AD ALCOY ALTRA FUGA: TOCCA A DAVID LOPEZ
Il 29enne spagnolo si impone per distacco nella 9a tappa della Vuelta, la Calpe – Alcoy di 187,7 km, staccando nel finale Kreuziger, Moncoutié, Caruso e Martinez, al termine di una lunga fuga. Piazza d’onore per il ceco della Liquigas, davanti all’italiano della Katusha. Sullo strappo conclusivo Joaquin Rodriguez tenta senza successo di strappare la maglia rossa di leader ad Igor Anton. Domani primo giorno di riposo.
Foto copertina: David Lopez festeggia il primo successo in carriera alla Vuelta (foto Reuters)
Seconda fuga a buon fine consecutiva e secondo successo solitario. Dopo l’exploit di David Moncoutié a Xorret del Catì, è stato quest’oggi David Lopez Garcia, 29enne di Barakaldo, a salutare la compagnia dei resti della fuga del mattino e ad involarsi tutto solo verso il traguardo di Alcoy, ancora una volta – la terza in questa Vuelta, dopo Malaga e Valdepenas de Jaen – posto al termine di un breve strappo. Il corridore della Caisse d’Epargne faceva parte della fuga a quindici sganciatasi nella prima parte di gara, assieme a Pujol, Kadri, Moncoutié, Kreuziger, Barredo, Cataldo, Martinez, Caruso, Ramirez, Gasparotto, Quemeneur, Péraud, Vanendert e Rabunal; un’azione dalla quale alcuni atleti si sono via via staccati a causa delle molte salite in programma (sette più lo strappo conclusivo, anche se nessuna oltre la 2a categoria), e uno – Carlos Barredo, il meglio piazzato in classifica generale, a 3’30’’ dal leader Igor Anton – di sua spontanea volontà , al fine di evitare la reazione che la Euskaltel avrebbe probabilmente inscenato per conservare la maglia.
Una scelta che non ha alla fine certamente aiutato la Quick Step, che ha perso il migliore dei due uomini in fuga (Cataldo è stato fra i primi ad alzare bandiera bianca), ma che ha fatto sì che il plotone concedesse il via libera a quel che restava del drappello al comando. Un drappello dal quale è stato proprio David Lopez ad evadere per primo, nella discesa del penultimo colle, il Puerto de Benifallin, venendo prontamente raggiunto da David Moncoutié, sulle prime rampe dell’Alto del Revolcat, e quindi da Kreuziger, Caruso ed Egoi Martinez, qualche chilometro più tardi. Prima Moncoutié, poi Kreuziger e infine Caruso hanno provato ad avvantaggiarsi prima della vetta, senza però riuscire mai a fare il vuoto. Un vuoto che ha invece prodotto Lopez nei chilometri fra il GPM e l’attacco dell’erta finale, sulla carta tratto di transizione, a conti fatti invece decisivo per la vittoria di tappa. Gli inseguitori non hanno infatti trovato con la necessaria prontezza un accordo, concedendo al battistrada una quindicina di secondi di margine risultati poi irrecuperabili. Prima Caruso e poi Kreuziger hanno provato a riportarsi sotto nel finale, ma con tempismo assai tardivo, e senza mai dare l’impressione di poter minacciare seriamente quello che per Lopez è di gran lunga il successo più prestigioso nelle sue otto stagioni da professionista.
Dopo l’arrivo di Kreuziger a 6’’, di Caruso a 13’’, di Moncoutié a 21’’, del rimontante Kadri a 27’’ e di un esausto Egoi Martinez a 30’’, Jean-Christophe Péraud si è piazzato 7° a 55’’, sognando per alcuni minuti, in virtù del suo distacco di 6’59’’ in generale, il minore fra i fuggitivi una volta staccatosi Barredo, la maglia rossa. Negli ultimi 20 km, tuttavia, gli Euskaltel, dopo una giornata di assoluta non-belligeranza in gruppo, hanno incrementato sensibilmente il ritmo, recuperando circa 3’ alla fuga e sventando la minaccia del francese.
Minaccia destinata a non essere però l’unica portata alla leadership di Anton, dal momento che Joaquin Rodriguez, come ampiamente pronosticato alla vigilia, ha tentato sullo strappo finale di guadagnare almeno quel secondo che gli avrebbe consentito di presentarsi in rosso nella sua Catalogna martedì. Le pendenze assai morbide del chilometro e mezzo finale non hanno però concesso molte possibilità in tal senso al leader Katusha, al quale si sono accodati con facilità il capoclassifica Anton, Vincenzo Nibali, Nicholas Roche, un pimpante Frank Schleck, che non ha evidentemente rinunciato a velleità di classifica generale, e un’altra decina di corridori, fra i quali spiccava l’assenza di Denis Menchov, che ha lasciato per strada altri 13’’.
Igor Anton si presenta così al primo giorno di riposo della Vuelta 2010 ancora al comando di una generale che ha avuto nella risalita al 5° posto di Péraud l’unico cambiamento significativo di giornata. Un riposo del quale gli organizzatori approfitteranno per un lungo trasferimento a Tarragona, da cui partirà martedì la 10a tappa, diretta a Vilanova i la Geltrù, al termine di 175,7 km che avranno nel breve ma terribile Alto del Rat Penat, 4,4 km al 10,8%, con vetta a 32 km dal traguardo, il loro momento chiave. Una salita che ricorda molto da vicino quella di Xorret del Catì, anche se la distanza della vetta dalla linea bianca potrebbe costituire un ostacolo agli attacchi da parte dei big. Chissà però che proprio il Purito Rodriguez, sfumata la possibilità di presentarsi nella sua terra con le insegne del primato addosso, non voglia provare a conquistarle proprio lì, su strade che conosce probabilmente meglio di tutti i suoi rivali.
Matteo Novarini