GIUGNO, IL MANUBRIO IN PUGNO

giugno 4, 2019
Categoria: Approfondimenti

Finito il Giro è già tempo di Tour. La Grande Boucle scatterà tra un mese ma le gare che si succederanno in calendario a giugno già portano impresso l’aroma della corsa transalpina, a cominciare dal Delfinato per poi passare al Tour de Suisse e alla Route d’Occitanie. Ci sarà anche il tempo per salutare la nascita di una nuova competizione, la prima della storia del ciclismo espressamente dedicata al Mont Ventoux, per poi arrivare all’immancabile appuntamento con i campionati nazionali.

Il Giro è alle spalle ed è già ora di pensare al Tour. Manca un mese alla partenza della Grande Boucle, che scatterà il 6 luglio da Bruxelles, ma in questi trenta giorni già si sentirà nell’aria la fragranza della corsa francese, della quale costituscono una sorta di prova generale le corse a tappe che si susseguiranno nel corso di giugno, una serie di gare che inizieranno già pochi giorni dopo la fine della Corsa Rosa. Terminato il 2 giugno il Giro, il 5 prenderà le mosse la 79a edizione del Tour de Luxembourg, che quest’anno gli appassionati italiani seguiranno con un briciolo d’interesse in più rispetto al passato essendo il vincitore in carica Andrea Pasqualon, velocista veneto che regge le salite brevi come quelle che caratterizzano il percorso del giro del granducato. La prima di queste ascese sarà il piccolo ma rognoso muretto della Breedewee, 350 metri al 15% di pendenza media che si dovranno affrontare al termine del breve cronoprologo d’apertura, disegnato sulle strade della capitale Lussemburgo e lungo appena 2 Km. Costantemente costellata di saliscendi sarà la prima tappa in linea che da Lussemburgo condurrà in 191 Km – si tratterà anche della frazione più lunga – al traguardo di Hautcharage dopo aver affrontato tre GPM nella prima metà gara e un vallonato circuito finale di 11 Km da ripetere due volte, al termine del quale si attende comunque l’arrivo allo sprint. Più impegnativo sarà il finale della successiva frazione di 168 Km da Steinfort a Rosport, pure disegnato in circuito, con il ripido Michelsbierg (2.1 Km all’8% con punte del 13%) da scavalcare a 16 Km dal traguardo, a sua volta preceduto di 13 Km dalla successiva e più pedalabile ascesa di Boursdorf (1300 metri al 4.4%). Alla vigilia della frazione conclusiva si disputerà la tappa “regina” della corsa, che scatterà dalla località termale di Mondorf-les-Bains per concludersi – dopo aver superato strada facendo cinque Gran Premi della Montagna – a Diekirch dove il traguardo sarà fissato presso la Caserma Grand Duc Jan, sede dell’esercito lussemburghese, percorsa un’ascesa finale di 2.2 Km al 6.6% in vetta alla quale nel 2017 si era imposto il francese Anthony Perez mentre la maglia di leader era stata conquistata dal campione olimpico di Rio Greg Van Avermaet. Chi uscirà da questa frazione con le insegne del primato sulle spalle, però, non potrà dormire sonni troppo tranquilli perché anche l’ultima tappa, pur progettata con il solito “clichè” delle passerelle di fine corsa, potrebbe rivelarsi determinante per la presenza, nel circuito che chiuderà la Mersch – Lussemburgo (176 Km), dello strappo del Pabeierbierg, 800 metri al 9% sui quali si salirà per quattro volte, l’ultima in corrispondenza del traguardo dove dodici mesi fa fu consacrato vincitore della corsa Andrea Pasqualon, che in quell’occasione si piazzò terzo allo sprint preceduto dal già citato Perez e dallo spagnolo Eduard Prades.

