IVANOV VINCE, NOCENTINI SI SALVA
Il russo della Katusha evade nel finale da un drappello di dodici corridori e vince in solitaria la 14a tappa del Tour, la Colmar – Besançon di 199 km. Hincapie resta per diverse ore maglia gialla virutale, ma nel finale la Ag2R recupera a salva la maglia gialla di Nocentini per 5’’. Arrestati i ragazzi che ieri avevano sparato sulla corsa. Domani prima frazione alpina, con arrivo in salita a Verbier.
Doveva essere una giornata di quiete prima della tempesta per Rinaldo Nocentini, e invece mai come oggi la sua settimana gialla è stata vicina all’epilogo. Non perché domani l’aretino dovrà quasi certamente cedere il simbolo del primato a uno tra Contador e Armstrong, ma perché la sua Ag2R, dopo aver lasciato andare una fuga comprendente un corridore (Hincapie) distante appena 5’25’’ in classifica generale, ha letteralmente dormito fino a 40 km dal traguardo, lasciando che fosse la Astana ad incaricarsi di quello che è parso tutto meno che un inseguimento. D’altro canto, visti i trascorsi di Hincapie alla corte di Armstrong e Bruyneel, non pensiamo di essere eccessivamente maliziosi pensando che, oltre all’assenza di validi motivi per andare a ricucire sui fuggitivi, alle due figure più carismatiche dello squadrone kazako avrebbe fatto piacere vedere l’ex uomo di fiducia vestirsi di giallo. Quando la formazione del capoclassifica si è finalmente schierata in testa al plotone, il vantaggio dei dodici battistrada (Bennati, Willems, Ciolek, Ivanov, Roulston, Maaskant, Roche, Le Mevel, Minard, Timmer e Righi,oltre a Hincapie) era ancora superiore agli 8’, e la bagarre per il successo parziale doveva ancora scoppiare davvero.
Dopo qualche scaramuccia, accesa ai -35 proprio da Hincapie, ovviamente più in funzione della maglia gialla che del successo di tappa, la raffica di scatti e controscatti decisiva è arrivata tra i 12 e i 10 km al traguardo: è stato Maaskant a partire per primo, imitato poco dopo da Le Mevel e Roche, sempre con scarsi risultati (l’unico a staccarsi è stato Willems, la cui crisi ha privato la Liquigas della superiorità numerica). A 10 km dall’arrivo, però, su uno zampellotto, è stato Serguei Ivanov a scattare secco, e la differenza con gli allunghi precedenti è stata subito evidente: nessuno è riuscito ad accodarsi al 34enne di Tcheboksary, che ha acquisito in un amen un vantaggio superiore ai 10’’, cresciuto ad un certo punto fino a 30’’ circa. Solamente all’ultimo chilometro, quando il vincitore dell’Amstel Gold Race 2009 si è giustamente concesso di smettere di pedalare ben prima della linea bianca, per gustarsi appieno il secondo successo in carriera al Tour, gli inseguitori si sono avvicinati, complice una scellerata tirata di Nicolas Roche, compagno di Nocentini, che uscendo dal gruppetto di Hincapie in caccia del 2° posto ha fatto risparmiare allo yankee un pugno di secondi.
Secondo che hanno seriamente rischiato di essere decisivi, vanificando la rimonta compiuta nel finale dalla Ag2R, grazie al provvidenziale aiuto della Garmin, che ha contribuito con locomotive quali Zabriskie e Wiggins. La Columbia ha provato ad intralciare l’inseguimento rompendo i cambi e piazzandosi in testa, scandendo un ritmo relativamente blando, negli ultimi 2 km, ma la volata ingaggiata da Cavendish e Hushovd per i punti della maglia verde ha permesso a Nocentini di salvare quella gialla per appena 5’’. La volata è stata peraltro vanificata dalla più che giusta sanzione inflitta a Cannonball, che aveva anticipato sul traguardo il vichingo, per aver stretto l’avversario contro le transenne. Cavendish è stato così declassato al 154° posto (ultimo del gruppo), e Hushovd ha incrementato a 18 punti il margine nella classifica della maglia verde.
Per Ivanov si tratta, come detto, del secondo successo di tappa in carriera al Tour de France dopo quello di Aix-les-Bains di 8 anni fa. Evidentemente, il sei volte campione nazionale russo (di cui tre consecutive, dal 1998 al 2000; entrambi i dati sono ovviamente record assoluti) è uno specialista di fughe prima delle montagne, anzi di raffiche di tappe decisive. Domani, infatti, con l’arrivo a Verbier, il Tour inizierà una serie di tre tappe alpine, interrotte solamente dal giorno di riposo di lunedì, cui faranno seguito la crono di Annecy, una bella tappa intermedia con traguardo ad Aubenas e l’arrivo sul Mont Ventoux. Nel 2001, l’allora corridore della Fassa Bortolo vinse (sempre da solo, sempre dopo una luga fuga, e con 16’’ sul 2°, esattamente come oggi) una tappa molto simile a quella odierna, che precedeva di 24 ore la cavalcata alpina verso l’Alpe d’Huez, a sua volta seguita dalla cronoscalata di Chamrousse e, dopo un giorno di riposo, da tre arrivi in salita pirenaici a Plateau de Bonascre, Pla d’Adet e Luz Ardiden. Insomma, quando gli altri si risparmiano in vista delle montagne, lui produce il massimo sforzo.
Dopo lo scampato pericolo di oggi, è difficile pensare che Nocentini possa in qualche modo uscire indenne anche dalla tappa di domani, 207,5 km da Pontarlier a Verbier, prima frazione alpina e secondo arrivo in salita di questa Grande Boucle. Una giornata che poco si presta ad azioni da lontano (il Col de Mosses è tanto pedalabile quanto lontano dal traguardo), ma in cui sarebbe decisamente troppo ottimistico pensare che Nocentini possa perdere meno di 6’’ da Contador e 8’’ da Armstrong. Sarà semmai interessante vedere quale dei due capitani della Astana si vestirà di giallo (con Contador decisamente favorito), e soprattutto quale sarà la loro condotta di gara. È poi lecito attendersi qualcosa anche da parte di Schleck, Sastre, Evans e Menchov su tutti, i presunti pretendenti alla maglia gialla che finora, con la sola eccezione dell’australiano, non hanno mai avuto il coraggio di muoversi davvero. Chissà se almeno l’arrivo in salita (pur non terribile, ovviamente) sarà in grado di farli allontanare dal loro immobilismo.
In chiusura, una buona notizia: i due imbecilli (scusate se il termine non è abbastanza forte) che ieri, in cerca di emozioni, avevano deciso di spassarsela sparando con un fucile ad aria compressa sui corridori che transitavano sul Col de Bannestein (Dean e soprattutto Freire i malcapitati vittima della demenza dei due soggetti), sono stati individuati e fermati. Per trovare un atto vandalico di questa portata al Tour de France bisogna tornare indietro di 10 anni, quando due soggetti di analogo intelletto avevano spruzzato uno spray urticante sul gruppo ad una decina di chilometri al traguardo della Mourenx – Bordeaux, 17a tappa della prima Grande Boucle di Armstrong, vinta da Tom Steels, provocando cecità temporanea in alcuni atleti e alcune cadute. Questa volta gli effetti sono probabilmente stati minori (i due atleti coinvolti hanno concluso la tappa senza grosse difficoltà ), ma i rischi forse anche maggiori. La speranza, senza voler fare del moralismo, è che un’idiozia di questo genere non venga classificata come semplice bravata di due ragazzi annoiati, ma come l’atto vandalico che è, e che come tale venga punito.
Matteo Novarini