STAGIONE 2019: APRILE, NON C’È DA DORMIRE
aprile 3, 2019
Categoria: Approfondimenti
È un mese ricco quello di Aprile, quest’anno ancor più rispetto al 2018 per la presenza di tre nuove corse, frutto dei ricollocamenti di due gare che prima si disputavano in altri mesi e del ritorno in calendario del Giro di Sicilia. Chi punta a fare bene al Giro d’Italia avrà diverse corse a tappe nelle quali affinare la gamba, dal Giro dei Paesi Baschi a quello della Romandie passando per il Tour of The Alps. Poi, ovviamente, ci saranno le grandi classiche del nord, corse che non hanno bisogno di presentazioni….
Un vecchio adagio recita “Aprile, dolce dormire”, ma questo proverbio non calza per niente al quarto mese dell’anno dal punto di vista del ciclismo. Tra grandi classiche del nord e la serie di corse a tappe che anticipano il Giro d’Italia non ci sarà certamente il tempo d’annoiarsi, quest’anno più che in passato perché il calendario di aprile, già affollato di suo, s’è arricchito di tre nuove corse, anche se in realtà si tratta, in un paio di casi, di vecchie conoscenze del gruppo. Sia il Tour de Langkawi, sia il Giro di Turchia sono stati, infatti, ricollocati spostandoli dalle loro precedenti date, mentre può essere considerata una gradita novità il Giro di Sicilia, anch’essa tornato a far parte del calendario ma dopo ben 42 anni dall’ultima edizione disputata. E ci sarebbe dovuta essere anche una quarta corsa, questa totalmente inedita, ma qualche mese fa, dopo che era stata inserita in calendario dall’UCI, gli organizzatori del Tour of Israel hanno preferito rimandare di dodici mesi la partenza di questa competizione, creata sulla scia dell’entusiasmo nato in seguito alla partenza del Giro d’Italia dello scorso anno da Gerusalemme.
Il primo appuntamento da non perdere sarà una classica del nord, la Dwars door Vlaanderen (letteralmente “Attraverso le Fiandre”) del 3 aprile, gara appartente al circuito dell’UCI World Tour che si disputerà sulla distanza di 183 Km, tra i centri di Roeselare e Waregem, affrontando lungo la strada undici “berg” e sei tratti in pavè.
Lo stesso giorno scatterà il Giro di Sicilia, risorto grazie alla regione che ne ha affidato l’organizzazione alla Gazzetta dello Sport, già artefice dei recenti passaggi della corsa rosa. RCS Sport ha imbastito così quattro frazioni e si comincerà con quella più semplice, 165 Km da Catania a Milazzo transitando per le pedalabili ascese di Taormina (3,6 Km al 4,6%) e Portella San Rizzo (9,2 Km a 4,9%), poco temibili per i velocisti così come lo strappo di Capo Milazzo (1,8 Km al 4%) da superare a 8 Km dall’arrivo. La seconda tappa sarà la più lunga (Capo d’Orlando – Palermo, 236 Km) ma, tolto l’attraversamento delle Madonie a metà frazione con la lunga salita verso i 1090 metri di Geraci Siculo (15.4 Km al 4,7%) e i successivi saliscendi in quota, si pedalerà in totale pianura nell’ultima quarantina di chilometri e anche in questo caso a imporsi potrebbe essere uno sprinter, anche se al termine di una volata di un gruppo decisamente più selezionato rispetto al giorno precedente. Fa gola ai finisseur il finale della Caltanissetta-Ragusa (188 Km), non tanto per la presenza della salita della Serra di Burgio (7,8 Km al 5,5%) a 21 Km dall’arrivo quanto per le due rampe consecutive che ne caratterizzano gli ultimi 3 Km, la prima con pendenze fino al 12% e alcuni tratti in lastricato, l’ultima più dolce che termina a poche centinaia di metri dal traguardo. A decidere le sorti della corsa sicula sarà l’unica frazione di montagna prevista dal tracciato, inserita all’ultimo giorno di gara con partenza da Giardini-Naxos e arrivo dopo 128 Km ai 1892 metri del Rifugio Sapienza, affrontata l’ascesa finale all’Etna dal versante più classico, quello di Nicolosi (19,5 Km al 6,1%.)
