IL PRODE JULIAN CAVALCA ANCORA L’ARCOBALENO, I PADRONI DI CASA A BOCCA ASCIUTTA

settembre 26, 2021
Categoria: News

Si conclude senza ori per i padroni di casa e con l’Italia in testa al medagliere, la rassegna iridata di ciclismo su strada 2021. La prova più attesa va alla Francia, con Alaphilippe che conferma la vittoria dello scorso anno ad Imola anche sulle strade del Brabante fiammingo. Molto dura e combattuta sin dall’inizio la corsa, con il francese che ha sfruttato la sua esplosività per levarsi dalla ruota corridori molto più forti di lui allo sprint.

La prova iridata di oggi, da Anversa a Lovanio, con tre circuiti, ha innanzitutto costituito la riprova di quanto siano errate le teorie ultramoderne di coloro che sostengono che per avere una corsa emozionante e spettacolare si debbano disegnare percorsi con chilometraggio ridotto.
La corsa andata in scena nelle strade fiamminghe misurava 270 km, eppure è stata combattuta e spettacolare sin dall’inizio, con una prima fase in cui si sono gettate le basi per una seconda addirittura scoppiettante.
La verità è che sono le televisioni che premono perché i percorsi si adattino alle esigenze delle trasmissioni che mal si conciliano con le durate in termini di ore di corse con elevato chilometraggio.
Per fortuna, corse belle ed emozionanti come quelle di oggi fanno un po’ da contraltare alle mire di coloro che, per scopi meramente economici, sono disposti a snaturare uno sport magnifico.
La seconda considerazione da fare riguarda il Belgio, una nazione che non solo fa de ciclismo lo sport più amato, seguito e praticato, ma ha anche dei grandi campioni in grado di giocarsi la vittoria un po’ su tutti i terreni, non ha vinto alcuna medaglia proprio nell’edizione di casa sulle strade delle Fiandre.
La punta, Van Aert, dopo aver mancato l’oro per pochi secondi nella cronometro vinta dal nostro Ganna, oggi non è sembrato brillante, nel momento chiave sembrava non averne proprio e, anche quando Colbrelli ha tentato di rilanciare l’azione all’ultimo giro, lui non ha nemmeno provato a dare continuità ad un tentativo che era in effetti un po’ tardivo, ma sembrava anche interessante perlomeno in chiave podio.
L’Italia ha provato a giocarsi le sue carte, purtroppo anche la sfortuna ci ha messo lo zampino, con Trentin e Ballerini coinvolti in una caduta. I due hanno poi deciso di contribuire alla causa, incaricandosi dell’inseguimento per chiudere su un pericoloso tentativo formatosi nel secondo circuito con uomini importanti.
Quando è invece andato via il tentativo definitivo, su impulso di Alahilippe, Colbrelli prima e Nizzolo poi sono stati molto bravi a reagire ed a riportarsi sui battistrada tra i quali si era inserito Bagioli. Colbrelli sembrava anche molto brillante perché, in occasione dell’ennesima accelerata del campione del mondo, era stato l’unico a saltare subito sulla sua ruota. Sorprende perciò che sulla stilettata obbiettivamente violenta del transalpino sullo strappo di Sant’Antonio del penultimo giro non abbia neppure provato a reagire e neppure si sia accodato al gruppetto dei contrattaccanti di Stuyven, che poteva essere una buona occasione per non perdere troppo contatto e provare a riportarsi sotto.
Va anche detto però che, in una corsa di 270 km, le energie possono venire a mancare improvvisamente.
Peccato perché il momento di forma eccellente che sta vivendo Sonny Colbrelli poteva essere coronato con la tripla corona di campione italiano, europeo e mondiale.
