LE ROUBAIX DI CANCELLARA: 2006

aprile 11, 2020
Categoria: News

Da quando ilciclismo.it è nato, alla fine del 2003, gli italiani non hanno mai vinto la Parigi-Roubaix, la classica delle pietre che avrebbe dovuto svolgersi nel giorno di Pasqua. In mancanza di edizioni della corsa francese vinte da italiani da raccontarvi in questi giorni abbiamo pensato di riproporvi le tre vittorie dell’elvetico Fabian Cancellara, che da uno spicchio di tricolore sono comunque avvolte perchè il padre di Fabian ha origine italiane, nativo del centro lucano di San Fele, dal quale emigrò verso la Confederazione Elvetica all’età di 18 anni. Cominciamo dalla Roubaix più lontana nel tempo, quella che la “Locomotiva di Berna” conquistò il 9 aprile del 2006. Buona lettura e buona pasqua!

È IL FUTURO CHE AVANZA. IL TRIONFO DI CANCELLARA

Filippo Pozzato l’aveva detto qualche giorno fa prima di ripetersi alla vigilia: “Attenti a Cancellara, è in ottima forma ed è il mio favorito”. Pozzato ha soltanto 24 anni ma un’esperienza degna di un veterano. Ha appena vinto la Sanremo, e per di più corre nella squadra del campione del mondo Tom Boonen, quello che per tutti era il vero uomo da battere di questa Parigi-Roubaix. Il vicentino, però, aveva visto giusto.
Fabian Cancellara, svizzero dal cognome italiano, ha invece giocato d’astuzia. Lui le gare del Nord le ha nel sangue ma finora avevo corso coperto. Coperto anche in questa Parigi-Roubaix, fino alla foresta di Arenberg. Di lì in poi, il suo è stato un vero e proprio show. Uno spettacolo che gli è valso il primo vero traguardo della carriera. Il secondo si chiama mondiale a cronometro, e chissà che il giovane di Berna non si regali ben presto anche quello.
La Regina delle Classiche non è soltanto questo. Anche in questa edizione la corsa è stata spettacolare, mozzafiato, tutta da vivere. Ed allora andiamo a scoprirla. La gara ha vissuto sull’azione di quattro atleti sin dalle prime battute: i fuggitivi, evasi dal gruppo al chilometro 62, rispondevano ai nomi di Joost Posthuma (Rabobank), Stephan Schreck (T-Mobile), Dmitri Konyshev (Team LPR) e Nicolas Portal (Caisse d’Epargne). Dietro, un altro quartetto si porta all’inseguimento: Marco Righetto (Liquigas), Frank Hoj (Gerolsteiner), Iker Flores (Euskaltel Euskadi) e Stephane Berges (Agritubel), lo compongono. Il gruppo dei migliori è tirato, forse eccessivamente, dalla Quick-Step di Boonen e Pozzato. La gara scivola lentamente fino alla foresta di Arenberg. I quattro fuggitivi la imboccano con 1’35’’ di vantaggio sul gruppo dei migliori che intanto ha inghiottito gli altri quattro, lasciati precedentemente a bagnomaria. Quando la telecamera torna ad inquadrare il gruppo dei migliori, che hanno appena imboccato l’Arenberg, sembra che Boonen voglia divorare in un sol boccone il pavè e la bicicletta, tanta è la forza con la quale spinge sui pedali. Il gruppo, inevitabilmente si spezza. Konyshev, che ha 40 anni e che prova a sopperire con il talento alle energie che mancano, perde nell’arco di un chilometro e mezzo tutto il vantaggio, mentre nel plotone è un sorprendente Cancellara a tentare l’allungo. Lo svizzero pedala che è una bellezza. La sua non è un’azione di potenza, ma di pura agilità. Sul pavè sembra ballare, mentre dietro c’è chi arranca, chi cade, chi perde inesorabilmente terreno. E così, fuori dalla foresta, davanti rimangono in 18. Tutti i favoriti, ad eccezione di due nomi: il nostro Pozzato, che a 300 metri dalla foresta ha perso le ruote dei migliori causa un contatto con un corridore della Csc, ed il sempreverde Erik Zabel.
