STAGIONE 2020, UN FEBBRAIO DECISAMENTE INTENSO

febbraio 4, 2020
Categoria: Approfondimenti

Una serie di brevi ma interessanti corse a tappe si succederanno nel mese più corto dell’anno, introdotte dalla novità del Saudi Tour per poi passare a gare dalla tradizione più consolidata come la Ruta del Sol e la Volta ao Algarve. Dopo l’UAE Tour arriverà finalmente il momento delle corse nel Nord…

A dispetto della sua brevità il mese di febbraio è uno dei più “esplosivi” della stagione ciclistica, non tanto per la qualità delle corse quanto per il loro numero, con ben 35 gare – limitandosi a quelle professionistiche – che si succederanno nel corso dei suoi 28 giorni (anzi 29, perché il 2020 è bistestile). E tra queste ci sarà posto per una nuova corsa a tappe, che ha trovato spazio in calendario proprio all’inizio del mese, il Saudi Tour (4-8 febbraio), che ha colmato il vuoto lasciato dalla cancellazione del Tour of Qatar, la cui ultima edizione è stata disputata nel 2016. Come la scomparsa corsa il Giro dell’Arabia Saudita sarà “disegnato” da ASO – il medesimo gruppo organizzatore del Tour de France – e presenterà percorsi favorevoli ai velocisti, pur presentandosi altimetricamente più movimentata rispetto all’altra competizione. Si comincerà il 4 febbraio con tappa di 173 Km che scatterà dalla capitale Riyad (per la precisione dalla sede del comitato olimpico saudita) per terminare a Jaww, dove il traguardo sarà preceduto da un piccolo zampellotto che potrebbe ispirare un finisseur o rimanere nelle gambe di qualche sprinter, mentre i momenti più complicati – e ciò varrà anche per le altre frazioni – saranno rappresentati dai lunghi tratti da percorrere nel deserto, dove il vento potrebbe causare fratture nel gruppo o scatenare tempeste di sabbia. Più filante si annuncia il finale della successiva tappa che riporterà il gruppo a Riyad, dove la frazione si concluderà sulla Turky Road dopo la partenza dal castello di Sadus 182 Km prima. La terza e la quarta saranno le tappe più difficili e, in particolare, la più ostica per i velocisti – comunque favoriti per il successo finale – sarà quella tracciata per 119 Km tra la King Saud University di Riyad e il quartiere di Al Bujairi, sempre nella capitale, che prevede di superare per due volte la salita di Qiddiya (3.5 km al 6.6%), lontana dal traguardo e, soprattutto, un piccolo muro di 500 metri al 12.4% da scavalcare a 12.5 km dalla conclusione, in vetta al quale è previsto un traguardo volante che elargirà abbuoni validi per la classifica generale.  In volata dovrebbe concludersi anche la successiva frazione da disputarsi per 137 Km tra il lago artificiale del Wadi Namar Dam Park e Al-Muzahmiyya, dove si giungerà 23 Km dopo aver superato per altre due volte la già vista salita verso Qiddiya, la località dove lo scorso 17 gennaio è terminata la Parigi-Dakar, altra creatura targata ASO. La prima edizione del Saudi Tour giungerà al suo epilogo il giorno successivo con una pianeggiante frazione di 144 Km che vedrà i corridori partire dalla Princess Nourah University per raggiungere il traguardo finale fissato nel cuore della capitale Riyad, accanto alla fortezza di Al Masmak.

