ELIA PROFETA D’EUROPA. E L’ITALIA INGRANA LA QUARTA
Sfruttando il lavoro di una grande nazionale azzurra, Elia Viviani conquista la medaglia d’oro ai Campionati Europei bissando l’oro di Matteo Trentin dello scorso anno. Medaglia d’argento per Yves Lampaert, terzo Pascal Ackermann.
Si è corsa oggi l’ ultima prova dei Campionati Europei su Strada ad Alkmaar, in Olanda, precisamente la prova riservata agli Uomini Elite. La prova finale dei campionati dove vedeva nel medagliere un’Italia già in bella vista con tre medaglie d’oro cinquistate (Andrea Piccolo, Alberto Dainese e Letizia Paternoster), una d’argento (Elena Cecchini) e quattro di bronzo (Andrea Piccolo, Edoardo Affini ed Elena Pirrone più la staffetta mista). L’oro di Elia Viviani è stata così la proverbiale ciliegina sulla torta.
Al via 151 ciclisti appartenenti a 31 nazioni diverse, con Davide Ballerini, Davide Cimolai, Simone Consonni, Andrea Pasqualon, Salvatore Puccio, Fabio Sabatini, Matteo Trentin ed Elia Viviani selezionati dal commisario tecnico Davide Cassani per difendere i colori azzurri; gli ultimi due avevano il ruolo di capitani, ricordando che proprio Trentin era il campione in carica e per lui c’era anche l’onere di difendere il titolo conquistato l’anno scorso. Tra le nazionali che potevano contare 8 ciclisti come l’Italia, il numero massimo da poter schierare, c’erano il Belgio di Yves Lampaert, la Francia di Arnaud Démare e Bryan Coquard, la Germania di Pascal Ackermann e l’Olanda di Dylan Groenewegen, mentre un altro favorito di giornata, l’irlandese Sam Bennett, poteva contare solo su 3 compagni di squadri. Il percorso era sulla carta favorevole ai velocisti e così è stato, con 172,6 km di strada da percorrere, composti da un tratto in linea di 46,1 km e da un circuito di 11,5 km da ripetere 11 volte, anello che presentata anche una porzione di pavé.
Prima della partenza veniva osservato un commovente minuto di silenzio in ricordo di Bjorg Lambrecht, il giovane e talentuoso corridore belga scomparso durante il Giro di Polonia. Proprio i corridori belgi erano in prima fila col volto rigato dalle lacrime. Dopo il via, le prime insidie erano apportate dal forte vento, che nella notte aveva fatto crollare parte del tetto dello stadio dell’Az Alkmaar, la squadra di calcio della città . Dopo 15 km si formava in testa alla corsa, proprio sulla spinta del vento, un gruppetto di 25 corridori comprendente ben sei degli otto azzurri in gara (Viviani, Trentin, Ballerini, Cimolai, Consonni e Puccio). Pascal Ackermann, Sam Benett, Florian Sénéchal e Yves Lampaert non si erano fatti trarre in inganno, mentre Dylan Groenewegen e gli altri olandesi sì.
Dopo chilometri e chilometri di invano inseguimento da parte degli “orange”, anche grazie al mancato aiuto delle altre nazionali (Francia, Italia, Germania, Belgio e Gran Bretagna erano ben rappresentate nel gruppetto all’attacco e non avevano nessun interesse a raggiungerli), il distacco aumentava. Il neerlandese Sebastian Langeveld era nel gruppo all’attacco ma, evidentemente e giustamente, i suoi erano consapevoli che non aveva i numeri giusti per giocarsi la vittoria odierna. Nel frattempo Consonni, Ballerini e Puccio dare il massimo per scortare i due capitani al traguardo, dove avrebbero potutoo giocarsi le loro chances di vittoria. Dietro, invece, il norvegese Alexader Kristoff veniva rallentano da un problema meccanico, mentre Coquard si ritirava a 53 km dalla linea d’arrivo. A tre giri di cirucito dalla fine, quasi 30 km al traguardo, in testa erano rimasti Trentin, Consonni, Cimolai e Viviani (Italia), Lampaert (Belgio), Sénéchal (Francia), Luka Megzec (Slovenia), Ackermann e Rüdiger Selig (Germania), Langeveld (Olanda), Erik BaÅ¡ka (Repubblica Slovacca), Kasper Asgreen (Danimarca) e Christopher Lawless (Gran Bretagna). Da notare come Deceunink Quick-Step e Bora Hansgrohe siano state le squadre più rappresentate in fuga, con i primi che ne avevano addirittura quattro, mentre i secondi ‘’solo” tre.
A due giri di cirucito dalla fine, quando di chilometri alla fine ne mancavano poco più di 20, andavano all’attacco Lampert e Viviani, con Pascal Ackermann abile a seguirli e ad andare a formare un terzetto all’attacco di tutto rispetto. Gli italiani e Selig, fino a quel momento attivi, d’ora in avantati non si sarebbero più messi in testa a tirare il gruppetto attaccante, perciò il tentativo di recupero, se lo avessero voluto fare, sarebbe ricaduto solo sulle spalle di Sénéchal, Mezgec, Asgreen, Lawless e BaÅ¡ka (ma, considerando anche le amicizie da compagni di squadra, rimanevano solo lo sloveno Mezgec e l’inglese Lawless). Il terzetto all’attacco viaggiava così indisturbsto all’attacco, riuscendo a non perdere terreno nemmeno nel tratto in pavé e conservando 45” di vantaggio dal gruppo inseguitore, che nel frattempo aveva ripreso il gruppetto di Trentin, Sénéchal e Mezgec ed era guiidato addirittura da Mark Cavendish (Gran Bretagna).
Si entrava nell’ultimo giro di circuito con Viviani, Ackermann e Lampaert che conservavano oltre 30” di vantaggio, un gap che non sarebbe calato fino ai -3. Negli utlimi tre chilometri il tedesco Ackermann iniziava a sentire la stanchezza accumulata, non riuscendo a seguire l’attacco di Lampaert, cosa andata a buon porto per Viviani. Proprio il duo della Deceunick Quick-Step si sarebbe giocata la vittoria al campionato europeo. Curiosità : entrambi sono ex-detentori del titolo di Campione Nazionale su Strada, vinto nei loro paesi rispettivi nel 2018. Arrivati nell’ultimo chilometro il primo a provare l’allungo era ancora il belga, ma Viviani riusciva a riprenderlo agilmente e a saltarlo in controtempo. Il velocista veronese transitava così da solo sulla linea d’arrivo, succendendo a Matteo Trentin e dedicando la vittoria a Lambrecht. Per la nostra nazionale azzurra era la quarta medaglia d’oro, in un’edizione dei campionati europei davvero ben corsa dai nostri atleti. La medaglia d’argento andava a Lampaert, mentre Ackermann, giunto ad 9”, si doveva accontentare del bronzo. Quarto dopo 33”, il norvegese Kristoff vinceva la volata del gruppo precedendo il danese Michael Mørkøv.
Complimenti a tutti gli azzurri e a Davide Cassani, il nostro C.T. che ha sapientemente guidato una nazionale fantastica che ha dominato la corsa dai primi chilometri. Italia che ha messo in difficoltà già dalla partenza le altre selezioni nazionali, portando addirittura sei corridori nel gruppo dei primissimi attaccanti. Un autentico Capolavoro.
Luigi Giglio