QUEBEC&MONTREAL: NUOVI GIRI, GRANDI NOMI
Due gare emozionanti e con interpreti illustri sono andate in scena in Canada. Nella prima ha vinto Voeckler in solitaria su Boasson Hagen e Gesink, lo stesso olandese invece stacca tutti nella corsa di Montreal davanti a Sagan e Hasjedal.
Foto copertina: Robert Gesink si impone a Montreal (foto James Startt)
Sono due new entry nel circuito Pro Tour, ma startinglist e ordini d’arrivo sono quelli di grandi corse. Sarà per i punti a disposizione nella classifica mondiale, sarà perché sono molto vicini all’appuntamento iridato o forse per i percorsi davvero molto belli e interessanti, ma dobbiamo ammettere che vedere queste battaglie lungo le starde canadesi ci ha un po’ sorpreso.
Entrambe le gare sono state tiratissime, soprattutto negli ultimi chilometri quando, con copioni quasi identici per entrambe le corse, i fuggitivi sono stati riassorbiti e i big hanno cominciato ad affrontarsi faccia a faccia. Alla fine il bottino più importante lo hanno portato a casa Voeckler, al Quebec, e Gesink, a Montrela, col secondo vanta anche un terzo posto nella prima gara.
Soddisfacenti le prove di Cunego, soprattutto nella prima giornata, quando ha provocato la scrematura definitiva all’inzio dell’ultimo giro. Peccato poi il veronese non abbia saputo capitalizzare, all’ultimo chilometro su di lui, che viaggiava in compagnia di Hesjedal, Wegmann e Breschel, si è riportata la prima parte del gruppo da cui è partito in contropiedo Voeckler.
Il francese ha guadagnato subito una cinquantina di metri e da li a cento è stata solo questione di tempo. Per il gruppo era quindi ora di dire addio al primo posto mentre si avvicinava una volata vinta da Boasson Hagen prima ancora di disputarla. Sorprendente il terzo posto di Gesink davanti al delusissimo Hesjedal, il più attivo, il migliore, ma forse il meno furbo. Benino gli italiani con Ballan e Cunego tra i primi.
Analogo epilogo per la seconda corsa, forse un po’ più dura della prima, e allora ecco che al posto di uno scattista ti trovi al primo posto uno scalatore. Non però uno scalatore qualsiasi, ma quel Gesink che a soli ventiquattro anni potrebbe scrivere un libro sulle occasioni sprecate. Ma oggi non è andata così, con tenacia e grande forza di volontà , che trasparivano da un volto contorto per la fatica, è riuscito a mantenere il vantaggio di cento metri (sempre se di cento si trattava) fino al traguardo, quando un grido liberatorio ha fatto capire quanta rabbia portasse dentro di se per quelle occasioni in cui si è fermato a un passo dalla gloria.
Ben undici sono stati i chilometri liberatori per l’olandese, precisamente da quando Cunego, decisamente meno brillante di venerdì, ha alzato bandiera bianca. A seguirli ci hanno provato il solito Hesjedal, Samuel Sanchez e Sagan che tre contro uno sono riusciti solo a farsi riprendere da chi li seguiva. Sembrava più facile, ma nemmeno in quindici (forse di più) contro uno il gruppo ha guadagnato. E allora ecco che mentre Gesink alzava le braccia al cielo dalla cresta dello strappo che precedeva l’arrivo si intravedevano prima tre teste, quella di Sagan seguita da Hasjedal (che maledirà non so quanto le strade di casa sua) e Zubeldia, quindi tutti gli altri Monfort, Samuel Sanchez e poi Gavazzi e Ballan a chiudere la top ten.
di Andrea Mastrangelo