La fuga della prima ora si è formata già nei primi chilometri ed ha visto protagonisti Joel Burbano (Ecuador), Florian Gamper (Austria), Jose Tito Hernandez Jaramillo (Colombia), Pavel Kochetkov (Russia), Kim Magnusson (Svezia), Oskar Nisu (Estonia), Jambaljamts Sainbayar (Mongolia) e Rory Townsend (Irlanda).
Questi uomini riescono a raggiungere un vantaggio massimo di 6 primi ma, a fasi alterne, Danimarca Belgio e Slovenia vanno a diminuire il distacco.
Nel secondo circuito iniziano gli attacchi seri.
Sul Smeysberg, parte Cosnefroy al quale si affilano Evenepoel e Magnus Cort Nielsen.
Sul Moskesstraat, il tentativo si struttura ancor di più, perché ai tre si aggiungono anche Kasper Asgreen (Danimarca), Stefan Bissegger (Svizzera), Tim Declercq (Belgio), Arnaud Demare (Francia), Imanol Erviti (Spagna), Nathan Haas (Australia), Markus Hoelgaard (Novegia), Brandon McNulty (Stati Uniti), Ben Swift (Gran Bretagna), Pascal Eenkhoorn (Paesi Bassi), Primoz Roglic e Jan Tratnik (Slovenia).
A questo punto, la situazione si fa pericolosa con l’Italia rimasta fuori dai giochi, sono quindi Trentin e Ballerini che si incaricano di condurre l’inseguimento. Trentin sarebbe stato certamente un uomo da non sacrificare in un lavoro de genere, ma la caduta nella quale era rimasto coinvolto in precedenza aveva probabilmente compromesso le sua probabilità di vittoria finale.
Al termine del secondo circuito, quindi, i battistrada hanno un minuto e mezzo sui contrattaccanti e due sul gruppo.
Rientrati sul circuito di Lovanio, poco dopo il secondo passaggio da traguardo, il lavoro di Trentin e Ballerini va a buon fine con i contrattaccanti che vengono ripresi e, poco dopo, anche i fuggitivi del mattino concludono la loro avventura.
La situazione è a questo punto di gruppo compatto, gruppo che però si è ridotto notevolmente anche per i ritiri di molti atleti tra cui anche Trentin e Ballerini.
A questo punto, il Belgio si mette davanti completo ed impone una andatura elevata per evitare gli attacchi continui e potenzialmente snervanti.
L’intuizione si rivelerà esatta, poiché, non appena il Belgio molla la testa, parte un attacco vero e proprio con Nils Politt (Germania) Andrea Bagioli (Italia), Remco Evenepoel (Belgio), Ivan Garcia Cortina (Spagna), Valentin Madouas (Francia), Neilson Powless (Stati Uniti), Mads Wurtz Schmidt (animarca), Robert Stannard (Australia), Rasmus Tiller (Norvegia), Jan Tratnik (Slovenia) e Dylan Van Baarle (Paesi Bassi).
Il vantaggio di questi uomini oscilla a lungo tra i 20 e i 30 secondi, a seconda della reazione del gruppo dietro. A circa 60 chilometri dalla conclusione, su uno strappo secco, il drappello si sfalda, Davanti rimangono Bagioli, Madouas, Evenepoel, Powless e Van Baarle, ma dietro la Francia muove le sue pedine, con una accelerata di Laporte che fa da preludio alla rasoiata di Alaphilippe che apre il gas e va a riportarsi sui fuggitivi, portandosi dietro Wout Van Aert, Jasper Stuyven, Zdenek Stybar, Matej Mohoric e Sonny Colbrelli.
Anche Tom Pidcock, Mathieu Van Der Poel e Giacomo Nizzolo, rimasti vittime in un primo tempo della rasoiata di Alaphilippe, riescono ad accodarsi alla testa della corsa per merito soprattutto del britannico.
Da dietro, è solo Michael Valgren che rientra, dopo aver constatato l’impossibilità di condurre un inseguimento organizzato.
