UNA POTENZA DI TAPPA
Gli organizzatori l’hanno definita di media montagna, ma la tappa con arrivo a Potenza potrebbe rivelarsi molto più dispendiosa del previsto e lasciare dolorosi graffi in classifica. Le salite più interessanti sono collocate lontane dall’arrivo, ma il finale non offrirà mai un momento di requie e qualche corridore potrebbe perderci tempo prezioso
Ci sono tappe d’alta montagna segnate in rosso sui taccuini, ci sono tappe di media montagna che solitamente lasciano il tempo che trovano e che sono occasioni d’oro per quei corridori che non hanno ambizioni di classifica e vanno a caccia di un successo che nobiliti la sua partecipazione. E poi ci sono tappe come quella di Potenza alle quale si fa fatica ad attribuire un’identità precisa. Il fatto che l’unica salita veramente impegnativa tra quelle in programma sia collocata a una sessantina di chilometri dall’arrivo la iscrive tra le frazioni di media montagna, ma se si vanno a esaminare nel dettaglio i numeri si scopre che questa – pur non essendo paragonabile a tappe come quelle del Blockhaus, dell’Aprica e della Marmolada – sarà a tutti gli effetti una giornata di montagna vera e propria e questo lato è stato sottolineato in sede di presentazione un po’ da tutti – corridori, direttori sportivi e anche semplici appassionati –“sconfessando” l’inferiore classificazione attribuitagli dagli organizzatori. Allora vediamoli questi numeri, che parlano di sette salite, più di 4500 metri di dislivello complessivo e un totale di quasi 70 Km che si dovranno trascorrere in ascesa. Poco conta, a questo punto, che la salita più tosta sia lontana dal traguardo perché – né prima, né dopo – s’incontreranno mai momenti tranquilli tra un colle e l’altro e chi avrà troppo sottovalutato questo percorso potrebbe piangere lacrime amare. Se ci si sarà corsa vera sin dall’avvio o se qualche scalatore particolarmente attizzato vorrà saggiare i rivali sulle arcigne pendenze del Monte Scuro, potrebbe uscire una tappa destinata a lasciare più di un graffio sulla classifica e qualcuno poi potrebbe ancora risentirne gli effetti postumi nelle complicate giornate successive, quando sono in programma la complicata (e solo apparentemente innocua) tappa di Napoli e il temuto arrivo sulla Majella. E anche se non dovesse succedere nulla, di certo rimarrà nelle gambe, intossicando i muscoli in vista del secondo week end di gara.
Si partirà da Diamante ricalcando il finale della tappa di Scalea, per poi lasciare la Calabria sfiorando Praia a Mare, la cui spiaggia si affaccia verso l’isola di Dino, meta prediletta degli appassionati d’immersioni subacquee che possono ammirarvi le sue grotte sommerse. Percorsi i primi 28 km i “girini” entreranno in territorio lucano all’altezza dell’unico sbocco sul Tirreno della Basilicata, dalla cui rive ci si staccherà per andare ad affrontare la prima delle sette salite di giornata, il Passo Colla. Sono poco meno di 10 Km al 4.6% con i tratti più impegnativi all’inizio, quando si pedalerà tra le case di Maratea sorvegliati dalla statua del Redentore realizzata tra il 1963 e il 1965 dallo scultore toscano Bruno Innocenti sulla cima del Monte San Biagio, terza in Europa per altezza (21 metri e 13 centimetri, 17 in meno rispetto all’omonima di Rio de Janeiro). Attraverso Trecchina si scenderà nella valle del Noce, dove un tratto di 2.2 Km all’8.5% farà da antipasto alla salita più lunga del Giro 2022, quella diretta al massiccio del Sirino, sul quale si trovano le due cime over 2000 più basse dell’Appennino Lucano (Monte Papa e Cima De Lorenzo, rispettivamente 2005 e 2004 metri di quota). È una vecchia conoscenza del Giro d’Italia, che nella seconda metà degli anni ‘90 l’ha proposto in tre occasioni come arrivo di tappa, le prime due volte salendo da Lagonegro e l’ultima percorrendo l’interminabile versante di Lauria, lo stesso affrontato quest’anno. Per arrivare allo scollinamento si dovranno percorrere quasi 28 Km al 4%, anche se sul valore della pendenza media incide la presenza di due lunghi tratti intermedi nei quali la