NIBALI TORNA IN ROSSO, L’AVVERSARIO ORA E’ MOSQUERA

settembre 15, 2010
Categoria: News

Il siciliano riconquista la maglia rossa di leader nella cronometro di Peñafiel, malgrado una foratura nei primi chilometri, approfittando di una giornataccia di Joaquin Rodriguez, che scivola addirittura al 5° posto in classifica generale. A contendergli la Vuelta resta però un sorprendente Ezequiel Mosquera, che disputa la miglior crono della sua carriera e cede 19’’ soltanto a Nibali. 39’’ ora il distacco tra i due, che si giocheranno il successo finale sabato a La Bola del Mundo, ultimo arrivo in quota. Il successo di tappa va a Peter Velits, davanti a Denis Menchov e Fabian Cancellara.

Foto copertina: Vincenzo Nibali in maglia rossa; il siciliano è tornato oggi in vetta alla generale (foto Unipublic)

La maglia rossa è stata riconquistata, l’avversario più quotato – Joaquin Rodriguez – è crollato oltre ogni attesa, ma la Vuelta ancora non è nelle mani di Vincenzo Nibali. All’orizzonte torna a profilarsi infatti il pericolo rappresentato da Ezequiel Mosquera, autore della miglior prova a cronometro della sua lunga carriera, e ora secondo ad appena 39’’ dal siciliano in classifica generale, con ancora la tappa della Bola del Mundo a disposizione per colmare il divario. Un pericolo reso ancora più concreto dal fatto che la riconquista della leadership non ha fugato il dubbio che la condizione di Nibali, straordinaria ad inizio Vuelta, stia andando un po’ scemando, perplessità al contrario rafforzata dal confronto con i risultati degli altri uomini di classifica sui 46 km del tracciato di Peñafiel.
Certo, per valutare la cronometro del messinese sarebbe stato utile poterla comparare con quella degli specialisti, oggi però pesantemente penalizzati da un vento che ha cambiato direzione nel corso della giornata, avvantaggiando nettamente i corridori partiti dalle 16 in avanti. Proprio questi capricci del meteo hanno privato Fabian Cancellara della prima vittoria di tappa in questa Vuelta, vanificando una prestazione che aveva consentito all’elvetico di aspettare i big al traguardo con una trentina di secondi di margine su David Zabriskie. Che le condizioni fossero cambiate lo si era già intuito quando Leif Hoste, grande passista ma non altrettanto forte cronoman, si era collocato in 2a piazza, appena dietro all’elvetico, ed è diventato certezza quando Denis Menchov, 5° a 58’’ da Cancellara all’ultimo intermedio, a 15 km dal traguardo, ha fatto registrare il miglior tempo all’arrivo, abbassando di 25’’ quello fatto registrare dal trionfatore dell’ultima Roubaix.
Con il russo comunque fuori classifica sin dalla seconda settimana, l’attenzione di tutti si è focalizzata sugli ultimi quattro atleti a prendere il via: Frank Schleck, all’attacco del podio dopo l’ottima prova di Cotobello, Ezequiel Mosquera, il meno specialista, destinato sulla carta ad una corsa volta a salvaguardare la terza piazza dall’assalto del lussemburghese, Vincenzo Nibali, il più forte a cronometro tra i quattro, e Joaquin Rodriguez, capoclassifica con il solo obiettivo di tenersi in corsa in vista dell’ultimo arrivo in salita. Previsioni, quelle riassunte, andate sconvolte in almeno tre casi su quattro.
