NONSOLOTOUR 2019
luglio 5, 2019
Categoria: Approfondimenti
È arrivato il momento del Tour… e non solo. Anche la corsa francese viaggia in ottima compagnia e gli appassionati avranno così molte altre gare a tappe da seguire in parallelo alla Grande Boucle. Due di queste si disputeranno in Italia e saranno il Giro Rosa riservato alle donne e la seconda edizione dell’Adriatica Ionica Race, che dovrebbe essere l’ultima disputata interamente sulle strade della nostra nazione.
Come accaduto a maggio durante il Giro d’Italia, anche il Tour de France non viaggerà da solo e sarà accompagnato da una serie d’interessanti corse a tappe che scandiranno il decorso del mese di Luglio, pur non essendo previste in calendario altre corse inserite nel circuito UCI World Tour, cosa invece verificatasi durante la corsa rosa con il Tour of California.
Proprio a proposito di Giro d’Italia, il giorno della vigilia del “Grand Départ” del Tour da Bruxelles in Italia prenderà il via la 31a edizione del Giro Rosa, la versione riservata alle donne che anche quest’anno proporrà un tracciato favorevole alle scalatrici, prevedendo salite sin dalla cronosquadre d’apertura tracciata sulle strade dei “Campionissimi”, 18 Km da percorrere tra la Cassano Spinola di Costante Girardengo e la Castellania di Fausto Coppi. Il Colle del Lis, percorso anche dai professionisti durante la tappa del Lago Serrù (ma dal più impegnativo versante opposto), costituirà il momento più difficile della seconda tappa, un circuito di quasi 80 Km che si concluderà in lieve ascesa a Viù, mentre per il primo arrivo in salita ufficiale bisognerà attendere la terza giornata di gara, che si aprirà a Sagliano Micca per terminare dopo 104 Km ai 1049 della località di villeggiatura di Piedicavallo, affrontata una salita conclusiva lunga ma non particolermente difficile (11 Km al 4%). Tolti i mollissimi saliscendi brianzoli, la successiva Lissone-Carate Brianza di 101 Km sarà la più semplice tra le dieci frazioni in programma, l’unica destinata alle velociste, che poi dovranno nuovamente lasciare lo scenario alle atlete che puntano alla classifica generale. La carovana del Giro Rosa si sposterà, infatti, in Valtellina dove si vivranno due giornate cruciali, la prima delle quali scatterà da Ponte in Valtellina per concludersi dopo una novantina di chilometri ai quasi 2000 metri dei Laghi di Cancano, dove si giungerà subito dopo aver scollinato l’impegnativa salita delle Torri di Fraele (7.3 Km all’8.3%) e dove già finì una tappa di questa corsa nel 2011, vinta dalla britannica Emma Pooley. In realtà la quinta frazione del Giro avrebbe dovuto presentare ben altra conclusione, essendo il traguardo stato originariamente previsto ai 2652 metri del Passo Gavia, salendovi dal versante di Bormio: dopo che a maggio era sta la neve a respingere la corsa dei professionisti, stavolta ci ha messo la zampino una frana costringendo l’organizzazione a cambiare rotta all’ultimo momento. Arriverà poi il turno della cronoscalata, che anche lo scorso anno andò in onda dalla Valtellina: se dodici mesi fa ci si misurò contro il tempo sulla ripida salita di Campo Moro, stavolta lo sforzo sarà compiuto sulla più pedalabile ascesa che da Chiuro conduce a Teglio (11 Km al 4.5%) e che, stando ai “rumors”, nel 2020 potrebbe essere affrontata a cronometro anche al Giro d’Italia dei professionisti, ma su un tracciato più ampio che dovrebbe prevedere la partenza da Sondrio. Pur non essendo di montagna, non dovrà essere trascurata nemmeno la successiva tappa, interamente disegnata sulle strade del Veneto, che da Cornedo Vicentino condurrà in 128 Km a Fara Vicentino, dove il traguardo sarà posto in località San Giorgio di Perlena, in cima a una salita sulla carta pedalabile e dopo un tracciato movimentato da diverse ascese a quote collinari, come il Muro della Tisa dal fondo in cemento e la celebre Rosina (1500 metri al 7%), che dovrà essere scalata due volte. Come nel 2018 sarà il Friuli a ospitare il finale di corsa, quest’anno accogliendo le ultime tre frazioni, introdotte da quella di media montagna che vedrà le “girine” pedalare da Vittorio Veneto a Maniago, dove si giungerà dopo aver percorso 133 Km e affrontate, non vicinissime al traguardo, le salite della Forcella di Pala Barzana (5 Km all’8.7%) e dei Piani di Clauzetto (5.3 Km al 6%). Se lo scorso anno fu lo Zoncolan il giudice ultimo della tenzone, stavolta a decidere la classifica sarà un’altra impegnativa salita friulana sperimentata in passato al Giro dei professionisti, quella che condurrà sino ai 1546 metri dell’Altopiano del Montasio, 11 Km all’8% che costituiranno l’unica difficoltà altimetria di una tappa lunga 125 Km che scatterà da Gemona del Friuli. Infine, la conclusiva San Vito al Tagliamento – Udine di 120 Km non sarà la classica passerella di fine corsa aperta alla volata perché il finale farà gole alle “finisseur” per la presenza della salita di Moruzzo (1.2 Km al 6%) a 12 Km dal termine e, soprattutto, per il breve ma violento muro in pavè di 200 metri al 10.6% in cima al quale sarà collocato l’ultimo traguardo del Giro Rosa 2019.
