FINALMENTE CAVENDISH
Dopo la caduta di Bruxelles e la pessima volata di ieri, il britannico si è imposto sul traguardo di Montargis, precedendo nettamente Gerald Ciolek e Edvald Boasson Hagen. Solamente 8° Petacchi, partito piuttosto indietro allo sprint, e chiuso da Farrar quando ha tentato la sua progressione. Ancora invariata la classifica generale, con Cancellara che guida davanti a Thomas ed Evans. Domani altra frazione adatta ai velocisti, con arrivo a Gueugnon.
Foto copertina: Cavendish celebra sul podio, quasi in lacrime, il successo di Montargis (foto Roberto Bettini)
Una delle più belle citazioni che lo sport americano ci abbia mai regalato è il “Don’t ever underestimate the heart of a champion” esclamato da Rudy Tomjanovich dopo la conquista del suo secondo anello NBA con gli Houston Rockets; parole che si addicono perfettamente alla radicale trasformazione messa in mostra da Mark Cavendish in 24 ore, quelle trascorse dalla orribile non-volata di Reims alla sontuosa progressione di Montargis. Non più tardi di ieri pomeriggio, Cannonball era stato mal pilotato dai suoi fidati apripista, e, una volta sorpreso dallo sprint anticipato di Alessandro Petacchi, non era stato in grado di replicare con la consueta esplosività, finendo addirittura per sedersi ed alzare bandiera bianca ad oltre 100 metri dalla linea bianca, fino a scivolare nell’anonimato del 12° posto. Oggi si è invece rivisto un Cavendish che, pur non essendo forse ancora nella sua versione migliore, ha comunque mostrato lampi dell’alieno ammirato dodici mesi fa, quando sfrecciò davanti a tutti per sei volte. È certamente innegabile che il rallentamento di Alessandro Petacchi ,stretto contro le transenne da Tyler Farrar ai 150 finali, lo abbia agevolato non poco, levando di mezzo il dominatore dei primi due sprint di gruppo, nonché naturale favorito per la frazione odierna. Altrettanto evidente è stata però la differenza fra il Cavendish di Reims e quello di Montargis, capace di sprigionare potenza negli ultimi 200 metri, precludendo agli avversari qualunque chance di rimonta, come forse il solo Petacchi è in grado di fare quanto Cannonball.
Detto del diverso esito dello sprint, qui finiscono le reali differenze tra la giornata odierna e quella di ieri. Anche oggi fuga non troppo numerosa (tre uomini contro cinque: Jurgen Van de Walle della Quick Step, Julien El Fares della Cofidis e José Ivan Gutierrez della Caisse d’Epargne), anche oggi battaglia non propriamente feroce per andarsene (l’azione buona è partita al chilometro 13), anche oggi gruppo che – a dispetto di un margine salito fino a 6’50’’ – si è riportato a distanza di sicurezza già ad una ventina di chilometri dal termine, e anche oggi resistenza più o meno sorprendente da parte dei battistrada. Gutierrez, corroborato dalla maglia di campione nazionale spagnolo, ha operato un disperato tentativo solitario ai -7 dall’arrivo, utile però solamente a ritardare il riassorbimento di un paio di chilometri.
Garmin, Lampre e HTC si sono quindi contese la testa del plotone nei chilometri conclusivi, nel tentativo di pilotare nella posizione ideale, rispettivamente, un redivivo Tyler Farrar, che ha tentato la volata malgrado la microfrattura alla mano, facendo rimpiangere – risultati alla mano – i Julian Dean e Robert Hunter di ieri, il già bi-vincitore Alejet e un Mark Cavendish assetato di riscatto. Come quasi sempre accade, sono alla fine stati gli uomini in bianco e giallo a calcolare meglio i tempi e a portare al comando Cavendish – quest’oggi anche con una velocità adeguata – ai 200 conclusivi, mentre Petacchi perdeva le ruote più ambite e, mentre tentava di anticipare la volata e iniziava a risalire, veniva chiuso lungo le transenne da Farrar. La volata dello spezzino, alla fine 8°, è così risultata irrimediabilmente compromessa, mentre a far naufragare lo sprint dell’americano è bastato il dolore che gli ha impedito di alzarsi sui pedali, determinando un modesto 10° posto sul traguardo.
Con i due rivali più quotati fuori gioco, a Cavendish, addirittura in lacrime sul podio, è bastato respingere il non troppo allarmante tentativo di rimonta di Gerald Ciolek per poter festeggiare l’undicesima vittoria in carriera sulle strade del Tour de France, mentre Boasson Hagen, ancora una volta partito forse un po’ troppo indietro per ambire al successo, è comunque riuscito a risalire fino al gradino più basso del podio. Ancora una volta piazzato (5°) Thor Hushovd, preceduto da Rojas Gil, che ha racimolato punti preziosi in ottica maglia verde, portando a 14 lunghezze il margine su Petacchi nella classifica a punti.
È rimasta invece immutata la classifica generale, con Cancellara che continua a sfoggiare le vesti del primato, con 23 secondi da gestire su Geraint Thomas e 39 su Cadel Evans. Una graduatoria che non promette di ricevere grossi scossoni neppure domani, quando la carovana gialla affronterà la sua frazione più lunga (227,5 km), da Montargis a Gueugnon, caratterizzata però da un profilo altimetrico tutt’altro che inquietante. I big potranno dunque godersi un’ultima giornata di relativa tranquillità, prima che, a partire dalla tappa del Giura di Les Rousses, e soprattutto da quella alpina di Avoriaz, la classifica inizi a prendere una propria fisionomia.
Matteo Novarini