UN GIRINO IN PARADISO

maggio 22, 2022
Categoria: News

Le Alpi debuttano con un assaggio di Paradiso. La prima delle cinque tappe disegnate sulla catena alpina termina, infatti, alle porte del Parco Nazionale del Gran Paradiso con l’approdo presso le spettacolari cascate di Lillaz. Per raggiungere questo eden naturale i corridori dovranno superare due impegnative ascese – Pila e Verrogne – prima d’intraprendere quella, apparentemente più facile, che condurrà al traguardo. Ma, nonostante pendenze non eccezionali, il Paradiso per qualcuno potrebbe tramutarsi in Inferno.

Sono molte le volte nelle quali un corridore si sente in paradiso, quando è felice per un prestigioso traguardo raggiunto o quando giunge in vetta – non importa con quale piazzamento – a una salita come lo Stelvio, in cima alla quasi è possibile letteralmente toccare il cielo con un dito. Ma c’è solo un posto dove il Paradiso con la P maiuscola è cosa concreta ed è il re dei nostri parchi nazionali, quello del Gran Paradiso per l’appunto, che quest’anno celebrerà il duecentesimo anniversario della sua istituzione e che festeggerà questo traguardo soffiando sulle candeline con il Giro d’Italia, che ha scelto di proporre un arrivo in uno dei luoghi più spettacoli del parco, le spettacolari cascate di Lillaz. Sarà l’approdo della prima delle cinque tappe alpine dell’edizione 2022, al termine di un’interminabile salita di quasi 22 Km che sulle prime non sembra particolarmente insormontabile per via della sua pendenza media bassa, che abbatte di poco la soglia del 4%. Non sarà, però, affrontata “liscia” ma preceduta da due salite ravvicinate nettamente più impegnative ed è risaputo che l’abbinamento tra un’ascesa impegnativa e una successiva più pedalabile ha spesso portato a un incremento dei distacchi subiti sui colli precedenti, che molti potrebbero affrontare senza aver del tutto smaltito le fatiche profuso nella complicata frazione di Torino, disputata ventiquattrore prima.
Si partirà da Rivarolo Canavese puntando in direzione di Agliè, borgo famoso non solo per il suo castello sabaudo ma anche per “Il Meleto”, la villa nella quale trascorreva le vacanze estive il poeta Guido Gozzano, autore tra l’altro de “L’amica di Nonna Speranza” nella quale descrisse il salotto liberty della nonna, ancora oggi visibile all’interno della dimora. Privo di difficoltà altimetriche nei primi 60 Km, il percorso imboccherà ora la strada per Ivrea andando a toccare il borgo di Parella, il cui castello – risalente al XII secolo – domina i vigneti nei quali è prodotto l’Erbaluce, vitigno noto fin dall’epoca romana, quando fu chiamato con il nome di “Alba lux”, dal quale deriva l’attuale. Giunti alle porte della città dell’Olivetti – inglobata nel complesso della celebre azienda informatica è possibile ammirare l’inattesa apparizione della chiesa di San Bernardino, famosa per il suo tramezzo affrescato – il gruppo prenderà a risalire la sponda occidentale della valle dalla Dora Baltea, evitando in questo tratto la solita strada d’accesso alla Valle d’Aosta, che si ritroverà dopo il passaggio da Quincinetto e subito prima di giungere a Carema, unico centro nel quale è consentita la produzione dell’omonimo vino DOC, divenuto celebre grazie ai dirigenti della citata Olivetti, che usavano fare dono di bottiglie di questo vino a clienti e fornitori. Per il gruppo Carema rappresenterà la porta d’accesso alla Valle d’Aosta, che accoglierà il gruppo con la stretta gola di Bard, dominata dall’omonimo e celebre forte – oggi sede del Museo delle Alpi – e all’imbocco della quale è possibile ritrovare un breve tratto dell’antica strada consolare romana delle Gallie, via selciata scavata nella roccia che oggi viene ripercorsa dai pellegrini che ricalcano le rotte dell’antica Via Francigena. Un altro castello, quello cubico di Verrès, sorveglierà il momento nel quale il gruppo abbandonerà temporaneamente la pianura per affrontare quella che i cicloamatori locali hanno battezzato “salita della Mongiovetta” dal nome del centro di Montjovet e che, dopo 4.3 Km al 4.5% (primi 2 km al 6.1%), termine alle porte di Saint-Vincent, la celebre località di villeggiatura le cui fortune poggiano sui due pilastri delle fonti termali e del Casino de la Vallée, le prime scoperte nel 1770 dal sacerdote naturalista Jean-Baptiste Perret, il secondo inaugurato il 29 marzo del 1947 e inizialmente ospitato all’interno del Grand Hotel Billia.
