IL GIRO BUSSA ALLE PORTE DEL PARADISO
È arrivato il giorno del primo dei tre tapponi alpini, che avrà come protagonista il Gran Paradiso, sulle cui pendici si affronteranno le ultime due delle tre ascese previste. Prima il Pian del Lupo e poi la conclusiva salita verso il Lago Serrù, lungo la strada per il Colle del Nivolet, potrebbero riscrivere le gerarchie del 102° Giro d’Italia, fin qui principalmente costruite sulle fondamenta delle crono di Bologna e San Marino.
Il Giro d’Italia in paradiso, per ovvie ragioni, fisicamente non c’è mai stato, avvicinandolo soltanto quando si avventura fin sul punto più elevato delle rete stradale italiana, i 2758 metri del Passo dello Stelvio. Ma stavolta potrà quasi toccare con un dito il Paradiso con la P maiuscola, quello tutto nostrano che troneggia tra Piemonte e Valle d’Aosta e che nel 1985 fu “assaggiato” in occasione della frazione che terminava ai 1666 metri di Valnontey, località situata a monte della celebre Cogne dove a imporsi fu il futuro vincitore del Giro d’Italia 1988 Andrew Hampsten. Il 24 maggio di quest’anno, però, ci si avventurerà ancora più in alto, risalendo il versante piemontese della grande montagna – l’unico quattromila tutto italiano – fino ai 2247 metri del Lago Serrù. Gli organizzatori del Giro hanno in questo modo accolto l’annosa richiesta degli enti locali che, però, ambivano a un traguardo ancora più in quota, ai 2612 metri del Colle del Nivolet, il secondo valico stradale asfaltato per altitudine del Piemonte dopo il Colle dell’Agnello (2748 metri). Arrivare fin lassù avrebbe offerto immagini spettacolari alla televisione ma anche comportato parecchi disagi agli organizzatori essendo la strada a fondo cieco e povera di parcheggi in vetta. Ci si dovrà così accontentare di un Nivolet “smozzicato” ma comunque rilevante come difficoltà altimetrica perché si affronterà lo stesso un’ascesa finale esigente, sia sul piano del chilometraggio, sia per le pendenze che si andranno a superare. Per “compensare” il taglio del finale Vegni è andato a scovare un’altra rilevante salita – il Pian del Lupo – proprio nell’imminenza nell’ascesa conclusiva che, unita al Colle del Lys da scalare nella prima parte del percorso, andrà a comporre il quadro del primo dei tre “tapponi” del Giro 2019: dei 188 Km del tracciato poco meno di 50 saranno da percorrere in salita, superando un dislivello globale di quasi 3200 metri, numeri che potrebbe causare un vero e proprio scompiglio nella classifica di una corsa che finora non aveva proposto grandissime salite, se si esclude il Montoso scalato il giorno prima a una trentina di chilometri dal traguardo di Pinerolo. Da quest’ultima si ripartirà in pianura ma, percorsi i primi 9 Km, subito si andrà incontro alla prima salita di giornata, la Colletta di Cumiana, 3700 metri al 6.6% che terminano con un muretto di 700 metri al 10.3% e che iniziano all’uscita dall’omonimo centro, paese natale di Francesco Camusso, corridore che gareggiò tra i professionisti dal 1928 al 1938 e che è principalmente ricordato per aver vinto il Giro d’Italia nel 1931, l’anno nel quale la Gazzetta dello Sport istituì la maglia rosa. Il gruppo scenderà quindi a specchiarsi nelle acque del più grande dei due laghi di Avigliana, nel quale si riflette anche la mole del Monte Pirchiriano, sulla cui cima nel X secolo fu eretta l’Abbazia di San Michele della Chiusa, monumento simbolo della Regione Piemonte più conosciuto con il nome di Sacra di San Michele, un tempo tappa di un percorso di pellegrinaggi dedicato all’arcangelo Michele che collegava la celebre abbazia francese di Mont Saint-Michel con il santuario dedicato al santo eretto a Monte Sant’Angelo in Puglia.
