TAPPA A TEUNS, IMPRESA DI POGACAR, MA LO SLOVENO SEMBRA NON AVERE AVVERSARI
Pogacar parte sul Col de la Romme a oltre 30 km dall’arrivo e polverizza la concorrenza. Carapaz resta a lungo allo scoperto ma, come ieri, viene ripreso nel finale. Ora Pogacar non sembra avere concorrenti credibili per la vittoria finale, ma ovviamente le giornate no possono capitare a chiunque. Teuns con un’ottima strategia vince la tappa, rischiando molto nell’ultima discesa.
Sino ad ora gli appassionati hanno vissuto un grandissimo Tour de France, con moltissime emozioni, oggi il rischio è, per quanto riguarda la vittoria finale, di rivedere dei Tour come quelli vinti da Indurain, in cui la maglia gialla era in cassaforte e la lotta era solo per il podio.
La speranza è che la relativa vulnerabilità della squadra di Pogacar, che sembra avere solo Formolo come gregario credibile, possa infondere fiducia negli avversari che potrebbero provare attacchi pensati in funzione della lotta per il podio che però potrebbero trasformarsi in pericoli qualora Pogacar vada incontro ad una giornata no che nelle tre settimane può sempre capitare.
In effetti, gli uomini di classifica alle spalle di Pogacar e Van Aert, che probabilmente rientrerà nei ranghi, sono tutti lì separati da qualche secondo, dal terzo Lutsenko, al nono Gaudu c’è meno di un minuto e mezzo, nonostante tutto quel che è successo in questa prima settimana, con i primi distacchi nelle tappe bretoni, la cronometro, la tappa di ieri ed infine la prima tappa alpina oggi che, sulla carta, non era durissima, ma che, tra il tempo e l’attacco di Pogacar, si è rivelata davvero terribile.
L’attacco da lontano ha funzionato, era difficile pensare che già all’ottava tappa qualcuno avrebbe provato l’azione da grosso distacco, ma evidentemente Pogacar non ha avuto bisogno di aspettare la terza settimana, quando le energie cominciano ad esser al lumicino, per fare la differenza. Questo potrebbe far nascere in qualcuno l’interrogativo sulla possibilità di sostenere questa condizione di forma sulle tre settimane, ma la nuova maglia già ha già dimostrato l’anno scorso di avere una ottima tenuta ed anzi di riuscire a crescere nel corso delle tre settimane. In ogni caso, una corsa come il Tour de France nasconde sempre insidie ed un corridore giovane come Tadej Pogacar potrebbe comunque commettere qualche errore di inesperienza.
Oggi però si è comportato da corridore navigato, ha sfruttato alla perfezione il lavoro di Formolo, unico uomo davvero in grado di dargli una mano ed ha affondato un colpo spietato, riuscendo a staccare in breve Carapaz e poi a continuare a guadagnare inesorabilmente. Alla fine, si è presentato sul traguardo tre minuti e venti secondi prima del gruppo uomini di classifica nel quale mancavano Alaphilippe, Thomas e Roglic definitivamente saltati.
Peccato per Richard Carapaz che, ancora una volta, ha percorso coraggiosamente molti chilometri allo scoperto per essere raggiunto proprio nel finale. Sarebbe un peccato se tutti questi sforzi che non hanno portato a nulla dovessero addirittura presentare il conto.
La prima fase di gara è stata estremamente confusa, con continui tentativi di attacco che hanno spezzato il gruppo più volte e la fuga che faticava a formarsi. A causa dei continui attacchi e contrattacchi, è impossibile fare una cronaca completa di ciò che è accaduto, il succo della questione è però che, ad esito della grande bagarre creatasi con gruppi che si formavano e si dissolvevano in breve, ci si è ritrovati con Thomas nel gruppo dei velocisti in grave ritardo, Roglic da solo a metà strada tra il gruppo maglia gialla e il gruppo di Thomas e alcuni uomini davanti che, con molta fatica, sono riusciti ad ottenere il via libera dal gruppo maglia gialla ridotto a poco più di cinquanta unità . Prima che si formasse il gruppo di contrattaccanti, però, era andato via in solitaria Wout Poels. Gli inseguitori rispondevano invece ai nomi di Sepp Kuss (TJV), Jonathan Castroviejo (IGD), Michael Woods (ISN), Kenny Elissonde (TFS), Mattia Cattaneo (DQT), Alejandro Valverde (MOV), Bruno Armirail (GFC), Guillaume Martin (COF), Aurélien Paret-Peintre (ACT), Nairo Quintana (ARK), Søren Kragh Andersen (DSM), Tiesj Benoot (DSM), Dylan Teuns (TBV), Christopher Juul-Jensen (BEX), Simon Yates (BEX), Ion Izaguirre (APT) e Sergio Henao (TQA).
