TRICOLORE STORY: SANTAROMITA 2013
Per due anni consecutivi è il Trofeo Melinda a decretare il campione nazionale. Vi abbiamo già parlato ieri della prima delle due affermazioni di Nibali del 2014; ora torniamo con la memoria al pomeriggio del 22 giugno 2013, quando a Fondo conquistò la maglia tricolore il varesino Ivan Santaromita.
SANTAROMITA, IN FONDO È UNA SORPRESA
Ivan Santaromita si laurea campione d’Italia sul durissimo tracciato di Fondo, battendo in una sfida a tre Michele Scarponi e Davide Rebellin. L’azione buona nasce al penultimo giro, promossa da Simone Stortoni. Delude il favorito Moreno Moser, mai protagonista in una gara salvata per la Cannondale dal quarto posto di Alessandro De Marchi.
Non Moser, né Scarponi, e nemmeno Cunego o Nocentini: il nuovo campione italiano è Ivan Santaromita, 29enne nativo di Clivio, incluso al più fra gli outsider della vigilia. Nulla ha però rubato l’alfiere BMC, al terzo centro tra i professionisti, secondo in stagione dopo quello al Giro del Trentino, su strade a lui evidentemente favorevoli, al quale nulla possono togliere le giornate nere di alcuni più quotati pretendenti o l’harakiri di altri.
Lo snodo chiave del Trofeo Melinda, valido quest’anno come prova tricolore, è arrivato al penultimo dei quattro giri sul durissimo circuito di Fondo, quando al traguardo mancavano poco più di 30 km e già erano state neutralizzate le fughe del trio Bertazzo – Borchi – Fortin, di Alessandro Proni e di Riccardo Chiarini – solo o in coppia con Mirko Selvaggi -, oltre ai soliti, sconcertanti scatti di Stefano Pirazzi, dall’aspettativa di vita inferiore ai 200 metri. A provarci è stato allora, lanciato da una violenta accelerazione di Mori, Simone Stortoni, con Santaromita primo fra tutti ad accodarsi, imitato da De Marchi, Rebellin e Scarponi. Moreno Moser, l’uomo da battere, non ha reagito, e il sospetto che potesse trattarsi di una scelta tattica è stato ben presto fugato dalla rapida scomparsa della sua divisa Cannondale dal gruppo inseguitore.
Diego Rosa e Angelo Pagani hanno tentato un tardivo rientro sulle ultime rampe della salita e nella successiva discesa, venendo però respinti dal generosissimo lavoro di Stortoni, che, pur evitando possibili rientri, sacrificava però l’iniziale superiorità numerica Lampre.
Rabottini, Caruso e Nocentini – fra gli altri – hanno tentato di ricucire a turno il mezzo minuto circa che li ha sempre separati dal quintetto di testa, sempre con uguale insuccesso, mentre, insieme a Moser naufragava nelle retrovie anche Cunego, altro azzurro atteso al prossimo Tour, lanciando segnali non del tutto confortanti ad una settimana dal via.
Sull’ascesa finale, Stortoni si è dovuto fare da parte, e il primo allungo di Scarponi ha messo a nudo le difficoltà di De Marchi, uscito dalla rosa dei papabili vincitori prima ancora di perdere definitivamente contatto. Divenuto ormai il netto favorito, il marchigiano ha però infilato una raffica di cambi di ritmo poco convinti, che anziché mettere in crisi i due rivali superstiti, hanno finito per traghettarli fino al triangolo rosso. L’ultimo affondo del portacolori Lampre, marcato in scioltezza da Rebellin, ha anzi finito per servire a Santaromita l’occasione per il contropiede vincente, avviato a poche centinaia di metri dal termine.
Scarponi ha preferito delegare l’onere della risposta al quasi 42enne veneto; quest’ultimo, dopo essersi riportato a pochi metri dall’attaccante, ha però vanificato l’inseguimento affrontando con piglio incerto una svolta a destra, concedendo un nuovo e decisivo allungo al battistrada. Scarponi si è lanciato solo allora in prima persona alla caccia di Santaromita, iniziando fuori tempo massimo una rimonta terminata con tanto rammarico nella scia della sagoma già esultante del lombardo. Rebellin si è dovuto accontentare del terzo gradino del podio, davanti a De Marchi e ad un Rinaldo Nocentini che ha dato l’impressione di aver gettato al vento una chance forse irripetibile, non infilandosi nel gruppetto buono a dispetto di una condizione apparsa più che brillante.
Proprio l’essersi messo alle spalle atleti più forti costituisce un ulteriore merito per il neo-campione italiano, il cui trionfo è impreziosito anche dall’essersi dovuto di fatto arrangiare senza compagni di squadra: con lui, la BMC ha potuto schierare soltanto il rientrante Ballan, per ovvi motivi ancora lontanissimo dalla versione 2012, capace di podi a Fiandre e Roubaix. Non ha invece preso il via Marco Pinotti, scoraggiato forse dalla scellerata collocazione della prova a cronometro – a lui ben più congeniale – all’indomani di quella in linea. Inevitabile dunque la rinuncia di molti specialisti, e altrettanto inevitabile – perlomeno per una federazione priva di tendenze autolesionistiche – appare una revisione del programma già a partire dalla prossima edizione. Edizione che Ivan Santaromita vorrebbe non arrivasse mai: da oggi e fino ad allora, sarà lui a portare in gruppo la maglia tricolore.
Matteo Novarini