Tra i 18 di testa la sorpresa è rappresentata dalla presenza del nostro Enrico Franzoi, compagno di squadra di Ballan, che perderà, però, presto terreno.
La seconda sorpresa di giornata è sicuramente l’assenza di compagni di Tom Boonen, mentre la Discovery Channel sembra la formazione meglio equipaggiata, con la contemporanea presenza di Hincapie, Gusev ed Hoste. Due, come detto, i corridori in casa Lampre, così come per la Davitamon, che presenta Van Petegem e Steegmans, la Csc, con Cancellara e Michaelsen, la T-Mobile con Wesemann e Schreck, la Francaise des Jeux con Guesdon ed Eisel, e la Rabobank con Flecha e Posthuma. Il campione del Mondo è l’unico tra i big a rimanere senza compagni, e la cosa lascia sinceramente sconcertati, in quanto la Quick-Step, al pari della Discovery Channel avrebbe dovuto essere la formazione di riferimento. La selezione al vertice diventa ben presto naturale e perdono subito terreno i fuggitivi di giornata, Posthuma e Schreck, seguiti subito dal nostro Franzoi. Quando mancano 57 chilometri, nel corso del settore 11, è lo spagnolo Flecha ad aprire le danze, attaccando. Sembrano seguirlo i soli Boonen e Cancellara, ma i 3 vengono subito riassorbiti e nel settore di Mons-En-Pevele, quando mancano ormai meno di 50 chilometri, è proprio lo svizzero a provare di nuovo. La sua è una stilettata che fa male. Ma chi si fa ancora più male è lo statunitense Hincapie, che vede di colpo il suo manubrio cedere, tranciandosi di netto. All’ex uomo di fiducia di Armstrong, segnalato in grandissima forma, manca improvvisamente l’appoggio e cade in avanti, proprio in un tratto di pavè. La sua Roubaix finisce qui.
L’attacco di Cancellara intanto divide il precedente gruppo in due piccoli drappelli da quattro: davanti rimangono Boonen, Cancellara, Van Petegem e Ballan, alle loro spalle c’è il duo della Discovery ormai composto da Hoste e Gusev, insieme a Flecha ed Eisel. I quattro ritardari riescono ben presto a rientrare sui battistrada e nel tratto di pavè di Cysoing, al chilometro 230 di gara, gli otto entrano di nuovo insieme. Qui, nuovo colpo di scena. Nell’approcciare una curva a destra, Gusev cade, trascinando a terra anche il nostro Alessandro Ballan, perfetto fino a quel momento. Il veneto però ha un moto di rabbia. Si rialza velocemente e riparte a tutta, rientrando rapidamente sui battistrada, mentre Gusev sembra tagliato ormai fuori. Non è così. L’uomo Discovery non solo rientra sui 7 compagni di fuga, ma addirittura, quando inizia il tratto di pavè di Camphin-en-Pevele è proprio lui a portarsi in testa ed a promuovere l’azione che poi si rivelerà decisiva. Scatta in testa, portandosi dietro Cancellara. Ci si attende un’azione di Boonen che però non avviene ed i due guadagnano ben presto una decina di secondi, all’imbocco del micidiale settore del Carrefour de l’Arbre. Cancellara aumenta di nuovo l’andatura e Gusev non riesce a tenergli la ruota. Da dietro, intanto, informato della resa del compagno, Hoste accelera portandosi dietro Van Petegem. I due nell’arco di poche pedalate raggiungono Gusev e la corsa è ormai divisa in tre tronconi. C’è Cancellara solo al comando, al suo inseguimento un terzetto composto da Hoste, Gusev e Van Petegem e leggermente più indietro Boonen, Ballan e Flecha. Il campione del Mondo è ormai cotto, tanto da affrontare l’ultimo tratto del Carrefour con un’andatura ciondolante, scuotendo il capo ora a destra ora a sinistra. Eisel, nel frattempo si è arreso e viaggia tutto solo in ottava posizione. All’uscita dal Carrefour la gara è ormai chiusa, prima del colpo di scena che, di fatto, non aggiunge nulla o quasi ad un successo ormai annunciato. Siamo a 10 chilometri dal traguardo quando lo svizzero al comando supera agilmente un passaggio a livello. In questo tratto nel 2001 Servais Knaven