LA SECONDA VITA DEL COBRA
E’ rientrato alle corse da soli quattro mesi ma ha già messo in cassaforte, per se e per la Ceramica Flaminia, ben sei vittorie, di cui il 50% nel Giro d’Austria che si è appena concluso con due successi parziali e la classifica generale. Non si può dire che il ritorno di Riccardo Riccò al ciclismo sia stato anonimo e le sue vittorie siano state banali, come quella conquistata nel paese alpino. E adesso ha di fronte a se un finale di stagione, soprattutto italiano, che gli potrebbe regalare tante altre soddisfazioni con un sogno: fare il Giro di Lombardia.
Foto copertina: Riccò taglia vittorioso il traguardo del Grossglockner, la “Cima Coppi” del Giro dell’Austria 2010 (foto Bettini)
Due anni fa, di questi tempi, si parlava di Riccardo Riccò come di un giovane che faceva impazzire i francesi e non solo sulle strade del Tour fino a che, un giorno, fu tagliato fuori da tutto ed etichettato come tanti altri: dopato.
Sono passati due anni, il Cobra ha espiato le sue colpe, è rientrato alle corse nel mese di marzo e adesso ha conquistato il suo primo “medio” giro. Il capitano della Ceramica Flaminia, infatti, ha trionfato al Giro d’Austria, una gara che negli ultimi anni è diventato un appuntamento fisso del calendario europeo in concomitanza con il Tour de France e che ospita tutti quelli che non hanno trovato posto alla Grande Boucle, sia delle squadre di prima fascia Pro Tour che anche quelle Professional.
“Richie Rich” si è imposto al Kitzbuhel Horn ed in cima al Grossglockner dominando qualsiasi avversario (i più credibili i due capitani della Carmiooro-Ngc, Pardilla e Sella) ma si è preso parecchio spavento nella crono finale di Podersdorf quando non è rimbalzato su nessuna salita ma su una moto della tv ferma tranquillamente a bordo strada, ma il modenese non l’aveva proprio vista e l’ha centrata in pieno.
Ferito nell’anima, e nelle gambe, ma non nell’orgoglio, il capitano della Flaminia si è rialzato, è tornato a menare sui pedali nonostante una profonda ferita ad un ginocchio (sedici punti di sutura) ed ha difeso il suo primato dall’attacco dello spagnolo Pardilla che, non cadendo, è arrivato a 38” da Riccardo ma non di più.
Un Giro d’Austria che l’ha visto protagonista fin dal secondo giorno, quando diventa l’attore principale nella salita verso Kitzbuhel distanziando i suoi principali avversari, i due della Carmiooro Sella e Pardilla, di una quarantina di secondi, dimostrandosi ampiamente il più forte di tutti. La replica al Grossglockner con la squadra davanti a tirare fino ai piedi della salita (bravi “nonno” Noè e Gentili) prima della sgassata di Riccò che crea il primo frazionamento e, con lui, rimangono Possoni, Machado e Gusev. Ma, ai -1500 metri dal traguardo, capisce che è il caso di aumentare i giri del motore e, ancora una volta, gli altri vedono il suo dorsale allontanarsi sempre di più.
A quel punto, con altre quattro tappe di fronte a se, il trionfo sembra oramai alle porte, fra una fuga di Nuyens, una volata di Greipel ed il successo a cronometro di Posthuma che fanno il paio con lo sprint al debutto ancora di Greipel con un’ altra vittoria italiana firmata Leo Bertagnolli. Ma la crono è stata quella che è stata con Riccò che, oltre a chiudere 61° a 2’54” dall’olandese, porta a casa anche la frattura del setto nasale e 16 punti per una profonda ferita ad un ginocchio.
Nonostante questo, la vittoria è sua, ed il tricolore sul podio c’è anche con il terzo posto di un bravo Emanuele Sella e l’ottavo posto di Morris Possoni.
Prima della settimana austriaca, Riccò aveva portato a casa una tappa del Giro del Trentino e due frazioni della Settimana Lombarda, oltre a due terzi posti catturati nei giorni più difficili della Coppi&Bartali, la gara che segnava il suo rientro ufficiale alle corse agonistiche.
Se Riccò starà bene, potrà essere già protagonista al Brixia Tour, ma comunque ci saranno anche altre gare, anche di un giorno, che potrebbero fare al conto suo, dopo aver ciccato l’appuntamento con il tricolore, dove però è stato l’unico a cercare di opporre una certa resistenza ad un indiavolato Giovanni Visconti.
Una considerazione finale, poi, deve essere fatta per la sua squadra: la Ceramica Flaminia. Queste sei affermazioni sono una piccola rivincita su chi ha tenuto fuori un team comunque competitivo dal Giro d’Italia solo per la presenza in squadra di Riccò e che in passato ha subito oltremodo le giuste lamentele fatte dall’ex tricolore Pippo Simeoni verso chi conta di più in questo sport in Italia.
Adesso, però, bisogna stare attenti e non cadere nell’errore di svendere Riccò al miglior offerente, leggasi qualche squadra Pro-Tour, che gli prometta di correre la Vuelta. Il modenese ha iniziato la stagione con la Flaminia ed è giusto che con quella la porti a termine, per rispetto nei confronti di chi gli ha dato fiducia nel periodo più buio della sua carriera.
Se poi, ad ottobre qualcuno busserà (e busseranno senz’altro) alla sua porta, allora il Cobra sarà libero di accasarsi dove meglio crede. Anche perché, non basta andare tanto lontano per vedere come i passaggi a stagione in corso sono piuttosto deleterei come quello di Giampaolo Caruso, compagno di squadra di Riccò per un mesetto, che si è voluto accasare con la Katusha per correre il Giro d’Italia ed è incappato in una colossale figuraccia.
Errare è umano, ma perseverare è diabolico. E, allora, meglio tenersi il Cobra al massimo della forma per il finale di stagione per sperare, magari, che un sabato di ottobre su un lungolago in una regione del nord Italia che inizia per “L” e finisce per “ombardia”, un piccoletto dai capelli rosso chiaro con una maglia nera e turchese con la scritta centrale Flaminia possa alzare le braccia al cielo.
Saverio Melegari