strada spiana o scende brevemente: in soldoni si compone di un primo troncone di 9.3 km al 5.6% a cavallo del passaggio da Lauria, di un impegnativo segmento centrale di 2.2 Km al 9.7% e dalla balza finale di 4.8 Km al 7.3% che condurrà al Gran Premio della Montagna, assegnato nei pressi per il bivio per il Lago Laudemio, il più meridionale d’Italia tra quelli d’origine glaciale. In discesa si percorrerà un versante inedito del Sirino prima d’intraprendere l’ultimo tratto “tranquillo” di questa tappa, una ventina di chilometri parte in lieve discesa e parte in falsopiano durante i quali si andranno a sfiorare i resti di Grumentum, l’antica città romana presso la quale Annibale sarà sconfitto durante la seconda guerra punica. Lambita l’estremità occidentale del lago di Pietra del Pertusillo, bacino artificiale costruito tra il 1957 e il 1962 con i fondi della “Cassa del Mezzogiorno”, il percorso andrà ad attraversare la Val d’Agri prima di tornare a pedalare all’insù alla volta del borgo di Viggiano (5.5 Km al 5.3%). È l’aperitivo alla salita più impegnativa del giorno, che sulle cartine del Giro è chiamata Monte Scuro ma che in realtà è più conosciuta dai cicloamatori locali con i toponimi di Acqua dei Pastori e di Madonna di Viggiano, con preciso riferimento al santuario costruito nel XIV secolo sulla soprastante montagna, luogo dove era stata rinvenuta una raffigurazione della Madonna. Famosa è la processione che annualmente raggiunge questo santuario, descritta da Carlo Levi nel romanzo “Cristo si è fermato a Eboli”, mentre il duro pellegrinaggio dei “girini” si fermerà quasi 300 metri più in basso, percorsa una strada non meno impervia rispetto a quella riservata ai fedeli: per arrivare in vetta si dovranno affrontare 6 Km di salita al 9.7% con un vero e proprio “cuore di pietra” di 1500 metri nel quale l’inclinazione media schizza costantemente oltre l’11%. Chi dovesse perdere le ruote del gruppo potrebbe faticare non poco a rientrare, anche perché subito dopo un primissimo tratto di discesa si dovrà percorrere un altopiano lungo più di 3 Km che costringerà a pedalare, disegnato ai piedi del Monte Volturino. Sfiorati due altri piccoli luoghi di culto montani, il Santuario del Monte Saraceno e la Cappella della Potentissima, si riprenderà la discesa in direzione del centro di Calvello, antica roccaforte longobarda, superato il quale la sfilza di salite che punteggiano il finale proporrà ora un’ascesa anonima di 5.8 Km al 3.9%, immediatamente seguita da quella che condurrà all’ultimo GPM di giornata. È La Sellata, 9.1 Km al 5.1% per arrivare fino alla stazione di sport invernali più vicina al capoluogo lucano, unita in un comprensorio agli impianti del vicino Monte Arioso. Attraversata in discesa Pignola, centro famoso come il “paese dei portali”, si raggiungerà la periferia sudoccidentale di Potenza, dirigendosi quindi verso il centro con una salita di poco più di 2 Km al 5% che si concluderà alle soglie del cuore della città, dove si trovano la centralissima Piazza Mario Pagano e diversi luoghi di culto d’interesse artistico come la cattedrale di San Gerardo e la Chiesa di San Michele Arcangelo. Non saranno ancora concluse le fatiche odierne perché a questo punto mancheranno ancora 6 Km per andare al traguardo, preceduto da un dentello finale di 300 metri al 7.4%, ultimo “canino” di un percorso che potrebbe rivelarsi più mordace del previsto.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Passo la Colla (594 metri). Costituito dai monti Crivo e Coccovello è valicato dalla SP 3 “Tirrena” tra Maratea e Trecchina. Noto anche con il nome di “Bocca di Maratea” (mentre sulle cartine del Giro 2022 è segnalato come “Passo Colla”), è stato affrontato due volte al Giro d’Italia, la prima durante la tappa Palinuro – Campotenese del 1980, la seconda nel finale della Amantea – Monte Sirino del 1996, rispettivamente conquistate da Gianbattista Baronchelli e Davide Rebellin, mentre i corridori che nelle due occasioni transitarono in testa al GPM furono Simone Fraccaro e Maurizio De Pasquale.
