DELFINATO STORY: VALFRÉJUS 2015

giugno 5, 2020
Categoria: News

Ecco il racconto di un’altra vittoria del keniano bianco al Delfinato. Nel 2015 Froome domina e fa sue le ultime due frazioni della corsa transalpina, prima quella di Saint-Gervais Mont Blanc e poi quella conclusiva di Valfréjus, anche se il suo vantaggio finale sul secondo classificato sarà di appena 10 secondi

ANCORA SUPER-FROOME: TAPPA E DELFINATO

Il keniano bianco bissa il successo di Le Bettex, imponendosi anche a Valfréjus e sfilando la maglia gialla a Tejay Van Garderen all’ultima tappa. Vana la resistenza dell’americano, che viene passato nel finale anche da Yates e Rui Costa. Il portoghese sale sul podio, davanti a Intxausti e allo stesso australiano, maglia bianca di miglior giovane. Nibali si sacrifica per Scarponi, al quale non viene però lasciato spazio sull’ascesa finale.

Non c’era bisogno di aspettare il Giro del Delfinato per sapere che Chris Froome ha tutte le carte in regola per puntare al secondo successo al Tour de France, ma non si può restare indifferenti di fronte alle prove di forza con cui il keniano bianco, rimediando alla prova scadente del Team Sky nella cronosquadre di martedì, ha rimontato e scavalcato Tejay Van Garderen. Dopo l’assolo di Le Bettex, che lo aveva portato a 18’’ dall’americano, Froome si è ripetuto oggi in maniera forse ancor più convincente, sulla salita tutt’altro che proibitiva di Valfréjus.
Come ieri, Van Garderen non ha perso di vista per un istante il rivale, ma ancora una volta la progressione di Froome, anche oggi inscenata in maniera più classica e meno inguardabile rispetto alle usuali frullate, si è dimostrata fuori dalla portata dello statunitense, costretto anzi ad incassare la rimonta finale di Yates e Rui Costa. Troppa la differenza tra i due, emersa in maniera via via più evidente con il passare delle tappe.
Il controllo della frazione è gravato ancora una volta più sulle spalle del Team Sky che su quelle degli uomini della maglia gialla, e non si è trattato di un compito banale. Sin dalle battute iniziali, secondo costume di questo Delfinato e, in generale, secondo una gradita tendenza degli ultimi tempi (Giro docet), gli attacchi sono stati numerosi e insistiti, e a fermarli non è bastato nemmeno il via libera concesso dal gruppo ad un drappello formato da Kelderman, Izagirre, Pires, Quéméneur, Sicard, Timmer e Cummings. Gautier, Smukulis e Tony Martin si sono infatti mossi al contrattacco, riportandosi in breve sulla testa della corsa, imitati qualche chilometro più tardi da Boom, Simon e De Clercq. Vano, invece, l’ulteriore tentativo di Grivko, Vicioso, Salero, Cherel e Vuillermoz, partiti quando il vantaggio dei leader era già superiore ai 2’.
Gli uomini in nero non hanno lasciato spazio all’azione, tenendo il distacco sempre al di sotto dei quattro minuti e cominciando a ridurlo sensibilmente a partire dalla scalata ai Lacets de Montvernier, spettacolare novità (a dire il vero non durissima) che verrà riproposta al Tour, purtroppo non proposta in tv dalla regia francese, collegatasi cinque minuti troppo tardi. Davanti, a quel punto, si trovava già il solo Tony Martin, avvantaggiatosi nella discesa della Côte de Saint-Georges-d’Hurtières e in piene prove generali per il Tour, quando la quasi totale assenza di cronometro lo obbligherà a cercar gloria con uno dei suoi assoli.
Il test del tedesco si è esaurito poco prima di approcciare la Côte de Saint-André, sulla quale al comando gli è subentrato Cummings. La stessa ascesa, pur molto agevole, ha segnato anche l’apertura delle ostilità nel gruppo dei migliori, grazie a Valverde. La selezione è stata giocoforza limitata, ma il murciano, evidentemente in caccia di risposte dal suo fisico più che della vittoria, ci ha riprovato con miglior esito nella successiva discesa, guadagnando una quindicina di secondi e percorrendo così in solitudine il lungo falsopiano verso Modane e l’imbocco della salita finale.
