IL RITORNO DI CANNONBALL
Dopo le delusioni delle prime due volate e la riscossa di ieri, Mark Cavendish ha vinto anche la 6a tappa del Tour de France, 227,5 km da Montargis a Gueugnon. 2° Tyler Farrar, definitivamente ristabilitosi dalla microfrattura alla mano. 3° Alessandro Petacchi, partito probabilmente in ritardo, che si è comunque avvicinato a Thor Hushovd nella classifica a punti, riducendo a 4 punti il distacco. Maglia gialla sempre sulle spalle di Cancellara, davanti a Thomas ed Evans. Domani prima frazione di media montagna, con arrivo a Les Rousses.
Foto copertina: Mark Cavendish alza le braccia sul traguardo di Gueugnon: per lui è il secondo successo consecutivo (foto AFP)
Meno male che era in crisi ed era la copia sbiadita del mostro dello scorso anno. Dopo lo scivolone di Bruxelles e il pessimo 12° posto di Reims, Mark Cavendish ha improvvisamente ritrovato il colpo di pedale dei giorni migliori, infilando, dopo quello di Montargis, il secondo successo consecutivo sul traguardo di Gueugnon, portando a dodici le affermazioni in carriera sulle strade della Grande Boucle. Una cifra significativa, dal momento che, a 25 anni, il britannico ha eguagliato il 38enne Robbie McEwen e il ritirato Mario Cipollini, due nomi di discreto peso in ambito velocisti. Cosa forse ancor più importante, Cannonball è tornato a sprintare alla sua maniera, con progressioni inarrestabili che né ieri né oggi hanno concesso alcuna possibilità di rimonta al più diretto inseguitore, che ha risposto quest’oggi al nome di quel Tyler Farrar che conosce ormai meglio di chiunque altro la ruota dell’atleta dell’Isola di Man. Mai l’americano ha dato l’impressione di poter mettere in discussione la supremazia dell’uomo HTC, e anzi, soffiando all’ultima curva la ruota del vincitore ad Alessandro Petacchi, ha forse involontariamente agevolato il compito del rivale, allontanando da lui l’unico corridore in grado di creargli (forse) qualche grattacapo.
In attesa che il Giura modifichi un po’ il canovaccio di questa prima settimana di Tour, anche questa 6a frazione si è attenuta al copione usuale, con Perget (Caisse d’Epargne), Lang (Omega Pharma-Lotto) e Perez Moreno (Euskaltel) ad imbastire una fuga a tre che, favorita dal profilo piuttosto nervoso della prima metà di tappa, è riuscita a costruirsi un vantaggio massimo superiore ai 7’, facilmente preso poi a picconate dal lavoro degli uomini HTC, fino a scendere sotto il minuto già ad una trentina di chilometri dal termine. A dare nuova linfa all’azione hanno provato l’ex campione nazionale francese Champion e Anthony Charteau, rientrati sui battistrada sulla Côte de la Croix de l’Arbre, ultimo dente di giornata, collocato a 23 km dal traguardo. Malgrado un attimo di rallentamento nel plotone, HTC, Garmin, Cervélo e Lampre non hanno comunque avuto difficoltà a chiudere ai -10 dall’arrivo, poco prima che un alito di vento trasversale spingesse i big a schierarsi in massa al comando del plotone, ritardando di qualche chilometro l’entrata in scena dei treni.
Ancora una volta sono stati gli uomini HTC – Columbia a prendere alla fine in mano le redini del finale, mentre, alle loro spalle, si scatenava la consueta guerra per garantirsi la ruota di Cavendish. Una lotta che sembrava essere ormai appannaggio di Alessandro Petacchi, che non ha però fatto i conti con la scaltrezza e lo spirito da filibustiere degli sprint (nel senso buono di atleta coraggioso, non in quello negativo di corridore scorretto) di Tyler Farrar, capace di approfittare dell’ultima di una serie interminabile di curve all’ultimo chilometro per infilarsi tra il britannico e lo spezzino. Una manovra che, anche in virtù del brevissimo rettilineo finale, ha di fatto cristallizzato le posizioni, rimaste tali e quali nell’ordine d’arrivo: vittoria ad un Mark Cavendish ancora assistito alla perfezione dall’omonimo Renshaw e dagli altri vagoni del treno HTC, piazza d’onore ad un Farrar ritrovato, anche se ancora non ai livelli del Giro d’Italia (o forse la differenza sta solo nella presenza di Cannonball?), e gradino più basso del podio a Petacchi, che farebbe forse bene a considerare l’idea di riprendere a lanciare volate lunghe, anziché provare a sbucare nel finale dalla scia del britannico. Il velocista Lampre potrà comunque consolarsi con i punti recuperati a Thor Hushovd, solamente 10°, il cui margine nella lotta per la maglia verde è ora ridotto a 4 lunghezze (118 a 114).
Non ha subito sostanziali variazioni la classifica generale, anche se Geraint Thomas, 11° al traguardo, ha approfittato di una frattura creatasi fra la 14a e la 15a posizione per recuperare 3 dei 23 secondi che lo separavano stamane da Fabian Cancellara, sempre in giallo. Sempre 3° a 39’’ Cadel Evans, che non ha beneficiato del buco, al pari di tutti gli altri uomini di classifica. Per questi ultimi, l’appuntamento è comunque solo rimandato a domani, quando, lungo i 165,5 km da Tournus a Les Rousses, il Tour affronterà le prime vere asperità di questa edizione. Difficile che l’ascesa di Lamoura, 14 km al 5% di pendenza media, con vetta a 4 km dal traguardo, possa generare grosse differenze tra i favoriti, ma si tratterà in ogni caso della prima occasione per testarne la condizione. Molti sono coloro che, specie dopo la tappa del pavé, saranno chiamati ad attaccare, anche se pensiamo che per assistere al primo faccia a faccia tra i migliori si debba attendere domenica. Chissà però che proprio il possibile fattore sorpresa non costituisca un motivo in più per azzardare sin da domani, in un Tour che strizza l’occhio a chi vuole lavorare di fantasia.
Matteo Novarini