23 MAGGIO 1909: LA PRIMA “DOMENICA DEL GIRO” PORTA LA FIRMA DI GANNA
Prima edizione della corsa rosa, sesto capitolo. È il 23 maggio, una domenica, giorno d’uscita della “Domenica del Corriere”, supplemento festivo del quotidiano milanese. Per la prima volta il Giro entra così fisicamente nelle case degli italiani, mentre ci si appresta ad affrontare una lunga e snervante tappa. I grandi protagonisti del giorno saranno gli stessi della frazione precedente, Ganna e Trousselier. Il primo ottiene uno strepitoso bis (ancor più clamoroso a causa d’una foratura che lo coglie proprio nei chilometri finali), il francese è ancora protagonista in negativo, bersagliato com’è dagli incidenti meccanici.
Il 23 maggio 1909 è una domenica. È giorno di festa e riposo dopo una dura settimana di lavoro. Chi può permetterselo si svaga andando a fare qualche scampagnata fuori porta. Chi non può cerca dei “surrogati” che gli permettano di estraniarsi dai problemi di tutti i giorni e di viaggiare con la fantasia: in mancanza di TV e “playstation” il principale quotidiano d’Italia propone, al popolare prezzo di 10 centesimi (questo il costo della prima uscita, avvenuta nel 1899), il settimanale “La Domenica del Corriere”. È una pubblicazione atipica, che fa informazione puntando più sulle immagini che sulle notizie scritte. L’italiano guarda e sogna… e dove non può sognare perché manca la foto – ecco l’idea geniale degli editori – interviene il racconto “pittorico” dei fatti. L’incarico è affidato ad un giovane illustratore ancora sconosciuto, Achille Beltrame. Allievo del grande pittore Francesco Hayez, massimo esponente del romanticismo storico, ogni settimana il Beltrame fa arrivare fin nelle più sperdute case dello stivale italico la narrazione dei principali avvenimenti, sia essi fossero di politica, cronaca o sport. È una versione moderna e mondana della “Biblia pauperum” (Bibbia dei poveri), com’era definito l’impianto iconografico delle antiche chiese, che istruiva sulle vicende cristiane il volgo povero ed analfabeta.
Quel 23 maggio il Beltrame tratteggia per la prima volta il Giro d’Italia, che così fa subito il suo ingresso nelle case e nelle menti degli italiani. La sua opera è una delle principali, occhieggia in ultima di copertina: si vedono i primi “girini” percorrere di notte una via di una non precisata città, tra due ali di folla entusiasta e trattenuta da gendarmi agghindati di tutto punto. È bello pensare che, altre immagini simili, abbiano negli anni successivi inculcato la voglia di emulare le gesta di questi pionieri a tanti giovani ragazzi, come il piccolo Ottavio (15 anni aveva Bottecchia in quel 1909) o l’Alfredo, il Gino, il Fausto.
Quando esce il ventunesimo numero dell’annata 1909 il Giro è Roma, pronto a salpare alla volta di Firenze. La tappa che unisce la “città eterna” all’ex capitale è molto impegnativa per chilometraggio (346 Km) ed altimetria, che alterna tratti pianeggianti ad altri estremamente vallonati. Il percorso tocca Civita Castellana, entra in Umbria per visitare Narni ed il capoluogo Perugia e poi lambisce il Lago Trasimeno prima d’entrare in Toscana, andando quindi a Firenze passando per Arezzo.
Come già successo nella tappa precedente, bastano i primi chilometri a provocare una prima selezione nel gruppo. A Rignano Flaminio, poco meno di 40 Km dalla partenza, la testa della corsa si è già ridotta ad una cinquantina di unità, che comunque faticano a procedere a causa dei saliscendi e del fondo stradale. Così alcuni degli staccati riescono a riagganciare il gruppo al comando, impegnandosi in piccole volate sullo sterrato, salvo poi tornare a staccarsi nuovamente dopo poco a causa dello sforzo compiuto.
Comincia la tiritera delle forature; per il momento, ma il suo infelice primato è destinato quest’oggi ad essere battuto, il più iellato è il milanese Carlo Oriani che fora, ripara, rimonta in bici e torna a forare dopo aver percorso nemmeno cinquanta metri.
La frazione non sembra comunque proporre la selezione sperata dagli organizzatori, complice la difficoltà a procedere: al passaggio da Narni, dove è previsto il primo punto di rifornimento, il gruppo di testa è composto, segnala Armando Cougnet, “di ben 15 corridori”, mentre “un secondo gruppo di 7 corridori gli stava rabbiosamente alle calcagna”. Il fortissimo dilettante piemontese Vincenzo Borgarello, sofferente per una contusione alla gamba, approfitta della locale stazione per chiudere qui il suo Giro e tornarsene alla natìa Cambiano.