Valico della Serra Rotonda. Valicato dalla SS 653 “della Valle del Sinni” tra la località Pecorone (Lauria) e Latronico, sorge a breve distanza dallo svincolo “Lauria Nord” dell’Autostrada del Mediterraneo (A2). Vi si stacca la strada che sale verso il Monte Sirino.
Valico del Bosco Baresano (1375 metri). Coincide con il punto nel quale confluiscono i tre versanti del Monte Sirino (Lauria, Lagonegro e Fontana d’Eboli). Al Giro 2022 sarà attraversato in discesa, circa 700 metri dopo lo scollinamento. La salita al Sirino è stata affrontata in passato tre volte al Giro d’Italia, sempre come arrivo di tappa: nel 1995, quando la tappa scattò da Acquappesa Marina, si impose lo spagnolo Laudelino Cubino; nel 1996 – come appena ricordato – colse la vittoria Rebellin mentre nel 1999, unica occasione nella quale si salì dallo stesso versante di quest’anno, tagliò per primo il traguardo Danilo Di Luca.
Valico (1306 metri). Non segnalato sul testo di riferimento (vedi sotto) si trova ai piedi del Monte Volturino, valicato dalla SP 141 e dalla SP 16 tra Marsicovetere e Calvello. I corridori vi transiteranno nel corso del tratto in falsopiano che spezza la discesa dal Monte Scuro.
Valico la Sellata (1255 metri). Valicato dalla SP 5 “della Sellata” tra Abriola e Pignola.
Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).
CIAK SI GIRO
Non sono molti gli attori e i registi di origini lucane ad aver raggiunto la notorietà e in almeno tre casi sono diventati celebrità internazionali. Avi nativi della Basilicata hanno avuto Nicolas Cage, Danny De Vito e il “papà” della trilogia del Padrino Francis Ford Coppola. Tra i lucani al 100% l’unico ad aver ottenuto una certa fama è stato Rocco Papaleo, che ha debuttato come attore alla fine degli anni ’80 interpretando il ruolo del caporale Rocco Melloni nella serie televisiva “Classe di ferro”. La notorietà, arrivata grazie anche ai sei film girati con Leonardo Pieraccioni, l’ha poi motivato a passare dietro la macchina da presa e lo farà per la prima volta nel 2010 con un film interamente dedicato alla sua regione, “Basilicata coast to coast”. È una pellicola “on the road” che racconta del viaggio di una band musicale attraverso la regione, dalla costa tirrenica a quella ionica, diretti a un festival musicale al quale dovrebbero esibirsi, ma il viaggio durerà più del previsto e arriveranno a kermesse oramai terminata. La prima parte del viaggio ricalca proprio il tratto iniziale della tappa di Potenza, con la pellicola che si apre ai piedi del Redentore di Maratea per poi fare scalo a Trecchina, Lauria, Grumento Nova e sulle sponde del Lago del Pertusillo. Qui giunto il percorso dei “girini” e quella della band si disgiungono, con la seconda che prosegue alla volta di Scanzano Jonico toccando lungo il viaggio – tra gli altri centri – Aliano (dove Carlo Levi visse al confino) e l’incantevole borgo abbandonato di Craco.
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FOTOGALLERY
L’isola di Dino vista dal lungomare di Praia a Mare
Il Redentore di Maratea visto dalla strada che sale al Monte San Biagio
L’anfiteatro dell’antica Grumentum
Lago della Pietra del Pertusillo
Santuario della Madonna di Viggiano
Calvello, Cappella della Potentissima
Uno scorcio di Pignola
Potenza, Cattedrale di San Gerardo