VAN DER POEL DIFENDE LA GIALLA MA POGACAR E’ DI UN ALTRO PIANETA
Tutti aspettavano i grandi specialisti delle prove contro il tempo ed invece Tadej Pogacar, con una prova straordinaria ha superato i più blasonati cronoman ed ha inflitto distacchi piuttosto pesanti ai suoi avversari per la classifica generale. Ottima prova di Van der Poel che disputa la crono della vita e mantiene per pochi secondi il vessillo del primato.
Tadej Pogacar ha di che esser ben lieto.
Non solo è riuscito a conquistare una grande vittoria di tappa ed a rifilare distacchi importanti a tutti i suoi principali rivali per la vittoria finale, ma è anche riuscito a non indossare la maglia gialla.
Questa circostanza è certamente vantaggiosa per lui che punta alla vittoria di Parigi, ma non ha una squadra formidabile.
Vedersi costretto ad impegnare i propri uomini per controllare la corsa già dalla sesta tappa poteva rivelarsi problematico per il leader in pectore di questa corsa, mentre invece, con la maglia gialla ancora sulle spalle di Van der Poel, gli UAE possono lasciare il compito agli uomini della Alpecin, anche perché Van der Poel ha interesse a difendere la maglia il più a lungo possibile, visto che non può coltivare ambizioni sulla classifica finale.
La prova odierna era certamente favorevole agli specialisti. A fronte di una prima parte con una breve salite ed una parte finale più tecnica, con molte curve secche, la parte centrale della prova presentava lungi rettifili sui quali spingere il lungo rapporto, adattissima a uomini come Kung e Van Aert. Niente da fare, questi uomini si sono dovuti accontentare del secondo e del quarto posto, con Vingegaard che si è inserito al terzo, facendo meglio del capitano Roglic che pure è un discreto specialista.
Proprio Roglic certamente aveva per oggi ambizioni ben diverse dal prendere 44 secondi dal connazionale che l’anno scorso gli sfilò la maglia gialla alla vigilia dei campi elisi. In realtà , il capitano della Jumbo ha chiuso con un tempo che sul momento non sembrava male, 25 secondi da Kung che tutti davano come vincitore, meno di un secondo al chilometro dal più accreditato specialista. Alla fine però il tempo dello sloveno è stato peggiore anche di quello di Van der Poel, che doveva sì difendere la maglia gialla ma non ha certo nella prova contro il tempo la sua dote migliore.
Il capoclassifica invece è stato bravissimo non solo a dare tutto sulla strada, ma anche a mettere a frutto le proprie doti di guida della bici. Nella parte finale, molto tecnica con curve cieche e strette, è riuscito addirittura a guadagnare un paio di secondi sullo scatenato Pogacar che ha preferito non rischiare nelle curve più pericolose, mentre la maglia gialla vi si è gettata a capofitto andando a lambire le transenne più di una volta.
L’olandese ha certamente meritato di mantenere il simbolo del primato, cosa nella quale egli stesso non credeva, vista anche la incombente presenza a soli 8 secondi di Alaphilippe che nel 2019 aveva disputato una grandissima prova contro il tempo in quel di Pau.
Il campione del mondo in linea invece ha deluso, solo quattordicesimo ad 1:11 dal vincitore, peggio di Uran che non è male contro il tempo, ma ha comunque 34 anni. Alaphilippe però, in virtù del vantaggio accumulato nelle prime tappe, resiste davanti ai vari big (eccetto Pogacar) in quarta posizione e 48 secondi della maglia gialla.
Molto negativa la prova di Geraint Thomas che già nelle prime tappe non era sembrato in condizione. Il gallese ha accusato un ritardo di 1:18 sul traguardo, solo 26 secondi meglio del compagno di squadra Carapaz che però è uno scalatore puro, di bassa statura e del tutto inadatto a prove come quella odierna.
A ciò va aggiunto il fatto che questa cronometro arrivava al quinto giorno di gara quando i corridori hanno ancora molte energie e, quindi, in un momento in cui le differenze tra gli specialisti ed i meno adatti a questo tipo di sforzo sono più marcate.
In questo senso, anche se Carapaz ha accusato un ritardo di ben 1:44 può ritenersi certamente meno deluso rispetto a Geraint Thomas che rimane dietro di lui in classifica generale. Il migliore degli Ineos è stato Richie Porte che ha concluso la sua prova in nona posizione con un passivo di 55 secondi dal vincitore della tappa. A questo punto, è lecito ipotizzare che Thomas possa essere utilizzato come diversivo per favorire attacchi di Carapaz. L’ecuadoregno è uno che non si spaventa ad attaccare da lontano, come fece al giro d’italia a Courmayeur quando andò a prendersi la rosa per tenerla sino a Verona, e Thomas è un corridore cui, nonostante tutto, non si può conceder troppa libertà . Richie Porte, uscito di classifica per note vicende, dovrebbe invece rivestire il ruolo di gregario di lusso.
In ogni caso, nel week end sulle alpi, potremmo avere ulteriori conferme di queste considerazioni.
Molto lontani tutti gli altri, i vari Lopez, Yates Quintana, Nibali hanno accusato distacchi molto consistenti.
Si tratta di uomini comunque di grande valore che potrebbero animare la sfida sulle montagne e potrebbero avere un piccolo margine di manovra visto il distacco.
In particolare è Lopez che potrebbe sperare in un po’ di libertà nel week end visto il suo distacco di oltre 5 minuti. Il buon Migul Angel è un corridore generoso che sulle alte montagne è in grado di offrire delle buone prove.
La classifica generale, uscita riscritta dalla tappa di oggi, ha però ancora una fisionomia difficilmente decifrabile e si dovrà aspettare il week end sulle alpi (quest’anno piuttosto soft) per avere qualche conferma.
La tappa di dopodomani con arrivo a Le Creusot ed un finale complicato potrebbe già ispirare qualche scaramuccia, mentre domani ci sarà terreno per gli sprinter.
L’unica certezza è che, al momento, Pogacar è nettamente il più forte, ma il Tour è lungo e quello che è successo lo scorso anno insegna che non si può mai essere sicuri.
Benedetto Ciccarone