La nuova corsa araba dovrà “sgomitare” non poco per fare breccia nel cuore degli appassionati perché nella medesima settimana si svolgeranno altre tre corse a tappe, tra l’altro dotate di percorsi ben più avvicenti sotto l’aspetto tecnico. La corsa geograficamente più vicina all’Italia in questa fase della stagione sarà la francese Étoile de Bessèges (5-9 febbraio), che quest’anno taglierà il traguardo della 50a edizione facendosi il regalo di un percorso finalmente più intrigante rispetto a quelli visti nelle ultime stagioni, che prevedevano solo tappe per velocisti prima della tradizionale e decisiva cronometro dell’ultimo giorno. La prima tappa, disegnata in circuito per 139 Km attorno a Bellegarde, si presenterà prevalentemente pianeggiante ma proporrà l’arrivo in vetta a una breve salitella di un chilometro al 4.1% – la “Côte de la Tour” – che dovrà essere presa di petto tre volte.  Una lieve ascesa caratterizzerà anche il finale della successiva Milhaud – Poulx (158 Km), più alla portata degli sprinter che poi, l’indomani, avranno la possibilità di ripetersi sul traguardo della tappa “titolare” della corsa, 162 Km disegnati tra le colline e le terre pianeggianti circostanti il centro di Bessèges. Saranno le ultime due le frazioni più impegnative e in particolare si dovrà fare i conti il giorno successivo con l’inedito arrivo in salita al Mont Bouquet, che si raggiungerà dopo esser partiti dallo spettacolare Pont du Gard, aver percorso in sella 140 Km e aver affrontato un’ascesa finale di 4.6 Km selettiva non solo per la pendenza media (9%) ma anche per la carreggiata sensibilmente stretta. L’atto conclusivo della corsa transalpina sarà lo stesso delle ultime edizioni, una cronometro di 11 Km disegnata sulle strade di Alès, pianeggiante fino all’ascesa finale dell’Ermitage, 3 Km al 4.8%, dei quali i 1600 metri conclusivi salgono al 7.6% medio.

Nella vicina penisola iberica starà nel frattempo andando in scena la 71a edizione della Volta a la Comunitat Valenciana (5-9 febbraio), che pure andrà alla scoperta di una salita inedita, molto più dura di quella dell’Étoile. Anche in questo caso per ammirarne gli “effetti” bisognerà attendere il penultimo giorno di una gara che prenderà il via con una tappa favorevole ai velocisti (Castellón de la PlanaVila-Real, 180 Km); il giorno dopo spazio ai finisseur sulla salita di 2 Km all’8% che ospiterà l’arrivo della Torrent-Cullera (181 Km), poi i velocisti torneranno protagonisti nella Orihuela – Torrevieja (175 Km), che si correrà alla vigilia della tappa più attesa, unica frazione da classifica perché quest’anno non è stata inserita la tappa a cronometro che aveva caratterizzato le ultime edizioni. La bandiera del via sarà abbassata in quel di Calp, l’arrivo sarà 156 Km più avanti ad Altea dove per raggiungere il traguardo – situato sulla Sierra de Bernia – dovrà essere affrontata una salita di 5.2 Km al 12% di pendenza media, con picchi fino al 20%. Nessuna difficoltà, invece, caratterizzerà il veloce tracciato della conclusiva Paterna – Valencia, lunga soli 98 Km.

Ancora più incline agli scalatori sarà la 67a edizione dello Jayco Herald Sun Tour (5-9 febbraio), che proporrà ben due arrivi in salita, tra l’altro piuttosto consistenti nei chilometraggi. La corsa prenderà le mosse con una frazione totalmente pianeggiante che partirà da Nagambie, sede delle cantine Mitchelton (sponsor della manifestazione e dell’omonima squadra professionistica), per concludersi dopo 122 Km a Shepparton. Una prima fetta della vittoria finale sarà giocata l’indomani con la Beechworth – Falls Creek, 117 Km da percorrere e un’ascesa finale di quasi 20 Km al 5% di pendenza media. Dopo la Bright – Wangaratta (178 Km che favoriranno quei velocisti che riusciranno a superare indenni la salita di 1.5 Km al 7.5% collocata a 16 Km dal traguardo), il nome del vincitore della corsa australiana lo sapremo al termine della penultima frazione, 120 Km da pedalare tra Mansfield e Mount Buller, traguardo a quasi 1600 metri di quota posto al termine di un’altra interminabile ascesa (15 Km), leggermente più impegnativa rispetto a quella affrontata due giorni prima (media del 6%). Ci si sposterà poi a Melbourne per la tappa conclusiva di 89 Km, una pura formalità essendo costituita da un circuito di circa 4 km privo di difficoltà che dovrà essere ripetuto per ben 22 volte.