Percorsi 35 Km dal via si giungerà ai piedi della prima delle tre grandi ascese di previste dal tracciato, il Colle del Lys, non certo una novità per la corsa rosa, che la scalò per la prima volta lo scorso anno nel tappone di Bardonecchia vinto da Chris Froome. Dodici mesi fa si era, però, saliti dal versante settentrionale, decisamente più pedalabile rispetto ai 13.7 Km al 6.8% che si affronteranno stavolta per arrivare fino al monumento innalzato in memoria dei 26 partigiani che il 2 luglio del 1944 furono in quel luogo catturati e fucilati dai tedeschi. La discesa successiva condurrà la corsa a Viù, comune noto agli appassionati di “bob kart” in quanto sede – sin dal 1959 – di un gran premio di questa particolare gara che ricorda le “Soapbox Race” americane e che a luglio accoglierà anche l’arrivo della seconda frazione del Giro Rosa, il Giro d’Italia riservato alle donne che pure loro dovranno quel giorno salire sul Lys, anche se dal versante più pedalabile. Sfiorata Lanzo Torinese, principale centro delle tre “Valli di Lanzo” (la più settentrionale è la Val Grande, quella mediana è la Val d’Ala mentre il gruppo proveniva dalla più meridionale delle tre, quella di Viù), inizierà un tratto intermedio di una trentina di chilometri che “traghetterà” il gruppo verso le due ascese finali con un andamento leggermente ondualato. All’inizio di questo tratto si attraverserà la porzione più occidentale della Riserva naturale della Vauda, creata nel 1992 per preservare l’altopiano formatosi ai piedi del ghiacciaio che un tempo ricopriva interamente le Valli di Lanzo; a lievi saliscendi ci si avvicinerà a Rocca Canavese, presso il quale si stagliano i ruderi del locale castello, probabilmente di fondazione longobarda. Un altro breve “zampellotto” sarà quello che introdurrà la corsa a Rivara, dove di castello non ce n’è uno, perché questo comune ne può sfoggiare ben due, anche se entrambi i manieri appartengono al medesimo complesso architettonico. Dopo Busano il percorso si fa meno articolato e con un lungo rettilineo in lieve falsopiano si approderà a Valperga, comune nel cui territorio ricade il Sacro Monte di Belmonte, il più occidentale e forse meno noto dei nove “Sacri Monti” riconosciuti patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO, realizzato nel XVIII secolo su iniziativa del padre francescano Michelangelo da Montiglio, che presso un preesistente santuario eretto attorno all’anno Mille ebbe l’idea di costruire delle cappelle nelle quali far rivivere le scene della Passione. La “traversata” verso il gran finale di corsa terminerà con il passaggio da Cuorgnè, dove il gruppo supererà il corso del torrente Orco – che ha le sue sorgenti proprio dalle parti del Nivolet – a breve distanza dalle arcate del vecchio ponte d’epoca medioevale, in abbandono dopo che nell’800 l’Orco si divorò letteralmente gran parte del manufatto. Al proposito, a guardare la nomenclatura della tappa odierna sembra che ora si entri in pieno nelle pagine d’una favola popolata da personaggi “cattivi” e tra Orco e Lupo il passo sarà breve, sotto la forma dei 9.4 Km all’8.7% che condurranno ai 1405 metri del Pian del Lupo attraversando parte della “Valle Sacra”, area del Canavese che prende questo nome dalla numerosa presenza di luoghi di culto, come il santuario dedicata a Santa Elisabetta, costruito nel 1796 poco sopra l’omonima frazione posta lungo l’ascesa che si starà percorrendo. Una discesa nettamente più tenera rispetto all’ascesa appena lasciatesi alle spalle (la pendenza media è del 5.5%) ricondurrà in circa 17 Km nella valle dell’Orco che, a partire da questo punto, sarà compagno di viaggio sino al traguardo, anche se non è ancora arrivato il momento dell’ascesa finale. Per quasi 25 Km, infatti, si correrà in ambiente di “pre salita”, prendendo dolcemente quota mentre si attraverseranno