VAGO AFROR DI LOMBARDIA

maggio 26, 2019
Categoria: News

La prima impressione è quella di una tappa non particolarmente impegnativa, soprattutto se paragonata alle due frazioni affrontate nei giorni precedenti. In realtà quella che si concluderà a Como potrebbe risultare fatale per qualcuno, sia per le fatiche profuse in precendenza, sia per il tracciato di gara che andrà a riproporre – pur con qualche modifica – il finale del Giro di Lombardia. Ghisallo, Sormano (senza il muro) e Civiglio potrebbero presentare un aspro conto a chi non avrà digerito i tapponi di Ceresole e di Courmayeur.

Se non fosse per il clima e per le foglie ancora verdi e tutte sulle cime degli alberi l’illusione di trovarsi alle soglie dell’autunno sarebbe perfetta. Perché la 15a tappa del Giro 2019 può essere considerata senza problemi come una riproposizione in “salsa rosa” del Giro di Lombardia, la classica di fine stagione della quale sarà ricalcato quasi fedelmente il finale delle edizioni lariane, che in tempi recenti hanno visto affermarsi in quel di Como Thibaut Pinot e due volte Vincenzo Nibali. Qualche piccola differenza ci sarà rispetto alla “classica delle foglie morte” perché non ci sarà il tremendo Muro di Sormano – pur salendo verso lo stesso luogo da più agevole strada – e mancherà anche la salita di San Fermo della Battaglia, originariamente inserita nel tracciato e poi depennata su richiesta dell’amministrazione locale per non intasare eccessivamente il congestionato traffico di Como, poiché presumibilmente convergerà verso la città – complici la bella stagione e la giornata domenicale – un maggior numero di appassionati rispetto al Lombardia, stesso motivo del taglio del muro. Nonostante questi “ritocchini”, la Ivrea-Como rimarrà egualemente una tappa difficile, molto più rispetto a quanto possa far pensare l’altimetria, sulla carta nettamente meno impervia rispetto alle due frazioni affrontate nelle 48 ore precedenti. Sarò, però, proprio il fatto d’arrivare a quest’appuntamento con le gambe appesantite dalle tappe di Ceresole e Courmayeur a renderlo potenzialmente indigesto e se a qualche campione dovesse spegnersi improvvisamente la luce, magari anche solo sul Civiglio, poi rischierà di lasciar per strada un bel gruzzoletto temporale. A completare la quasi perfetta simbiosi tra questa tappa e il Lombardia sarà anche il chilometraggio perché i 237 Km che si dovranno percorrere quest’oggi si avvicinano molto alle distanze tipiche del “Mondiale d’Autunno” e anche quest’aspetto bisognerà approcciare con un certo timore questa giornata, disegnata in pianura nei primi 162 Km. L’unica intrusione in questa fase di gara sarà quella della facilissima ascesa di Zimone (3.9 Km al 5.6%), che sarà superata a poco meno di 10 Km dal via, non distante dalle sponde del Lago di Viverone, il terzo per estensione del Piemonte. Toccati i centri di Salussola e Buronzo si taglierà la Pianura Padana nella zona dove si colloca il Centro Sperimentale Balocco, costruito nel 1961 come pista di collaudo dall’Alfa Romeo e oggi di proprietà di Fiat Chrysler Automobiles. Si giungerà quindi ad Arborio, località particolarmente conosciuta agli appassionati di risotti perché è in questo centro che è stata selezionata l’omonima varietà di riso, superando poi il corso del fiume Sesia subito prima di arrivare a Carpignano Sesia, centro interessante per il suo ricetto medioevale, nel quale si trova la romanica chiesa di San Pietro. Si pedalerà quindi in direzione di Oleggio, dove è possibile ammirare un altro luogo di culto romanico – l’antichissima Pieve di San Michele, collocata all’interno del cimitero cittadino e che presenta brani d’importanti cicli affrescati di quell’epoca, uno dei pochi giunti fino ai nostri giorni nell’Italia settentrionale – prima dell’ingresso della corsa in Lombardia. Qui si attraverserà per prima la parte meridionale della provincia di Varese, terra della quale sono nativi quattro vincitori del Giro d’Italia, Luigi Ganna (1909), Alfredo Binda (1925, 1927, 1928, 1929 e 1933), Stefano Garzelli (2000) e Ivan Basso (2006 e 2010). La corsa transiterà da Busto Arsizio, centro dove ha risieduto per molti anni l’ex direttore del Giro Carmine Castellano e dove, nel cuore della “Manchester d’Italia”, si staglia lo scenografico santuario rinascimentale di Santa Maria di Piazza. Si lascerà quindi il Varesotto per la provincia di Como, dove si pedalerà tra i colli brianzoli andando a superare alcuni lievi zampellotti in vista di Cantù, dove il gruppo transiterà a breve distanza dal complesso monumentale di Galliano, costituto dalla basilica altomedioevale di San Vincenzo e dal battistero di San Giovanni. Giunto alla base del “Triangolo Lariano”, il tracciato della quindicesima “fatica” del Giro 2019 bypasserà la città di Erba lambendone la frazione di Crevenna, la cui prinicipale emergenza monumentale è la neoclassica Villa Amalia, nella