Ai piedi del terzo GPM, Poels viene raggiunto e Valverde si rialza.
Dopo il GPM, Benoot e Kragh Andersen provano ad andarsene, con il primo che sembra faticare molto a tenere la ruota del compagno di squadra finché non si stacca definitivamente. Da dietro, è Woods ad uscire al gruppo dei contrattaccanti, che nel frattempo si sfalda col passare dei chilometri, ed a portarsi in testa alla corsa da solo.
Sulla penultima salita, nel gruppo dei migliori di cui ormai non fa più parte la maglia gialla, parte Pogacar al termine del lavoro di un grande Davide Formolo, Carapaz prova a rispondere ma è costretto a mollare.
Il vincitore del Tour dello scorso anno parte per una marcia trionfale, simile a quella andata in scena nella tappe di Castelfidardo alla ultima Tirreno Adriatico, chilometro dopo chilometro il divario cresce ed alla fine i distacchi saranno abissali, Nel gruppo degli uomini di classifica, tirato da Fraile, perde contatto Alaphilippe in grave crisi, mentre Carapaz nel suo inseguimento trova Castroviejo per strada, ma non riesce a scavare un solco significativo. Van Aert rimane staccato al gruppo uomini di classifica ma riesce, procedendo da solo, a limitare i danni ed a conservare la seconda posizione in generale.
Tadej Pogacar pian piano riprende uno ad uno tutti gli uomini in fuga ed allo scollinamento della Colombiere è a 20 secondi dal battistrada Dylan Teuns che, con un ritmo regolare, aveva ripreso e staccato Woods.
Nella discesa, Pogacar sceglie di non rischiare e viene raggiunto da Izagirre che aveva ripreso Woods. Lo spagnolo è un ottimo discesista, ma Teuns si prende più di qualche rischio e incrementa il vantaggio nei 14 chilometri che separano la cima della Colombiere da Le Grand Bornand.
Carapaz prova a resistere, ma nel finale viene riassorbito dal gruppo uomini di classifica nel quale Lutsenko è stato molto attivo. I distacchi sono abissali, gli uomini di classifica hanno accusato un ritardo di 3 minuti e 20 secondi da Pogacar, mentre Alaphilippe accusa 18 minuti dal vincitore, Roglic e Thomas, arrivati con i velocisti, 34 minuti.
E domani che si fa? Con una maglia gialla in queste condizioni è impensabile provare un attacco, però, visti i risicati distacchi, per il podio potrebbe esserci comunque bagarre. Pogacar potrebbe limitarsi a contenere un po’ come faceva Indurain, ma bisognerà vedere come risponderà la squadra perché, se i suoi scudieri dovessero saltare, il leader sarebbe costretto, se non a rispondere colpo su colpo almeno a lavorare in prima persona per tenere le distanze di sicurezza, cosa che potrebbe presentare il conto se dovesse ripetersi in ogni tappa di montagna.
La frazione non è durissima, ma presenta il Col du Pre che è un HC ed ha pendenze molto severe. Dopo, tra il Cormet de Roselend ed il tratto di recupero prima di attaccare l’ultima salita, c’è molto spazio per rimediare ad eventuali danni. L’ultima salita è molto lunga e, nella prima parte, si sta molto bene a ruota. L’arrivo è lo stesso saltato nel 2019 per la grandinata sulla discesa dell’Iseran, ma stavolta si arriva dalla parte opposta. La seconda parte della salita presenta pendenze più severe e sarà verosimilmente lì che ci saranno gli attacchi, anche perché, si ripete, tentare un attacco da lontano per mettere in crisi la maglia gialla sembra difficile, piuttosto un ritmo elevato sul Col du Pre potrebbe far saltare qualche altro uomo di classifica che magari oggi è riuscito a nascondersi ed a salvarsi.
Benedetto Ciccarone