UNA LUNGA SCALEA SENZA GRADINI
La carovana del Giro sbarca in continente per un’altra tappa destinata ai velocisti, dal profilo più snello rispetto a quella del giorno prima. La salita da affrontare lungo la strada per Scalea sarà scalata subito dopo la partenza di una frazione per il resto totalmente pianeggiante. Le insidie, comunque, non mancheranno neppure sulle strade calabresi per la costante presenza del Tirreno ai margini del tracciato.
Si chiama Scalea la località dove terminerà la prima tappa continentale del Giro 2022 e se vi è venuta alla mente una gradinata non vi siete sbagliati. Il nome della cittadina calabrese deriva proprio dalla conformazione a gradoni del centro storico, ma la strada per arrivarci sarà tutt’altro che una scalinata. Di gradini se ne incontreranno giusto un paio, poco sporgenti e “confinati” nei chilometri iniziali di una frazione per il resto quasi del tutto pianeggiante, con gli ultimi 135 Km che si disputeranno lungo il litorale tirrenico della Calabria. Piccoli saliscendi saranno inevitabili ma la strada si annuncia molto meno tortuosa rispetto alla Via Aurelia della Sanremo e da Diamante in poi, negli ultimi 15 Km, si pedalerà quasi costantemente in rettilineo. Con uno scenario del genere avrà i chilometri contati la fuga di giornata e ben poche speranze avranno di far secco il plotone quei corridori che penseranno di anticipare lo sprint con uno scatto nei chilometri conclusivi. Non tutto, però, oggi potrebbe andare perfettamente “liscio” perché la costante presenza del mare a bordo gara lo esporrà anche stavolta al rischio del vento, che potrebbe portare alcune squadre a un notevole esborso di energie per rientrare in caso di ventagli, un surplus di lavoro che potrebbe richiedere il conto nelle insidiose giornate a venire.
La partenza sarà in discesa anche se la planata dai 200 metri della “Terrazza sullo Stretto” (così è stata soprannominata Palmi) non figura in altimetria perché percorsa fuori gara, in direzione del “chilometro 0” situato all’imbocco della piana di Gioia Tauro, la seconda della Calabria per estensione dopo quella di Sibari. La prima quindicina di chilometri sarà, così, l’acconto dell’interminabile razione di pianura che attenderà il gruppo nel finale, tratto nel quale si toccherà Rosarno, centro balzato agli onori della cronaca per esser stato il primo comune della nostra nazione a costituirsi parte civile in un processo di mafia e presso il quale è possibile visitare l’area archeologica della città magno-greca di Medma, il cui museo è stato inaugurato nel 2014. Il giornaliero appuntamento con la salita arriverà nel momento nel quale il percorso doppierà il promontorio del “Corno di Calabria”, andando a superare tre rampe consecutive e pedalabili, la prima delle quali misura circa 2 chilometri e mezzo e sale al 3.6%. Distanza simile per la successiva al 4.9% – che si concluderà alle porte di Mileto, il comune dal quale nel 2020 scattò la tappa di Camigliatello Silano vinta da Filippo Ganna – mentre leggermente più lunga è la salitella che chiude questa terna e che raggiungerà con una pendenza media del 5.3% l’altopiano di Vibo Valentia, dove presso l’aeroporto militare Luigi Razza, gestito dall’Arma dei Carabinieri, saranno messi in palio i punti per la classifica degli scalatori. Attraversata la vicina Vibo s’imboccherà la discesa che riporterà definitivamente il gruppo a livello del mare e che lo porterà a lambire il centro di Pizzo, località balneare situata all’estremità settentrionale della cosiddetta “Costa degli Dei”, apprezzata non solo per i suoi pregi ambientali e artistici (chiesetta rupestre di Piedigrotta) ma anche e soprattutto per il “Tartufo di Pizzo”, che ha la particolarità d’essere modellato dai gelatai tenendolo nel palmo di una mano. Il successivo tratto vedrà il gruppo sfrecciare sulle strade della Piana di Sant’Eufemia, bonificata tra il 1910 e il 1936 e molto importante sia dal punto di vista agricolo, sia da quello industriale, sviluppatasi in quest’ultimo senso grazie alla presenza dell’aeroporto di Lamezia Terme – il principale scalo aereo calabrese, inaugurato nel 1976 – e alla costruzione della superstrada detta “dei Due Mari” perché attraversa l’Istmo di Marcellinara, il corridoio che mette in comunicazione la costa ionica con quella tirrenica collegando nel contempo Lamezia Terme al capoluogo regionale Catanzaro. Ben presto si giungerà sulle strade di Amantea, località turistica “erede” del centro bizantino di Nepetia e che assunse l’odierno nome durante la dominazione araba, quando fu ribattezzata Al-Mantiah, toponimo italianizzato dopo che il condottiero bizantino Niceforo Foca la