GIUGNO 2021, DI GIRO IN TOUR
maggio 31, 2021
Categoria: Approfondimenti
Neanche il tempo di “digerire” il Giro ed è già ora della scorpacciata di corse che a giugno tirano idealmente la volata al Tour. Causa Olimpiadi, quest’anno la corsa francese si svolgerà con una settimana di anticipo rispetto alle date tradizionali e questo ha portato a uno slittamento all’indietro di tutte le gare che la precedono. Così il Delfinato, che solitamente scattava sette giorni dopo la fine della Corsa Rosa, vedrà svolgersi la prima tappa in contemporanea con la crono conclusiva del Giro.
Il Giro non è ancora finito ma è già ora di sintonizzarsi sulle rotte del Tour de France. A causa delle date delle Olimpiadi di Tokyo la corsa francese è stata, infatti, anticipata di una settimana e così la partenza della Grande Boucle avverrà quest’anno il 26 giugno, meno di un mese dopo la fine della Corsa Rosa. Ovviamente lo stesso trattamento hanno subito anche le gare che tradizionalmente anticipano la corsa francese e questo a portato ad una sovrapposizione, per sole ventiquattrore, del Giro con il Critérium du Dauphiné (30 maggio – 6 giugno), la corsa che nell’ultimo decennio è diventata una sorta di prova generale del Tour e che solitamente prende il via una settimana dopo la fine del Giro. Così il 30 giugno, mentre a Milano si svolgerà la cronometro conclusiva della Corsa Rosa, a più 600 Km di distanza scatterà la 74a edizione del Delfinato che, come nelle ultime due stagioni, prenderà il via dalla zona del Massiccio Centrale. Dopo Aurillac nel 2019 e Clermont-Ferrand lo scorso anno stavolta sarà Issoire a ospitare la tappa d’apertura, un movimentato circuito di 182 Km che prevede in particolare la salita della Côte du Château de Buron (3.2 Km al 6.8%) da ripetere tre volte, l’ultima a circa 15 Km dal traguardo. Si tratta di un percorso che mette l’acquolina in bocca ai finisseur, i quali il giorno dopo già dovranno lasciare il testimone agli uomini di classifica pur non essendo di montagna la frazione che condurrà in 173 Km da Brioude (paese natale di Romain Bardet, che non potrà essere della partita in quanto impegnato al Giro) a Saugues, dove si giungerà 7 Km dopo aver superato la cima della salita della foresta di Pourcheresse (7 Km al 6.4%). I velocisti avranno una sola freccia al loro arco e la potranno sparare il terzo giorno di gara sul rettilineo della poco impegnativa Langeac – Saint-Haon-Le-Vieux, 172.5 Km che prevedono solo un paio di facili “côtes” nella prima parte del tracciato. Si entrerà nel vivo l’indomani con l’immancabile tappa a cronometro, che si disputerà tra Firminy a Roche-la-Molière pedalando per quasi 16 Km e mezzo su di un tracciato veloce ma non troppo, privo di vere e proprie salite ma che non si può nemmeno definire pianeggiante per la presenza di quattro brevi tratti in pedalabile ascesa, il più lungo dei quali misura 2.4 Km e presenta una pendenza media del 4.4%. Prima delle tappe decisive si disputerà un’ultima frazione di trasferimento tra Saint-Chamond e Saint-Vallier, 175 km che non dovranno comunque essere trascurati da chi punta alla vittoria finale perché tra le modeste difficoltà altimetriche che li punteggiano spicca con decisione il muro della Côte du Montrebut, 1300 metri al 12.1% che si dovranno scavalcare a 12 Km dall’arrivo e che saranno resi più selettivi dalla strada stretta. Negli ultimi tre giorni sono collocate le tappe di montagna che da sempre sono il tratto distintivo della corsa francese e che sono inserite in crescendo di difficoltà. Si comincerà con il poco impegnativo arrivo in salita a Le Sappey-en-Chartreuse, costituito da una prima rampa di 3.7 Km al 5.4% e da una seconda di 3.3 Km al 6.2%; il tutto sarà preceduto dall’ascesa al Col de Porte (7.4 Km al 6.8%), in vetta al quale (ma si saliva dal più difficile versante opposto) lo scorso anno terminò la seconda tappa del Delfinato, vinta dallo sloveno Primož Roglič e rimasta prevalentemente impressa nella memoria dei corridori per la violenta grandinata che si scatenò al momento dell’arrivo e che lasciò grossi lividi sulle spalle di diversi ciclisti. Come avviene da diversi anni, soprattutto da quando il compito di allestire il palcoscenico del Delfinato è passato dalle mani del