Lo stesso giorno della partenza del Tour prenderà le mosse da Wels con un brevissimo cronoprologo la 71a edizione dell’Österreich-Rundfahrt, corsa più nota come Giro dell’Austria. Espletata la corta e pianeggiante cronometro d’apertura, lunga appena 2500 metri, la corsa a tappe austriaca lascerà spazio ai velocisti nelle prime due frazioni in linea, la Grieskirchen – Freistadt di 139 Km e la Zwettl – Wiener Neustadt di 177 Km, per poi chiamare alla ribalta gli scalatori. Nel corso della Kirchschlag – Frohnleiten (176 Km) s’incontrerà, infatti, la prima salita di 1a categoria, il GPM di Teichalm, 6.4 Km all’8.6% che dovranno essere affrontati a 37 Km dal traguardo, a sua volta preceduto da un muro di quasi 3 Km al 10% che terminerà a una ventina di chilometri dalla linea d’arrivo. Seguirà la prima delle due tappe d’alta montagna che, lunga soli 103 Km, si disputerà tra Radstadt e la montagna più celebre dell’Austria, il Großglockner, dove il traguardo sarà posto ai 2412 metri della località Fuscher Törl, nello stesso luogo dove lo scorso anno – percorsa un’ascesa di quasi 17 Km inclinata all’8.9% – si impose l’olandese Pieter Weening. La nota località di sport invernali di Kitzbühel accoglierà infine l’arrivo delle ultime due frazioni, la prima con traguardo in centro dopo un percorso non particolarmente difficile di 162 km (partenza da Bruck an der Großglocknerstraße e ascesa ai 1626 metri del Gerlos Pass a una sessantina di chilometri dal via), la seconda con l’arrivo fissato sullo Zoncolan d’Austria, il Kitzbüheler Horn, salitaccia di 7 Km al 13% che è un classico di questa competizione.