Lo stesso giorno della tappa dell’Etna nella lontana Malaysia scatterà il Tour de Langkawi, corsa di categoria H.C. giunta quest’anno alla sua 24a edizione e che si disputerà tre settimane più avanti rispetto al 2018 per evitare la concomitanza con un altro evento. La vera novità della corsa sarà, però, il ritorno nel tracciato della dura salita di Genting Highlands (20,5 Km al 7,5%) affrontata l’ultima volta nel 2014 e la cui assenza si era fatta sentire in una gara che ha perso negli anni il fascino delle prime edizioni, sia causa dell’isolamento geografico (non ci sono altre corse in zona, come avviene invece per le gare disputate sulla penisola araba e in Australia), sia per la totale mancanza di ulteriori difficoltà. Tolta la tappa di montagna, infatti, le rimanenti sette frazioni si annunciano abbastanza “sciape”, tutte predestinate all’arrivo allo sprint.
Decisamente più interessante e movimentato si annuncia l’itinerario dell’Itzulia Basque Country, corsa in Italia nota come Giro dei Paesi Baschi, che nei suoi sei giorni di gara – partenza l’8 aprile – proporrà ben 22 GPM, il primo dei quali inserito nella cronometro d’apertura, quando si dovranno percorrere contro il tempo 11 Km sul circuito di Zumarraga, che prevede la salita di Antio, 2,3 km al 9,7% con un muretto finale di 700 metri al 16%. La seconda frazione altimetricamente sarà una delle meno impegnative ma potrebbe, invece, rivelarsi come una delle più insidiose perché 4 Km dei 149 della Zumarraga – Gorraiz si dovranno pedalare sullo sterrato, suddiviso in sei settori di strada bianca. Finali adatti ai finisseur presentano, invece, sia la Sarriguren – Estíbaliz (il chilometro conclusivo sale al 4% di pendenza), sia la successiva Vitoria-Gasteiz – Arrigorriaga, che prevede il GPM di Zaratamo (3,1 Km al 3,6% con gli ultimi 1000 metri al 7,3%) a poco più di 2 Km dal traguardo mentre non dovrebbe lasciare troppo il segno la salita di prima categoria di Bikotz (4,9 Km all’8,5%), da affrontare a circa 40 km dall’arrivo. Saranno le ultime due frazioni a decretare il nome del successore di Primož Roglič e in particolare la più attesa sarà la penultima che proporrà il tradizionale arrivo in salita al Santuario della Virgen de Arrate, quest’anno affrontato dal meno impegnativo tra i due versanti possibili (6 Km al 7,4%), anche se si salirà comunque su quello più ripido (4,2 Km al 9,4% e punte fino al 24%), in vetta al quale si scollinerà a 50 Km dall’arrivo. Se le difficoltà di questa frazione non saranno bastate a definire la classifica la parola “fine” la metterà la meno difficile tappa conclusiva, che si disputerà in circuito attorno ad Eibar salendo su due colli di prima categoria nella fase centrale del tracciato mentre a ridosso del traguardo si affronterà il GPM di seconda categoria di Asensio (3,4 Km al 7,8%).
Nel frattempo la “Campagna del Nord” avrà proposto una delle sue battaglie più epiche, quella del Giro delle Fiandre che quest’anno si correrà il 7 aprile e che, come avviene dal 2017, presenterà la partenza da Anversa e l’arrivo a Oudenaarde dopo la consueta “sbornia” di muri, pavè e stradine strette che andranno a comporre un tracciato di 270 Km e 17 muri, sui quali spiccano il Grammont, il vecchio Kwaremont, il Koppenberg e il Paterberg, ultimo in programma a 13 Km dal traguardo.
Tre giorni più tardi sarà di scena lo Scheldeprijs (Gran Premio della Schelda), semiclassica tra le più semplici dal punto di vista del grafico, totalmente pianeggiante nei 202 Km da percorrere tra Terneuzen e Schoten, dai Paesi Bassi al Belgio, ma resa complicata dal vento che spesso spazza quelle lande e dal pavè della Broekstraat, 1700 metri sulle pietre da imboccare due volte nel corso del circuito finale, anche se si tratta di un “velluto” se paragonato ai tremendi settori della Parigi-Roubaix, in calendario alla fine della medesima settimana, la Domenica delle Palme.
Il percorso dell’”Inferno del Nord” sarà in sostanza identico a quello sul quale si gareggiò lo scorso anno poiché identici saranno sia il chilometraggio (257 Km), sia la successione e il numero dei tratti in pavè (29) e l’unica variazione, se si può considerarla così, sarà la lunghezza del settore più celebre, quello della Foresta di Arenberg. Gli organizzatori, infatti, in occasione dei recenti lavori di sistemazione del settore ne hanno ricalcolato la lunghezza scoprendo che in passato erano stati conteggiati 100 metri di troppo e l’attraversamento della foresta misura esattamente 2,3 Km e non 2,4 Km. Da segnalare che il secondo settore, quello da Viesly a Briastre, a partire da questa edizione sarà intitolato a Michael Goolaerts, il corridore belga deceduto l’8 aprile dello scorso anno dopo un arresto cardiaco che lo aveva colpito mentre affrontava questo tratto di pietre.