Esattamente una settimana dopo la tappa conclusiva del Giro prenderà le mosse il Critérium du Dauphiné, la corsa del mese di giugno che più “puzza” di Tour de France e non soltanto perché l’organizzatore è lo stesso. Da quando la corsa è passata dalle mani del quotidiano “Le Dauphiné Libéré” a quelle di ASO il “Giro del Delfinato” è divenuta una sorta di vero e proprio test della Grande Boucle, talvolta proponendo un’anteprima di una delle frazioni alpine sulle quali si gareggerà a luglio (ma non sarà il caso di questa edizione), molto più spesso avendo al via molti dei grandi nomi che un mese più tardi si sfideranno per la conquista dalla maglia gialla, affiancati anche da corridori che hanno preso parte al Giro d’Italia e che intendono sfruttare l’ottima condizione con la quale sono usciti dalla Corsa Rosa oppure cercare una rivalsa. Quello che, in concreto, è il giro a tappe delle alpi francesi quest’anno “tradirà” la sua terra nelle giornate iniziali perché le prime frazioni si disputeranno sulle strade del Massiccio Centrale, dove la prima tappa scatterà dalla cittadina di Aurillac, capoluogo del dipartimento del Cantal, alla volta di Jussac, dove si giungerà dopo 142 Km: già al primo giorno di gara si dovrà affrontare una salita di prima categoria (Puy Mary, 10.6 Km al 6.1%), sminuita nell’importanza solo dal fatto che dovrà essere superata subito dopo il via, mentre più determinante ai fini dell’esito di questa prima frazione sarà la Côte de Roquenatou (3.6 Km al 7%), da prendere di petto due volte nel finale con l’ultimo scollinamento collocato a 18 Km dal traguardo. Si tratta, dunque, di un avvio interessante senza essere troppo esigente quello della 71a edizione della corsa transalpina, che il giorno successivo proporrà un altro tracciato di media montagna nei 180 Km da percorrere tra Mauriac a Craponne-sur-Arzon, traguardo che sarà preceduto di una ventina di chilometri dalla cima della Côte de Saint-Victor sur Arlanc, 3000 metri d’ascesa che salgono al 9.4% di pendenza media, selettivi non solo per le inclinazioni ma anche per la sede stradale ristretta. I velocisti in gara troveranno pane per i loro denti nella terza (Le Puy en Velay – Riom, 177 Km) e nella quinta frazione (Boën-sur-Lignon – Voiron, 201 Km), in mezzo alle quali è stata collocata la prima tappa a “cinque stelle”, una cronometro individuale di 26 Km che si disputerà nei dintorni di Roanne, caratterizzata da una salita di 1800 metri all’8.2% da superare poco prima di metà gara. Saranno le ultime tre le frazioni decisive, anche se quest’anno gli organizzatori hanno decisamente alleggerito il percorso rispetto al recente passato e ci sarà un solo vero e proprio tappone, piazzato al penultimo giorno di gara e preceduto da una galoppata di 229 Km che si svolgerà tra Saint-Vulbas e Saint-Michel-de-Maurienne incontrando lungo il cammino otto GPM assolutamente non temibili, il più interessante dei quali è il Col de Beaune (1210 metri), sia per le pendenze che si raggiungeranno (6% su 8 Km), sia per la vicinanza al traguardo, situato 7 km oltre lo scollinamento. Di tutt’altra pasta sarà la breve ma intensa tappa che si disputerà sulla distanza di 133 Km tra Saint-Genix-les-Villages e la stazione invernale di Pipay, nel comprensorio sciistico dei “Sette Laghi”: il traguardo sarà posto al termine di una salita lunga ben 19 Km e caratterizzata da una pendenza media del 6.6%, che i corridori affronteranno con le gambe appesantite da tre precedenti GPM di 1a categoria. Molto corta sarà anche la conclusiva tappa che prenderà il via da Cluses per terminare dopo 113 Km nella località elvetica di Champéry e che avrà in programma gli ultimi sette Gran Premi della Montagna del Delfinato 2019, sui quali spiccano il Col du Corbier (7.6 Km al 7.5%) e la Côte des Rives (8.5 Km al 6.2%), entrambi di prima categoria, mentre l’ultimo traguardo sarà preceduto dall’omonima “montée” (5.5 Km al 4.2%), che terminerà a 2 Km dalla linea d’arrivo.