Arrivati a Chambave si abbandonerà nuovamente la “strada maestra” per Aosta per superare il corso della Dora e portarsi a Fénis, altra meta prediletta dai turisti che vengono in valle per ammirarvi i suoi celebri castelli e qui ne visitano uno dei più famosi che – come molti della regione – appartenne alla famiglia nobiliare degli Challant e ai suoi rami cadetti. Subito dopo i corridori ritroveranno la pianura per uno degli ultimi tratti di tranquillità di questa frazione, che vedrà pedalare i “girini” sul velluto per 15 Km fino alle porte di Aosta. Nel percorso è effettivamente previsto il passaggio sulle strade del capoluogo ma ciò accadrà quasi un’ora più tardi perché prima bisognerà superare la prima delle tre salite che caratterizzano il finale. La prossima meta dei corridori, infatti, sarà Pila, stazione di sport invernali progettata nel 1971 dall’architetto francese Laurent Chappis sul modello delle “ski total” che erano state create dal nulla in quel periodo oltralpe (Chappis, per esempio, era stato il “papà” della nota Courchevel). I “girini” non percorreranno per intero la salita perché incontreranno lo striscione del GPM in località Les Fleurs, 5 Km a valle rispetto al punto dove si trova il piazzale posto al culmine dell’ascesa, luogo che in due occasioni ospitò l’arrivo di una tappa del Corsa Rosa, frazioni vinte nel 1987 dal britannico Robert Millar e nel 1992 dal tedesco Udo Bölts. L’inevitabile taglio – il tratto conclusivo è a fondo cieco – non intaccherà le caratteristiche di una salita che rimane impegnativa pur senza particolari “esagerazioni”, una dozzina di chilometri al 6.9% con il tratto più difficile – un paio di chilometri al 9.5% – a circa metà ascesa, poco dopo il passaggio da Charvensod, centro presso il quale si trovano gli scarsi resti di un castello che in epoca medioevale costituiva la residenza estiva dei vescovi della sottostante Aosta. Verso quest’ultima ci si dirigerà una volta terminata la discesa ed esser tornati alla rotatoria dove si era iniziata la salita verso Pila. Il passaggio sulle strade di quella che un tempo era considerata la “Roma delle Alpi” – periodo del quale sono giunti ai nostri giorni l’Arco di Augusto e due teatri antichi oltre ad altre vestigia del passato – concederà una breve tregua – circa 5 Km pianeggianti – prima delle riprese delle “ostilità”, che ora avranno il volto della salita di Verrogne, leggermente più difficile rispetto a quella pocanzi affrontata. Sono complessivamente 14.3 i chilometri che si dovranno affrontare per arrivare sino a quasi 1600 metri di quota, incontrando una pendenza media del 7% e difficoltà che qualche corridore del gruppo ben ricorderà: non solo l’ascensione a Verrogne era uno degli “ingredienti” del tappone di Courmayeur del Giro del 2019 – risultato decisivo per la vittoria finale dell’ecuadoriano Richard Carapaz – ma è stata spessa inserita nel percorso del “Giro della Valle d’Aosta”, una delle principali corse a tappe riservate alla categoria U23 (gli ex dilettanti), competizione che ha avuto tra i vincitori Fabio Aru (nel 2011 e nel 2012) e il francese Thibaut Pinot (2009).
Attraversato il borgo di Saint-Nicolas, presso il quale si possono ammirare spettacolari piramidi di terra che ricordano i calanchi, l’ultima discesa di giornata avrà termine in quel di Saint-Pierre, comune situato in una delle zone più soleggiate della Valle d’Aosta e principalmente conosciuto per i suoi due castelli, quello di Sarriod de la Tour e quello di Saint-Pierre, uno dei più scenografici della regione, purtroppo chiuso per restauri da una decina d’anni. Invece, per la prima volta nella sua storia iniziata nel 1287, una settimana prima del passaggio del Giro sarà aperto alle visite quello di Aymaville, la cui elegante struttura farà da cornice all’inizio della finale ascesa verso Cogne, una salita “double face” che proporrà in apertura i due tratti più impegnativi, un primo scalino di 4.4 Km al 7.9% e uno successivo di 2500 metri al 7.8% separati da una breve contropendenza. Smessi i panni della salita cattiva, negli ultimi nove chilometri le pendenze si fanno effettivamente “paradisiache” con un’inclinazione media che si attesta al 2.7% appena ma – se sulle rampe precedenti ci sarà stata selezione e qualche “pesce grosso” avrà perso le ruote dei migliori – quello che pare un eden potrebbe trasformarsi in un inferno, con secondi e minuti a scorrer via veloci come le impetuose acque delle cascate di Lillaz….