quale all’epoca furono frequenti ospiti i poeti Giuseppe Parini, Vincenzo Monti e Ugo Foscolo, mentre nel 1974 si aggirerà tra le sue stanze l’indimenticato Marcello Mastroianni, qui diretto dai fratelli Taviani nel film “Allonsanfàn”. Poco prima del 145° chilometro di gara si approderà sul tracciato del Giro di Lombardia all’altezza di Canzo, la località di villeggiatura dove Vincenzo Torriani aveva acquistato una casa per trascorrervi le vacanze estive, in occasioni delle quali fu segnalata al mitico “patron” del Giro la presenza nei dintorni del Muro di Sormano, verticale che dopo i sopralluoghi di rito si apprestò a inserire per la prima volta nel tracciato del Lombardia nel 1960, conservandolo nel percorso fino al 1962, quando fu abolito a causa delle numerose spinte che falsarono la gara. A questo punto mancheranno una ventina abbondante di chilometri all’inizio delle difficoltà, preceduto dalla tecnica discesa dalla Valbrona verso il “ramo di Lecco” del Lago di Como, quello “tutto a seni e a golfi” magistralmente illustrato da Alessandro Manzoni nelle prime righe dei “Promessi Sposi”. Otto chilometri di pianeggiante strada rivierasca condurrano quindi alle porte di Bellagio, una delle più celebri località turistiche del lago, frequentata nell’Ottocento dalle famiglie della nobiltà milanese che qui fecero erigere le loro spettacolari “seconde case”, come le ville Serbelloni e Melzi d’Eril. Ma non ci sarà spazio ora per “agi vacanzieri” perché è proprio alla periferia di Bellagio che inizia la mitica ascesa verso il Ghisallo, 8.6 Km al 6.2% secondo i dati ufficiali che, in realtà, non sono veritieri perché tengono conto anche di una lunga porzione in quota che spezza la salita in due settori distinti. Percorsi i primi 3.7 Km all’8.7%, infatti, la salita quasi scompare nel successivo tratto, lungo altrettanti chilometri, per poi tornare a “mordere” nel tortuoso tratto conclusivo, dove quattro tornanti movimentano gli ultimi 1300 metri al 7.7% che conducono al celebre santuario, costruito nel 1623 nel luogo dove si trovava una precedente cappelletta che, secondo la tradizione, aveva preso il nome con il quale è nota da quello di un conte che qui ebbe salva la vita, durante un attacco di briganti, dopo aver rivolto una preghiera alla Madonna chi vi era venerata. Scesi in Valassina si svolterà quindi in direzione della Colma di Sormano, il valico soprastante l’omonimo abitato e in vetta al quale dal 1988 si trova un “prolifico” osservatorio astronomico, dal quale negli ultimi anni sono scoperti un centinaio di asteroidi, come quelli che sono stati poi intitolati ai cantautori Lucio Battisti e Franco Battiato e all’astronauta Paolo Nespoli. Come anticipato in apertura i “girini” non passeranno dal muro – riscoperto dal Lombardia nel 2012 – salendo dalla strada provinciale che ne raggiunge lo scollinamento in 8.7 Km, caratterizzati da una pendenza media del 6.6% e da un picco del 14% che si raggiungerà a circa 1600 metri dal GPM. Non ci saranno, invece, sconti nell’affrontare la difficile discesa che ricondurrà il gruppo sulle rive del lago e che talvolta al Giro di Lombardia è risultata non meno selettiva del muro, riservando anche non pochi brividi (le cadute di Giovanni Visconti nel 2013 e del belga Laurens De Plus lo scorso anno). Si finirà di scendere in quel di Nesso – borgo situato allo sbocco dell’omonimo “orrido” presso il quale nel 1925 il maestro del brivido Alfred Hitchcock girò alcune scene del suo primo film, “Il labirinto della passione” – e poi inizierà un altro lungo tratto da percorrere lungo le rive del Lario, 16 Km privi di difficoltà altimetriche nel corso dei quali si transiterà a breve distanza dalla Villa Pliniana di Torno, costruita nel 1573 e che prende il nome da una sorgente di natura carsica situata nei pressi e che ebbe tra i suoi ammiratori lo scrittore romano Plinio il Giovane e Leonardo Da Vinci, che la descrisse nel “Codice Leicester”. All’altro capo di questa porzione pianeggiante si sarà già a Como ma ne mancherà ancora di strada per giungere al traguardo perché, seguendo le rotte del Lombardia, si dovrà ora affrontare la ripida salita verso Civiglio, 4 Km al 10.3% percorrendo inizialmente la strada diretta allo spettacolare belvedere di Brunate, borgo collegato alla sottostante Como da una funicolare e presso il quale nel 1927 fu eretto il Faro Voltiano, dalla cui sommità tutte le sere sono irradiati i colori della bandiera italiana. L’opera fu un omaggio all’inventore comasco Alessandro Volta, la cui tomba – un tempietto neoclassico realizzato nel 1931 – si trova nel piccolo borgo di Camnago, dove il “papà” della pila soggiornava nei mesi più caldi e da dove i corridori transiteranno percorrendo la discesa che dalla cima del Civiglio li riporterà giù in città, lungo la quale si sono vissuti palpitanti momenti nelle ultime edizioni del Lombardia. Sarà così anche al Giro d’Italia?