Valida alternativa al Delfinato sarà l’83a edizione del Giro di Svizzera, che quest’anno tornerà a strizzare l’occhio agli scalatori dopo che l’ultima edizione – vinta dall’australiano Richie Porte, che nel 2019 dovrebbe essere al via del Delfinato, mentre la “stella” di questa edizione sarà Geraint Thomas – era stata esageramente disegnata a favore dei cronoman per la presenza di oltre 50 Km da percorrere contro il tempo e di tappe di montagna non particolarmente difficili. Si comincerà sabato 15 giugno proprio con una cronometro di una decina di chilometri sulle pianeggianti strade di Langnau im Emmental, il centro famoso per il formaggio “con i buchi” che l’indomani accoglierà anche la partenza e l’arrivo della seconda tappa, costituita da un circuito di media montagna di circa 55 Km che dovrà essere ripetuto tre volte, per un totale di 159.6 Km, e che proporrà due ascese a tornata (la più ripida è quella di Chuderhüsi, 3 Km al 9.3% da valicare l’ultima volta a 18 Km dal traguardo). La terza sarà la frazione più facile e anche l’unica favorevole ai velocisti, che cercheranno di non sfarsi sfuggire l’opportunità di giocarsi la vittoria al termine dei 162 Km della Flamatt – Murten, movimentata da qualche saliscendi fino al primo passaggio dal traguardo, dove inizierà un circuito di 26 Km quasi totalmente pianeggiante ma con l’insidia per gli sprinter della presenza di una lieve pendenza nelle ultime centinaia di metri. La successiva tappa di Arlesheim – 164 Km con partenza da Murten – rappresenterà un invito a nozze per i finisseur grazie alla presenza di un succulento trampolino di lancio piazzato a 19 Km dal traguardo, i 5 Km al 4.8% dell’ascesa dell’Eichenberg. Tappa da fughe oppure alla portata di uno sprinter che sa rimanere a galla nei finali più impegnativi sarà la successiva Münchenstein – Einsiedeln (177 Km), con il traguardo fissato presso la celebre abbazia benedettina dopo una trentina di chilometri in quota sull’altopiano preceduti dall’interminabile ma dolce salita di Sattel (13 Km al 3.6%). Dalla medesima località scatterà l’indomani la prima delle tre tappe di alta montagna che, 120 Km più avanti, si concluderà nella stazione invernale di Flumserberg al culmine di una salita di 8.4 Km al 9.1% in cima alla quale nel 1995 s’impose Marco Pantani, unico successo del “Pirata” al Tour de Suisse, che quell’anno affrontò in preparazione al Tour de France dopo esser stato costretto a saltare il Giro d’Italia a causa di un incidente in allenamento. Un’altra tappa molto attesa dagli appassionati sarà quella che da Unterterzen porterà il gruppo in 216 Km fino ai 2091 metri del Passo del San Gottardo, affrontato dal più temuto dei suoi versanti, la “Strada della Tremola”, che metterà a dura prova chi punterà al successo nel Tour de Suisse non soltanto per le sue pendenze (la media è del 7.4% negli ultimi 12 Km) ma anche per la presenza del pavè negli ultimi 5.3 Km. Torneranno quindi a scorrere le lancette dei cronometri in occasione della seconda e ultima prova individuale, in programma sul veloce circuito di Goms, 19 Km pianeggianti da percorrersi a una quota di quasi 1350 metri sul livello del mare che favorirà l’alta velocità e, di conseguenza, le cilindrate dei passisti a causa del minor attrito dell’aria in seguito alla rarefazione della stessa. Sempre Goms ospiterà il giorno dopo la conclusiva e decisiva frazione, un circuito d’alta montagna di 144 Km che porterà la corsa su tre fra i più elevati passi della Confederazione Elvetica, il Furka (2432 metri, 16.4 Km al 6.5%), il Susten (2253 metri, 17.7 Km al 7.6%) e infine l’interminabile Grimsel (2163 metri, 25.8 Km al 5.9%), dalla cui cima mancheranno 21 Km all’ultimo traguardo del Tour de Suisse 2019.

