LIEGI-BASTOGNE-LIEGI: ROGLIC PRIMEGGIA E BATTE TUTTI

ottobre 4, 2020
Categoria: 7) LIEGI - BASTOGNE - LIEGI, News

Primoz Roglic (Team Jumbo-Visma) beffa in volata un Julian Alaphilippe (Deceuninck-QuickStep) poi declassato. Classica che parla sloveno grazie anche ai piazzamenti di Tadej Pogacar (UAE-Team Emirates) e Matej Mohoric (Bahrein-McLaren).

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Centoseiesima edizione della Liegi-Bastogne-Liegi, quest’anno in veste autunnale a causa dello stravolgimento del calendario ciclistico UCI dovuto all’emergenza Covid-19. Edizione che come il Tour de France parla sloveno grazie al vincitore Primoz Roglic (Team Jumbo-Visma) e a Tadj Pogacar (UAE Team-Emirates) e Matej Mohoric (Bahrein-McLaren) risettivamente quarto e quinto all’arrivo. Classica monumento delle Ardenne che regalava emozioni nonostante la concomitanza del Giro d’Italia e perciò una startlist meno ricca rispetto agli anni passati. Solo 9 gli italiani al via, escluso Damiano Caruso (Bahrein-McLaren), nessuno che aveva velleità di vittoria o piazzamento. Tutti i riflettori erano puntati su Julian Alaphilippe (Deceuninck-QuickStep), vincitore una settimana fa del Mondiale di ciclismo in linea su strada a Imola. Alaphilippe che poteva contare sul supporto di Bob Jungels, vincitore dell’edizione del 2018, e sul lombardo Andrea Bagioli, autore di una buona Freccia Vallone. Al via si presentavano anche Mathieu Van der Poel (Alpecin -Fenix), Daniel Martin (Israel Start-Up Nation) e Wout Poels (Bahrein-McLaren). Van der Poel partecipava dopo qualche incertezza alla vigilia, incertezza sciolta solo un giorno prima del via, dopo aver vinto tappa e classifica finale del BinckBank Tour. Da ricordare che il padre Adri Van der Poel vinse la Liegi nel 1988. Dan Martin e Wout Poel invece erano i due ciclisti che insieme a Bob Jungels avevano già trionfato nella Liegi-Bastogne-Liegi, il primo nel 2013 e il secondo nel 2016. Assente, perchè partecipante in al Giro d’Italia, il vincitore in carica Jakob Fuglsang (Astana), con i kazaki che provavano a difendere il titolo in Belgio con più punte, gli spagnoli: Omar Fraile, Luis Leon Sanchez e Gorka Izagirre.
Percorso di quasi 260 chilometri pressochè identico a quello dell’edizione del 2019, e come l’anno scorso, la linea d’arrivo veniva designata a Liegi e non più ad Ans. Undici le côte che il gruppo avrebbe affrontato, La Roche en Ardenne, Saint Roch, Mont le Soie, Wanne, Stockeu e Haute Levée da affrontare quando all’arrivo mancheranno oltre 70 km. La mitica Redoute invece veniva affrontata a 35 km dall’arrivo per far da trampolino di lancio all’accoppiata finale, Forges e Roche aux Faucons, con quest’ultime da completare prima degli ultimi 13,5 chilometri finali di falsopiano. Un’edizione che lasciava anche la mite temperatura primaverile per trovare in corsa 8° gradi che si sarebbero fatti sentire, specie nei chilometri finali.
Corsa che prendeva il via alle 10:20 circa di mattina, con la maglia iridata di Alaphilppe in posa in primo piano. Già dal terzo chilometro di strada iniziavano i primi tentativi di attacco per formare ed entrare nella prima fuga di giornata. Fuga che prendeva il via dopo 15 chilometri con otto ciclisti: Iñigo Elosegui (Movistar Team), Kobe Goossens (Lotto-Soudal), Michael Schär (CCC Team), Kenny Molly (Bingoal WB), Omer Goldstein (Israel Start-Up Nation), Valentin Ferron (Total Direct Energie), Paul Ourselin (Total Direct Energie) e Gino Mäder (NTT Pro Cycling). Gli otto corridori venivano raggiunti una decina di chilometri dopo da Mathijs Paasschens (Bingoal WB), il quale uscito insolitaria dal gruppo, dopo tanta fatica riusciva ad entrare nella fuga al chilometro 30. Una fuga che intorno al cinquantesimo chilometro toccava i 4 minuti di vantaggio dal gruppo trainato dalla Deceuninck-QuickStep, segno che Alaphilippe, dopo il 2° posto del 2015, era davvero intenzionato a far sua l’edizione numero 106.
Gli attaccanti affrontavano le prime cote di giornata, dove grazie alla verve della loro giovane età, età media dei fuggitivi bassissima nonostante lo svizzero trentaquattrenne Michael Schär, riuscivano ad aumentare il vantaggio portandolo sopra i cinque minuti. Michel Kwiatkowski (INEOS Grenadiers) e Primoz Roglic (Team Jumbo Visma), altri due favoriti, mettevano i propri uomini in testa al gruppo a dar manforte, tanto che il gap si riduceva drasticamente nei chilometri successivi. A 97 chilometri dall’arrivo, una brutta caduta nella coda del gruppo, causata da uno spartitraffico, vedeva coinvolti Greg Van Avermaet (CCC Team) e Adam Yates (Mitchelton Scott), due dei favoriti di giornata che venivano purtoppo costretti al ritiro. Per il belga purtroppo si registrava una frattura alla clavicola. Unica colpa dei due corridori, quella