel Imperial di Levico Terme trasformato in clinica di lusso ne "Il volto di un’altra" (www.davinotti.com)

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https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/il-volto-di-un-altra/50030983

FOTOGALLERY

Il sacrario del Passo del Tonale

Cles, Castel Cles

Scorcio del Lago di Santa Giustina

La Chiusa della Rocchetta, oltre la quale si apre la Piana Rotaliana

I vigneti della Piana Rotaliana

Le Piramidi di Segonzano

Lago di Lases

Il castello di Pergine Valsugana

In salita verso Vetriolo Terme

Lago di Caldonazzo

Laghetto alpino alle porte di Lavarone

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