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella di Osigo (494 metri). Coincide l’omonima frazione del comune di Valbrona.

Sella di Visgnola (282 metri). Si trova nei pressi dell’omonima frazione di Bellagio, posta lungo l’ex SS 583 “Lariana”, non distante dal bivio per il Ghisallo.

Sella di Chevrio (604 metri), Sella del Dosso Maggiore (685 metri). Vengono entrambe toccate dalla SP 41 “Valassina”, salendo al Ghisallo da Bellagio.

Valico del Ghisallo (754 metri). Punto più elevato della SP 41 “Valassina”, è superato subito prima di giungere a Magreglio da Bellagio. Storica ascesa del Giro di Lombardia, si contano invece sulle dita di una mano le volte che è stata affrontata al Giro d’Italia. Infatti, in 110 anni la corsa rosa vi è salita solo in tre occasioni, la prima delle quali risale al 1967, quando presso il santuario si concluse la prima semitappa della frazione conclusiva, vinta dallo spagnolo Aurelio González. Le altre due ascese avvennero nel corso della medesima tappa, la Castellamonte – Arosio del Giro del 1976, vinta dal belga Roger De Vlaeminck dopo che la vetta del Ghisallo era stata dallo spagnolo Andrés Oliva e da Wladimiro Panizza. Nel 2006, infine, era stata inserita nel tracciato del Giro la cronoscalata al Ghisallo come prima semitappa della frazione conclusiva, che poi non fu disputata non consentendo il regolamento UCI lo svolgimento delle semitappa nei grandi giri: dal santuario scattò comunque l’ultima tappa di quell’edizione, terminata a Milano con il successo allo sprint del velocista tedesco Robert Förster.

Colma di Sormano (1124 metri). Valicata dalla SP 44 “del Piano del Tivano” tra Sormano e Nesso, vi ha termine anche il celebre “Muro”. La prima competizione ciclistica a transitare lassù fu il Giro di Lombardia nel 1960, evento ripetutosi nei due anni successivi. Dopo un lungo periodo d’abbandono il Muro è stato reinserito nel tracciato nel 2012 per poi essere riproposto nel 2013, nel 2015, nel 2017 e nel 2018. Il Giro d’Italia vanta un solo precedente su questa salita, inserita nel finale della penultima tappa dell’edizione 1978, Brescia – Inverigo, vinta da Vittorio Algeri dopo che sulla Colma – anche in questo caso affrontata senza transitare sul muro – era transitato in testa Ottavio Crepaldi.

RINGRAZIAMENTI

Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

FOTOGALLERY

Ivrea, Castello Sabaudo

Il lago di Viverone visto dalla strada che conduce a Zimone

L’ingresso al Centro Sperimentale Balocco

Un vicolo del ricetto medioevale di Carpignano Sesia

Oleggio, Pieve di San Michele

Busto Arsizio, Santuario di Santa Maria di Piazza

Cantù, basilica di San Vincenzo

Villa Amalia di Erba come appare nel film “Allonsanfàn” (www.davinotti.com)

Villa Amalia di Erba come appare nel film “Allonsanfàn” (www.davinotti.com)

“Quel ramo del lago di Como” visto dalla discesa della Valbrona

Bellagio, Villa Melzi d’Eril

Madonna del Ghisallo

L’osservatorio astronomico della Colma di Sormano

Scena de “Il labirinto della passione” girata da Alfred Hitchcock a Nesso (www.davinotti.com)

Scena de “Il labirinto della passione” girata da Alfred Hitchcock a Nesso (www.davinotti.com)

Torno, Villa Pliniana

Brunate, Faro Voltiano

 Panorama su Como da Brunate, in trasparenza, l’altimetria della 15a tappa del Giro d’Italia 2019 (www.comoeilsuolago.it)

Panorama su Como da Brunate, in trasparenza, l’altimetria della 15a tappa del Giro d’Italia 2019 (www.comoeilsuolago.it)

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