quotidiano “Le Dauphiné libéré” a quelle dello staff organizzativo del Tour de France, sarà proposta un’anteprima della prossima edizione della Grande Boucle nel corso della penultima tappa che, prima dell’impegnativo arrivo in salita ai 2072 metri de La Plagne (17 Km al 7.5%), vedrà i corridori testare la poco nota salita del Col du Prè (12.6 Km al 7.6%), che con l’adiacente e più conosciuto Cormet de Roselend (5.7 Km al 6.5%) il 4 luglio sarà affrontata nel secondo tappone alpino, la Cluses-Tignes: in questo caso non si tratta, però, di una novità perchè il Prè era già stato inserito nel tracciato del Tour nel 2018, in occasione della tappa della Rosière vinta da Geraint Thomas. E sempre a proposito di Tour anche nell’ultima frazione del Delfinato ci si dovrà confrontare con una storica salita della corsa francese, oltre che una delle più dure della catena alpina: è il Col de Joux-Plaine, 11.6 Km all’8.5% che emetteranno l’ultima sentenza nel finale della La Léchère-Les-Bains - Les Gets, 147 Km infarciti di altre sei ascese, tra le quali quella che condurrà al traguardo.
Lo stesso giorno della consacrazione del successore del colombiano Daniel Martínez nell’albo d’oro del Delfinato prenderà il via l’84a edizione del Giro di Svizzera (6-13 giugno), che pure sembra strizzare l’occhio agli scalatori nonostante la presenza di quasi 35 Km da percorrere contro il tempo. L’unica frazione nella quale gli uomini della montagna dovranno realmente stringere i denti sarà la cronometro d’apertura, che non è un solito prologo ma una prova di 11 Km disegnata sulle pianeggianti strade di Frauenfeld, resa filante anche dall’abbondante presenza, nella seconda parte del percorso, di tratti da percorrere in rettilineo. Colline in serie caratterizzeranno i finali delle prime due frazioni in linea – quest’anno non ci saranno tappe disegnate per i velocisti – e in particolare interessante si annuncia il finale della Neuhausen am Rheinfall - Lachen per la presenza della salita della Steineggstrasse (2.4 Km all’8,2% con all’interno 1500 metri al 10% di pendenza media) da superare a circa 8 Km dal traguardo; non meno tormentato sarà, comunque, anche il tratto conclusivo della successiva tappa di Pfaffnau che, seppur priva di grandi inclinazioni, non presenterà mai un momento nel quale tirare il fiato negli ultimi 70 Km. Il quarto giorno di gara il traguardo sarà collocato nella nota stazione di sport invernali di Gstaad, ma la tappa che vi giungerà non sarà da classifica perché l’unica salita che si affronterà sarà il pedalabile passo Saanenmöser (7.5 Km al 4.4%), da superare a 10 Km dall’arrivo ricalcando il finale di una tappa del Tour de Suisse 2018 che terminò con il successo del danese Christopher Juul Jensen, che anticipò di otto secondi la volata del gruppo compatto. Il giorno successivo quella frazione si ripartì dalla stessa Gstaad alla volta dell’arrivo in salita di Leukerbad e sarà così anche quest’anno, con la differenza che stavolta la poco impegnativa ascesa finale (8 Km al 5.4%) sarà immediatamente preceduta da quella più difficle di Erschmatt (7.6 Km all’8,6%). Lontane dal traguardo saranno piazzate le salite previste l’indomani nel corso della Andermatt – Disentis/Sedrun, che attraverserà la parte settentrionale del Canton Ticino affrontando subito dopo la partenza il Passo del San Gottardo dal versante settentrionale (9 Km al 7,2%) e ad una trentina di chilometri dall’epilogo il più lungo ma anche più morbido Passo del Lucomagno (18.5 Km al 5.5%). A questo punto si disputerà la seconda cronometro, benevola verso gli scalatori perché nell’affrontare i 23 Km della prova contro il tempo bisognerà salire fino ai 2046 dell’Oberalppass (9.5 Km al 6.5%) prima di planare verso Andermatt, che l’indomani ospiterà ancora il Tour de Suisse. La corsa si concluderà, infatti, con una tappa d’alta montagna in circuito che, dopo aver riscalato in partenza dai versanti opposti l’Oberalppass (10.7 Km al 5.6%) e il Lucomagno (16.6 Km al 5.2%), avrà il suo momento clou nel ritorno sul San Gottardo – salendovi stavolta da Airolo (13.2 Km al 6.7%) ma senza percorrere l’impegnativa strada in pavé della Val Tremola – prima di far ritorno ad Andermatt con una discesa conclusiva di quasi 15 Km.
