LIEGI FEUDO SLOVENO ANCHE NEL 2021: POGACAR SUCCEDE A ROGLIC
aprile 25, 2021
Categoria: 7) LIEGI - BASTOGNE - LIEGI, News
Aveva già rischiato di vincerla l’anno scorso, ma nello sprint finale fu messo fuori giocao dalla manovra irregolare di Julian Alaphilippe. Dopo poco più di sei mesi Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) si è ripreso la più dolce delle rinvincite conquistando la Liegi-Bastogne-Liegi al termine di uno sprint ristretto proprio davanti a quel Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step) che lo aveva ostacolato nello scorso autunno. Il giovane fuoriclasse sloveno, alla prima affermazione in una classica monumento, succede nell’albo d’oro al connazione Primoz Roglic (Jumbo-Visma) apparso oggi in affanno. Sul terzo gradino del podio, alle spalle di Pogacar e Alaphilippe, David Gaudu (Groupama-FDJ) che ha preceduto l’eterno Alejandro Valverde (Movistar Team) e Michael Woods (Israel Start-Up Nation).
Il percorso della 107a edizione della Liegi-Bastogne-Liegi ricalcava quasi completamente quello della passata edizione. I corridori erano attesi da 259,1 km induriti dalla presenza di 11 cotes e da numerosi altri strappetti non segnalati ufficialmente. L’unica eccezione rispetto al 2020 era rappresentata dall’introduzione della Cote de Desniè (km 210,8), posta tra il Col du Rosier e la Cote de la Redoute in sostituzione del più noto Col du Maquisard.
Appena dato il via ufficiale alla corsa, sei corridori sono riusciti ad avvantaggiarsi sul gruppo: Tomasz Marczynski (Lotto-Soudal), Lorenzo Rota e Loic Vliegen (Intermarché Wanty Gobert), Sergei Chernetski (Gazprom-RusVelo), Laurens Huys (Bingoal-Pauwels Sauzen BW) e Aaron Van Poucke (Sport Vlaanderen Baloise). Poco dopo, sul gruppetto di testa è rientrato un altro corridore della Bingoal, il neerlandese Matthijs Paasschens, mentre il gruppo si è completamente rialzato, lasciando il via libera ai fuggitivi. Dopo appena 10 km dalla partenza il vantaggio dei 7 battistrada si aggirava intorno ai 5 minuti, mentre al km 20 il margine era salito a 9′50”. Poco dopo, in testa al plotone sono apparse prima le maglie della Jumbo-Visma e poi quelle della Deceuninck-Quick Step, evidentemente intenzionate a non lasciare dilagare il vantaggio dei battistrada. Il gap, dopo aver toccato un massimo di 10′35”, si è stabilizzato intorno ai 10 minuti e la corsa ha proseguito a lungo senza sussulti.
Durante la parte centrale della corsa, il gruppo ha iniziato ad aumentare il ritmo, principalmente grazie al lavoro svolto dagli uomini di Jumbo-Visma, Deceuninck-Quick Step e Movistar. Di conseguenza, il distacco è lentamente calato raggiungendo gli 8′40” in prossimità della Cote de La Roche-en-Ardenne (km 76), per poi scendere sotto i 7 minuti in cima alla seconda asperità di giornata, la Cote de Saint-Roch (km 123,5).
Entrati negli ultimi 100 km, i corridori erano attesi da una prima sequenza di strappi ravvicinati: la Cote de Mont-le-Soie (ai -95), la Cote de Wanne (-85), la Cote de Stockeau (-80) e la Cote de l’Haute-Levée (-76). In questa fase si sono registrate le prime azioni in testa al gruppo principale: la prima brusca accelerazione è stata impressa da Luis Leon Sanchez (Astana Premiertech) lungo la Cote de Wanne. Qualche chilometro dopo, in cima all Cote de l’Haute-Levée, è stato il campione Olimpico Greg Van Avermaet (Ag2r Citroen Team) a provare l’allungo, ma la reazione del gruppo è stata immediata e nel giro di 200 metri il tentativo è stato neutralizzato.
