ALEJET SFRECCIA A BRUXELLES

luglio 4, 2010
Categoria: News

Va ad Alessandro Petacchi la 1a tappa del Tour de France, 223,5 km da Rotterdam a Bruxelles. Il velocista spezzino ha nettamente preceduto Mark Renshaw e Thor Hushovd in uno sprint estremamente caotico, segnato dalle cadute nel finale dei due principali favoriti della vigilia, Mark Cavendish e Tyler Farrar. Coinvolti in un capitombolo all’ultimo chilometro anche quasi tutti i big, usciti illesi, i cui distacchi sono stati neutralizzati. Cancellara resta in giallo.

Foto copertina: Alessandro Petacchi alza le braccia sul traguardo di Bruxelles (foto Roberto Bettini)

Due edizioni e un prologo dopo, un corridore italiano torna ad imporsi sulle strade della Grande Boucle. Quasi tre anni dopo Daniele Bennati, trionfatore sui Campi Elisi nell’ultima tappa del primo Tour di Contador, a riportare il tricolore sul gradino più alto del podio di tappa è stato lo sprinter di cui l’aretino si spera possa divenire l’erede, quell’Alessandro Petacchi che, a sua volta, ha posto fine ad un digiuno che, alla Grande Boucle, durava da quasi 7 anni. Lo spezzino si è imposto alla sua maniera, proprio come in occasione quattro sontuose affermazioni con cui monopolizzò la prima settimana del Tour del centenario. Certo, non si possono non considerare le cadute nel finale del primo e del secondo favorito della vigilia, Mark Cavendish e Tyler Farrar, ma l’infinito sprint con cui Petacchi ha regolato Mark Renshaw, improvvisatosi velocista in virtù del volo di Cannonball, per il quale avrebbe dovuto svolgere la funzione di apripista, e Thor Hushovd, maglia verde dodici mesi fa, ci ha quasi riportati agli anni d’oro di Alejet in maglia Fassa Bortolo.
La giornata è stata caratterizzata dalla lunga fuga di Lars Boom, Maarten Wynants e Alan Perez, capaci, in mezzo ad una folla che è parsa a tratti più adeguata ad una frazione pirenaica che non ad una per velocisti nella prima settimana di Tour, di raggiungere e superare a più riprese i 7’, senza però mai riuscire a scavare un gap realmente preoccupante per il gruppo. Le squadre dei velocisti non hanno infatti avuto difficoltà a gestire la situazione, chiudendo anzi sui battistrada un po’ in anticipo, a 30 km circa dal traguardo, lasciando dunque ancora margine per ulteriori tentativi. Mentre Wynants provava una disperata resistenza, infatti, Alexandre Pliuschin è uscito dal plotone, agganciando il belga, e riuscendo in sua compagnia a costruire un margine di una cinquantina di secondi, scemato in seguito, fino ad esaurirsi a 8 km dal traguardo.
Sarebbe stato a quel punto logico attendersi che la HTC prendesse in mano come d’abitudine la corsa, mettendo insieme per tempo il treno destinato a lanciare Mark Cavendish. I chilometri finali hanno invece visto l’avvicendarsi al comando di diverse formazioni, con una preponderanza di maglie Lampre. Solamente a 3 km dal traguardo i dominatori degli sprint della passata edizione sono riusciti ad installarsi stabilmente al comando del plotone, vedendo però vanificati i propri sforzi poco più tardi, proprio a causa di un errore dell’atleta dell’Isola di Man, che ha disegnato malissimo una delle molte curve tecniche collocate nelle battute conclusive, finendo a terra e trascinando con sé, fra gli altri, Oscar Freire. Gli HTC, dopo un attimo di sbandamento, hanno allora ripiegato su Mark Renshaw come deputato a disputare lo sprint, venendo però soppiantati in testa dagli uomini Garmin. Con Farrar divenuto principale indiziato per il successo parziale, è stato però un secondo e più rovinoso capitombolo a tagliare fuori anche l’americano, coinvolgendo anche – fra caduti e rallentati – Vinokourov, Basso, Contador, Armstrong, Cunego, i fratelli Schleck, il capoclassifica Cancellara e altri ancora.
Nella confusione generale venutasi a creare, con non più di una trentina di corridori superstiti al comando, l’esperienza di Danilo Hondo ha consentito al tedesco di prendere la testa, pilotando in testa Alessandro Petacchi agli ultimi 250 metri, anche se terminando forse il proprio compito una cinquantina di metri troppo presto. Lo spezzino, venutosi a trovare al vento molto presto, è però riuscito comunque a gestire la bicicletta e mezzo di vantaggio con cui ha avviato la sua progressione, conservandola, pressoché intatta, fino alla linea bianca. Renshaw ha salvato la giornata degli HTC mantenendo la seconda piazza, mentre Thor Hushvod si è dovuto accontentare di un 3° posto che, alla luce delle cadute di Cavendish e Farrar, ben difficilmente lo soddisferà. I big rimasti coinvolti nell’ultimo capitombolo di massa non hanno comunque subito ripercussioni in classifica generale, alla luce della neutralizzazione dei distacchi (l’incidente è avvenuto ben all’interno dei 3 km finali, oltre la flame rouge).
Il Tour vivrà domani, partendo da una classifica generale rimasta pressoché immutata quest’oggi, una seconda e più significativa giornata belga, dopo che i passaggi lungo il Mare del Nord, che nei giorni passati avevano lasciato ipotizzare ventagli e agguati, non hanno invece riservato sorprese. Sei sono infatti i GPM in programma lungo i 201 km da Bruxelles a Spa, concentrati nella seconda metà di tappa, con il Col du Rosier, posto a 12 km dal traguardo, che pare un chiaro invito ad un attacco che possa sventare un nuovo sprint di gruppo. Difficile pensare che i favoriti possano muoversi, anche se la necessità di sorprendere, prima o poi, un Contador a detta di molti quasi inattaccabile potrebbe spingere alcuni ad insospettabili prove di coraggio.

Matteo Novarini

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