di essersi fatti trovare nella coda del gruppo, mentre ciclisti più accorti come Van der Poel, Kwiatkowski e Roglic per non correre rischi, erano perennemente nei primi venti corridore del plotone. Anche Alaphilippe, nonostante sia sempre stato nei primi posti, veniva coinvolto in una caduta quando di chilometri ne mancavano poco più di 80, buon per lui una caduta innocua che non gli impediva di riprendere la propria bicicletta e rientrare in gruppo. Il campione del mondo però doveva fermarsi altre due volte, la prima per un cambio bici e per togliersi il giubbino termico, la seconda per ricambiare nuovamente bici, questa volta senza compagni di squadra ad aspettarlo. Alaphilippe visibilmente nervoso, oltre a sprecare energie per rientrare nel gruppo dei big, stava sprecando anche molte energie mentali, dovute ad un nervosismo anomalo e inusuale al talento transalpino.
Mentre la Trek-Segafredo di Richie Porte e la Circus Wanty Gobert di Jans Bakelants e di Simone Petilli spuntavano in testa al plotone, i fuggitivi perdevano terreno. Gli elvetici Scharr e Mader, rendendosi conto di averne di più degli altri fuggitivi, decidevano di prendere il largo abbandonando gli ex compagni di fuga. Si aveva così un duetto in testa con un vantaggio di 1′09″ sugli immediati inseguitori: Iñigo Elosegui, Kobe Goossens, Kenny Molly e Valentin Ferron, mentre gli altri fuggitivi veniva ripresi dal gruppo. Lo stesso Scharr, sul Col du Rosier, attaccava nuovamente staccando Mader portandosi da solo in testa alla corsa. Lo stesso ciclista della NTT Pro Cycling, una volta staccato, rallentava e si faceva raggiungere dal gruppo principale, il quale a 47 chilometri dal traguardo aveva raggiunto tutti i fuggitivi tranne Schärr (CCC Team) che resisteva con un vantaggio di 44″.
Lo svizzero del CCC Team veniva raggiunto ai meno 37 chilometri dal traguardo, in prossimità della Redoute, quando il Team Sunweb di Marc Hirschi prendeva il posto della Trek-Segafredo in testa al plotone. Gruppo che si rimescolava proprio a poche centinaia di metri dalla Redoute, dove si assisteva una lotta per i primi posti, con Hirschi, Alaphilippe, Michał Kwiatkowski e Porte (Trek Segafredo) in testa. Una cote dal grande fascino che assottigliava le file del gruppo ma non faceva uscire allo scoperto i big. Da segnalare un Van der Poel che si era fatto trovare impigliato nel centro del gruppo, non un bel segnale per il campione olandese.
Nelle ultime due cotes di giornata si assisteva prima all’attacco di Michael Albasini (Mitchelton Scott) alla sua 15° Liegi e alla ultima stagione da professionista, seguito qualche centinaia di metri più tardi, sulla Cote des Forges dall’allungo di Alaphilippe, Alberto Rui Costa (UAE-Team Emirates) e Luis Leon Sanchez. Allunghi che sarebbero durati pochi e che vedevano nuovamente il gruppo unito, da segnalare un ottimo Tom Dumoulin in versione gregario per il capitano Roglic. A 15 chilometri dall’arrivo, il gruppo seppur sfoltito e molto allungato, arrivava unito sulle prime rampe della Roche aux Faucons. Sull’ultima cote di giornata, il primo a dar fuoco alle polveri non poteva essere che Julian Alaphilippe. All’attacco del Campione del Mondo rispndeva porntamente Hirschi, mentre Roglic e Tadej Pogacar (UAE-Team Emirates), dopo qualche esitazione, risondevano a loro volta. Si aveva così un quartetto in testa: Alaphilippe, Roglic, Pogacar e Hirschi. I quattro lavoravano in sintonia, e a 5 chilometri dal traguardo avevano 20 secondi dagli inseguitori. Quartetto che sarebbe diventato un quintetto nel chilometro finale grazie a Matej Mohoric (Bahrein-McLaren) che rientrava di gran lena.
Mohoric raggiungeva i quattro avanti, e appena raggiunti rilanciava attaccando nuovamente. Alaphilippe era il primo che seguiva prontamente il corridore della Bahrein-McLAren, e una volta ripreso, partiva lanciando lo sprint. Alaphilippe in testa a pochi centimetri dalla linea d’arrivo smetteva di pedalare e alzava le braccia al cielo, purtoppo per lui, non si accorgeva che alla sua destra c’era un indomito Primoz Roglic che con un colpo di reni lo superava di qualche millimetro. Incredibilmente Alaphilippe aveva gettato alle ortiche una Liegi-Bastogne-Liegi che aveva già vinto. Una giornataccia per il ciclista della Deceuninck dopo una caduta e due cambi di bici, un finale davvero amaro dove veniva persino declassato per aver effettuato una manovra non consentita che aveva danneggiato Hirschi e Pogacar. Dall’altra parte merito a Roglic che non si dava per vinto e riusciva a beffare il Campione del Mondo. Per Roglic un successo meritato dopo il Tour de France perso nella cronometro finale. Roglic che dimostrava ancora una volta di essere un fuoriclasse, capace di primeggiare sia nelle corse di un giorno che nelle corse a tappe.