Si è così giunti ai piedi della Cote du Rosier (-62) con i 7 battistrada che potevano vantare un vantaggio di poco superiore ai 4 minuti. Proprio lungo il Rosier (4,5 km al 5,7% di pendenza media) si è assistito ad un nuovo aumento dell’andatura del gruppo, questa volta ad opera di Remy Rochas (Cofidis), alla cui ruota si sono immediatamente portati Mikkel Honorè (Deceuninck-Quick Step) e Matteo Jorgenson (Movistar Team). Di lì a poco i tre contrattaccanti sono stati raggiunti da altri corridori, tra cui il basco Alex Aranburu (Astana Premiertech) che a sua volta ha provato ad allungare in contropiede. Il rimescolamento in testa al gruppo è andato avanti finchè si sono avvantaggiati Harm Vanhoucke (Lotto-Soudal), Mark Donovan (Team DSM) e Mark Padun (Bahrain-Victorius). I tre contrattancanti, transitati in cima alla cote du Rosier con 2′15” di ritardo dai 7 battistrada ed una quindicina di secondi di vantaggio sul gruppo principale, lungo la successiva discesa hanno definitivamente preso il largo: a 50 chilometri dall’arrivo il loro distacco dai fuggitivi era ormai inferiore ai 2 minuti mentre il gruppo, completamente rilassato, era scivolato a quasi 4 minuti dalla testa della corsa.
Sulla successiva salita, l’inedita Cote de Desnié (1,7 km al 7,3 %) posta a 48,3 km dal traguardo, il gruppo è tornato ad aumentare l’andatura sotto l’impulso degli uomini di Deceuninck-Quick Step (lodevole il lavoro di Peter Serry) e Bora-Hansgrohe. Il distacco dai battistrada è così tornato sotto i 3 minuti, mentre i tre contrattaccanti si sono ulteriomente avvicinati alla testa della corsa, portando il gap a poco più di un minuto.
La corsa è definitivamente esplosa lunga la terzultima cote di giornata, la famigerata Col de la Redoute (2 km al 8,6%). Nel gruppo di testa Lorenzo Rota ha immediatametne alzato il ritmo, facendo staccare prima Matthijs Paasschens e poi Sergey Chernetski. Nel giro di poche centinaia di metri Rota è riuscito a liberarsi anche degli altri ex compagni di fuga, restando in compagnia del solo Laurens Huys. Nel gruppo principale è stata invece l’Ineos a prendere il comando delle operazioni. La squadra britannica ha imposto un ritmo decisamente alto culminato con la violenta progressione di Tao Geoghegan che ha letteralmente sgretolato il plotone. Tra gli uomini rimasti inizialmente attardati anche Julian Alaphilippe (Deceunick-Quick Step), poi rientrato nel tratto successivo insieme a molti altri corridori.
Nel frattempo Marczynski e Vliegen erano rinvenuti su Rota e Huys, andando a ricomporre un quartetto di testa a cui restavano ormai solo 45” secondi di vantaggio sul gruppo. A questo punto è stato Vliegen a provare l’azione solitaria, staccando gli altri 3 compagni di fuga nel tratto di saliscendi posto a valle della Redoute. Il belga però lungo le prime rampe della Cote de Forges (-23,5) si è dovuto arrendere ai crampi ed è stato rapidamente ripreso e superato da Marczynski e Rota.
Proprio lungo la Cote de Forges si è assistito ad una nuova e impetuosa accelerazione di Tao Geoghegan Hart. Il vincitore dell’ultimo Giro d’Italia in men che non si dica si è riportato sulle ruote di Rota e Marczynski, trascinando con se il compagno di squadra Adam Yates e altri 9 corridori: Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma), Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), Richard Carapaz (Ineos Grenadiers), Esteban Chaves (Team BikeExchange), David Gaudu (Groupama-FDJ), Jack Haig (Bahrain-Victorius), Mauri Vansevenant (Deceuninck-Quick Step), Sergio Higuita (EF Education-Nippo) e Krists Neilands (Israel Start-Up Nations).