In contemporanea al Giro di Svizzera in Italia si tornerà a parlare di “Corsa Rosa” con la terza edizione del Giro d’Italia Under-23, la quarantaduesima se si contano anche le precedenti che erano riservate agli under-27 e a quei corridori che un tempo venivano “volgarmente” definiti dilettanti. Organizzata dalla “Nuova Ciclistica Placci 2013” su mandato della Federazione Ciclistica Italiana, anche quest’anno la corsa è stata tracciata con entrambi gli occhi di riguardo per gli scalatori, per favorire i quali è stata tolta la cronometro individuale lunga, conservando quale unica prova contro il tempo il breve cronoprologo di poco più di 3 Km che, giovedì 13 giugno, darà il via alla corsa in quel di Riccione. Da qui scatterà anche la prima tappa in linea diretta a Santa Sofia, centro dell’Appennino forlivese dove si attendono le azioni dei finisseur per la presenza della salita del Passo delle Forche (2.5 Km al 6.8%) nelle fasi finali di gara. La corsa si sposterà quindi in Toscana dove si svolgeranno le successive tre frazioni, la prima delle quali (Bagno di Romagna – Pescia) costituirà il primo dei due appuntamenti riservati ai velocisti. Nettamente più “pesanti” saranno le altre due giornate toscane, che vedranno i futuri professionisti affrontare gli sterrati e poi la prima vera salita dell’edizione 2019. Le “strade bianche” saranno il momento più atteso della terza tappa, che condurrà da Sesto Fiorentino, il paese dell’indimenticato Alfredo Martini, a Gaiole in Chianti dopo aver affrontato un tracciato ricco di saliscendi e mangiato polvere nei cinque settori che si dovranno percorrere sullo sterrato (per 20 km complessivi), il più impegnativo dei quali s’incontrerà in corrispondenza del GPM di Vagliagli (4.2 Km al 5.4%). Seguirà la prima delle cinque tappe di montagna, che muoverà da Buonconvento alla volta del Monte Amiata, arrivo in salita a quota 1664 dopo aver affrontato una salita lunga una dozzina di chilometri e caratterizzata da una pendenza media del 6.7%. Osservata una giornata di riposo, la corsa ripartirà dal neonato comune emiliano di Sorbolo Mezzani, nato il primo gennaio del 2019, diretta al Passo Maniva (10.7 Km all’8%), unico traguardo di questa edizione che era presente anche nel tracciato del “Giro Baby” dello scorso anno, quando ai 1744 del valico delle Prealpi Bresciane si impose il colombiano Alejandro Osorio. Segnatevi a questo punto la data del 20 giugno perché quel giorno per la prima volta nella storia del ciclismo giovanile sarà affrontato in gara il Passo del Mortirolo, fulcro della decisiva sesta tappa, un circuito di 94 Km che vedrà i corridori partire in discesa da Aprica, salire una prima volta al Mortirolo dal versante più facile (12.6 Km al 7.7%) per poi scendere su Grosio, affrontare le tremende pendenze della strada che sale da Mazzo (12.2 Km al 5.8%) e infine far ritorno all’Aprica percorrendo la strada di cresta verso Trivigno. Dopo l’ultima tappa destinata alla volata (Dimaro-Folgarida – Levico Terme), si tornerà a pedalare in montagna nelle ultime due giornate di gara, che avranno come scenario le Dolomiti Bellunesi, dove per primo si disputerà il poco impegnativo arrivo in salita a Falcade (8.2 Km al 4.6%), affrontato 134 Km dopo la partenza da Rosà ed essere saliti sul più ostico Passo di Cereda (7.5 Km all’8.4%). Più corta da decisamente più intrigante sarà la tappa di chiusura, “lunga” soli 40 Km, quelli che si dovranno percorrere tra i 614 metri di Agordo e i 2057 metri del Passo di Fedaia, ai piedi della Marmolada, i cui 14 Km al 7.5% saranno il guidice ultimo che sanciranno il successore del russo Aleksandr Vlasov, vincitore della scorsa edizione del Giro d’Italia U23.