Mauro Facoltosi

Le cascate di Lillaz e l’altimetria della quindicesima tappa (siviaggia.it)

Le cascate di Lillaz e l’altimetria della quindicesima tappa (siviaggia.it)

CIAK SI GIRO

È uno dei castelli più ammirati e fotografati della valle e non poteva non finire immortalato in qualche pellicola. Stiamo parlando del castello di Fénis, che tra i suoi inquilini ha avuto nientemeno che il conte Dracula, quello impersonato dall’attore britannico – ma italiano d’adozione – Edmund Purdom. La sua sarà un’interpretazione vampiresca tutta da ridere, che lo vedrà in scena presso il castello valdostano al fianco degli indimenticati Paolo Villaggio e Gigi Reder. È all’ombra dello scenografico maniero, infatti, che nel 1985 saranno girati gli esterni della transilvana dimora del conte nello spassoso “Fracchia contro Dracula”, mentre per le scene ambientate nei tetri interni si ripiegò su Palazzo Farnese di Caprarola (Viterbo), nei cui sotterranei fu ricreata la cripta con le bare di Dracula e della sorella Oniria (Ania Pieroni), e sugli studi di Cinecittà, dove si sfruttò anche il set all’aperto che era stato allestito l’anno precedente per il film di Benigni e Troisi “Non ci resta che piangere”. E così quella che dodici mesi prima era stata la piazza dell’immaginario borgo toscano di Frittole, in questo film diventerà la piazza del paesello dove i due protagonisti pernotteranno in una locanda la notte prima di salire al castello e nella quale Villaggio tornerà ad alloggiare anche in “Superfantozzi” del 1986, stavolta presentata per il borgo provenzale nel quale Fantozzi fa ritorno al rientro delle crociate.
Tornando nella “Vallée”, il film con Villaggio non fu l’unico qui girato perché in altre quattro pellicole si vede il castello di Fénis e in un caso si trattò di una vera e propria “apparizione a effetto” perché ne “La frusta e il corpo” del 1963, diretto da Mario Bava con lo pseudonimo di John Old, il maniero valdostano è mostrato circondato dal mare. Nessuno degli attori impegnati nelle riprese in quell’occasione si era recato in Val d’Aosta: interpreti e troupe si trovavano, infatti, sulla spiaggia laziale di Tor Caldara, vicino ad Anzio, sulle cui dune il castello fu “adagiato” con un fotomontaggio dopo esser stato ripreso in loco.

Il castello di Fenis in Fracchia contro Dracula (www.davinotti.com)

Il castello di Fenis in "Fracchia contro Dracula" (www.davinotti.com)

Cliccate qui per scoprire le altre location dei film citati

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/fracchia-contro-dracula/50002301

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/la-frusta-e-il-corpo/50000485

FOTOGALLERY

Rivarolo Canavese, Castello di Malgrà

Agliè, Villa Il Meleto

Castello di Parella

Ivrea, chiesa di San Bernardino

Tratto dell’antica strada romana delle Gallie alle porte di Bard

Castello di Verrès

Il casinò di Saint-Vincent

Castello di Fénis

Uno dei primi tornanti della salita verso Pila

Aosta, teatro romano

Aosta vista dalla strada che sale a Verrogne

Castello di Saint-Pierre

Il castello di Aymavilles visto dal tratto iniziale della salita verso Cogne

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