VA GIRINO VERSO L’INFINITO TROFEO ROSATO

giugno 2, 2019
Categoria: News

Finale in Arena per il Giro d’Italia e sarà la sesta volta nella storia che una frazione del Giro terminerà all’interno dell’anfiteatro veronese. In 17 Km sapremo se il tradizionale circuito delle Torricelle, erede di due edizioni dei mondiali disputate nel 1999 e nel 2004, riuscirà a scardinare la classifica determinata dalle dure frazioni di montagna affrontate nell’ultima settimana della Corsa Rosa.

Porta la data del 4 giugno del 1967 la prima volta del Giro in Arena. Fu una delle geniali invenzioni partorite dalla vulcanica mente di Vincenzo Torriani, la stessa che in quella stessa edizione aveva inventato il prologo, la stessa che una decina di anni dopo riuscì a portare la Corsa Rosa in un luogo che si pensava irraggiungibile, Piazza San Marco a Venezia. Si dovevano percorrere 45 Km quel giorno e all’interno dell’anfiteatro scaligerò si festeggiò la vittoria per strettissima misura del danese Ole Ritter, che fece meglio per un solo secondo del tedesco Rudy Altig e anche i corridori arrivati subito dietro accusarano tempi molto vicini a quelli di Ritter, con Ferdinand Bracke terzo a 2 secondi e il favoritissimo Jacques Anquetil quarto a 6 secondi e nuova maglia rosa, tolta dalle spalle dello spagnolo José Pérez Francés. Dopo questo precedente l’Arena il Giro non la vedrà più per quattordici anni, fin quando Torriani decise di far terminare nuovamente una cronometro all’interno del celebrato monumento e stavolta in occasione della tappa finale del Giro del 1981, 42 Km con partenza dalla vicina Soave, località conosciuta per il vino che da essa prende il nome. Fu quello un finale di Giro degno dell’Arena perché alla partenza la classifica era ancora apertissima, avendo la maglia rosa Giovanni Battaglin soli 39” di vantaggio su Giuseppe Saronni e 50” sullo svedese Tommy Prim, decisamente più attrezzati a cronometro dello scalatore vicentino che, tra l’altro, pochi giorni prima della partenza della Corsa Rosa aveva vinto il Giro di Spagna, che all’epoca si disputava in primavera. C’erano anche gli abbuoni – quell’anno previsti anche nelle cronometro – a turbare i sonni di Battaglin che, invece, riuscì a difendersi egregiamente, prendendole solo da Prim e facendo meglio di Saronni, così che potè salvare la maglia rosa, definitivamente vestita con 38” sullo svedese e 50” sul piemontese. Il ribaltone sembrava, invece, improbabile il 10 giugno del 1984, quando la corsa terminò ancora con la Soave – Verona, partita con un Laurent Fignon saldamente in maglia rosa con 1’21” su vantaggio su Francesco Moser. Ma l’asso trentino, reduce dalla conquista del record dell’ora, stupì tutti rovesciando le carte in tavola e vincendo la crono a quasi 51 Km/h e distanziando il corridore francese di 2’24” (senza abbuoni, stavolta), che gli consentirono di imporsi in classifica con 1’03” di vantaggio. La conclusione del Giro fu così entusiasmante che si pensò di replicarla l’anno successo anche se a ruoli invertiti e così Lucca – nel 1984 sede del prologo – fu scelta come punto d’arrivo dell’edizione 1985, scattata con una crono lunga poco meno di 7 Km terminata dentro l’Arena, altro appuntamente al quale si fece ancora trovare in perfetto orario Moser, che iniziò in bellezza un Giro nel quale dovrà poi soccombere al francese Bernard Hinault, che così “vendicò” Fignon vicendo il Giro con un vantaggio sul trentino molto simile (1’08”) a quello accusato dodici mesi prima dal connazionale. Nel 2007 un’altra prova contro il tempo terminerà a Verona, ma stavolta l’Arena farà solo da spettatrice e bisognerà attendere altri tre anni per rivedere i “girini” pedalare sulla speciale passerella rosa installata all’interno dell’anfiteatro, quando questo tempio della lirica sarà ancora una volta scelto quale “location” della frazione conclusiva, disputata sul circuito delle Torricelle – quello dei mondiali del 1999 e del 2004 – e vinta dallo svedese Gustav Erik Larsson, mentre la maglia rosa Ivan Basso, forte alla partenza di un vantaggio di 1’15” sullo spagnolo David Arroyo e di un tracciato lungo appena una quindicina di chilometri, non ebbe particolare problemi e, anzi, riuscì anche a dilatare il proprio dominio.