L’ultima settimana di Tour avrà il “companatico” della seconda edizione dell’Adriatica Ionica Race, che dovrebbe essere l’ultima interamente disputata in territorio italiano perché dal prossimo anno prenderà pian piano corpo il progetto dell’organizzatore, l’ex corridore veneto Moreno Argentin, d’estenderla all’intera penisola balcanica per arrivare sino ad Atene, dove si dovrebbe far tappa nel 2024. Così nel 2020 saranno coinvolte nel tracciato Austria e Slovenia, poi toccherà a Croazia e Bosnia-Erzegovina (2021), Serbia (2022), Montenegro e Albania (2023) e infine Macedonia del Nord e Grecia, mentre la durata della corsa dovrebbe passare dalle attuali cinque giornate a un totale di dieci. L’edizione 2019, pur presentando percorsi e traguardi differenti (escluse Grado e Trieste), proporrà la stessa “ossatura” di quella scorsa e si avranno quindi la tappa degli sterrati, il tappone con arrivo sulle Dolomiti, una frazione disegnata in “Argentin style” e la passerella conclusiva a Trieste, mentre è stata depennata la cronosquadre d’apertura, sostituita da una prima tappa interamente in circuito che si disputerà il 24 luglio sulle strade di Mestre, l’appendice sulla terraferma di Venezia, percorrendo per venticinque volte un anello di 2.7 Km a tornata. Da Favaro Veneto scatterà quindi la tappa diretta a Grado, che sarà molto più impegnativa di quella affrontata lo scorso anno perché sono aumentati i tratti da percorrere sullo sterrato, passando dai due settori previsti nel 2018 – quando nella cittadina friulana s’impose allo sprint Elia Viviani – ai sei tratti di strade bianche che s’incontreranno quest’anno, tutti concentrati nella seconda metà del tracciato e che vedranno i corridori pedalare sullo sterrato per complessivi 48 Km. Seguirà la tappa dolomitica, che dodici mesi fa si concluse in vetta al Passo Giau e stavolta, 205 Km dopo la partenza da Palmanova, terminerà presso il Lago di Misurina (1756 metri) dopo aver superato quattro impegnative salite: la Forca di Monte Rest (12.6 Km al 5.8%), il Passo del Pura (8 Km all’8.8%), la Sella Ciampigotto (13 Km al 6%) e l’ascesa finale di 8.4 Km al 7%. Si correrà quindi la nervosa frazione che ricalca il modello delle gare che piacevano molto al quattro volte vincitore della Liegi e che porterà i corridori da Padola a Cormons, dove il traguardo sarà posto in cima alla rampa del Monte Quarin (1.8 Km al 5.5% con 500 metri al 9.9%), affrontata al termine di un tracciato dal finale nervoso che prevede anche il Monte Calvario (1.9 Km al 7.2%) e l’ascesa a San Floriano del Collio (2.2 Km al 7.6%). La conclusiva tappa di Trieste, infine, riproporrà il medesimo finale dello scorso anno, con un anello cittadino di 6 Km che dovrà essere ripetuto cinque volte e che, nonostante la presenza della breve salita verso il Colle di San Giusto, non dovrebbe impedire l’arrivo allo sprint in Piazza Unità d’Italia, come in effetti accaduto nel 2018 ed anche nella frazione conclusiva del Giro d’Italia del 2013, che proponeva un circuito molto simile a questo, precedenti nei quali si sono rispettivamente imposti Elia Viviani e Luka Mezgec.
L’ultima corsa a tappe di un certo interesse del mese di luglio sarà il Giro di Vallonia, che scatterà il 27 luglio, giorno della penultima frazione del Tour, e presenterà un tracciato complessivamente non troppo accidentato nel quale determinante dovrebbe essere la frazione conclusiva con arrivo in vetta al muro di Thuin. A dare il “la” alla corsa belga sarà una tappa di 186 Km che si snoderà tra i centri di Le Roeulx e Dottignies, collegati da un tracciato nervoso nella fase centrale – che prevede sette brevi “côtes” – mentre il finale di gara reso snello dalla mancanza di asperità negli ultimi 50 Km giocherà a favore dei velocisti. Non saranno loro, invece, i protagonisti della successiva Waremme – Beyne-Heusay, con il traguardo posto al termine di una breve ascesa preceduta da un’altra serie di asperità valloni, tra le quali il muro di Fayembois e la Côte des Hawis. Un altro finale che farà sicuramente la gioia dei finisseur sarà quello della terza tappa, disegnata tra La Roche-en-Ardenne e Verviers: si tratterà anche della frazione più lunga (quasi 195 Km), nel corso della quale verrà toccato il punto più elevato del Belgio, il Signal de Botrange (694 metri sul livello del mare). Abbastanza movimentata, pur non presentando salite particolarmente ripide, si presenterà il tracciato della penultima frazione di 178 Km da Villers-le-Bouillet a Lierneux mentre, come anticipato, a decidere il vincitore della 46a edizione del Vallonia sarà quasi sicuramente il muro di Thuin, mezzo chilometro al 9.4% che dovrà essere ripetuto due volte nel finale della conclusiva Couvin – Thuin.
Mauro Facoltosi
I SITI DELLE CORSE
TOUR DE FRANCE
GIRO ROSA
https://www.girorosaiccrea.it/
ÖSTERREICH-RUNDFAHRT
https://www.oesterreich-rundfahrt.at/
ADRIATICA IONICA RACE
VOO-TOUR DE WALLONIE