SVIZZERA STORY: WORB & SAAS-FEE 2014
Il 2014 è l’anno della terza vittoria consecutiva del portoghese Rui Costa, che si ferma ad un passo dal record di 4 affermazioni al Tour de Suisse dell’italiano Pasquale Fornara. A decidere quell’edizione della corsa elvetica furono la cronometro di Worb e soprattutto la frazione conclusiva con arrivo in salita a Saas-Fee
20 Giugno 2014 – 7a tappa: circuito a cronometro di Worb
MARTIN ALLUNGA, MA RUI COSTA NON ABDICA
Successo secondo pronostico per il tedesco di Cottbus che domina la crono di Worb rifilando 22” al suo più diretto inseguitore nella generale Tom Dumoulin ma alle loro spalle si affaccia minaccioso il campione del mondo su strada che chiude 3° a 28” e si candida prepotentemente ad aggiudicarsi il Tour de Suisse per il terzo anno consecutivo. Buone prove per i giovani azzurri Mattia Cattaneo e Davide Formolo, che chiudono rispettivamente 10° e 13° e sono entrambi nella top ten della generale mentre deludono Roman Kreuziger e Bauke Mollema.
Dopo una serie di frazioni contrassegnate da percorsi nervosi ma non tali da creare differenze tra gli uomini di classifica il Tour de Suisse è entrato nella sua fase decisiva con la settima tappa, una cronometro individuale di 24,5 km con partenza e arrivo in quel di Worb, su di un tracciato non propriamente per specialisti alla luce dei due strappi, il primo breve e piuttosto secco e il secondo più lungo e pedalabile, posti rispettivamente dopo 11 e 19 km di gara. Erano salite che non potevano comunque impensierire il Tony Martin (Omega-QuickStep) in grande spolvero visto in queste prime giornate e il panzer di Cottbus, che necessitava di allungare il più possibile nella generale in vista dei due arrivi in quota di Verbier e Saas-Fee, non ha tradito le aspettative prendendo il comando fin dal primo intertempo e conquistando il quinto successo stagionale. Come già avvenuto nella breve crono inaugurale di Bellinzona, la piazza d’onore è andata all’emergente olandese Tom Dumoulin (Giant-Shimano), che ha chiuso con un ritardo di 22”, accumulati quasi per intero nel tratto iniziale pianeggiante, per poi venire fuori prepotentemente nel tratto finale e superare Rui Alberto Faria da Costa (Lampre-Merida) che, al contrario, ha accusato una lieve flessione negli ultimi 5 km piazzandosi 3° a 28” da Martin; grande prestazione, in ogni caso, quella del campione del mondo su strada che ha riscattato la prova opaca di Bellinzona e si candida prepotentemente a conquistare il Giro di Svizzera per il terzo anno consecutivo, avendo guadagnato decisamente terreno su tutti i rivali più accreditati per il successo finale, ad eccezione di un ottimo Mathias Frank (IAM Cycling), che ha chiuso 5° a 45” appena dietro a un Fabian Cancellara (Trek) che, ancora non al meglio della condizione a causa di una recente caduta in allenamento, ha avuto un avvio difficoltoso per poi trovare un ritmo più efficace con il passare dei chilometri, che gli ha consentito di piazzarsi 4° con un distacco di 41”. Alle spalle dei due elvetici ha chiuso il 22enne statunitense Lawson Craddock (Giant-Shimano), già in evidenza al recente Giro di California chiuso sul gradino più basso del podio, 6° a 59” seguito dallo specialista olandese Stef Clement (Belkin), 7° a 1′02”, dal regolarista basco Ion Izagirre (Movistar), 8° a 1′06”, da un Thibaut Pinot (FDJ.fr) decisamente cresciuto in questa stagione nelle prove contro il tempo e che darà senz’altro battaglia nelle due giornate conclusive, piazzatosi 9° a 1′13” con lo stesso tempo del 23enne bergamasco Mattia Cattaneo (Lampre-Merida), che ha così ripetuto l’ottima performance di Bellinzona, dimostrando di essere uscito molto bene dal Giro d’Italia e di essersi ritrovato dopo i problemi fisici che l’avevano portato addirittura sull’orlo del ritiro dall’attività agonistica nel 2013. Con lui si è reso autore di una prova più che convincente anche l’altro giovane azzurro già in evidenza in questo Giro di Svizzera, Davide Formolo (Cannondale), che si è piazzato 13° a 1′20” da Martin, a pari merito con il russo Sergey Chernetsky (Katusha) e alle spalle di Cadel Evans (Bmc), 11° a 1′16” e come al solito encomiabile’. Ci si aspettava forse di più su di un tracciato molto adatto alle sue caratteristiche da Peter Sagan (Cannondale), che ha chiuso 15° a 1′26”, ma le vere delusioni di giornata sono state Roman Kreuziger (Tinkoff-Saxo), 19° a 1′36” e Bauke Mollema (Belkin), 21° a 1′38”, che vedono così allontanarsi decisamente le prime posizioni della classifica generale, che li vede ora fuori dalla top ten mentre Martin conduce con 28” su Dumoulin, 1′05” su Rui Costa, 1′14” su Frank e 1′33” su Izagirre con Cattaneo 8° a 1′42” e Formolo 9° a 1′47”. Tutto questo alla vigilia dell’ottava tappa, 219,3 km da Delémont a Verbier con un’ascesa finale di 8,8 km al 7,5% di pendenza che susciterà ottimi ricordi in Rui Costa, che vi si è imposto nel 2012 davanti a Frank Schleck e Mikel Nieve grazie a uno scatto prepotente nelle ultime centinaia di metri, ma anche nello stesso Tony Martin che al Tour de France 2009 realizzò una prova onorevole, chiusa al 12° posto a 2′13” da un allora inarrivabile Alberto Contador.