Nel 2019, 52 anni dopo la prima volta, l’Arena tornerà ad accogliere la crono finale del Giro, proposta su di un tracciato dalla distanza non molto dissimile da quella del 2009, ma che si girerà in senso inverso, affrontando la salita dal versante opposto. Contro il tempo si dovranno percorrere 17 Km, non molti ma nemmeno pochi poiché molti dei corridori rimasta in gara avranno ancora nelle gambe il tappone del giorno prima e non vanno escluse sorprese come quella del 1984, anche se lo “spazio” a disposizione sarà più limitato.
La rampa di lancio dell’ultima tappa del 102° Giro d’Italia sarà collocata fuori città, nel piazzale antistante l’ingresso della Fiera di Verona, terzo complesso fieristico per dimensioni d’Italia, conosciuto per manifestazioni come Vinitaly mentre gli appassionati di ciclismo lo frequentano per il CosmoBike Show, erede dello storico Salone del Ciclo di Milano. Scesi dalla pedana, tolte un paio di curve da affrontare nelle prime centinaia di metri, la cronometro inizierà con uno dei suoi tratti più snelli e veloci, percorrendo il rettifilo di Viale Piave che dalle campagne a sud di Verona punta dritto verso il centro. A circa 1500 metri dal via i “girini” arriveranno al cospetto di Porta Nuova, monumentale accesso alla città realizzato nel ‘500 dall’architetto Michele Sanmicheli, operà che colpì il suo più celebre collega aretino Giorgio Vasari che ne disse “già mai altr’opera di maggior grandezza né meglio intesa”. A questo punto il percorso costeggerà per un breve tratto le mura di Verona, uno dei più importanti complessi fortificati esistenti in Italia, costituito da ben cinque cinte innalzate in epoche differenti – dai tempi dell’Impero Romano sino al periodo della dominazione austriaca – e in gran parte giunto ai giorni nostri. Anche per la sua posizione strategica, dopo il 1815 la fortezza di Verona divenne uno dei capisaldi del celebre “Quadrilatero”, il principale sistema difensivo del Regno Lombardo-Veneto, lo stato dell’Impero Austriaco venutosi a costituire dopo la caduta di Napoleone e la successiva Restaurazione. Seguendo al contrario il tracciato dei due mondiali qui disputati, entrambi conquistati dallo spagnolo Óscar Freire, si andrà a superare per la prima volta il corso dell’Adige sul ponte intitolato al poeta romantico Aleardo Aleardi, costruito nel 1879 per collegare il centro di Verona con il cimitero monumentale, uno dei primi eretti in Italia in ottemperanza all’editto napoleonico di Saint-Cloud (1804), che stabiliva di trasferire i campisanti al di fuori delle mura cittadine onde evitare il rischio di contagi. La nuova normativa prevedeva anche tombe uguali per tutti, senza distinzione di classe sociale, e solo le salme illustri, previo benestare di una commissione di magistrati, potevano essere ricordate da epitaffi scolpiti: nel cimitero veronese oggi riposano, tra le altre, le spoglie del “papà” di Sandokan Emilio Salgari, del poeta Ippolito Pindemonte e di Umberto Boccioni, il maggior esponente dell’arte futurista italiana.
All’altezza del cimitero si ritroverà la cinta muraria, costeggiata all’altezza dei bastioni di Campo Marzo e delle Maddalene, il secondo dei quali pure realizzato dal Sammicheli anche se prenderà l’attuale forma dopo il 1839 su incarico del celebre feldmaresciallo Radetzky. Si sfreccerà quindi dinanzi ad un altro tra i più importanti accessi cittadini, Porta Vescovo, aperta in direzione di Venezia e attraverso la quale l’esercito italiano entrò in Verona il 16 ottobre 1866, giorno dell’annessione del Veneto al Regno d’Italia dopo la cacciata degli austriaci in seguito alla vittoria nella Terza Guerra d’Indipendenza.