scattò e fece sua la Regina. In questo tratto, trenta secondi dopo il passaggio di Cancellara, il terzetto composto da Hoste, Van Petegem e Gusev trova le sbarre del passaggio a livello abbassate ma decide di passare lo stesso. Venti secondi dopo transiteranno anche Ballan, Boonen e Flecha. Loro tre verranno fermati. Un treno merci spegnerà di fatto le residue velleità dei tre di riagganciare il trio che si giocherà i rimanenti posti sul podio. La gara è ormai chiusa. Per Cancellara è l’apoteosi. Lo svizzero, ottimo cronoman, continua a guadagnare secondi su secondi e si presenta tutto solo nel velodromo di Roubaix, andando a cogliere il successo più importante della sua carriera. Alle sue spalle Hoste batte Van Petegem nella volata per il secondo posto, lasciando Gusev quarto, mentre Boonen, pochi secondi più tardi regolerà Ballan e Flecha. Il campione del Mondo, per il momento, sarà soltanto quinto. Per il momento, perché la giuria di gara, in preda ad un raptus di onnipotenza, decide che Hoste, Van Petegem e Gusev, a causa del passaggio con le sbarre abbassate, debbano essere squalificati. Errore nell’errore. Una disattenzione degli organizzatori, ha di fatto tolto dai giochi tre degli atleti più meritevoli. E così, la nuova classifica recita Boonen secondo ed uno splendido Ale Ballan terzo. Il resto, gli altri gruppi che alla spicciolata arrivano nel velodromo, gli applausi della gente, la ressa intorno a Cancellara, fanno già parte della storia. La storia di una corsa nata nel 1896, che proprio ieri si regalava il centodecimo anno di una gloriosa leggenda.
Passiamo ora all’analisi di quello che è stato, cominciando, come sempre dal vincitore, lo svizzero Fabian Cancellara. L’ex uomo di Ferretti ha compiuto un capolavoro di tattica. Ha innanzitutto privilegiato l’agilità nei confronti della potenza. Nonostante sia un ottimo uomo nelle prove contro il tempo, infatti, Cancellara ha deciso di adottare il 42 sulla moltiplica più piccola anziché il 44 o il 46 scelto da molti dei suoi colleghi. Perché questa scelta? Perché alcuni tratti in pavè è preferibile affrontarli con agilità piuttosto che con la potenza e soprattutto perché, grazie a questa scelta ha potuto preservare le energie necessarie per risultare imprendibile nel tratto conclusivo in pianura. Probabilmente se avesse corso con due o quattro denti in più sulla moltiplica piccola non avrebbe poi avuto troppe forze da spendere, mentre scegliendo di gareggiare in agilità si è ritrovato più fresco degli avversari negli ultimi chilometri. Tuttavia la sua Roubaix non è solo questo. La sua Roubaix è un capolavoro in quanto mai lo svizzero ha sprecato più del dovuto. A tratti sembrava quasi che lui e lo stesso Flecha corressero ancora per lo stesso gruppo sportivo e che l’azione dell’uno servisse per spianare la strada all’altro. Ovviamente non era così e mentre lo spagnolo andava lentamente scaricandosi per i troppi attacchi, lo svizzero ha in realtà portato soltanto due scatti decisi. Il secondo ha provocato la rottura definitiva del drappello di testa. Soprattutto in quel momento l’atleta di Berna ha dimostrato un’intelligenza tattica fuori dal comune. Infatti, nel momento in cui Gusev si è portato al comando, probabilmente gli altri avversari pensavano potesse essere il canto del cigno dell’uomo Discovery. Cancellara si è subito accorto che così non era ed è andato in prima persona a promuovere l’azione che risolvesse la gara, trascinandosi dietro lo stesso Gusev per pochi chilometri prima di staccarlo. Al pari di Boonen, Cancellara ha gareggiato gli ultimi 50 chilometri senza compagni, ma come si sa la Parigi-Roubaix, in fondo, si vince grazie soprattutto alle proprie gambe, e non a quelle dei gregari. E quest’oggi, l’uomo di Riis aveva più gamba di tutti gli avversari messi insieme.