Dopo aver tenuto a battesimo lo scorso anno la prima edizione dell’Adriatica Ionica Race, che in questa stagione si disputerà a luglio in “parallelo” con l’ultima settimana del Tour de France, il mese di giugno 2019 vedrà la nascita di una nuova e interessante corsa – in linea questa – che nel corso degli anni potrebbe divenire un’altra importante tappa di passaggio verso la Grande Boucle: si tratta della Mont Ventoux Dénivelé Challenge in calendario il 17 giugno, prima corsa professionista dedicata al “Gigante della Provenza”, che sarà affrontato al termine di un percorso di 173 Km, partendo da Vaison-la-Romaine per poi affrontare le pendenze del versante più celebre e impegnativo del Ventoux, quelle che sale da Bédoin (15.6 Km all’8.7%).

Un’altra tappa di passaggio verso il Tour sarà rappresentata dalla Route d’Occitanie (20-23 luglio), la corsa che fino a un paio di anni fa era nota come “Route du Sud” e che da diverse stagioni attira al via campioni che poi ritroveremo alla Grande Boucle (nel 2019 ci sarà il campione del mondo in carica Alejandro Valverde) per la presenza di almeno una frazione da disputare sulle salite pirenaiche, ascese che lo stesso Tour ha scoperto grazie proprio a questa gara: è il caso, per esempio, del Port de Balès, che il Tour ha già scalato cinque volte negli ultimi dodici anni e che prima veniva affrontato solo alla Route. La 43a edizione della corsa transalpina scatterà subito con una tappa (Gignac –Saint-Geniez-d’Olt-et-d’Aubrac, 175 Km) che potrebbe avere un certo peso in classifica perché nel finale per due volte si dovrà ripetere la salita che conduce al traguardo, la Côte d’Aubignac, 4 Km all’8.3% di pendenza media. Chi punta alla classifica, dunque, sarà subito sugli scudi per poi lasciare la palla ai velocisti nella facile seconda frazione che condurrà da Labruguière a Martres-Tolosane dopo aver percorso 188 Km dolcemente vallonati e scarsamente impegnativi. I Pirenei saranno l’oggetto della terza giornata di gara, che vedrà percorrere 173 Km tra Arreau e la nota località termale di Luchon, dove il traguardo non sarà collocato nel centro cittadino, come avviene al Tour, ma nella frazione di Hospice de France, al termine di una salita di 11 Km al 6.8% che un paio di anni fa è stata proposta come arrivo di tappa alla Ronde de l’Isard, corsa per Under23 che aveva visto imporsi su quel traguardo un promettente corridore russo oggi passato al professionismo, Pavel Sivakov. L’ascesa finale non sarà l’unica difficoltà di una tappa che proporrà subito prima il citato Port de Balès (19.3 Km al 6.1%) mentre i chilometri iniziali vedranno i corridori salire sull’Hourquette d’Ancizan (10.4 Km al 7.5%), in programma un mese più tardi nelle battute concluse del primo tappone pirenaico del Tour. Interamente in circuito a Clermont-Pouyguillès si disputerà l’indomani la frazione conclusiva, percorrendo per otto volte un anello di una ventina di chilometri che presenta una breve salitella – la Côte de Moncassin (1 km al 6%) – che termina a soli 4 Km dal traguardo e che, oltre ad essere un irresistibile richiamo per i finisseur, potrebbe vedere in prima fila gli uomini di classifica se la frazione pirenaica non avrà scavato solchi indelebili nei “piani alti”.