Schleck, apparso in netta crescita negli ultimi giorni, ha offerto una pessima prova da 51° posto, che ha segnato un nettissimo peggioramento rispetto alla buona prova contro il tempo del Tour de Suisse di giugno. Mosquera, messo al riparo dal pericolo lussemburghese dalla cattiva giornata dello stesso Schleck, non si è accontentato di avere virtualmente guadagnato il podio inseguito da una carriera, ma si è prodotto nella cronometro migliore delle sue dodici stagioni da professionista, chiudendo 19°, a soltanto 2’13’’ dal vincitore. Nibali, dopo avere ben reagito ad una foratura nei primi chilometri di gara, aggravata dal panico che ha colto il meccanico, colpevole di aver fatto cadere la bici del leader Liquigas e di avere dimenticato di spingerlo per agevolarne la ripartenza, non ha rispettato le attese negli ultimi due terzi di gara, terminando a 1’54’’, in una modesta 15a posizione. Rodriguez, benché abbia effettivamente pagato una specialità non sua, è andato oltre ogni più nera previsione, lasciando per strada lo sproposito di 6’12’’.
La pessima prova del Purito, pur levando un grosso ostacolo a Vincenzo Nibali lungo la via della conquista del primo GT in carriera, fa però aumentare i rimpianti per un tempo che si pensava potesse essere inferiore, oltre che per una foratura senza la quale, a quest’ora, il siciliano avrebbe una mano e mezza sul successo finale. A questo punto, invece, Nibali dovrà guardarsi dall’attacco di Ezequiel Mosquera lungo la salita più dura di questa Vuelta, quella che porterà agli oltre 2200 metri della Bola del Mundo, al termine di 3 km conclusivi tremendi, con picchi di pendenza che lambiscono il 20%. E se da un lato è vero che i 39’’ di differenza in classifica sono un divario superiore a quanto il galiziano abbia mai inflitto al messinese in queste due settimane e mezzo di gara, è altrettanto vero che nessun arrivo in quota sin qui affrontato è comparabile a quello che gli atleti troveranno sabato prossimo, e che i 20’’ di abbuono al vincitore (uno sproposito nel ciclismo moderno, in cui gran parte delle corse a tappe si vincono con margini non superiori a cinque volte il bonus per il successo parziale) potrebbero essere preziosissimi alleati dello spagnolo.
Mentre i maligni si interrogheranno sul fatto che un quasi 35enne scalatore puro possa mostrare simili miglioramenti nella disciplina a lui meno congeniale con la sola forza dell’applicazione, noi – che maligni non siamo – ci consoliamo pensando che, a meno di cataclismi, nemmeno una giornataccia in stile Cotobello potrà far scendere Nibali al di sotto del 2° posto, dal momento che il 3° in classifica è ormai a 2’. Un terzo che risponde al nome di Peter Velits, senz’altro la vera sorpresa di giornata, capace, grazie ad uno strepitoso finale, di soffiare per appena 12’’ a Menchov una vittoria di tappa che avrebbe reso meno amara la sfortunata partecipazione del russo a questa Vuelta, già compromessa, in ottica classifica generale, dalla caduta con annessa botta al ginocchio delle prime tappe. Più indietro, fra i 3’44’’ di ritardo di Schleck e i 4’13’’ di Sastre, una schiera di 6 corridori (Rodriguez, Tondo, Danielson e Roche quelli nel mezzo) in lotta per la 4a piazza, pronti poi ad approfittare di un eventuale (e non impossibile) débacle dello slovacco per salire sul gradino più basso del podio. Luis Leon Sanchez, 10° a 5’43’’, si è sostanzialmente assicurato l’ultimo posto utile per figurare nella top 10, anche grazie all’incredibile (per il tempismo) guasto meccanico occorso a David Garcia pochi metri dopo la partenza.
In attesa delle ultime montagne, la Vuelta vivrà, a partire da domani, una due giorni di relativo riposo, con due traguardi, a Salamanca e a Toledo, che solamente una fuga da lontano sembra poter strappare ai velocisti. Frazioni che dovrebbero vivere soprattutto sulla lotta Cavendish – Farrar – Bennati per i successi parziali; sempre ammesso che, dopo le dimostrazioni di forza di Cannonball a Lleida e Burgos, sia ancora lecito prevedere una lotta degna di tale nome.

Matteo Novarini

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