Boonen, nel bene o nel male, sul podio ci è finito lo stesso. Ci è finito grazie alla “bravura” della giuria francese, ma questo poco conta. Quel che più conta è che oggi il campione di Mol si è dimostrato vulnerabile, attaccabile, ed ha dimostrato di poter cedere alla stanchezza. Ma non bisogna farne un dramma, questo proprio no. Non va dimenticato che il Campione del Mondo è a tutta già dalle primissime gare stagionale, ovvero dal mese di gennaio. E’ passato per la Parigi-Nizza dominandola, per poi correre ottimamente la Milano-Sanremo e vincere da leader incontrastato il Giro delle Fiandre. Una giornata storta può starci, e comunque, anche dimostrandosi vulnerabile, Boonen non ha mollato, arrivando tra i migliori. E’ rimasto senza compagni, questo è vero ma non vale come scusa, perché come detto per Cancellara, la Roubaix è soprattutto una gara individuale. Ed allora, parliamo soltanto di giornata no, con la sicurezza che già nel futuro prossimo, questa classica monumento potrà tornare sua.
Il gradino più basso del podio viene invece occupato da un immenso Alessandro Ballan. Sempre lì con i migliori, come al Fiandre, con una differenza di fondo. Al Giro delle Fiandre al veneto sono mancate le gambe per seguire l’azione giusta. In questa Roubaix non possiamo dirlo per certo. Non si può dire, perché, fino al momento della caduta Ballan era rimasto con i migliori e l’azione con la quale si è riportato subito sotto lascia pensare che di energie ce ne fossero ancora tante da spendere. Purtroppo però, quella azione, unita ai postumi della caduta, hanno fatto sì che l’uomo della Lampre sia mancato proprio nel momento decisivo della corsa. Chissà come sarebbe andata senza l’inutile dispendio di energie. La sua campagna del nord si conclude con un quinto al Fiandre ed un terzo (sesto senza la squalifica) alla Roubaix. Chi si sarebbe aspettato di più? Nel futuro ci potrà essere anche il suo nome.
Chi è stato protagonista assoluto è sicuramente Peter Van Petegem. In questa settimana, tra Fiandre e Roubaix, si è rigenerato, e ieri, senza l’ingiusta squalifica, sarebbe giunto terzo. Resta da capire se, nel momento dello scatto di Cancellara, il belga abbia preferito attendere la risposta di Boonen o non abbia avuto proprio le forze per andare dietro allo svizzero, ma di certo lo spirito combattivo che anima il corridore della Davitamon ha fatto sì che anche quel momento di apparente debacle venisse superato in fretta, seguendo subito Hoste nell’azione successiva. All’età di 36 anni, trovarsi a competere ancora ad alti livelli contro avversari che hanno 10 anni in meno non è certo cosa da tutti i giorni. La squalifica rimane un vero peccato, anche se è certo che se il belga troverà la forza di rialzarsi, lo vedremo protagonista ancora per una-due stagioni. Se non altro, è riuscito a prendersi la rivincita nei confronti di Boonen. Per una volta, era riuscito ad arrivargli davanti. Non è servito a molto.
Un plauso particolare merita Leif Hoste. Lui era partito sia al Fiandre che alla Roubaix come seconda alternativa, in quanto il capitano della Discovery Channel alla partenza era George Hincapie. Eppure, in entrambe le circostanze si è ritrovato in prima persona a lottare con i migliori, ottenendo due secondi posti che hanno il sapore della beffa. E così, ancora una volta il belga viene relegato ad occupare la piazza d’onore. Non essendo dotato di uno spunto veloce, forse avrebbe dovuto seguire Cancellara nel tentativo prima del Carrefour. Ma ad un motorino come lo svizzero, come fai a stargli dietro?
Per Juan Antonio Flecha invece la Roubaix sta diventando un’ossessione. Quest’anno però, avrebbe dovuto gestirsi meglio. Troppi ed inutili gli attacchi tentati. Anche lui, come molti suo avversari, ha battezzato Boonen come avversario da battere, sbagliando. Se avesse preservato le forze per il finale, non avrebbe di certo arrancato alla ruota di Ballan e Boonen. La voglia di strafare e di dimostrare qualcosa lo hanno portato a sprecare energie inutili ed a correre oggettivamente male. Strano davvero per un corridore della sua esperienza, che dopo il terzo posto dell’anno scorso avrebbe dovuto pianificare meglio ogni eventuale attacco. Sarà per la prossima volta.
