L’ÉTAPE DU JOUR: COLMAR – BESANÇON
Il Tour si approssima all’arco alpino con una frazione di trasferimento che per molti potrebbe diventare anche una giornata di riflessione. Sicuramente pioverà sui corridori e non stiamo parlando del maltempo, ma del diluvio di critiche scaturito dalla non belligeranza dimostrata nella tappa dei Vosgi. Come reagiranno i diretti interessati? Mediteranno sprofondati ancor più nel gruppo o daranno un forte segnale in corsa? Intanto, si scateneranno gli appetiti sul traguardo di Besançon, per molti l’ultima possibilità per tentare di metter la propria ruota davanti a quella imprendibile di Cavendish.
Nelle intenzioni degli organizzatori questa doveva essere una sorta di giornata di riflessione, dopo una tappa che avrebbe causato parecchi “caduti”. Invece, a leccarsi le ferite andando verso Besançon saranno coloro che avrebbero dovuto far scattare la trappola e invece non l’hanno fatto. Avranno avuto i loro buoni motivi, saranno subentrate la paura o un senso d’impotenza, sarà stata la pioggia a raffreddare gli ardori bellici… ma ora si troveranno sotto il fuoco incrociato delle critiche, sia da parte dei giornalisti, sia da parte dei tifosi, in particolare da parte degli appassionati che ieri hanno sfidato le intemperie per assistere dal vivo ad uno spettacolo che non è andato in scena.
Come reagiranno gli attaccanti più attesi? Si prospettano due reazioni: un annichilimento momentaneo, che li farà meditare sul malfatto nascosti nella pancia del gruppo oppure un gesto leonino che li riscatti, magari tentando una fuga da lontano. Una soluzione, questa, che darà una bella scossa a tutto il gruppo, che subito si metterà alla caccia degli attaccanti, sempre che questi siano riusciti ad evadere. Un’altra possibilità è quella di una fuga di seconde schiere di spessore, partite col beneplacito dei capitani, una specie di riscossa tardiva del gruppo. La rincorsa, a questo punto, sarà tutta a carico delle squadre degli sprinter, che si impegneranno alla morte, ancor più rispetto alle altre tappe, per rientrare sui fuggitivi. Infatti, la tappa di Besançon, molto semplice sul piano altimetrico (due sole “côtes” di 3° categoria, piazzate lontane dal traguardo), per molti velocisti rappresenterà l’estrema occasione. La prospettiva d’affrontare tappe molto impegnative nei prossimi giorni, con la sola passerella parigina adatta ai loro mezzi e prevista tra due domeniche, consiglierà a buona parte degli sprinter di riprendere la strada di casa, come avviene spesso anche al Giro. Un’azione a proprio rischio e pericolo, considerato l’ostracismo che gli organizzatori del Tour hanno in passato mostrato verso i corridori che hanno osato infangare l’onore della corsa macchiandosi di questo “peccato mortale” (Cipollini ne sa qualcosa).
In quanto al successo bisontino, stasera vedremo anche se quest’aria anticipata da ultimo giorno di scuola avrà scatenato le strategie di tutti quegli sprinter che finora sono rimasti a bocca asciutta (praticamente tutti): riusciranno i virtuosi delle volate a “castigare” quell’autentica furia della natura che risponde al nome di Mark “Cannonball” Cavendish e che finora ha dimostrato di non temere nessun tipo di finale?
SOUVENIRS DU TOUR 1
Fin dall’antichità è considerato un portasfortuna il numero 17, da quando – scritto in numeri romani – era l’anagramma di “VIXI” (vissi), la scritta che ai tempi s’usava scolpire sulle lapidi funerarie. Certamente non lo sarà per i “bisontins”, per i quali il 17 rappresenterà il numero di volte che, conteggiando anche quest’edizione, il massimo avvenimento sportivo francese avrà scelto la loro città per un approdo. Besançon accolse il Tour già nel 1905, si correva la terza edizione, quando il francese Aucouturier si impose nella seconda frazione, che proveniva da Nancy. Per il successivo traguardo bisognerà attendere oltre trent’anni, fino al 1938, quando questo traguardo fu del belga Marcel Kint, che quell’anno si piazzò nono nella classifica finale e conseguì anche il campionato del mondo. Degli altri 14 arrivi ricordiamo quello del 1957, l’unico che vide un italiano vittorioso a Besançon: in volata Pierino Baffi ebbe ragione del belga Hoorelbeke e di un altro nostro connazionale, Mario Tosato. L’ultimo arrivo si è celebrato nel 2004, con una cronometro individuale dominata da Armstong, che staccò di quasi un minuto i tedeschi Ullrich e Klöden, all’epoca avversario ed oggi suo compagno di formazione all’Astana: quello fu il sesto Tour conquistato dall’americano, che così superò il primato dei cinque successi, detenuto da Indurain, Hinault, Merckx e Anquetil. Un record che lui stesso renderà obsoleto l’anno successivo.
