IL PAVÉ RIMESCOLA IL TOUR
La tanto attesa Wanze – Arenberg Porte du Hainaut di 213 km, 3a frazione del Tour de France, sortisce gli sconvolgimenti attesi, riscrivendo completamente la classifica, e generando i primi divari fra gli uomini di classifica. Il successo di tappa va a Thor Hushovd, che ha regolato un drappello comprendente Fabian Cancellara, di nuovo in giallo, Geraint Thomas, Ryder Hesjedal, e soprattutto Cadel Evans e Andy Schleck, primi dei big. 53’’ di ritardo per Menchov, Vinokourov, Wiggins e Van den Broeck, 1’13’’ per Contador, 1’46’’ per Kreuziger, 2’07’’ per Armstrong, 2’25’’ per Basso, Sastre e Gesink. Rovinosa caduta e ritiro per Frank Schleck.
Foto copertina: la gioia di Thor Hushovd sul traguardo di Arenberg Porte di Hainaut (foto AFP)
Era probabilmente la più grande incognita del Tour 2010 questa 3a tappa, quella degli attesi e temuti tratti in pavé, nonché la più grande speranza cui ci si aggrappava, auspicando una Grande Boucle un po’ meno lineare e prevedibile rispetto alla passata edizione. Le pietre hanno alla fine emesso i loro verdetti, e, benché siano pochi gli uomini di classifica che da stasera dovranno salutare definitivamente eventuali sogni gialli, non si può dire che non abbiano lasciato un segno più che significativo nell’economia della corsa. Non sono infatti né la meritata vittoria di Thor Hushovd, primo ad accendere la miccia sul pavé e capace di regolare senza fatica i compagni d’avventura allo sprint, né la riconquista della maglia gialla da parte di Fabian Cancellara le vere notizie del giorno, titolo che spetta invece ai considerevoli e non per tutti recuperabili divari venutisi a creare fra gli aspiranti al podio. A sorridere sono soprattutto Andy Schleck e Cadel Evans, in virtù dei distacchi inferti a tutti gli avversari in graduatoria generale, fra i quali spiccano i 73’’ inflitti ad Alberto Contador, e gli oltre 2’ accusati da Ivan Basso e, più sorprendentemente, da Lance Armstrong, forse il grande nome che più di ogni altro contava su questa tappa per stravolgere le gerarchie della corsa.
La piega originariamente presa dalla tappa era stata estremamente canonica, con Cummings (Team Sky), Hesjedal (Garmin), Brutt (Katusha), Rolland (Bouygues), Kluge (Milram), Augé (Cofidis) ed Erviti (Caisse d’Epargne) ad animarne le battute iniziali, e un gruppo che controllava agevolmente la situazione, non concedendo mai più di 4’ e mezzo ai battistrada, e riducendo il divario a 2’’30’’ circa con l’accelerazione in vista del primo tratto in pavé (Ormeignies, -85 dall’arrivo). Dopo aver passato indenne anche i tratti di Hollain e Rongy, a 40 km abbondanti dal traguardo, il plotone si è scosso in vista dell’inizio della fase calda, con il settore di Sars-et-Rosières, fra i -28 e i -25, riportandosi a 30’’ circa dalla testa della corsa. Sono stati i Saxo Bank, già dimostratisi gli uomini più bellicosi, a pilotare il gruppo sulle pietre a ritmi vertiginosi, ma è stato al momento dell’attacco di Thor Hushovd che la corsa si è infiammata, e non soltanto per l’azione del norvegese. Pressoché contemporaneamente, infatti, Frank Schleck è finito rovinosamente a terra, venendo imitato poco dopo da diversi altri atleti, perlopiù al fine di evitare il lussemburghese a terra, e generando un ingorgo che è costato parecchi secondi a gran parte del gruppo, fra cui pressoché tutti gli uomini di classifica, meno Andy Schleck e Cadel Evans.