A giocarsi il mondiale rimangono quindi Julian Alaphilippe (FRA), Andrea Bagioli (ITA), Sonny Colbrelli (ITA), Remco Evenepoel (BEL), Markus Hoelgaard (NOR), Valentin Madouas (FRA), Matej Mohoric (SLO), Giacomo Nizzolo (ITA), Thomas Pidcock (GBR), Neilson Powless (USA), Florian Senechal (FRA), Jasper Stuyven (BEL), Zdenek Stybar (CZE), Wout Van Aert (BEL), Dylan Van Baarle (NED) e Mathieu Van Der Poel (NED), Michael Valgren (DEN).
Nei chilometri successivi, la verve di Alaphilippe non si placa, ma gli attacchi vengono vanificati anche grazie a Sonny Colbrelli che riesce a resistere molto bene su un allungo secco che aveva sorpreso anche Van Aert, oggi apparso non a meglio della condizione, forse anche a causa dello sforzo della cronometro.
Il francese decide di rifiatare e, a questo punto, è Evenepoel a condurre il gruppo di testa ad andatura elevata. La mancanza di radioline impedisce per diversi chilometri ai battistrada di sapere che dietro avevano tirato i remi in barca.
Terminato il lavoro di Evenepoel, riprendono gli scatti di Alaphilippe. Quello buono è sul penultimo passaggio dal muro di Sant’Antonio, con pendenze dell’11%. Il francese parte da dietro in perfetto stile, con una rasoiata davvero violenta. Gli italiani, che conducevano il drappello dei battistrada, non reagiscono, mentre Van Baarle, Valgren, Powless e Stuyven provano a riportarsi sul francese. Sotto il traguardo, Alaphippe sente la campana dell’ultimo giro 12 secondi prima degli inseguitori, mentre il gruppetto con Van Aert e gli italiani è già a 25 secondi. L’ultimo giro non modifica le cose, nella prima parte il vantaggio rimane stabile, anzi una accelerazione di Sonny Colbrelli sembrava poter mantenere viva una possibilità almeno di riportarsi sul quartetto per giocarsi le medaglie, ma nessuno intende dar seguito alla sollecitazione del campione italiano ed europeo.
A questo punto, a giochi fatti, il vantaggio del transalpino aumenta fino a divenire incolmabile.
Pidckock prova a questo punto da solo a riportarsi sui primi inseguitori, ma si muove con un attimo di ritardo ed arriva sul traguardo a pochi secondi dai contrattaccanti che si giocano le medaglie in volata. Van Baarle conquista l’argento e Valgren il bronzo con il Belgio fuori dal podio; solo quarto il vincitore dell’ultima Milano Sanremo, Stuyven.
Alaphilippe ha corso molto bene.
E’ stata la sua iniziativa a portare via il tentativo decisivo a 57 chilometri dalla conclusione. Trovatosi in un gruppetto con fior di uomini veloci, ha fatto il diavolo a quattro per andar via da solo ed alla fine, partendo dalle retrovie, ha dato la rasoiata decisiva e si è sciroppato tutto l’ultimo giro da solo, continuando a spingere a tutta.
Una vittoria di forza, non ha tanto badato alla tattica dato che, con certi compagni di avventura, non c’era altro da fare se non dare tutto per staccarli.
I quattro inseguitori hanno cercato di reagire e mantenere un distacco limitato ma, a quel punto, anche le energie erano limitate dopo 270 Km corsi ad un ritmo impressionante: meno di 6 ore.
Archiviato anche il mondiale, non resa che aspettare una inedita Roubaix autunnale e naturalmente la classica delle foglie morte su un percorso diverso da quello degli ultimi anni ma non meno emozionante.

Benedetto Ciccarone

Anche nel 2022 sarà Julian Alaphilippe a vestire la maglia iridata (Getty Images Sport)

Anche nel 2022 sarà Julian Alaphilippe a vestire la maglia iridata (Getty Images Sport)

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