Molto meno ricco sarà il programma di corse della seconda settimana di febbraio perché il previsto Tour of Oman, la cui 11a edizione era stata presenta lo scorso 16 gennaio, è stato successivamente annullato pochi giorni più tardi a causa della morte del sultano dello stato arabo, per la quale è stato indetto un periodo di lutto della durata di 40 giorni e che comprende anche le date nelle quali si sarebbe dovuto disputare la corsa. Gli appassionati di ciclismo non rimarranno però a bocca asciutta perché nello stesso periodo si correranno altre sei gare degne di nota, quattro a tappe e due in linea, tra le quali la prima del calendario italiano, che sarà inaugurato il 16 febbraio dal Trofeo Laigueglia.

Per quanto riguarda le corse a tappe che si succederanno in questa fase della stagione la prima sarà il Tour de Langkawi (7-14 febbraio) in Malesia, otto frazioni delle quali sette di contorno che dovrebbero terminare allo sprint e una sola tappa “regina”, che proporrà il duro arrivo in salita di Genting Highlands (20,5 Km al 7,5%), reintrodotto nel tracciato lo scorso anno dopo un’assenza durata quasi cinque anni, periodo nel quale era stato sostituito con arrivi in quota decisamente più abbordabili e che avevano fatto un po’ “scadere” la qualità di una corsa che, come detto, per il resto ha sempre e solo proposto tappe di pianura.

Tra l’11 e il 16 febbraio si tornerà a gareggiare sulle strade dell’America Meridionale con la terza edizione del Tour Colombia 2.1, che quest’anno si disputerà quasi interamente sulle strade del dipartimento di Boyacá, noto ai “ciclofili” perché tra i suoi comuni c’è Duitama, che nel 1995 ospitò una delle più dure edizioni dei campionati del mondo. La cronosquadre d’apertura, inserita per la prima volta nel programma lo scorso anno, si disputerà a Tunja, su di un pianeggiante circuito di circa 17 Km reso ancora più filante dalla penuria di curve e dall’alta quota alla quale si gareggerà, poco inferiore ai 2700 metri sul livello del mare. Con l’esclusione di quella conclusiva tutte le altre tappe scatteranno dalla località termale di Paipa e la prima di queste terminerà dopo 152 Km nella citata Duitama, dove si giungerà senza affrontare difficoltà altimetriche e senza ripercorrere nemmeno un centimetro dell’impegnativo circuito che laurerò campione del mondo lo spagnolo Abraham Olano. La successiva tappa con arrivo a Sogamoso, lunga 178 Km, pure dovrebbe presentare l’arrivo allo sprint mentre leggermente più accondiscendente alle potenzialità dei finisseur pare l’epilogo della tappa di Santa Rosa de Viterbo (169 Km), con gli ultimi 4 Km in leggero falsopiano preceduti dall’ascesa dell’Alto Malterias (3 Km al 4.9%). I velocisti avranno un’ultima opportunità di andare a segno nella cittadina di Zipaquirá (175 Km), dalla quale partirà il giorno dopo l’ultima e decisiva frazione, che terminerà dopo 183 Km ai 3274 metri dell’Alto del Verjón, salita di 9 Km al 6% che inizia nella periferia della capitale Bogotà e che presenta i tratti più impegnativi nei 2 Km che precedono la linea d’arrivo, che salgono all’8% medio e che presenteranno l’insidia di una quota decisamente poco abituale per la stragrande maggioranza dei corridori.