Mentre sarà in corso di svolgimento il Tour de Suisse i riflettori torneranno ad accendersi sulla Francia per la Route d’Occitanie (10-13 giugno), quarantaseiesima edizione della gara che fino al 2017 era nota con il nome di Route du Sud e costituisce un’alternativa al Delfinato nell’avvicinamento al Tour de France, soprattutto per chi gradisce una gara nel complesso meno impegnativa del Criterium. Le ultime due tappe, quelle decisive, si disputeranno sui Pirenei e saranno introdotte da altrettante frazioni secondarie, la prima della quale presenta un percorso di media montagna, con il Col de Fontfroide (12 Km al 6.5%) da superare a una settantina di chilometri dal traguardo di Lacaune-les-Bains, a sua volta preceduto da un tratto conclusivo di 14 Km in lievissima ascesa. La seconda sarà la tappa più semplice, quasi del tutto priva di difficoltà altimetriche negli ultimi 100 Km, anche se l’arrivo ad Auch non sarà di semplice gestione per i velocisti in quanto posto al termine di un breve strappo che inizierà sotto lo striscione dell’ultimo chilometro. La tappa regina sarà la terza, che avrà in menù la mitica ascesa al Tourmalet (19 Km al 7.4%) a una cinquantina di chilometri dalla partenza da Pierrefitte-Nestalas e l’arrivo presso la stazione di sport invernali di Le Mourtis, la cui strada d’accesso – in salita per 12.7 Km al 6.3% – coincide in gran parte con quella di un altro storico colle del Tour, il Menté (celebre soprattutto per la rovinosa caduta dello spagnolo Luis Ocaña al Tour del 1971, che lo costrinse al ritiro in maglia gialla quando stava dominando la corsa con un vantaggio incolmabile su Eddy Merckx). A decretare il vincitore dovrebbe, però, essere la conclusiva frazione di Duilhac-sous-Peyrepertuse, che proporrà l’inedito arrivo in salita al castello di Peyrepertuse, poco meno di 5 Km all’8.1% che saranno preceduti dall’altrettanto breve, ma meno impegnativa, ascesa del Grau de Maury (4 Km al 6.2%).
Di certo, pur non presentando un tracciato durissimo, calamiterà le attenzioni degli appassionati anche la 27a edizione del Giro di Slovenia (9-13 giugno) perché ai nastri di partenza si schiererà il vincitore uscente del Tour de France Tadej Pogačar, che potrebbe anche fare un pensierino alla vittoria nella corsa di casa. Il primo giorno saranno protagonisti i velocisti sul traguardo di Rogaška Slatina, poi si cambierà scenario con l’arrivo della seconda frazione a Celje, dove il traguardo sarà posto al termine della breve ma ripida salita al castello che sovrasta la cittadina, 2 Km al 7.2% che fanno gola ai finisseur. Riconsegnato il palcoscenico agli sprinter in quel di Krško. si disputerà al penultimo giorno la tappa più impegnativa, disegnata a pochi chilometri dal confine con l’Italia. Dopo la partenza da Ajdovščina si arriverà nella vicina Nova Gorica, dove il traguardo non sarà posto nel centro della cittadina attraversata durante la tappa di Gorizia dell’ultimo Giro d’Italia ma sulle alture soprastanti: qui si affronteranno in rapida successione due ripide salite dalle caratteristiche di muro, quella di Ravnica (2.7 Km al 10.7%) e quella della Sveta Gora, una verticale di 2500 metri al 13.5% di media in cima alla quale si concluderà questa frazione. L’indomani spazio alla classica passerella di fine corsa sul tradizionale traguardo dell’ultimo giorno di Novo Mesto, che offrirà la terza occasione ai velocisti.
L’ultima corsa a tappe di un certo interesse prima della partenza del Tour sarà l’Adriatica Ionica Race (15-17 giugno), il cui tracciato non è ancora stato svelato, poi il 20 giugno andrà in scena il campionato nazionale, che si correrà tra Bellaria-Igea Marina e Imola, dove si arriverà dopo aver affrontato per cinque volte la salita della Cima Gallisterna (2700 metri al 6.5% contenenti un muro di 1000 metri al 12%), che lo scorso anno fu il fulcro del circuito del mondiale vinto da Julian Alaphilippe.