Quarantotto ore dopo la Roubaix scatterà la 55a edizione del Presidential Cycling Tour of Turkey, che tornerà nella sua tradizionale collocazione in calendario dopo che, nelle ultime due edizioni, la corsa turca aveva “traslocato” a ottobre. Il trasferimento in autunno aveva comportato un ridimensionamento del tracciato con la cancellazione della tappa di montagna, reintrodotta quest’anno con la novità riguardante Istanbul, che nelle scorse edizioni era stata o sede di partenza o sede di arrivo, mentre stavolta ospiterà entrambe. Dall’antica Costantinopoli prenderà così il via la prima frazione, destinata ai velocisti anche se una salita di 2 Km al 4,9% da affrontare a circa 13 Km dal traguardo di Tekirdağ potrebbe dare qualche grattacapo alle loro formazioni. Sulle strade della Turchia Europea si svolgerà anche la seconda tappa, che terminerà a Eceabat con una salitella finale di 3 Km al 3,6% che chiamerà alla ribalta i finisseur. Attraversato il Canale dei Dardanelli in traghetto la corsa si sposterà nel continente asiatico per la Çanakkale – Edremit, seconda frazione che dovrebbe terminare allo sprint, poi nuovamente spazio agli uomini delle sparate finali nella Balıkesir – Bursa, la tappa più lunga (194.3 Km) il cui finale prevede una salita di 2,7 Km al 4,5% che si concluderà all’altezza della “flamme rouge” dell’ultimo chilometro. Al penultimo giorno di gara si correrà quindi la tappa regina del Monte Kartepe la cui salita, che ha una pendenza media del 7,4%, presenta una natura “double face” con una prima parte cattiva – nei 12 Km iniziali la strada sale al 9,1% – e un finale più pedalabile poiché nei 5000 metri conclusivi l’inclinazione media si “abbatte” al 2,8%. L’indomani atto terminale partendo da Sakarya per far ritorno a Istanbul in capo ad una frazione di 172 Km favorevole sia ai velocisti, sia ai finisseur per la presenza di una breve rampetta finale.
Il giorno di Pasqua il gruppo festeggerà sulle strade dell’Amstel Gold Race, l’unica classica del Nord interamente disegnata sul suolo olandese, 265 km tormentati dall’infinita successione di “berg”: se ne incontreranno ben 32 tra il raduno di partenza di Maastricht e il traguardo di Berg en Terblijt, tra i quali l’immancabile Cauberg (0,9 Km al 5,9%), che dovrà essere ripetuto tre volte.
Niente scampagnata di Pasquetta per i corridori che dal 22 aprile saranno impegnati nella terza edizione del Tour of The Alps, la corsa a tappe disegnata tra Austria e Italia che costituisce l’evoluzione del vecchio Giro del Trentino, disputato per l’ultima volta con questo nome nel 2016. Rispetto alle prime due edizioni non saranno previsti arrivi in salita (Scena a parte, che è facilissimo) ma il tracciato favorirà lo stesso la vittoria di uno scalatore, stavolta strizzando l’occhio anche ai “grimpeur” dotati di fondo e che sanno pedalare in discesa. Si partirà dalla località tirolese di Kufstein, attorno alla quale è stato predisposto un circuito di media montagna che avrà il suo culmine nella salita di Hinterthiersee (2,6 Km all’8,1%), da affrontare l’ultima volta a 13 Km dal traguardo. Si entrerà subito in Italia con la Reith im Alpbachtal – Scena, prima delle tre frazioni di alta montagna che proporrà l’ascesa agli oltre 2000 metri del Passo di Monte Giovo (15,8 Km al 7,3%), collocata a 45 Km dal traguardo, posto al termine di una salita di 4 Km al 5,5%. È ancora di media montagna la successiva Salorno – Baselga di Pinè, nella quale potrebbero però ispirare chi punta alla classifica o a vestire la maglia di leader in attesa della frazione decisiva le salite del Lago di Santa Colomba (5,9 Km al 7,3%) e di Montagnana, 3 Km al 9,5% che non saranno seguiti da una discesa ma da un tratto in quota di 3500 metri che terminerà sulla linea d’arrivo. Al penultimo giorno si gareggerà tra i meleti della Val di Non andando a ripercorrere le strade del Trofeo Melinda tra Baselga e Cles, dove si giungerà dopo aver affrontato le due tradizionali salite della scomparsa gara, la Forcella di Brez (5,9 Km al 10,1%) e il Passo Predaia (10,9 Km al 7,1%). A decidere il nome del vincitore del Tour of The Alps sarà la conclusiva frazione di 148 Km che si correrà da Caldaro sulla Strada del Vino a Bolzano superando due salite inedite, mai affrontate prima in nessuna corsa professionistica, prima quella di Collalbo e poi quella di San Genesio Atesino, poco meno di 10 Km all’8,4% seguiti da un lungo tratto in quota sull’Altopiano del Salto e poi dalla ripida discesa che da Meltina ricondurrà i corridori in pianura, sulla quale si percorreranno gli ultimi 8 Km.