La corsa procede monotona, ravvivata solo dagli incidenti meccanici. Nessuno vuol tentare la fortuna, nonostante il percorso proponga ora le salite verso Todi e Perugia, dove una gran folla plaude al passaggio dei corridori dalle terrazze dei giardini pubblici.
Addirittura Gerbi trova il tempo per elargire sorrisi e raccontare barzellette, forse nel tentativo di mascherare la delusione di una corsa per lui tutta in salita, fin dalla tappa inaugurale.
Avvicinandosi alle rive del Trasimeno riesce leggermente ad isolarsi in testa alla corsa il pavese Giovanni Rossignoli, che transita da Passignano con un margine di 200 metri sul varesino Luigi Ganna e sull’accanito resto del gruppo, che ora inizia a scaldarsi.
Comincia a compiersi il dramma del francese Louis Trousselier, dopo le sfortune già patite andando verso Roma: prima una foratura e poi un’altra ancora, mentre un simil incidente accade anche al fido compagno di squadra André Pottier, che aveva il compito di aiutarlo a riavvicinare la testa della corsa. È il “trio della sfortuna”, perché assieme ai due procede il citato Oriani.
Ad un certo punto il Dio dei corridori s’infuria e si vendica, colpendo l’organizzazione: succede dalle parti di Arezzo dove un erpice ha perduto un grosso chiodo, sul quale si trova a passare la “Züst” di Costamagna, costretta ad una sosta imprevista per riparare il danno riportato dal pneumatico.
“Le miserie di Monsù Trousselier” non sono ancora finite: dopo una sosta ad Arezzo per riparare l’ennesima foratura, il francese riparte per incappare poco più avanti in un ben più grave danno, un guasto al mozzo della ruota posteriore la cui riparazione lo impegnerà per molto tempo.
Il momento è difficile anche per il piemontese Giovanni Gerbi, che si stacca a seguito delle accelerazioni in testa alla corsa. Corre con due fasciature alle ginocchia e avverte forti dolori alle congiunture. Con lui marcia anche il ligure Piero Lampaggi che, pur non essendo suo compagno di formazione, decide di fermarsi per attenderlo ma, non vedendolo sopraggiungere, opta poi per proseguire da solo. Queste traversie non minano l’affetto per l’astigiano: è ancora il corridore più acclamato dai tifosi, che continuano imperterriti ad osannarlo, arrivando pure a fermare l’Itala di Cougnet per chiedere informazioni sul loro beniamino.
Percorrendo le strade del Valdarno, ad una sessantina di chilometri dalla conclusione, la corsa comincia a delinearsi. Ganna lascia nuovamente il passo al temuto Rossignoli, ritenuto dai giornalisti una ”spada di Damocle” per tutti i pretendenti al successo finale. Dietro inseguono il bolognese Ezio Corlaita, i fratelli mantovani Ernesto e Luigi Azzini, il milanese Carlo Galetti e il piemontese Luigi Chiodi. Dopo Figline, ultimo rifornimento, su questo gruppetto si porta il milanese Sala, mentre Chiodi evade e va ad aggiungersi ai due di testa.
Firenze si avvicina e gli ultimi 20 Km sono presidiati dai volontari preposti dal comitato locale, armati di tutto punto (fucili compresi). Vengono mobilitati perfino i pompieri per quella che risulterà la migliore organizzazione d’arrivo di tappa della prima edizione del Giro, esattamente tutto il contrario di quello che accadrà nelle successive frazioni di Genova e Torino.
Nella girandola di forature è coinvolto anche Ganna, appiedato ad una decina di chilometri dalla conclusione. Gli avversari avvertono il momento di difficoltà del capoclassifica ed agiscono di conseguenza, aumentando la velocità. Davanti premono a tutta sui pedali mentre il varesino riesce a tornare in sella dopo una sosta di cinque minuti. Il disagio l’ha trasformato in un’autentica furia, in “una valanga umana che precipita, che balza, è un bolide umano lanciato lungo una via bianca che accieca, in un parossismo di forza cosciente e di furore”. Sono le parole con le quali Armando Cougnet, sulla Gazzetta dell’indomani, anticipa l’annuncio del secondo successo consecutivo di Ganna: infatti, “El Luisin” non solo riesce a riacciuffare gli avversari, ma si prende il lusso di batterli imperiosamente in volata.
I tifosi fiorentini impazziscono per l’impresa del varesino, invadendo il velodromo delle Cascine. Neanche l’ottimo servizio d’ordine riesce a trattenerli. Si dovrebbe ora disputare un’ultima gara, un giro di pista che assegnerà un trofeo speciale messo in palio dagli amministratori della “Città del Giglio”. Ma l’entusiasmo popolare ne impedisce lo svolgimento ed agli organizzatori non rimane che proporre un giro d’onore simbolico, aperto da Ganna, Galetti e Corlaita, i primi tre piazzati di giornata.
6 – continua
Mauro Facoltosi