Non ci saranno solo i professionisti a rendere interessante il mese di giugno, perché nello stesso periodo si svolgerà la 44a edizione del Giro d’Italia Giovani Under 23 (3 – 12 giugno), riservato a quei corridori che fino a qualche decennio fa venivano definiti “dilettanti”. Le prime cinque frazioni si disputeranno in Emilia-Romagna, con la partenza della prima tappa da Cesenatico e l’arrivo dopo 144 Km a Riccione, dove si giungerà al termine di un tracciato collinare che non dovrebbe impedire l’arrivo allo sprint. Interessante, anche se non ai fini della classifica finale, si annuncia il finale della seconda frazione perché si andrà a Imola affrontando a 10 Km dal traguardo la pocanzi citata salita della Cima Gallisterna. Si farà quindi ritorno a Cesenatico per una frazione in circuito di 132 Km che ricalcherà il tracciato medio della Gran Fondo Nove Colli, che lo scorso anno aveva festeggiato quella che avrebbe dovuto essere la 50a edizione (poi annullata per pandemia) ospitando sul tracciato completo una frazione del Giro dei professionisti, vinta dall’ecuadoriano Jhonatan Narváez: per i dilettanti i colli da affrontare saranno quattro e il più impegnativo sarà il Barbotto, 4.6 Km all’8% da superare a 42 Km dall’arrivo. A questo punto il gruppo si sposterà dalla Romagna all’Emilia per le prime due tappe che vedranno protagonisti i corridori che punteranno alla vittoria finale, una cronometro individuale totalmente pianeggiante di 25 Km disegnata tra Sorbolo Mezzani e Guastalla e successivamente la Fanano – Sestola di 142 Km, il cui finale sarà lo stesso della tappa recentemente conquistata dallo statunitense Joe Dombrowski al Giro dei professionisti, con la breve ma ripida ascesa del Colle Passerino (4.3 Km al 9.9%) piazzata a ridosso del traguardo. Questa sarà anche la prima di cinque frazioni consecutive riservate agli scalatori, che il giorno dopo avranno dalla loro parte l’ascesa di Selvino, a dire il vero non troppo pendente (12 Km al 5.3%), da scavalcare a 20 Km dall’arrivo della giornata più lunga di questa edizione poiché si dovranno percorrere 177 Km per andare da Bonferraro di Sorgà a San Pellegrino Terme. L’indomani la Valtellina ospiterà la tappa regina, che scatterà da Sondrio per raggiungere in circa 120 Km i 2020 metri sul livello del mare del Lago di Campo Moro, traguardo posto al termine di un’interminabile ascesa di quasi 30 Km al 5.4% di pendenza media (7.6% nel tratto più impegnativo di 12.7 Km) che tre anni fa era stata affrontata a cronometro al Giro d’Italia femminile, cronoscalata vinta dalla fortissima olandese Annemiek van Vleuten. In salita saranno anche i finali delle frazioni seguenti, con l’ottava che dall’Aprica condurrà in 115 Km ad Andalo (14.6 km al 5.5%) e la nona che prenderà il via da Cavalese per transitare dai 2031 metri del Passo Valles (19 Km al 4.9%, con gli ultimi 4 Km all.8.8%) a una ventina di chilometri dalla partenza e terminare con la doppia ascesa al Nevegal (12.5 Km al 4.5%). L’ultimo atto, 163 Km da San Vito al Tagliamento a Castelfranco Veneto, offrirà la seconda occasione ai velocisti, per i quali l’unica insidia sarà rappresentata dal pavé del breve rettilineo d’arrivo di Piazza Giorgione, lo stesso che ha già ospitato l’epilogo di due frazioni del Giro dei “grandi”, vinte rispettivamente da Silvio Martinello nel 1991 e da Mario Cipollini nel 1999.
Mauro Facoltosi
I SITI DELLE CORSE
Critérium du Dauphiné
www.criterium-du-dauphine.fr/en
Tour de Suisse
Route d’Occitanie
Giro di Slovenia
Adriatica Ionica Race
Campionati italiani di ciclismo su strada
Tour de France

Il Col de Joux Plan sarà la salita regina del Delfinato 2021 (wikipedia)