riconquistò nell’885, dando inizio anche alla costruzione del castello che domina l’abitato e nei cui pressi si possono ammirare anche i suggestivi ruderi della più antica chiesa di Amantea, dedicata a San Francesco d’Assisi e innalzata nel 1216. Come anticipato non ci sarà solo pianura nel finale e sarà il caso del tratto di 2 Km al 4.1% che si incontrerà all’altezza di Paola, una delle principali mete del turismo religioso in Calabria per la presenza del santuario dedicato a San Francesco da Paola (1416-1507), il fondatore dell’ordine dei Minimi, costituito dall’antica chiesa eretta in stile gotico nel XVI secolo e dalla moderna basilica inaugurata nel 2000. Proseguendo nella marcia verso nord si giungerà a Guardia Piemontese Marina, sede del secondo traguardo di giornata situata a un tiro di schioppo dalle Terme Luigiane, località curativa nota sin dall’epoca romana e che ebbe l’attuale nome in periodo ottocentesco in onore del principe Luigi Carlo di Borbone. Transitati ai piedi degli spettacolari “Gironi di Acquappesa”, strada a tornanti sovrapposti che ricordano la discesa dal Poggio sanremese, i corridori toccheranno Cetraro per poi affrontare una salita di 1000 metri esatti al 5.5% che rappresenterà la porta d’accesso alla Riviera dei Cedri, tratto di costa cosentina noto per la coltivazione di questo agrume che secondo la tradizione ebraica era il “Mêlon”, il frutto dell’albero del bene e nel male che cresceva nel giardino dell’Eden; a questo proposito, il fatto che i cedri calabresi siano tra i più pregiati al mondo motiva tutti gli anni i rabbini ad affrontare il viaggio in Italia per selezionare personalmente i frutti che saranno utilizzati come offerta votiva durante il rituale di Sukkot, ricorrenza religiosa che si tiene a ottobre di ogni anno.
Un ultimo dentello – 1400 metri al 3% – porterà i “girini” a transitare ai piedi del colle di Belvedere Marittimo, che vanta uno dei meglio conservati castelli della regione, poi la pianura sarà la sola protagonista del tracciato, che ora vedrà il gruppo puntare su Diamante, il centro che la giornalista napoletana Matilde Serao – prima donna italiana a fondare e dirigere un quotidiano (Il Mattino) – definì la “Perla del Tirreno” e che in anni più recenti s’è meritata anche all’appellativo di “città più dipinta d’Italia” per la presenza di oltre 300 murales, realizzati a partire dal 1981.
Non ci sarà il tempo per fermarsi ad ammirarne nemmeno una di queste opere per il gruppo, Scalea bussa alle porte e la velocità di gara si farà ancora più indiavolata: se Eva fu tentata dal Mêlon, la prospettiva di un posto al sole nello sprint all’ombra dei cedri per gli sprinter sarà una tentazione ancora più irresistibile.
Mauro Facoltosi
CIAK SI GIRO
Tre ragazzi calabresi decidono di girare un cortometraggio, ma sono a corto degli “ingredienti” principali per farlo, un regista e un attore che lo interpreti. Il primo lo trovano, il secondo faticano a scovarlo e solo grazie all’insperato aiuto di un’attrice incontrata a Roma riescono addirittura ad arrivare un nome “da urlo”, il mostro sacro del cinema francese Gérard Depardieu, che accetta di buon grado di partecipare al progetto. È questa la trama de “L’Abbuffata”, film nel film che il regista Mimmo Calopresti girò nel 2007 negli affascinanti set della Riviera dei Cedri, faticando meno degli attori in scena a coinvolgere il “Principe Nero” perché con lui aveva già lavorato nel 1998 nel film “La parola amore esiste”, interpretato anche da un’altra attrice presente ne “L’abbuffata”, Valeria Bruni Tedeschi, sorella della più celebre Carla. Se non avete visto il film non vi sveliamo altro sulla trama, anche per non rivelarvi l’inatteso colpo di scena finale che impedirà a Depardieu di prendere parte al cortometraggio, un “coup de théâtre” che ha come fondale l’Isola di Cirella, antistante Diamante. E non solo nella “Perla del Tirreno” si girò, perché le riprese coinvolsero anche Cittadella del Capo, centro del litorale cosentino dove si trova l’albergo che la produzione riservò a Depardieu.
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https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/l-abbuffata/50011313
FOTOGALLERY
Duomo di Palmi
Rosarno, la palazzina sede del museo archeologico inaugurato nel 2014
Castello normanno-svevo di Vibo Valentia
Pizzo, chiesetta di Piedigrotta
Amantea, ruderi della chiesa di San Francesco d’Assisi
Paola, la nuova basilica del Santuario di San Francesco di Paola
I tornanti dei “Gironi di Acquappesa” visti dalla statale litoranea che sarà percorsa dal gruppo
Il castello aragonese di Belvedere Marittimo
Uno dei murales che adornano in vicoli di Diamante