Un’altra corsa entrata recentemente a far parte del calendario è il Tour de la Provence (13-16 febbraio), la cui quinta edizione proporrà nientemeno che il mitico Mont Ventoux, anche se sarà affrontata solo una parte della celebre ascesa provenzale, considerata la stagione ancora invernale. I velocisti avranno una sola occasione di vittoria e dovranno così sparare tutte le frecce a loro disposizione nella prima tappa, piatta ma non semplicissima perché il finale della Châteaurenard – Saintes-Maries-de-la-Mer (150 Km) si snoderà per parecchi chilometri nel ventoso paesaggio della Camargue. Un primo assaggio di salita si avrà l’indomani con la tappa che da Aubagne condurrà in 175 Km alla località balneare di La Ciotat, dove il traguardo non sarà posto a bordo mare ma in vetta alla “salita delle creste”, 4700 metri al 7% che costituiranno l’aperitivo al Ventoux in programma ventiquattrore più tardi. Il “monte calvo” sarà raggiunto in poco meno di 140 Km, partendo da Istres e fermandosi ai 1430 metri della località Chalet Reynard, affrontati i primi e meno spettacolari (ma esclusivamente dal punto di vista del paesaggio) 9.5 Km del “Gigante della Provenza”, che comunque già salgono al 9.2%, tanta roba per una salita europea affrontata a febbraio. Cinque salite caratterizzeranno il giorno dopo la conclusiva frazione di 171 Km da Avignone ad Aix-en-Provence, nessuna delle quale offrirà numeri da selezione, ma i continui saliscendi e, ripetiamo, la stagione non ancora del tutto mite potrebbero renderli più insidiosi e non va escluso che vada in porto un ribaltone proprio all’ultimo giorno di gara.

Ci sarà spazio in questo momento anche per una corsa a tappe di soli due giorni, quella Vuelta Ciclista a la Región de Murcia (14-15 febbraio) che ha ritrovato questo “formato” lo scorso anno dopo essersi ridotta per qualche stagione a corsa di un giorno. La prima frazione strizzerà l’occhio ai finisseur per la salita di 3.4 Km al 3% che caratterizza il finale della Los Alcázares – Caravaca de la Cruz, tappa di 184 Km che lascia comunque uno spiraglio aperto ai velocisti più resistenti, mentre a decidere il vincitore della 40a edizione della corsa spagnola saranno i 182 Km della Santomera – Murcia, che prevedono a 61 Km dal traguardo l’immancabile ascesa al simbolo della corsa, il Collado Bermejo (7.2 Km al 7%), che sin dall’anno della sua scomparsa è intitolata a Marco Pantani, vincitore della Vuelta a Murcia nel 1999.

La terza settimana di febbraio avrà nuovamente i riflettori puntati sulla penisola iberica, dove andranno in scena in contemporanea – entrambe inserite in calendario tra il 19 e il 23 del mese – la portoghese Volta ao Algarve em Bicicleta e la spagnola Vuelta a Andalucía.

La corsa lusitana presenterà un tracciato che è praticamente la fotocopia di quello delle ultime quattro edizioni, pur con alcune sedi di tappa differenti, per la conferma nel programma della tappa a cronometro e degli arrivi in salita agli “alti” di Fóia e Malhão. L’unica vera novità sarà il “rimescolamento” nella successione delle frazioni chiave di una corsa che si aprirà con una tappa per velocisti di 195 Km che si snoderà da Portimão in direzione di Lagos, sedi di partenza e arrivo anche della prima frazione dell’edizione scorsa, altimetricamente più movimentata di quella di quest’anno e terminata con il successo allo sprint dell’olandese Fabio Jakobsen. Non è stato spostato dal secondo giorno di gara l’arrivo sull’Alto da Fóia, 7.4 Km al 6% che si affronteranno al termine di un tracciato di 184 Km che prevede la partenza da Sagres e il passaggio sulla salita di Pomba (3.8 Km al 7.6%) 6 Km prima di attaccare quella conclusiva, in cima alla quale si sono negli anni imposti il promettente corridore sloveno Tadej Pogačar (2019), il polacco Michał Kwiatkowski (2018), l’irlandese Daniel Martin (2017) e lo spagnolo Luis León Sánchez (2016), tutti nomi di grandi corridori a testimonianza del prestigio conseguito da questa corsa. Il terzo giorno di gara, che sin dal 2014 era stato destinato dagli organizzatori alla disputa della tappa a cronometro, stavolta vedrà svolgersi la seconda e ultima frazione riservata ai velocisti, che dovranno percorrere 202 Km tra Faro e Tavira, distanza che comprende anche un paio di ascese da superare nei primi 80 Km. Anticipato di ventiquattrore rispetto al 2019 sarà l’arrivo sull’Alto do Malhão, la salita simbolo della Volta ao Algarve che, con l’eccezione dell’edizione del 2007, è una presenza fissa sul tracciato sin dal 2003: i suoi 2.6 Km al 9.4%, che hanno visto imporsi per ben tre volte Alberto Contador (nel 2010, nel 2014 e nel 2016), saranno presi di petto due volte nel circuito finale di 25 Km di una frazione che misurerà complessivamente 170 Km e prenderà il via da Albufeira. All’ultimo giorno si disputerà quindi la cronometro indivuale, per la quale s’è scelto di riproporre lo stesso tracciato sul quale si gareggiò nel 2018 (vittoria di Geraint Thomas a oltre 50 Km/h), un circuito di 20 Km disegnato attorno a Lagoa, movimentato da un paio di strappi e che presenta un tratto da percorrere lungo le ventose coste dell’Oceano Atlantico.