Queste sono le corse a tappe del mese di luglio che più interessano chi punta al Tour, ma un altro paio di gare calamiteranno le attenzioni degli appassionati di ciclismo a giugno, i giri del Belgio e della Slovenia. Cominciamo con la corsa più vicina a noi geograficamente, il Tour of Slovenia (19-23 giugno), il cui vincitore uscente è l’idolo di casa Primož Roglič, al quale sarà difficile ripetersi sia perché viene da una prima parte di stagione intensa che lo vede in “pole position” sin da febbraio, sia perché gli organizzatori hanno quest’anno cancellato dal programma la tappa a cronometro che dodici mesi fa fu fondamentale per costruire il successo dello sloveno. La 26a edizione inizierà con una tappa per velocisti che vedrà il gruppo percorrere 171 Km tra la capitale Lubiana e Rogaška Slatina, centro dove lo scorso anno s’impose allo sprint l’olandese Groenewegen. Un altro traguardo presente anche nel tracciato della scorsa edizione sarà quello di Celje, presso il quale si concluderà la seconda frazione, che partirà 146 Km prima da Maribor e che presenterà un tracciato meno impegnativo rispetto a quello dello scorso anno, che prevedeva uno strappo finale in cima al quale fu acclamato vincitore il colombiano Rigoberto Urán: stavolta la principale e ultima difficoltà altimetrica di giornata sarà rappresenta dalla salita di Svetina (5.5 Km al 7.4%), sulla quale si scollinerà a 23 Km dall’epilogo. La terza e la quarta saranno le frazioni decisive ed entrambe avranno un simile comun denominatore, quello del traguardo posto al termine della lunga discesa dall’ultimo e più rilevante Gran Premio della Montagna. Delle due la prima sarà la meno impegnativa e condurrà in 170 Km da Žalec a Idrija (in italiano Idria) superando quella che è la salita più ripida dell’edizione 2019, i 5 Km al 9.3% che conducono a Dole, traguardo della montagna collocato a 21 Km dalla linea d’arrivo. Le sorti della corsa slovena si decideranno quindi nel circuito finale della successiva Nova Gorica – Ajdovščina (Aidussina), che tra l’altro si svolgerà molto vicino al confine con l’Italia e dunque molti nostri connazionali potranno recarsi ad assistere dal vivo le fasi salienti, magari lungo la salita verso il GPM di Predmeja (9.1 Km al 7.7%), seguita da un lungo tratto in quota prima di lanciarsi verso il traguardo, distante 24 Km dallo scollinamento. Come sempre sarà la città di Novo Mesto a ospitare l’approdo finale del Giro di Slovenia, quest’anno al termine di una frazione di 167 Km che muoverà da Trebnje (Trebegne) e costituirà la seconda occasione riservata ai velocisti, anche se stavolta il percorso sarà meno agevole del solito perché non ci sarà il solito circuito-passerella e una ventina di chilometri prima di giungere al traguardo gli sprinter dovranno digerire la salita di Vanta (9 Km al 4.4%).

Nonostante, per ovvie ragioni geografiche, non presenti grandi salite il Baloise Belgium Tour (12-16 giugno) proporrà un tracciato decisamente più intrigante perché gli organizzatori hanno intelligentemente miscelato nel percorso le difficoltà altimetriche che offre il territorio belga, prendendole a “piene mani” dai percorsi delle grandi classiche, avendo poi cura d’inserire una tappa a cronometro non eccessivamente lunga e che quindi non vada ad “ammazzare” il resto della corsa. Potrebbe poi entrare in gioco l’incognita vento, in particolare durante la pianeggiante tappa d’apertura di 184 Km da Sint-Niklaas alla località balneare di Knokke-Heist, che prevede anche due brevi settori di pavè inseriti subito prima dell’ingresso nel circuito finale, disegnato a breve distanza dalle coste del Mare del Nord e nel corso del quale s’incontrerà anche l’intenso momento del “Golden Kilometre”, presente in tutte le tappe in linea e caratterizzato da tre traguardi volanti ad abbuoni collocati nel breve volgere di un chilometro. Si respirerà l’aria del Giro delle Fiandre il giorno successivo lungo i 181 Km che si dovranno percorrere per raggiungere il traguardo di Zottegem, nel corso dei quali si andrà a ripercorrere un’ampia porzione della classica dei muri: tra questi ultimi in programma ci saranno il Tenbosse, il mitico Grammont, il Valkenberg e il Berendries mentre gli ultimi 50 Km, pur non presentando più difficili “côtes”, saranno comunque resi ostici da diversi tratti da pedalare sul porfido. Esattamente a metà corsa arriverà il turno della tappa contro il tempo che quest’anno si disputerà a Grimbergen, alle porte di Bruxelles, percorrendo 9 Km di un circuito totalmente sgombro da dislivelli, nel quale le uniche insidie risponderanno al nome della ventina di curve che si dovranno affrontare nel corso della cronometro. Dopo il Fiandre sarà la Liegi-Bastogne-Liegi a essere rievocata nel corso della penultima frazione perché il circuito di Seraing (151 Km) andrà a proporre quelle che, dopo la modifica del finale attuata quest’anno, sono divenute le principali difficoltà della “Doyenne”, la Redoute (1.7 Km al 9.3%) e, soprattutto, la Roche aux Faucons (1300 metri al 10.3%), che dovrà essere ripetuta due volte così come la poco conosciuta ascesa della Rue du Fort, 1.3 Km al 6.9% caratterizzati anche da un breve tratto di pavè. Dovrebbe essere questa l’ultima occasione per riscrivere la classifica poiché, a meno di sorprese, l’indomani la conclusiva Tongeren – Beiringen di 158 Km, totalmente scevra da salite, sarà una questione riservata ai velocisti.