Imboccata Via Caroto, quando si saranno percorsi 5 Km dal via s’inizierà la salita delle Torricelle, 4.5 Km al 4.6% per giungere sino a 277 metri di quota dopo aver sfiorato il Forte Biondella, una delle strutture del campo trincerato collinare voluto dal Radetzky e che comprendeva anche le due Torri Massimiliane, le “Torricelle” che s’incontreranno al vertice dell’ascesa e che ne hanno attribuito il tradizionale nome. Seguendo in discesa il versante dei mondiali (4.5 Km al 4.5%) si planerà sul quartiere di Valdonega, dove nel 1957 furono rinvenuti, durante i lavori di costruzione di un condominio, i resti di una villa romana risalente al primo secolo dopo Cristo. Terminata la discesa quando mancheranno poco più di 4 Km al traguardo si ritroveranno prima le mura (rondelle delle Boccare e di San Giorgio, oggi occupata delle serre comunali) e poi il corso dell’Adige, che sarà costeggiato per poche centinaia di metri tra Ponte Garibaldi e Ponte della Vittoria, sul quale s’incontrerà il pavè. Entrati nel centro storico i “sampietrini” accompagneranno la corsa anche dopo la svolta verso Corso Cavour, che si percorrerà in direzione di uno dei più visitati monumenti di Verona, il Castelvecchio, che fu la principale residenza della dinastia Scaligera e che si affianca al romano Arco dei Gavi, innalzato attorno alla metà del primo secolo in un punto che, all’epoca, si trovava al di fuori della cinta muraria, lungo l’antica Via Postumia. Tornati sull’asfalto e transitati di fronte alla barocca chiesa di Santa Teresa degli Scalzi, il cui convento fu trasformato in carcere durante l’epoca napolenica e tale rimase fino alla distruzione durante i bombardamenti dell’ultima guerra mondiale, si ritroverà il porfido quando s’imboccherà il tratto finale di Corso di Porta Nuova, nel punto dov’erano fissati i traguardi mondiali, subito prima di varcare i Portoni della Brà, “doppio” accesso all’omonima piazza dove saranno presi come da tradizione i tempi di gara e conosceremo ufficialmente il nome del vincitore del Giro prima dell’ingresso sulla passerella che nel cuore dell’Arena, ancora per una volta prestata dalla lirica al mondo dello sport, anche in ricordo di una lunga tradizione d’eventi da sempre ospitati nell’anfiteatro costruito dai romani e che già nel ‘800 ospitava le prime gare velocipedistiche che fecero conoscere ai veronesi quel cavallo d’acciaio che oggi chiamiamo bicicletta.

Mauro Facoltosi

FOTOGALLERY

Il piazzale della Fiera di Verona dal quale scatterà la cronometro

Porta Nuova

Ponte Aleardi e il Cimitero Monumentale

Tratto delle mura di Verona in direzione del Bastione delle Maddalene

Porta Vescovo

Il Forte Biondella lungo la salita delle Torricelle

Una delle “Torricelle”

Villa Romana di Valdonega (tripadvisor.com)

Villa Romana di Valdonega (tripadvisor.com)

Rondella di San Giorgio

Il tratto di Lungadige percorso dalla crono (sullo sfondo Ponte della Vittoria)

Ponte della Vittoria in direzione del centro di Verona

Corso Cavour in direzione del Castelvecchio

Castelvecchio e Arco dei Gavi

Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi

Corso di Porta Nuova e i Portoni della Brà

L’ingresso dal quale I “girini” entreranno in Arena visto dall’esterno…

… e dall’interno

L’Arena di Verona vista dal cielo e, in trasparenza, l’altimetria della 21a ed ultima tappa del Giro 2019 (Google Maps)

L’Arena di Verona vista dal cielo e, in trasparenza, l’altimetria della 21a ed ultima tappa del Giro 2019 (Google Maps)

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