Non presenterà arrivi in salita la Vuelta a Andalucía-Ruta Ciclista del Sol, che però proporrà un tracciato decisamente più robusto rispetto alla corsa portoghese, sia per la mancanza di tappe per velocisti, sia per la presenza di salite sensibilmente più lunghe e la prima di queste dovrà essere affrontata nel finale della frazione d’apertura, quando a 6.5 Km dal traguardo della Alhaurín de la Torre – Grazalema (174 Km) si scollineranno i 12 Km al 6.5% del Puerto de las Palomas. La seconda sarà la tappa meno impegnativa e vedrà il gruppo percorrere i quasi 200 Km che separeranno Siviglia da Iznájar, traguardo che ispirerà i finisseur in quanto posto al termine di una rampa di un chilometro e 300 metri al 7.2% di pendenza media. Cinque gran premi della montagna caratterizzeranno la terza tappa da JaénÚbeda, 176 Km che prevedono due ascese di 1a categoria ma prive di grandi pendenze collocate lontane dal targuardo, preceduto di 11 Km dalla cima del Puerto de Baeza (9 Km al 5.6%) e di un paio di chilometro da uno strappo di 1300 metri all’8.7%. Come alla Volta ao Algarve si disputeranno per ultime le tappe decisive e la prima di queste ha in “cartellone” la salita più impegnativa di questa edizione, l’Alto del Purche: conosciuto anche come Puerto de Monachil, propone 8.8 Km d’ascesa al 7.8% (9.5% di media nei primi 6 Km) e dovrà essere superato a 18 Km dal traguardo dalla breve ma prevedibilmente intensa Villanueva Mesía – Granada. Il nome del successore di Jakob Fuglsang, vincitore della corsa andalusa nel 2019, lo si scoprirà dopo i tormentati 13 Km della cronometro di Mijas, leggermente più accidentata rispetto a quella portoghese e che presenta anche un brevissimo tratto di sterrato.