i centri di Pont Canavese (vi si trova l’antica pieve di Santa Maria in Doblazio) e Locana che, con i suoi quasi 133 Km quadrati, è il più esteso comune della provincia di Torino. È proprio da qui che la salita inizia a farsi più concreta, anche se le cartine ufficiali del Giro 2019 indicano come punto d’inizio ascesa il successivo centro di Noasca, comune dove nel 1950 furono girate alcune scene de “Il cammino della speranza”, pellicola di Pietro Germi inserita nell’elenco dei “100 film italiani da salvare” e che racconta il drammatico viaggio di un gruppo di minatori siciliani che abbandonarono la loro terra per cercare fortuna in Francia. Da qui iniziano gli ultimi 20.3 Km di gara, altalenanti perché inizialmente l’ascesa procede a gradoni alternando tratti in lieve ascesa ad altri più impegnativi, con l’incursione di una porzione pianeggiante di quasi 2 Km e mezzo che inizia dopo il passaggio da Ceresole Reale, il comune più alto valle, il cui toponimo ricorda l’epoca nel quale il Gran Paradiso non era ancora parco naturale – è il più antico d’Italia, istituito nel 1922 – ma riserva di caccia concessa in uso esclusivo ai regnanti di Casa Savoia, per i quali fu appositamente tracciata una fitta rete di mulattiere. All’uscita dalla pianura intermedia si incontrerà il Rifugio Muzio, piccola struttura ricettiva ricavata in quella che un tempo era una caserma costruita nel 1941, ha inizio la parte conclusiva della salita, che stavolta tirerà dritta senza più interruzioni nei conclusivi 6 Km che salgono all’8.9% verso il Lago Serrù, il bacino artificiale che sta all’inizio dell’ultimo panoramico tratto della strada del Nivolet, sui cui tornanti nel 1969 fu girata una spettacolare scena d’inseguimento, degna di un episodio della saga di 007, nel finale de “Un colpo all’italiana”, film di Peter Collison che occupa il 36° posto nella BFI 100, la lista dei migliori cento film britannici del XX secolo.
Sono paesaggi da film che non avranno la possibilità di gustarsi i corridori, oggi chiamati a scrivere una delle pagine più importanti della storia del 102° Giro d’Italia.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Cappella della Colletta (617 metri). Valicata dalla SP 193 “della Colletta” che mette in comunicazione Cumiana con Giaveno, è quotata 621 sulle cartine del Giro 2019, dov’è chiamata con il nome di Colletta di Cumiana. Il Giro l’ha scalata tre volte, ma solo nel 1991 era valida come traguardo GPM: era la tappa Savigliano – Sestriere e vi scollinò in testa lo spagnolo Iñaki Gastón mentre a imporsi sul traguardo fu il connazionale Eduardo Chozas. Gli altri due passaggi risalgono al 2009 (Cuneo-Pinerolo, vittoria di Danilo Di Luca) e al 2016 (Muggiò-Pinerolo, primo al traguardo Matteo Trentin).
Colle del Lys (1311 metri). Aperto tra i monti Arpone e Pelà, è valicato dalla SP 197 “del Colle del Lys” e mette in comunicazione Almese con Viù. Talvolta il suo nome viene scritto “Lis”. Il Giro d’Italia l’ha inserito nel tracciato per la prima volta lo scorso anno, all’inizio del tappone che da Venaria Reale conduceva a Bardonecchia, vinto da Chris Froome. In vetta al Lys era transitato per primo lo spagnolo Luis León Sánchez.
Col San Giovanni (1116 metri). Valicato dalla SP 197 “del Colle del Lys” nel corso della discesa che dal Colle del Lys conduce a Viù.
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Lago Grande di Avigliana
Sacra di San Michele
Lo scollinamento del Colle del Lys
Rocca Canavese, ruderi del castello
Castello di Rivara
Una cappella del Sacro Monte di Belmone a Valperga
Cuorgnè, vecchio ponte sul torrente Orco
Colleretto Castelnuovo, Santuario di Santa Elisabetta
La pianura del Canavese vista dalla strada per Pian del Lupo
Pont Canavese, Pieve di Santa Maria in Doblazio
Il rifugio Muzio, dal quale ha inizio il tratto più impegnativo dell’ascesa finale