Dopo le Fiandre i riflettori si accenderanno sulla Freccia Vallone (24 aprile), la cui 83a edizione scatterà da Ans, il comune che fino allo scorso anno ospitava l’arrivo della Liegi, per arrivare come il solito in cima all’aspro Muro di Huy, i cui 1300 metri al 9,6% dovranno essere presi di petto tre volte all’interno del circuito finale di circa 30 Km che comprende anche le “côtes” di Ereffe (2,4 Km al 4,7%) e di Cherave (1,6 Km al 7,2%).
Come anticipato, la Liegi-Bastogne-Liegi, in calendario il 28 aprile, proporrà un finale inedito anche se si dovrebbe parlare di ritorno al passato. Infatti, la “Doyenne” tornerà a concludersi nel centro di Liegi, cosa che non capitava dal 1991, e dunque non si affronterà più né la salita finale verso Ans, nè la Côte de Saint-Nicolas, ascesa che era divenuta tradizionale e che era stata ribattezzata “salita degli italiani” perché attraversava un quartiere di Liegi abitato da molti nostri connazionali. Nel nuovo tracciato – che complessivamente misurerà 256 Km – l’ultima delle 11 salite previste diventerà così la Roche-aux-Faucons, una delle più impegnative (1300 metri al 10% spaccato), superata la quale si dovranno percorrere 15 Km per andare al traguardo. Non hanno subito grosse modifiche, invece, i chilometri precedenti che prevedono l’ascesa simbolo della “Doyenne”, la Redoute (2,2 Km all’8% con punte fino al 22%), collocata a 37 Km dall’epilogo, mentre sono state reintrodotte le storiche salite di Wanne (2 Km all’8,1%), dello Stockeu (900 metri al 12,3%) e della Haute-Levée (4,4 Km al 5,2%), che nelle edizioni più recenti erano state depennate a causa di lavori in corso.
Infine, l’ultima corsa a tappe del mese sarà il Tour de Romandie, che scatterà il 30 aprile da Neuchâtel con un cronoprologo lungo poco meno di 4 Km e caratterizzato da uno strappo di circa 500 metri al 5,5% che, vista la brevità della prova, potrebbe anche rivelarsi determinante ai fini del risultato. Molto insidiosa si presenterà la prima tappa in linea, 168 Km con connotati di media montagna per giungere sul traguardo di La Chaux-de-Fonds dopo aver superato ben otto ascese, cinque della quali valide come GPM di 2a categoria. La seconda sarà l’unica frazione destinata ai velocisti, chiamati alla ribalta al termine dei 174 Km della Le Locle – Morges, con epilogo sulle rive del lago di Ginevra dopo un percorso non del tutto liscio che proporrà anche l’ascesa di 2a categoria del Col du Mollendruz. Un tracciato nervoso sarà quindi proposto dalla frazione di Romont, un circuito collinare di 160 Km il cui percorso ricorda quello di certe tappe marchigiane della Tirreno-Adriatico, pur non essendo prevista la presenza di muri lungo il cammino. La frazione di montagna, momento irrinunciabile del Giro della Svizzera Romanda, si correrà il penultimo giorno di gara partendo da Lucens per andare ad affrontare le salite allo Jaunpass (1507 metri, 5,9 Km al 8,1%) e al Col des Mosses (1445 metri, 13,1 Km al 4,1%), antipasti all’ascesa finale verso Torgon (1063 metri, 10,3 Km al 6,5%), il cui culmine ufficiale è collocato a 3 Km dal traguardo, nelle battute conclusive di una tappa lunga 176 Km. Com’è evidente, non si tratta di difficoltà particolarmente insormontabili e per questo motivo a decidere le sorti della 73a edizione della corsa elvetica sarà, con tutta probabilità, la cronometro conclusiva di 17 Km disegnata sulle strade di Ginevra, scorrevole e veloce negli ultimi 10 Km mentre la prima parte sarà movimentata da un paio di piccoli dislivelli, come lo strappo di 600 metri al 7,7% che si dovrà superare nel corso del primo chilometro di gara.
Mauro Facoltosi
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