Analizzando la Roubaix delle squadre, la migliore in questa circostanza è risultata essere la Discovery Channel ,trovatasi davanti con 3 uomini dopo l’Arenberg. Dopo la caduta del capitano Hincapie, la formazione statunitense ha saputo fare di necessità virtù, ed era ugualmente riuscita a piazzare i suoi due uomini nei primi quattro, prima della squalifica. Gli americani hanno dato dimostrazione di grande compattezza, anche se a volte gli attacchi non sono parsi ben combinati. Ottima la scelta di far scattare Hoste nel finale, con Gusev davanti in difficoltà. A quel punto, era quello l’unico modo per cercare di contrastare l’irresistibile Cancellara.
Chi ha steccato è stata invece la corazzata belga della Quick-Step. Il discorso va però fatto con il giusto senno. E se Pozzato non fosse stato danneggiato prima dell’Arenberg, come sarebbero andate le cose? Rimane un discorso a se stante, è vero, ma non si può certo dire che i belgi abbiano deluso. Forse, a differenza di altre volte, sono stati soltanto meno fortunati. Ed hanno avuto un Boonen che non era propriamente in giornata di grazia. Pozzato ha giustamente detto: “Avevamo già vinto due classiche su due, ogni tanto è giusto che vincano anche gli altri”. Parole sante. Ed appuntamento a domenica prossima…
Tra le altre compagini, c’è chi come la T-Mobile e la Rabobank ha tentato l’azione da lontano con un uomo che potesse poi permettere supporto al proprio capitano. E’ il caso di Posthuma e Schreck, chiamati poi a sostenere i rispettivi capitani, Flecha e Wesemann. I direttori sportivi non hanno però fatto il conto con un fattore determinante. Chi va in fuga in una gara come la Roubaix, una volta riassorbito non avrà tutte quelle forze necessarie per pilotare il proprio capitano per troppi chilometri, tant’è che entrambi i fuggitivi della mattinata si sono poi staccati velocemente. Piani da rivedere in futuro?
Le formazioni italiane hanno fatto ciò che dovevano: il team Lpr e la Liquigas, dopo le defezioni dei rispettivi capitani Pieri e Backstedt si sono arrangiate tentando di entrare nelle fughe con Konyshev (complimenti all’eterno “ragazzo”) e Righetto. Di più non avrebbero potuto fare. La Lampre, considerata anche l’assenza di Bennati, ha giocato la doppia carta Ballan-Franzoi. Il primo è ormai una sicurezza, mentre Franzoi sta piano piano emergendo e con un maggiore allenamento sul fondo lo potremmo vedere protagonista nel futuro prossimo. Ha deluso invece la Milram, che torna con un pugno di mosche da questa campagna del Nord. La formazione di Stanga avrà comunque tempo per rodare meglio i meccanismi.
Chiudiamo con due considerazioni. La prima riguarda un uomo che al giorno d’oggi è fuori dal nostro ambiente. Stiamo parlando di Giancarlo Ferretti, manager dal carisma straordinario che ha saputo plasmare ragazzi come Pozzato e Cancellara, oggi vincitori di due classiche su tre. E, anche se Pozzato ha sempre avuto un rapporto contrastante con Ferretti, si può dire che proprio grazie al ds Fassa il vicentino sia cresciuto. Alla pari di Cancellara. Questi successi sono anche merito del vecchio Ferron.
La seconda considerazione riguarda il cambio generazionale che sta vivendo il nostro amato sport. Le tre classiche finora disputate sono state appannaggio di tre ragazzi degli anni ’80, segno che le nuove leve stanno ormai stabilmente soppiantando i corridori di vecchio stampo. E se questo, da una parte, può rattristare i nostalgici, dall’altro induce a tirare un sospiro di sollievo. Il nostro sport si sta rigenerando, lasciandosi alle spalle gli anni bui. Ed allora, viva la vittoria di Cancellara, e che sia uno spot per un sano rilancio per tutto l’ambiente.

Marco Ferri

Lattacco di Cancellara sul Carrefour de lArbre (foto Bettini)

L'attacco di Cancellara sul Carrefour de l'Arbre (foto Bettini)

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