A fine mese saranno assegnati i titoli nazionali e, per quanto ci riguarda, i campionati italiani di ciclismo su strada (limitatamente alla categoria professionisti) si svolgeranno in Emilia Romagna, per la precisione nell’alta valle del fiume Taro, in provincia di Parma. Scenderanno per primi in campo i corridori che puntano al titolo a cronometro, che si sfideranno venerdì 28 giugno sull’impegnativo circuito di Bedonia, anello di 34 Km disegnato dal Gruppo Sportivo Emilia, lo stesso gruppo organizzatore di corse come la Settimana Coppi e Bartali e il Giro dell’Emilia, al quale la federazione ha assegnato la gestione dei campionati nazionali. Due giorni dopo si correrà la prova più attesa, lo scorso anno conquistata da Elia Viviani, ma difficilmente il velocista veneto potrà difendere il titolo a causa delle difficoltà altimetriche che presenterà il tracciato predisposto dal team di Adriano Amici tra Borgo Val di Taro e Compiano, giungendo sullo stesso traguardo dove nel 1981 conquistò la maglia tricolore Francesco Moser davanti a Wladimiro Panizza e Alfredo Chinetti. 232 saranno i chilometri che andranno a comporre il terreno di gara che, pur non presentando mai grandissime pendenze, non proporrà un attimo di respiro negli ultimi 124 Km, quelli del circuito che dovrà essere ripetuto dieci volte e che vedrà gli aspiranti campioni nazionali salire ai 636 metri di Streva (5 Km al 3,4%) per poi lanciarsi in una discesa non difficile ma caratterizzata da una carreggiata non larghissima che terminerà a poco meno di 3 Km dal traguardo.

E poi tutti a pensare al Tour!

Mauro Facoltosi

I SITI DELLE CORSE

SKODA-TOUR DE LUXEMBOURG

https://www.skodatour.lu/

CRITÉRIUM DU DAUPHINÉ

https://www.criterium-du-dauphine.fr/en/

BALOISE BELGIUM TOUR

http://www.sport.be/baloisebelgiumtour/

GIRO D’ITALIA U23

http://www.giroditaliau23.it/

TOUR DE SUISSE

http://www.tourdesuisse.ch/en/

MONT VENTOUX DÉNIVELÉ CHALLENGE

http://www.denivelechallenges.com/

TOUR OF SLOVENIA

https://tourofslovenia.si/en

LA ROUTE D’OCCITANIE – LA DÉPÊCHE DU MIDI

https://www.laroutedoccitanie.fr/

TOUR DE FRANCE

https://www.letour.fr/en/

Il selciato del San Gottardo, salita regina delledizione 2019 del Tour de Suisse (www.ticino.ch)

Il selciato del San Gottardo, salita "regina" dell'edizione 2019 del Tour de Suisse (www.ticino.ch)

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