A riportare il gruppo sullo spagnolo ha provveduto nientemeno che Vicenzo Nibali in persona, oggi in veste di gregario di lusso del fido Scarponi, che ha percorso a tutta i chilometri più agevoli della salita, prima di lanciare l’azione del marchigiano all’inizio del tratto più impegnativo.
Trovandosi costretto a contare anche sugli abbuoni per colmare il distacco da Van Garderen, Froome non ha potuto concedere spazio ad un avversario pur lontanissimo in classifica come Scarponi, il cui destino è toccato poco dopo anche ad un Purito Rodriguez che ha finalmente offerto segni di vita. In testa, sotto l’impulso di Poels, rimanevano a quel punto soltanto 9 corridori, otto dei quali in attesa della mossa di Froome.
Lo scatto a lungo atteso è arrivato a 2600 metri dal termine, e da subito è parso chiaro che Van Garderen avrebbe faticato non poco a difendere le insegne del primato, perdendo immediatamente la scia del rivale. Il distacco si è stabilizzato per circa un chilometro intorno ai 10’’, prima che l’azione di spalle sempre più marcata dello statunitense preannunciasse la chiusura dei giochi a favore di Froome. Yates e Rui Costa sono piombati sulla maglia gialla, aiutandolo da un lato a limitare il distacco, ma privandolo di quegli abbuoni che in teoria avrebbero potuto ancora giocare un ruolo fondamentale nella difesa del primato.
Il divario, al traguardo, si è assestato proprio su quei 18’’ che separavano i duellanti alla partenza, ma i 10’’ di abbuono conquistati del britannico hanno risolto la questione, consegnandogli il secondo Giro del Delfinato in carriera. Una vittoria meno perentoria di quella che due anni fa fu il prodromo del dominio al Tour, ma ugualmente significativa, alla quale vedremo se e come Contador e Quintana risponderanno alla Route du Sud.
Van Garderen, preceduto sul traguardo da Yates e Rui Costa, ha ovviamente chiuso 2°, mentre il portoghese ha soffiato per 5’’ ad Intxausti (10° a 44’’ oggi) il gradino più basso del podio. Per l’australiano è arrivata invece la doppia soddisfazione della top 5 e della maglia bianca, strappata con pieno merito al ben più quotato Bardet (6° in classifica generale). I primi dieci vengono completati da Daniel Martin, Rodriguez, Valverde e Talansky, con il murciano chiaramente più preoccupato di testarsi che della classifica. Stesso discorso per Nibali, 12°, che, a fronte di un piazzamento finale peggiore, ha però impressionato maggiormente quando si è provato a fondo.
Ragionando in ottica Tour, è d’obbligo ricordare come la storia del Delfinato inviti a prendere ogni indicazione con le pinze: da Indurain che trita avversari prima di fallire clamorosamente l’assalto al sesto Tour al sorprendente Talansky dell’anno passato, passando per un Mayo che sembra minacciare il trono di Armstrong e Valverde che si candida alla maglia gialla, sono innumerevoli gli esempi di edizioni contraddette poi in maniera radicale dei verdetti della Grande Boucle. La sensazione, però, è di trovarsi di fronte ad un Froome in un formato prossimo a quello migliore, anche se probabilmente al di sotto del corridore ingiocabile ammirato due anni fa. Soltanto un’altra prima settimana sciagurata potrà levare il britannico dal novero dei pretendenti alla maglia gialla più prestigiosa.

Matteo Novarini

Froome mette i sigilli sul Giro del Delfinato imponendosi anche a Valfréjus e ribaltando proprio allultimo la classifica generale (foto Getty Images Sport)

Froome mette i sigilli sul Giro del Delfinato imponendosi anche a Valfréjus e ribaltando proprio all'ultimo la classifica generale (foto Getty Images Sport)

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