SOUVENIRS DU TOUR 2
Capoluogo del dipartimento del Doubs e della regione della Franche Comté (Franca Contea), Besançon è un centro d’origine preromana (Vesontio), fino all’epoca della conquista di Giulio Cesare uno dei principali “oppidum” della Gallia, capitale del popolo celtico dei Sequani. Oggi conserva lo status di capitale per l’orologeria francese, attività tipica della vicina Svizzera e qui impiantata nel 1867 da Ernest Lipmann. Antica piazzaforte, ammalia il turista d’arte con la centralissima Grande-Rue, il rinascimentale Palazzo Granville, la cattedrale di Saint Jean e il Museo di Belle Arti, il cui pezzo forte sono 14 opere di Jean Désiré Gustave Courbet.
Parecchi i “bisontins” assurti a celebrità. Tra i tanti ricordiamo San Gerlando (patrono di Agrigento), i filosofi Pierre-Joseph Proudhon e François Fourier, gli scrittori Victor Hugo e Sidonie-Gabrielle Colette e i fratelli Lumière. Originario di Besançon è anche il “visconte” del ciclismo, Jean de Gribaldy: professionista dal 1945 al 1954, ebbe più fortuna come direttore sportivo e “talent scout” (suo pupillo fu l’irlandese Seán Kelly)
LA MÉTÉO
Giove Pluvio c’ha fatto uno scherzetto e, dopo averci lasciato intendere una giornata all’asciutto, ha cambiato idea ed ha abbondamente asperso di “pluie” i partecipanti al Tour de France. Nella speranza che Zeus non ci riservi un altro tiro mancino, diamo una veloce occhiata alle previsioni per oggi, che lasciano intendere un’altra giornata umida, anche se in maniera meno sensibile rispetto ad ieri. A Colmar sono previste deboli pioggie continue fin dal mattino, che si faranno più copiose ma intermittenti, alternandosi a schiarite, verso l’orario di partenza. Le temperatura stazioneranno sui 14°C, con un 87% di umidità e venti moderati, meno intensi rispetto a quelli che spiravano ieri mattina a Vittel. La situazione rimarrà tale a Besançon per quasi tutta la giornata, andando incontro ad un netto miglioramento proprio nelle ore del tardo pomeriggio, quando si disputerà l’arrivo: non tornerà il sereno, dopo che il sole avrà fatto capolino verso le 14, ma sotto una cappa di nuvole le temperature saliranno fino a 19°C, cesseranno totalmente le pioggie, mentre si faranno nuovamente intensi i venti, le cui folate potranno raggiungere anche i 37 Km/h (è quello che, nella “Scala di Beaufort” viene definito vento teso; per fare un paragone, sul Ventoux capita di raggiungere e superare i 160 Km/h, velocità da uragano). Il vento contribuirà ad asciugare l’aria, il cui tasso di umidità scenderà nel giro nelle tre ore centrali pomeridiane dall’80% al 57%.
Con questa tappa il Tour darà il suo “addio alle acque”: da qui a Parigi la pioggia non dovrebbe più irrorare le strade della Grande Boucle
BOULE DE CRISTAL
Tappa pianeggiante. Oramai siamo nella terza settimana; ritiri e stanchezza avranno sicuramente segnato le squadre. Dubito che corridori con l’ambizione per la maglia verde si lascino perdere quest’occasione. Vedremo un altro arrivo in volata.
Mauro Facoltosi & Luca Zanasca