Poco dopo lo scollinamento, gli uomini della Ineos hanno provato approfittare della superiorità numerica grazie all’attacco di Richard Carapaz (-21). L’azione dell’Ecuadoriano ha trovato impreparati i compagni di fuga che si sono letteralmente rialzati venendo poi ripresi dal resto del gruppo. Carapaz si è quindi ritrovato in testa con circa 25” di vantaggio quando ormai mancava solo una salita prima del traguardo di Liegi, la temibile Cote de la Roche aux Faucons (1,3 km al 10,5%).
A guidare l’inseguimento del gruppo lungo le prime rampe dello strappo è stato James Knox (Deceuninck-Quick Step). Il britannico ha consentito al plotone di riavvicinarsi notevolmente a Carapaz che è stato infine ripreso a circa 200 metri dall’arrivo, quando è giunto lo scatto di Davide Formolo (UAE Team Emirates) che ha ulteriomente selezionato il già ridotto gruppo di testa.
L’azione decisiva è arrivata poche centinaia di metri dopo, lungo lo strappetto che seguiva la Roche-Aux-Faucons: Michael Woods (Israel Start-Up Nation) è partito secco nel tratto più duro provocando una decisa selezione. A resistere all’attacco del canadese sono stati solo in 4: Julien Alaphilippe, Tadej Pogacar, David Gaudu e Alejandro Valverde, che proprio oggi festeggiava le 41 primavere. Alle loro spalle si è ritrovato un quartetto formato da Jakob Fuglsang (Astana PremierTech), Primoz Roglic (Jumbo-Visma) e dal duo della UAE composto da Marc Hirschi e Davide Formolo. Proprio a causa della presenza di due compagni di Pogacar, gli inseguitori non hanno trovato un accordo e sono stati ripresi poco dopo dal gruppo.
In cinque battistrada hanno invece collaborato alla perfezione e ai -11 potevano vantare un margine di circa 15 secondi sul gruppo inseguitore in cui tra gli altri erano presenti Primoz Roglic, Bauke Mollema (Trek-Segafredo), Michal Kwiatkowski (Ineos Grenadiers), Esteban Chaves (Team BikeExchange), Tiesj Benoot (Team DSM) e Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe). Il margine è continuato a crescere nei chilomentri successivi, arrivando a 35” ai -5.
I battistrada hanno proseguito di comune accordo fino ai -2, quando sono iniziati i primi tatticismi. Ai 1300 metri dall’arrivo Woods ha provato l’allungo in solitaria ma è stato prontamente riacciuffato dai 4 compagni di fuga. Giunti sotto lo striscione dell’ultimo chilomentro con Valverde in testa al drappello, i 5 battistrada hanno iniziato a controllarsi, riducendo notevolmente l’andatura, mentre da dietro Hirschi, Mollema e Benoot tentavano disperatamente di rientrare.
Lo stallo è continuato fino ai 250 metri quando Valverde ha lanciato il suo sprint con a ruota Woods e Gaudu. Proprio dalla scia del corridore della Groupama ai 150 metri è uscito a velocità doppia Alaphilippe, ma il transalpino nulla ha potuto di fronte alla rimonta poderosa di Pogacar che ha tagliato il traguardo a braccia alzate, davanti allo stesso Alaphilippe, Gaudu, Valverde e Woods. La volata per il sesto posto è andata a Marc Hirschi (giunto a 7”) che ha battuto Benoot e Mollema. Poco dopo, a 9” da Pogacar, è arrivato un altro drappello regolato da Schachmann davanti a Matej Mohoric (Bahrain-Victorius), Michal Kwiatkowski, Jakob Fuglsang e Primoz Roglic.
Per Pogacar l’ennesima conferma di un talento che non si limita solo alle corse a tappe, ma può ambire alla vittoria anche nelle corse di un giorno. Da sottolineare anche l’8o podio alla Doyenne per l’intramontabile Alejandro Valverde il cui ritiro a fine anno sembra sempre meno probabile. Giornata no invece per il vincitore uscente Primoz Roglic che non è riuscito a tenere le ruote dei migliori sull’ultimo strappetto, mentre per Alaphilippe continua la maledizione della Liegi che nelle ultime stagioni lo ha già visto per ben 4 volte nei primi 5, ma mai vincitore.
Pierpaolo Gnisci