Marco Salonna
RUI COSTA, PRIMA DA IRIDATO
Il campione del mondo coglie il primo successo in maglia arcobaleno nell’ultima tappa del Giro di Svizzzera, al termine di un’azione di quasi 50 km, sfilando la maglia gialla a Tony Martin. All’attacco con lui Frank, promotore dell’offensiva e secondo nella graduatoria finale, e Mollema, sul gradino più basso del podio. Scende al quarto posto l’ex capoclassifica, caparbio ma tradito dalla squadra, che lo ha lasciato isolato negli ultimi 50 km.
Ci sono voluti quasi 9 mesi, sufficienti a riportare di moda il ritornello della maledizione della maglia iridata (peraltro di dubbio fondamento: l’ultimo campione del mondo a chiudere senza vittorie la stagione successiva rimane Luc Leblanc, vincitore ad Agrigento nel 1994 e tornato al successo al Delfinato 1996), perché Rui Alberto Faria da Costa cogliesse la prima vittoria con addosso i colori dell’arcobaleno. Quando si è sbloccato, però, il portoghese lo ha fatto in grande stile: tappa e maglia nell’ultima frazione del Tour de Suisse, con un assolo di 3 km a coronamento di un’offensiva durata 47 km e due colli. Una doppia affermazione che vale anche un posto nel guinness dei primati della corsa elvetica: con tre vittorie, il lusitano affianca gli i padroni di casa Kübler e Koblet al secondo posto della graduatoria all-time (meglio di loro solo Pasquale Fornara, con quattro), e diventa il primo uomo nella più che ottuagenaria storia della gara a conquistarla per tre edizioni consecutive.
Rui Costa ha gettato le basi del trionfo sulla penultima ascesa di giornata, verso il GPM di 1a categoria di Eischoll, mentre davanti al gruppo pedalava un ben assortito drappello di diciassette uomini (Plaza, Kuschynski, Knees, Dillier, Boaro, Clement, Vanmarcke, Cardoso, Roy, Tschopp, Jeannesson, Armée, Wyss, Morabito, Zaugg, Schleck e Preidler), emerso vincitore da una furibonda battaglia per la fuga protrattasi ben oltre la prima ora. La presenza in testa di Morabito e Clement, 12° e 13° rispettivamente in classifica, a poco più di 3’, obbligava il plotone ad un inseguimento la cui urgenza si è rivelata fatale a Tony Martin.
La Omega Pharma – Quickstep del leader, difesosi oltre ogni più rosea previsione ieri, sull’ascesa di Verbier, e atteso oggi da un arrivo in salita lungo e pedalabile come quello di Saas-Fee, sulla carta più adatto alle sue caratteristiche, si è infatti sciolta nei 50 km finali, dopo aver speso le poche energie residue per tenere il margine degli attaccanti al di sotto dei due minuti. Sono bastati pochi chilometri di forcing della IAM Cycling di Mathias Frank per lasciare del tutto isolata la maglia gialla, preparando il terreno all’attacco che lo svizzero ha sferrato a 6 km dal GPM.
Mollema e Rui Costa si sono accodati subito, mentre un Kreuziger al di sotto di qualsiasi aspettativa ha inutilmente provato ad inserirsi, salvo essere costretto ad accontentarsi della ruota del capoclassifica dopo poche centinaia di metri. Martin non ha potuto far altro che accollarsi l’onere dell’inseguimento, riuscendo per un chilometro circa a tenere ad una manciata di secondi il terzetto; ma non appena Clement si è lasciato sfilare dal gruppetto al comando per attendere Mollema, pilotando poi la caccia agli ex compagni di viaggio, il distacco del tedesco si è impennato, arrivando addirittura a lambire i due minuti in corrispondenza dello scollinamento.