Mentre iniziava ad apparire chiara la gravità della situazione del vincitore dell’ultimo Tour de Suisse, alla fine ritiratosi con una sospetta frattura della clavicola, davanti, con discreto coraggio, i Saxo decidevano di attaccare comunque, puntando definitivamente tutto su Andy, con Cancellara che imponeva un ritmo cui solamente lo stesso Schleck jr., Evans, Geraint Thomas e Hushovd riuscivano a resistere. Con davanti il solo Hesjedal, e il gruppo del campione del mondo stabilmente ad una trentina di secondi, senza riuscire a rifarsi sotto fino all’ultimo tratto in pavé, i maggiori sconvolgimenti avvenivano più indietro, dove Armstrong e Contador davano vita ad un duello a distanza fra i rispettivi drappelli di appartenenza. Originariamente avvantaggiatosi nei confronti dello spagnolo, il texano è stato vittima del primo vero colpo di sfortuna della sua carriera di cannibale al Tour, allorché, proprio nel momento del ricongiungimento con il plotoncino del capitano Astana, è incappato in una foratura, che lo ha costretto ad un proibitivo inseguimento, in compagnia del solo Popovych. Soltanto l’aiuto decisivo e non propriamente lecito della scia delle ammiraglie ha consentito al sette volte vincitore della Grande Boucle di riportarsi sul drappello di Samuel Sanchez e Petacchi, limitando a 2’08’’ un passivo finale che resta comunque molto pesante.
L’iberico ha invece rischiato di annullare addirittura il gap rispetto a Schleck ed Evans, salvati da un impagabile Fabian Cancellara, capace di incrementare il divario, nei 10 km finali, da 16 a 53 secondi, riportando intanto il gruppetto su Hesjedal. Hushovd ne ha approfittato per dominare lo sprint ristretto, anticipando facilmente Thomas, Evans e un comunque eroico Hesjedal, capace di conservare uno scarto minimo per oltre 20 km e di chiudere con i primi, mentre, alle loro spalle, nel drappello di Contador, già scremato da una caduta, si registrava una scena al limite dell’incredibile. Il madrileno è stato infatti vittima di una foratura proprio all’ultimo chilometro, tagliando il traguardo con una gomma a terra, un po’ come l’Olano iridato a Duitama nel 1995, con 1’13’’ di ritardo, a 20’’ dal drappello comprendente Vinokourov, Menchov, Wiggins e Van den Broeck di cui faceva parte; episodio sfortunato ma non certo stupefacente, se non fosse per la lunghissima volata in cui si è prodotto il kazako, con il compagno già staccato. Non crediamo si tratti di un tradimento, alla luce dello splendido lavoro svolto da Vino nei chilometri precedenti, ma nell’epoca delle radioline il fatto è senz’altro singolare.
Più indietro, Kreuziger ha limitato i danni a 1’46’’, mentre Armstrong e Samuel Sanchez hanno infranto la barriera dei 2’ (2’08’’). Ancor peggio è andata a Basso, Sastre, Leipheimer e Kloden, giunti staccati di 2’25’’, mentre per un Robert Gesink da applausi, arrivato in loro compagnia, questo gap rappresenta già un successo, dopo che ieri l’olandese era stato sul punto di abbandonare per una frattura al gomito. È invece definitivamente uscito di classifica Damiano Cunego, vittima di uno scivolone in un tratto in asfalto, che ha mestamente tagliato il traguardo quartultimo, a 17’03’’ dal vincitore.
Inevitabilmente sconvolta la classifica generale, che ha visto il ritorno in giallo di Cancellara, che può ora gestire 23’’ su Thomas e 39’’ su Evans. L’ex leader Chavanel, vittima di una serie incredibile di forature, dopo il coinvolgimento nella catena di cadute scaturite dalla scivolata di Frank Schleck, ha accusato quasi 4’, scivolando dal 1° al 5° posto, a 1’01’’, dietro anche a Hesjedal (46’’). Andy Schleck, 6°, paga ora 1’09’’, con Vinokourov a 1’31’’, Contador a 1’40’’, Van den Broeck a 1’42’’, Menchov e Wiggins a 1’49’’ e Kreuziger a 2’24’’. Armstrong rende già a Evans 1’51’’ (19° a 2’30’’), e ancor più pesanti sono i distacchi di Leipheimer (2’53’’ di ritardo da Cancellara), Kloden (3’01’’), Sanchez (3’04’’), Gesink (3’16’’), Sastre (3’19’’) e Basso (3’20’’).
Con oggi si è chiusa la fase più calda della prima settimana di Tour, cui seguiranno tre frazioni relativamente di transizione, fino all’approccio delle prime montagne. Montagne alle quali alcuni, in seguito alla frazione di oggi, si presenteranno però già con la necessità di infiammare subito la corsa. Oltre che per lo spettacolo che ci ha offerto oggi, il pavé potrebbe essere determinante per quello che potrà garantirci in futuro.
Matteo Novarini