Al confonto con le precedenti, per quanto concerne le corse a tappe d’alto calendario, l’ultima settimana di febbraio sarà una sorta di una Cenerentola poiché, dopo la cancellazione del cinese Tour of Hainan (in programma dal 23 febbraio al 1 marzo) a causa dell’epidemia di coronavirus, vedrà il solo svolgimento dell’UAE Tour (23 – 29 febbraio), seconda edizione della corsa nata lo scorso anno dalla fusione del Dubai Tour con l’Abu Dhabi Tour. L’edizione 2020 del Giro degli Emirati Arabi presenterà un percorso più adatto agli scalatori rispetto a quello sul quale si era imposto Primož Roglič dodici mesi fa perché sono state confermate le due tappe di montagna, entrambe con arrivo sulla Jebel Hafeet, mentre è stata depennata la cronometro a squadre d’apertura. Si inizierà con una frazione di 148 Km dal profilo pianeggiante che si disputerà tra The Point, il “tronco” dell’arcipelago artificiale a forma di palma di Palm Jumeirah, e il quartiere industriale della Dubai Silicon Oasis. Il giorno successivo ci si sposterà ad Hatta per una tappa collinare di 168 Km che si concluderà presso la diga soprastante l’abitato, in cima a un brevissimo e arcigno muro di 100 metri al 15.2% che ha sempre visto imporsi i velocisti a causa della brevità della rampa finale: qui hanno vinto John Degenkolb nel 2015, Juan José Lobato nel 2016, Sonny Colbrelli nel 2018 e Caleb Ewan lo scorso anno, mentre nel 2017 la tappa fu annullata a causa del vento. A cavallo degli emirati di Dubai e Abu Dhabi si disputerà a questo punto la prima delle due tappe di montagna, con partenza dall’Al Qudra Cycle Track di Dubai, pista ciclabile tracciata nel deserto, e arrivo dopo 184 Km ai 1033 metri del Jebel Hafeet, la seconda montagna per altezza degli Emirati Arabi Uniti, che i corridori raggiungeranno dopo aver percorso una salita di 10.6 Km al 7% che negli scorsi anni è stata “espugnata” dal colombiano Esteban Chaves nel 2015, dall’estone Tanel Kangert  nel 2016, dal portoghese Rui Costa nel 2017 e dallo spagnolo Alejandro Valverde nel 2018 e nel 2019. Si tornerà quindi a Dubai per un’altra scorrevole galoppata riservata alle ruote veloci, 173 Km privi di ostacoli naturali per andare dal Zabeel Park al centro commerciale City Walk. Lo scorso anno la seconda tappa di montagna terminò sulla Jebel Jas mentre stavolta ci sarà una ripetizione della Jebel Hafeet, che ospiterà anche l’arrivo della quinta frazione, che scatterà da Al Ain, misurerà 162 Km e, come la precedente, si snoderà prevalentemente nel deserto e non proporrà nessun’altra salita prima di quella conclusiva. Non dovrebbero, invece, offrire particolari emozioni le ultime due tappe totalmente pianeggianti, sempre che il vento non intervenga a scompaginare il gruppo e buttare all’aria la classifica in quanto entrambe disegnate lungo le ventose coste del Golfo Persico: la penultima di 158 Km porterà la carovana della corsa emiratina da Al Ruwais ad Al Mirfa, mentre la conclusiva di 127 Km si disputerà sulle strade di Abu Dhabi, partendo dal quartiere di Al Maryah Island per raggiungere l’ultimo traguardo, collocato sull’isola artificiale del Breakwater.

Nel frattempo comincerà a spirare forte l’aria delle classiche del Nord: il 29 febbraio, il giorno in più dell’anno bisesto, si correrà per la prima volta nel 2020 in Belgio, quando andrà in scena la 75a edizione dell’Omloop Het Nieuwsblad, al quale seguirà il primo di marzo la Kuurne-Bruxelles-Kuurne.

La volata verso le prove monumento è lanciata….

Mauro Facoltosi

I SITI DELLA CORSE

Saudi Tour

www.thesauditour.com/en

Étoile de Bessèges

www.etoiledebesseges.com

Volta a la Comunitat Valenciana

https://vueltacv.com

Jayco Herald Sun Tour

www.heraldsuntour.com.au

Trofeo Laigueglia

https://trofeolaigueglia.wordpress.com

Tour de Langkawi

www.ltdlangkawi.my

Tour Colombia 2.1

https://tourcolombiauci.com

Tour de la Provence

www.tourdelaprovence.fr

Vuelta Ciclista a la Región de Murcia

www.vueltamurcia.es

Volta ao Algarve em Bicicleta

http://voltaaoalgarve.com/en/home-2

Vuelta a Andalucía-Ruta Ciclista del Sol

http://vueltaandalucia.es

UAE Tour

www.theuaetour.com

Omloop Het Nieuwsblad Elite

www.omloophetnieuwsblad.be/en/ohn/elite-men/race

Kuurne-Bruxelles-Kuurne

www.kuurne-brussel-kuurne.be

Il grattacielo del Kingdom Centre di Riyadh, la capitale dellArabia Saudita, che questanno ospiterà diversi traguardo della prima edizione del Saudi Tour (igsmag.com)

Il grattacielo del Kingdom Centre di Riyadh, la capitale dell'Arabia Saudita, che quest'anno ospiterà diversi traguardo della prima edizione del Saudi Tour (igsmag.com)

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