Il successivo tratto di fondovalle ha ulteriormente peggiorato il quadro per il teutonico, con Clement a riversare in strada le residue energie per lanciare Mollema e compagni – rientrati nel frattempo sui resti della fuga – ad un vantaggio massimo vicino ai due minuti e mezzo e Martin, solo in un secondo tempo supportato da Barguil, messosi al servizio di Dumoulin, costretto a tirare tenendo un occhio alla salita finale.
La difesa del tedesco, alla luce della drammatica situazione tattica, è stata più che decorosa, e in un paio di circostanze, lungo l’interminabile scalata finale, il divario tra i due gruppi si è ridotto fino al minuto e quaranta, riportando Martin a poco più di trenta secondi dalla virtuale maglia gialla di Rui Costa. Quando un impagabile Wyss, rimasto ininterrottamente al comando dai -20 ai -4, si è fatto da parte, e i tre big in avanscoperta hanno cominciato a sfidarsi per il primato, il divario è però tornato definitivamente a salire, sotterrando le residue speranze del 29enne di Cottbus, al comando della generale sin dal prologo di Bellinzona.
Come ampiamente prevedibile, a scatenare la bagarre davanti ha provveduto Frank, che con due scatti ravvicinati ha tagliato le gambe di Mollema, ma non quelle del campione del mondo, apparso trasformato rispetto a ventiquattro ore fa. Al portoghese, partito da Martigny con 9’’ di vantaggio sul beniamino di casa, sarebbe bastato marcare l’avversario fino all’arrivo, ma dopo poche pedalate, rendendosi conto di come Frank stesse dando fondo ad un serbatoio ormai in riserva, l’iridato non ha saputo resistere alla tentazione dell’attacco, forse anche in virtù di quel digiuno che si protraeva dal 29 settembre scorso.
L’impressione di un Frank al gancio si è rivelata corretta, e il rossocrociato, dopo aver vanamente provato a resistere per qualche metro, ha visto non soltanto la sagoma arcobaleno di Rui Costa allontanarsi, ma anche quella di Mollema rifarsi sotto e scavalcarlo, prima di appesantirsi a sua volta e consentirgli il rientro.
Gli ultimi metri di salita vera e propria, fino a poco più di un chilometro dall’arrivo, hanno rasentato il calvario per tutti e tre, ma dopo lo scollinamento, in un tratto finale che digradava da un falsopiano ascendente ad uno discendente, le gambe del portoghese hanno miracolosamente ricominciato a girare, spezzando l’astinenza di vittorie e dilatando il vantaggio nei confronti degli inseguitori fino ai 14’’ finali.
Mollema ha chiuso secondo, ma i 10’’ guadagnati su Frank grazie all’oscena curva finale dello svizzero, andato a sbattere contro le transenne ma abile nel rimediare con prontezza al conseguente salto di catena, non sono stati sufficienti per salire dal terzo al secondo gradino del podio, rimasto meritatamente appannaggio del principale animatore della tappa odierna.
Dietro i tre, alle spalle anche di altri cinque fuggitivi (Morabito, Zaugg, Cardoso, Roy e l’eroe di giornata Wyss, nell’ordine), Dumoulin (5° alla fine in classifica) ha regolato il drappello dei delusi di oggi, comprendente anche un Tony Martin che può imputare il mancato successo finale (4° posto) più alla mancanza di almeno uno o due compagni di squadra di buon livello in salita che ai propri limiti in montagna. Presenti anche Kreuziger, Acevedo, Pardilla, Deignan, Dombrowski, Capecchi e Formolo, che chiude in generale in una promettente settima piazza, appena dietro Morabito.
Malgrado l’indiscutibile valore della vittoria di Rui Costa e lo spettacolo offerto da un’ultima tappa che ha riscattato la soporifera frazione di ieri, tanto non basta per cancellare il sapore mesto del Tour de Suisse 2014, davvero povero, in termini di partecipazione, rispetto al Delfinato, diretto concorrente. Difficile immaginare quale possa essere la ricetta per riportare in auge una corsa che paga anche una collocazione in calendario infelicemente vicina al Tour de France, ma qualcosa, per invertire un trend molto allarmante, dovrà essere tentato, o attraverso opere di diplomazia, tentando di attirare grandi nomi in preparazione alla Grande Boucle, o provando a ridare lustro proprio alla corsa, smettendo – ad esempio – di aggirare le grandi montagne o di collocarle a distanza di sicurezza dal traguardo. Viceversa, il predominio di un corridore come Rui Costa, di indubbio talento ma ad oggi non affermatosi come uomo da grandi giri, rischia di rappresentare più un certificato della povertà della corsa che del valore del vincitore.
Matteo Novarini
![Rui Costa impegnato sulle strade del Giro di Svizzera (foto Bettini)](http://www.ilciclismo.it/2009/wp-content/uploads/2014/06/Rui_TdS9.jpg)
Rui Costa impegnato sulle strade del Giro di Svizzera (foto Bettini)