PRIMOZ ROGLIC: La sconfitta all’ultima tappa del Tour de France poteva condizionare la sua autostima, invece lo sloveno si dimostra solido nell’animo e nello spirito combattivo. Sempre nelle prime posizioni, fa lavorare bene la squadra, attento, e quando scatta Alaphilippe non si da per vinto andando a prendere una vittoria insperata. Prima classica monumento per Roglic, scommettiamo che non sarà l’ultima? VOTO: 10

MATEJ MOHORIC: Spunta dal nulla, nell’ultimissimo chilometro, vede i quattro davanti, li raggiunge e li semina. Manca il bersaglio grosso per poco. Unico rammarico, quello di non essersi fatto trovare pronto sulla Roche aux Faucons. VOTO: 7,5

MARC HIRSCHI: Periodo d’oro per lo svizzero. Danneggiato da una manovra scorretta in volata da Alaphilippe, terminerà terzo, poi secondo dopo il declassamento del francesce. VOTO: 7

TADEJ POGACAR: Sempre attento, non ha la gamba esplosiva di qualche settimana fa, ma Tadej c’è sempre. Gran terzo posto per il fenomeno. VOTO: 7

MICHAEL SCHAR: L’ultimo dei fuggitivi ad alzar bandiera bianca, ed anche il più anziano. VOTO: 6,5

TOM DUMOULIN: Anche oggi, come al Tour, un lavoro eccelente per Roglic. VOTO: 6,5

GINO MADER: Fuggitivo di giornata, prova l’allungo quando il gruppo rinviene, ci riesce, poi non tiene le ruote di Schar sul Col du Rosien e si rialza. VOTO:6

MADS PEDERSEN: L’ex campione del Mondo si vede spesso nella parte centrale della corsa in testa al gruppo a lavorare per il capitano Porte. VOTO: 6

MATHIEU VAN DER POEL: Non il miglior Van der Poel. Sulle cotes più dure non riesce a stare al passo dei migliori, scarico. Terminerà comunque sesto vincendo lo sprint del gruppo inseguitore. VOTO: 6

MICHAEL KWIATKOWSKI: Fa lavorare bene la squadra, segno che ne ha di benzina. Sparisce sulla Roche aux Faucons. Terminerà decimo. VOTO: 5,5

JULIAN ALAPHILIPPE: Oggi era il più forte, solo lui poteva perderla e così è stato. Cade, si rialza, si innervosisce, cambia due volte la bici, problemi col tacchetto, nervosismo che lo potrebbero condizionare, invece arriva sulla linea del traguardo nei migliori dei modi. Risponde qualche attimo in ritardo a Mohoric, allunga nuovamente con una manovra che pagherà col declassamento, sprinta, arriva al traguardo, si ferma e alza le braccia mentre Roglic lo sorpassa. Giornata fantozziana. VOTO: 5

Luigi Giglio

Il momento nel quale Alaphilippe realizza che Roglic lha battuto (Getty Images Sport)

Il momento nel quale Alaphilippe realizza che Roglic l'ha battuto (Getty Images Sport)

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